venerdì 11 marzo 2011

Qualche riflessione sulla riforma della giustizia

Inizio questo post raccomandandovi la lettura dell'analogo pezzo di Francesco Costa, che dice cose alle quali riconosco molto buon senso anche se non tutte, a mio modo di pensare, sono condivisibili appieno. Richiamo anche l'articolato del disegno di legge costituzionale, da tener sott'occhio durante la lettura.

Cominciamo dalla separazione delle carriere. In effetti l'unitarietà di carriera della magistratura giudicante e requirente è un po' una peculiarità del sistema italiano, dal momento che nella maggior parte dei sistemi continentali, e nella totalità dei sistemi anglosassoni, il PM non fa parte della magistratura o, nei rari casi in cui ne fa parte, segue un percorso di carriera separato.
Questo però non significa che esista una incompatibilità ontologica tra accusatore (o avvocato) e giudice: proprio negli ordinamenti anglosassoni, infatti, i giudici sono perlopiù (o, come in Gran Bretagna, esclusivamente) persone che hanno precedentemente ricoperto, e con successo, il ruolo di avvocato dell'accusa (o della difesa): e pertanto, pur non facendo parte dello stesso Ordine o Corpo, hanno comunque quella comunanza di conoscenze, abitudini e deformazioni professionali che possiamo riscontrare oggi nel panorama italiano e che ci viene rappresentata come un'indegna vergogna.
Pretendere, come fa il Governo Berlusconi, che la contiguità tra giudice e PM sia fonte di iniquità nel processo penale è quindi sbagliato per due motivi: l'uno, perché tale contiguità vi è un po' in tutto il mondo; l'altro, perché la garanzia di equità non è nell'avere uffici e carriere separate, bensì nella professionalità di chi deve rispondere alla legge e motivare i propri provvedimenti.
Se accettassimo la tesi di Berlusconi, allora dovremmo anche ritenere incompatibile Leonardo con la panchina dell'Inter, o stupirci del fatto che Cassano o Pazzini possano scendere in campo contro la Sampdoria. Possono farlo perché sono dei professionisti, che non ci penserebbero mai neppur un secondo a tirar fuori della porta per non dispiacere il portiere con il quale magari qualche settimana prima condividevano la camera d'albergo.
Detto quindi che la separazione della carriere non è una soluzione a un problema, ammesso che il problema vi sia, ciò non toglie che la separazione medesima non possa neppure essere un totem né un tabù: se il resto del mondo va avanti in tal modo, possiamo benissimo sposare anche noi tale modello, purché ciò avvenga nell'ambito di una riforma organica e razionale (e in tal caso, aggiungo, come nel resto del mondo dovrà pure essere possibile a chi scelga una carriera decidere, in un certo momento della propria vita, di sedersi dall'altra parte, sostenendo esami, facendo concorsi e così via).
Quanto alla duplicazione dei CSM, sarebbe una ovvia conseguenza della duplicazione delle carriere, e quindi non starei a spenderci su troppe parole: sarebbe assurdo il contrario.
Bizzarra, per usare un eufemismo, la norma che vorrebbe che i membri togati dei due CSM fossero "eletti previo sorteggio degli eleggibili". Voi sapete bene cosa penso delle primarie; e introdurre le primarie per sorteggio è, come dire, uno dei mezzi meno adatti per assicurare la selezione dei migliori. Sembra, questa, un'idea dettata solo dalla volontà di sminuire la forza della componente togata in favore di quella di nomina politica i cui componenti, loro sì, sarebbero per l'appunto eletti.
Quanto alla Corte di disciplina, non ne riesco francamente a vedere la ragione, dato che sarebbe un organismo sostanzialmente duplicazione dei CSM destinato solo a decidere di provvedimenti disciplinari, ma che ha la stessa modalità di formazione dei CSM medesimi. Se si afferma che il procedimento disciplinare oggi è una burletta si ha probabilmente ragione; ma non è che creare un altro organismo gemello dell'attuale, cambiandogli il nome, possa essere una soluzione efficace. L'unica differenza che vedo, tra i due futuri CSM e la Corte di disciplina, è il fatto che in quest'ultimo organo la componente togata sarebbe formata da soggetti "scelti" (non "eletti") previo sorteggio: ma non so se questa differenza sia segno di qualche cosa di diverso dall'incapacità dell'attuale legislatore di scrivere leggi fatte bene.

Veniamo alle cose importanti, che come spesso accade sono le meno appariscenti. Il nuovo testo dell'art. 101 assicurerebbe la garanzia costituzionale dell'autonomia e indipendenza ai soli giudici, mentre l'ultimo comma del nuovo art. 104 farebbe sì che il PM sia organizzato secondo "le norme dell'Ordinamento Giudiziario che ne garantiscono autonomia e indipendenza". Le due cose sembrano identiche ma sono molto diverse, dato che l'Ordinamento Giudiziario è una legge ordinaria che può venir mutata a colpi di maggioranza in Parlamento (e sappiamo bene cosa vuol dire colpi di maggioranza in un sistema maggioritario dove i parlamentari sono nominati dai segretari di partito). Di fatto quindi l'autonomia e indipendenza dei PM sarebbero molto meno garantite: del resto la situazione che si verrebbe a creare corrisponderebbe a quella ora vigente in Francia, dove il Pubblico Ministero, pur facendo parte della Magistratura e godendo delel relative guarentigie, non è indipendente dall'Esecutivo e pertanto non può essere considerato "Autorità Giudiziaria", come afferma la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo nella sentenza 23/11/2010 "Moulin vs. France".
Vogliamo un PM dipendente dall'Esecutivo? Non è un tabù, l'abbiamo detto: ma che si abbia il coraggio di dirlo chiaramente, e di rammentare che la dipendenza del PM dall'Esecutivo è il modello seguito non solo in Francia, ma anche in tutti gli stati ex-comunisti e nell'Italia e Germania tra le due Guerre.

Veniamo ora alla questione del divieto di reformatio in pejus delle sentenze di assoluzione. Qui bisogna intendersi: non si può sposare il modello accusatorio, portandolo alle estreme conseguenze, assicurando in tutti i modi logici e meno logici la parità tra accusa e difesa, e poi alla fine stabilire che i goal in casa valgono doppio. Se accusa e difesa sono sullo stessissimo piano, allora devono anche avere le stesse possibilità di ricorrere contro le sentenze in caso di sconfitta. Altrimenti non sono sullo stesso piano e una delle due squadre ha comprato l'arbitro. Lasciate perdere che quello messo peggio sia il PM: c'è il caso del Sofri anziano, certo; ma di contro ci sono tanti casi di criminali mafiosi che l'avrebbero sfangata in primo grado e poi sono stati condannati in appello, e giustamente. Del resto basta una banale considerazione: oggi se il giudice di primo grado all'esito del dibattimanto ha un dubbio che non è stato chiarito, può pronunciare una sentenza assolutoria, come prevede la legge, sapendo che se del caso in appello la questione potrà essere approfondita. Un domani, sapendo che dall'assoluzione non si può tornare indietro, condannerebbe senza tante storie, lasciando all'imputato l'onere di appellarsi a sua volta: e il sistema sarebbe distorto tal quale oggi, anzi peggio.

(scusate ma interrompo, si è fatto tardi: gli anacoluti e i refusi li sistemerò più tardi, insieme al resto delle considerazioni)

5 commenti:

lo scorfano ha detto...

Finalmente, il post che attendevo.

Anonimo ha detto...

idem
(e non ha deluso le mie aspettative)
SilviaC

Anonimo ha detto...

Uno dei pochissimi post in cui non ti trovo convincente .
A proposito di separazione delle carriere scrivi "negli ordinamenti anglosassoni i giudici sono perlopiù persone che hanno precedentemente ricoperto il ruolo di avvocato dell'accusa (o della difesa) "
E grazie , fra chi li devono scegliere , fra i muratori e i carpentieri ?? E perchè le parentesi su avvocato della difesa , ossia sul punto che ci divide dagli ordinamenti anglosassoni ??
Poi scusa , che vuol dire "la garanzia di equità non è nell'avere uffici e carriere separate, bensì nella professionalità di chi deve rispondere alla legge e motivare i propri provvedimenti." ?? Allora Berlusconi puo dire senza problemi che la sua professionalità di PresdelCons è più che sufficiente per fugare qualsiasi dubbio di conflitto di interessi :-)))
Strana modo di esprimersi anche questo "la dipendenza del PM dall'Esecutivo è il modello seguito non solo in Francia, ma anche in tutti gli stati ex-comunisti e nell'Italia e Germania tra le due Guerre." In Germania anche dopo le due guerre veramente , per non parlare di tutto il mondo anglosassone .

Ormazad

m.fisk ha detto...

Come ho detto (magari non con adamantina chiarezza) sul punto della separazione delle carriere io non farei barricate: sono relativamente neutrale e concepisco un sistema diverso dall'attuale senza fasciarmi la testa.
Quello che non mi posso sopportare è che si riempia questa riforma di contenuti estranei e falsati.
E' ovvio che non si possono scegliere i giudici tra gli idraulici, e io non lo pretendo punto: a me, del resto, va benissimo il sistema attuale. Ma non posso accettare che il principale motivo per vendere all'opinione pubblica la separazione delle carriere sia il fatto che non dev'esservi contiguità tra l'accusatore e il giudicante, laddove tale contiguità è normale nei sistemi che si prendono a modello.
Quanto al discorso del conflitto d'interessi, è un problema ineluttabile, e avrai notato che nella mitigazione del rischio non c'è solo la professionalità in astratto, ma anche l'indipendenza e la motivazione dei provvedimenti.

Anonimo ha detto...

Quello sul conflitto di interessi era ovviamente una battuta .
Contiguità fra difesa , accusa e magistratura giudicante ( gente che fa lo stesso lavoro e si vede tutti i giorni ) e contiguità fra accusa e giudice ( stessa carriera , stesso ordinamento ) non sono proprio sinonimi .
E la legge non può grazie a dio regolare con chi vado a giocare a golf o alla prima teatrale , ma chi ha l' ufficio dall' altra parte del corridoio e con chi divido la pausa caffè si .

Ormazad

 

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