domenica 6 marzo 2011

Rieducazione politica

C'è un vecchio imbecille pregiudicato che afferma che la nostra Costituzione deve essere cambiata in quanto vecchia di 63 anni, non capendo che le Costituzioni, a differenza delle leggi ordinarie, dettano principi che non sono legati a uno specifico momento di cronaca, bensì a periodi storici di lungo respiro: nel cui contesto 63 anni possono essere perfino pochini.
Il cialtrone demagogo, uno con una faccia come il culo tale da far politica affermando che i pregiudicati non dovrebbero far politica, adesso vorrebbe introdurre il referendum propositivo e senza quorum per le proposte di legge.
I nostri costituenti, che eran saggi ma non geni della lampada, inizialmente ci avevano pensato pure loro, a questa bella idea. Poi si sono resi conto che era una puttanata. Le motivazioni sul perché il referendum oggi sia regolato così com'è sono tra le pagine più lucide scritte dall'Assemblea Costituente: e non sentono mimimamente il trascorrere del tempo. Se volete rifarvi gli occhi e la testa con un po' di ragionamenti, e sciacquarvi la mente dalle sciocchezze di chi a malapena sapeva far ridere, potete ricrearvi qui.

14 commenti:

marcoscud ha detto...

Non sono d'accordo a me Grillo NON ha MAI fatto neppure sorridere, ridere poi manco per niente. Purtroppo tyutti gli altri aggettivi sono drammaticamente esatti.

.mau. ha detto...

avv., mi meraviglio di lei. Che il guitto abbia poca dimestichezza con la legge è ben noto, però Lei dovrebbe ben rammentare la differenza tra la prima e la seconda parte della Costituzione

.mau. ha detto...

(commento inutile per abilitare l'invio delle risposte)

m.fisk ha detto...

Ho scritto il post (se si può attribuire dignità di post a cinque righe messe in croce) mentre attendevo che alla DS mi facessero vedere i goals della Ambrosiana, e quindi ho tagliato un po' giù con l'accetta.
In realtà il tema del referendum, a differenza di altri istituti della seconda parte della Costituzione, tocca principi universali in tema di forma di governo, separazione dei poteri e quant'altro.
E' per tal motivo che vale veramente la pena di starsi a leggere tutto il dibattito.

(qui ci starebbe bene anche qualche considerazione sul rubare ai ladri e demagogizzare i demagoghi, ma ci siamo intesi)

.mau. ha detto...

concordo che l'istituto del referendum non si può liquidare così in poche righe, e concordo vieppiù che un quorum s'ha d'avere; ma - lasciando perdere per l'appunto gli sbroccamenti del ragioniere - resta il punto che i Padri Costituenti hanno come minimo dimenticato la demografica.

home ha detto...

assolutamente grazie per il link !!!! avevo seri problemi di sottoutilizzo del tempo tra una DS e l'altra

m.fisk ha detto...

In che senso, scusi?
Posso capire per il numero di firme, che peraltro inizialmente il Mortati voleva fissare a un limite ridicolmente basso; il quorum invece, essendo costituito dalla metà degli elettori, non mi sembra risentire degli effetti dell'aumento della popolazione.
Rammento inoltre che fino al '63 il numero dei parlamentari dipendeva dalla dimensione della popolazione (oggi avremmo una camera di 750 deputati e un senato più o meno come l'attuale)

.mau. ha detto...

vede, il quorum era stato pensato nella previsione che l'italico popolo sarebbe sempre corso in massa alle urne. Oggidì preferirei che il numero di firme fosse legato a quello degli aventi diritto al voto (il 2%?) e il quorum alla metà dei votanti alle ultime politiche. In questo modo la campagna per l'astensionismo sarebbe meno forte.

m.fisk ha detto...

De jure condendo possiamo esser d'accordo; ma converrà che non è una questione legata all'incremento demografico della Stirpe di Enea.

.mau. ha detto...

nì, perché l'indubbia relativa maggior facilità nel raccogliere le firme ha svilito l'istituto referendario: ecco perché riterrei opportuno affiancare le due modifiche costituzionali.

Lele ha detto...

@m.fisk
No, non sono "cinque righe messe in croce".
Sono tre paragrafi.
Se i primi due non ci fossero, non se ne sentirebbe affatto la mancanza.

m.fisk ha detto...

@.mau. - ok, ma converrai che allora non stiamo parlando del quorum bensì del numero di firme necessarie per attivare il procedimento (che magari sarà pure un quorum, se io ne sapessi abbastanza di latino per poter sapere cosa in effetti significhi quorum; ma di regola tale parolina viene usata nel primo significato).
Ma, a parte questa cialtronata, la tua osservazione mi ha attivato una riflessione in tema di numeri, che voglio condividere senza trarne conclusioni: alle elezioni del 1948 il corpo elettorale era composto da 29,1 milioni di persone, mentre nel 2008 erano 47,1 milioni (e quindi il 161% rispetto al 1948, il che, se volgiamo rispettare il criterio di proporzionalità ci porterebbe ad aumentare a 810.000 il numero di firme necessarie per richiedere un referendum)
Tuttavia il numero di votanti era, rispettivamente, di 26,8 milioni e 36,9 milioni, vale a dire il 137% rispetto al 1948, il che porterebbe la soglia a soli 690.000 voti: che non è poi così lontana (e anzi è spesso inferiore) dal numero di firme che di regola vengono effettivamente raccolte, dato che gli organizzatori si tengono sempre un po' larghi per ovvi motivi.
Aggiungiamo (sono considerazioni squisitamente qualitative, ma credo possano essere condivise) che con il venir meno dei partiti organizzati di massa la raccolta di firme è un esercizio un po' più difficile che in passato: votare è visto ancora come un dovere civico, mentre per firmare un referendum serve uno sprone individuale ben maggiore. E non credo che i mezzi di comunicazione di massa oggi siano più capillari che nel 1948: sono certo più pervasivi, ma già nel dopoguerra la radio raggiungeva più o meno l'intera popolazione; oltre al fatto che il referendum, essendo strutturalmente uno strumento antigovernativo, non ha mai goduto di buona stampa governativa (fa eccezione il referendum sul divorzio, per ragioni storiche collegate alla sua peculiare genesi).

Insomma: mi sembra che, dal punto di vista della difficoltà nel raccogliere le firme, la situazione non sia poi così diversa oggi rispetto a quella del 1948, e certo non lo è se andiamo al 1970, quando l'istituto referendario fu messo in condizione di partire.

.mau. ha detto...

premesso che stiamo parlando del sesso degli angeli, io distinguo logicamente il numero di firme da raccogliere (che secondo me dovrebbe essere legato al numero di elettori, per sapere quale percentuale del corpo elettorale è così interessata alla proposta da smuovere il culo e apporre una firma reale e non internettara) dal numero di votanti da raggiungere (immaginando che coloro che non votarono alle politiche siano abbastanza scazzati da non avere interesse alcuno, qualunque sia l'esito del referendum)

m.fisk ha detto...

eh, infatti

 

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