Anche Leonardo oggi si spende in un lunghissimo pippone sugli insurrezionalisti incappucciati e su come e qualmente costoro condividano con i terroristi d'antan l'ideologia ma non la metodologia.
Il Disagiato, pure lui, si spende per far notare che nel mondo reale del Grande Centro Commerciale la gente non parla di manifestazioni e devastazioni, ma di cose assai più concrete quali la tassa sui rifiuti, mentre sui blog è tutto un fiorire di analisi e interpretazioni sui nuovi ribelli.
In realtà, se volete sentire la mia opinione, questo episodio altro non è che l'ennesima prova della stretta e imprescindibile correlazione intercorrente tra il mondo dei blogger (o come diavolo si chiamino, adesso che i blog sono fuori moda) e stampa. Quella bella vecchia stampa che i pestatori di tasti in rete continuano a sognare di sostituire con le notizie provenienti dal basso, con il giornalismo individuale e con la ricerca personale delle fonti e delle interpretazioni.
E invece niente, ecco che tutti cascano sempre in quel brutto vizio di prendere gli articoli di Repubblica e di scriverci sopra un pezzo, magari per dire che Repubblica fa schifo.
Il fatto è che il blogger, il quale spesso pensa di essere uno strafico giustiziere dei torti e un analista finissimo della realtà che Jack Ryan a lui gli fa una pippa, alla fin fine ha una vita di merda come quella di tutti gli altri: va al lavoro o allo studio, mangia un panino a mezzogiorno, la sera fa la spesa o va all'aperitivo e magari qualche volta esce per un cinemino o si tromba un travestito sui viali. Tutte cose belle e utili, per carità, ma assai poco interessanti per il resto del mondo.
E così il nostro blogger, che di suo fa una vita normale (e quindi abbastanza di merda, mediaticamente parlando) si attacca ai giornali e si beve avidamente tutto ciò che questi gli ammanniscono, perdendo financo quel minimo di senso critico che il normale lettore del Bar Sport mantiene.
Il normale impiegato delle poste, una volta vista la foto del ragazzotto che lancia un estintore, pensa «che pirla, a lanciare un estintore e farsi beccare», e poi se ne va a leggere le pagelle della Inter.
Il giornalista cerca di riempire quel lancio dell'estintore di significati reconditi, di scavare nell'intimità del giovine, nei turbamenti del padre, nel tessuto sociale del piccolo paese, negli studi compiuti e nei precedenti (precedenti?!?) per droga. Il giornalista ci ha delle pagine da riempire, e sa che questo tipo di cose appassiona il pubblico assai più della liberazione di un soldato rapito di cui non frega un cazzo a nessuno salvo che a Fiamma Nirenstein.
Il pubblico legge, si divaga, esattamente come si divaga quando legge delle avventure di Fabrizio Corona o risolve il Sudoku, dopodiché con il giornale ci va a incartare il pesce.
Il blogger no, lui non può disinteressarsi, deve dare il suo prezioso contributo, e ribadisce a pappagallo quello che hanno scritto quei giornali che segue in rete, cambiando qualche parola qua e là e offrendo il fondamentale contributo integrativo della propria storia personale: da quella volta che andò in manifestazione e si spararono i lacrimogeni, all'epico episodio della carica della polizia, che se lui non fosse stato più che furbo (era andato al bar a fare una partitina a Defender) l'avrebbero preso e arrestato.
Io vi dico come la penso: i vandali sono solo vandali, non terroristi. I giornali montano la vicenda perché questo fa vendere copie, e anche perché disegnare scenari apocalittici in questo momento serve agli editori simpatizzanti dell'una e dell'altra parte politica. La gente comune capisce che è tutto un parla-parla, commenta con un paio di battute a torna a preoccuparsi della scuola dei figli. Resta il blogger, imprigionato in questo meccanismo presenzialista, costretto a cucire interminabili tele di penelope per avere, anche oggi, l'occasione di fare un po' di accessi e di far rammentare del proprio esistere.
mercoledì 19 ottobre 2011
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6 commenti:
sarà che alla fine fare i temini solo su sé stessi spacca un po' i maroni, e tutto il resto sembra più interessante
Mi sembra strano questo post.
Proprio tu, nel post precedente, avevi notato cose che non ho visto notate da altri. Quindi i blogger (leggi: alcuni blogger) leggeranno anche gli articoli di Repubblica, ma ci aggiungono qualcosa che i giornalisti non vedono e non vedono nemmeno i colleghi e molti amici e parenti.
Chi relega le cose che vede al solito "parla parla" o non ha voglia di parlarne o ha una visione del mondo ristretta. Il blogger, per quanto pirla sia, ha il coraggio di confrontarsi con i suoi lettori e cerca di articolare un qualche pensiero, cosa che i "parla parla" non sanno fare e non riescono nemmeno ad immaginare.
Questi "alcuni" blogger sono quelli che abbiamo nel blogorullo o nei preferiti e che leggo io e che leggi probabilmente anche tu. Mi sembra strano che ti/ci annoveri nei "circuiti presenzialisti". Io non mi ci ritrovo.
ilcomizietto
Secondo me la fai troppo lunga. Alla fine mi sembra invece si tratti solo di logorrea: il blogger è un logorroico, tutto qui. E poi scrivere aiuta a razionalizzare, a mettere i ragionamenti in fila, e un blogger (almeno uno, io) lo fa come passatempo personale, che "tanto in TV non danno niente stasera". Io perlomeno ho smesso da tempo di guardare Ballarò e compagnia (cosa invece che appassiona molti dei blogger che seguo). E poi c'è la passione politica, e siccome i partiti sono morti, restano i blog. Insomma, il presenzialismo mi sembra l'ultima della ragioni (ma magari ho torto).
E poi, alla fine anche tu non scherzi mica in quanto a logorrea!
Mmmm... bella teoria.
Ora anch'io vado a scrivere la mia teoria sul mio blog, proprio come hai appena fatto tu.
:D
Ma sì, è tutto inutile.
A che serve parlare con la gente? Scrivere di qualcosa?
Che poi, scrivere... Ricopiare gli articoli di Repubblica, cambiare una virgola e postarlo sul proprio blog. Nessuno che abbia un minimo di fantasia, che sappia inventare di sana pianta qualcosa. Questa scarsità di creatività alcuni la chiamano concretezza, ma non ne sono sicuro.
A che serve scrivere? Boh, qualcuno diceva che aiuta a riflettere, a capire meglio i propri pensieri. Sti pirla di linguisti.
Mah, è tutto inutile. Le proteste, le notizie, i blog, la vita.
Ora scusate, vado a suicidarmi. Ma forse è inutile anche questo.
Quindi sei un "blogger" (con l'accezione negativa che tu hai dato) anche tu. E io, "blogger" come te, commento qui sotto sono uno di quelli che alimenta il "mercato" dei blog, e con esso i "blogger" tutti. C'è un passaggio mancante che ci ha fregati tutti, a parlare male dei "blogger" in generale su un blog si fa la figura dei boriosi.
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