martedì 17 luglio 2012

Corrività

Marta Serafini (una giornalista che non solo scrive sulla 27esima ora, ma pure si vanta di essere corresponsabile di ciò che si dice alle Invasioni Barbariche) oggi scrive un pezzo lunghetto per stigmatizzare l'abitudine che i giocatori di videogiochi hanno di insultare pesantemente le femminucce in gara.
Chiunque abbia mai provato un videogioco, o anche solo abbia visto un gruppo di adolescenti farlo, sa benissimo che si tratta di un'esperienza del tutto avulsa dalla realtà: si commettono un tale numero di omicidi che avrebbero fatto venire una crisi di coscienza a Mengele; si usano trucchi bastardi e sotterfugi sleali; si tradiscono i compagni e gli amici; ci si tirano dietro insulti che farebbero impallidire un camallo ubriaco al quale una puttana abbia appena rubato il portafoglio.

Il glaucoma psicotico che colpisce la redazione di questo blog, cui siamo oramai affezionati come a un nipotino un po' ritardato, e che proprio per questo ci è caro, di questo fenomeno complesso e variegato riesce solo a vedere l'insulto che i maschi tirano alle femmine, bollandolo come sessista e dimostrando così di non aver neppure bene l'idea del significato del termine. Indignarsi per il genere del soggetto in questa citazione
“Sei una cicciona, metti le tue grasse chiappe sul divano e inizia a giocare”, è un altro dei complimenti ricevuti da Kate, 17 anni, giocatrice di Call of Duty 3.
dimostra ignoranza o malafede, dato che chiunque sa che le medesime frasi vengono pronunciate, assai più spesso, declinate al maschile.

E' come se queste brave signore che si guadagnano un immeritato pane digitando in via Solferino fossero dei geometri che, chiamati a eseguire i rilievi geodetici per tracciare il percorso di un'autostrada, siano dotati solo di un microscopio a effetto tunnel, e cerchino di arrangiarsi a misurare i chilometri con uno strumento per il quale persino i millimetri sono una grandezza incommensurabile.

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