Riprendo oggi il tag per dichiarare
Per mia fortuna di regola il Giovedì son fuor di casa, e non ho occasione di aumentare l'audience di Annozero né di vedere la faccia fintamente compunta del suo editorialista, quello il cui nome evoca i dolori imposti all'umanità dal Creatore quale punizione per l'aver colto il frutto proibito.
Ieri sera invece ero a casa e, senza pensarci troppo su, ho acceso il televisore giusto in tempo per godermi (si fa per dire) la rappresentazione del nostro wannabe Saint-Just.
Non perdo tempo a commentare il suo detto; ma interessante è stata la discussione che ne è subito seguita, nella quale Roberto Castelli (quello con gli occhiali alla Harry Potter, il pessimo ex ministro della giustizia) ha provato a spiegare, con rara pacatezza e come si farebbe con un bimbo di sei anni, che quando i politici non erano pagati la politica la potevano fare solo i ricchi, mentre da quando Giolitti nel 1912 ha introdotto l'emolumento per i parlamentari, la politica la possono fare anche coloro che ricchi non sono.
Vale la pena di rivederlo, quello spezzone di trasmissione: lo trovate qui, e precisamente al minuto 1:11:10.
Castelli, che volutamente usava il linguaggio che si addice a un cretino (e noi siamo certi che il cosiddetto giornalista non ci sia, ma ci faccia, al riguardo), ha parlato di "ricchi" e "poveri": concetti che si ritrovano persino nelle fiabe per l'infanzia. La verità è che prima dell'introduzione dell'emolumento per i parlamentari, a far politica attiva potevano andarci solo i latifondisti, i rentiers o coloro che, non essendolo, avessero uno sponsor abbastanza ricco e potente da pagar loro una rendita per vivere. Credo che chiunque si possa rendere conto del fatto che, in quest'ultimo caso, la libertà d'opinione e di voto dello stipendiato, in un eventuale conflitto tra gli interessi del Paese e quelli dello sponsor, fosse messa a dura prova.
Non a caso in tutte le democrazie moderne il lavoro di parlamentare è pagato, e anche abbastanza bene: a dimostrazione che non si tratta certo di un'anomalia italiana dovuta alla corruttela della nostra classe politica. E val forse la pena di rammentare che la riforma di Giolitti è coeva all'analoga iniziativa assunta dal Parlamento inglese (mica cazzi!). Perfino nella voce su Wikipedia, che certo non può essere considerata una fonte elitaria, si legge:
Bisogna ricordare, infatti, che all'epoca i parlamentari non avevano alcun tipo di stipendio e/o indennità: ricevere denaro come retribuzione per l'attività politica svolta era considerato degradante in quanto irrispettoso dei cittadini e della cosa pubblica. L'unico "privilegio" concesso ai deputati era la tessera gratuita per le ferrovie.Ebbene, ciò che mi ha veramente disgustato lo trovate al minuto 1:11:52 della trasmissione: quando il mio omonimo, sfoderando il suo odioso e indisponente sorrisetto sardonico, di fronte all'affermazione di Castelli: "la politica ha un costo, la politica è democrazia", risponde: "pagatevelo".
In questa situazione era evidente la difficoltà degli elettori di scegliere i propri rappresentanti fra le classi meno abbienti. Giolitti stesso amava ricordare che, se non fosse stato nominato dal re membro del Consiglio di Stato (con relativo stipendio), ben difficilmente avrebbe potuto permettersi di intraprendere la carriera politica con le spese che questa comportava. Tale problema divenne più acuto sul finire dell'ottocento in seguito alla comparsa del partito socialista sulla scena politica italiana: era arduo per alcuni esponenti di tale partito, specie i sindacalisti e coloro che non svolgevano una libera professione, accettare una candidatura.
C'è, in quella seconda persona plurale, tutta una visione del mondo. Che mi schifa.
C'è anzitutto il rifiuto dell'art.1 della Costituzione: quello che dice che "La sovranità appartiene al popolo". Vogliamo parlar male di Brunetta, che vorrebbe cambiare il primo comma, e accettiamo che quel bel tomo, con quella seconda persona, faccia strame del secondo comma? Il politico è lì per rendere un servizio al popolo, ed è giusto che venga retribuito per tale servizio: mettiamocelo in mente una volta per tutte.
Poi, certo, è difficile prescindere dal luogo comune secondo il quale i politici sono tutti ladri e dovrebbero andare tutti in galera: la nostra storia recente non ci aiuta a ragionare con lucidità dato che di politici ladri, ahinoi, ce ne sono stati tanti.
Ma rendiamoci conto che se mandiamo in galera tutti i due rami del Parlamento, poi vi sono solo due possibilità: l'anarchia o la dittatura. L'anarchia non la mettiamo neppure in conto; quanto alla dittatura, sarebbe certo un'ipotesi gradita a qualche capopopolo carismatico, e non è difficile comprendere come certi uomini di spettacolo possano, nel loro inconscio o anche razionalmente, accarezzarne l'idea: in fondo il dittatore è anzitutto un grande attore e manipolatore di folle: e quindi gli attor comici che sanno bucare il video partirebbero avvantaggiati.
Noi, però, preferiamo il sistema democratico; e all'interno di un sistema democratico, preferiamo pensare che i nostri rappresentanti siano pagati da noi anziché da sé medesimi o da ricchi e oscuri signori delle ferriere.
Siamo all'antica, e fra l'altro abbiamo sempre nutrito una certa simpatia per Giovanni Giolitti, tanto che non ci dispiacerebbe se qualche nostro lettore digiuno di storia patria cogliesse l'occasione di questo post per apprenderne un po' di più.
13 commenti:
per quanto possa essere d'accordo sull'antipatia per il giornalista sorridente in questione, e anche sull'insensatezza della risposta ("pagatevelo") fornita, non posso non ricordare che già la risposta di Castelli era un'idiozia: i costi della politica sono una cosa, farsi rimborsare 5 volte tanto anche le legislature non terminate è ben altro, no?
Riconosco che la politica abbia un costo, ma trovo difficilmente difendibile il sistema attuale, perchè il fatto che questo costo lo sostenga la collettività nelle modalità attuali non ci sta garantendo nè sulla qualità del servizio, nè sull'assenza di "sponsors" (visto che oggi, grazie all'attuale legge elettorale, un seggio da deputato si paga un tanto al kg).
In secondo luogo, a mio avviso è necessario chiarire la differenza tra l'emolumento ai parlamentari promulgato da Giolitti e i rimborsi elettorali che spettano invece ai partiti: questi ultimi diventano veri e propri "sponsor" dei parlamentari e come sappiamo (dalle intercettazioni, n.d.r.) i legami tra partiti e potentati economici non mancano.
Ok, se Travaglio o qualcun altro pensa che i politici non vadano pagati, io non so cosa dire. Infatti io Travaglio e Santoro difficilmente li cago. Però le cifre con cui sono retribuiti i parlamentari, tra stipendio, pensioni, contributi e sconti, sono parecchio alte. Non dico di far fare ai politici la fame. Dico solo di non pagargli il secondo giro di dessert.
Il mio intervento partiva dal discorso degli emolumenti, non tanto da quello dei cosiddetti rimborsi spese (in ordine ai quali, lo dico subito, io sono favorevole).
Poi, tutte le osservazioni sono corrette e condivisibili, e in particolare quelle che riguardano questa legge elettorale, alla luce della quale il sistema come è oggi è indifendibile.
Ma, cercando di astrarre dalla realtà odierna e di ragionare in astratto, e prescindendo pure dalla misura dell'emolumento (che anch'io concordo essere eccessiva), un dato mi sento di ribadirlo: vale a dire che i costi della politica debbano essere sostenuti dalla collettività e non da chi la politica la fa attivamente.
Posto questo principio, sono d'accordo con in fatto che il sistema si da rifare. Ma sul principio non mi sento di transigere.
Mi sta bene non transigere sul principio, ma il fatto che Castelli sia altrettanto intransigente non me lo fa stimare, visto e considerato che quando si passa dai principi astratti ai fatti concreti, durante i suoi mandati come deputato e senatore, non mi risulta che abbia sostenuto alcuna iniziativa di legge o proposta di modifica dei regolamenti delle camere volte a migliorare concretamente lo stato delle cose.
Ragionatevelo
arrivi a una conclusione giusta attraverso un ragionamento sbagliato. Te la prendi con Travaglio per una antipatia preconcetta. D'altronde io ho il preconcetto di considerare il vice-ministro Castelli un perfetto ipocrita la cui fortuna politica è solo pari alla sua grettezza e ristrettezza mentale; da cui tutta la mia disistima:senza contare che è stato riconosciuto colpevole di abuso d'ufficio quando era ministro, cioè un pubblico funzionario, e d'ufficio assolto dai suoi stessi colleghi parlamentari(ma questo non fa mai scandalo). Tanto per capirci ha procurato indebitamente allo stato un danno di 100.000 euro. Soldi nostri. Soldi anche tuoi).
Travaglio mette in evidenza le contraddizioni della nostra politica attraverso dei dati che molti fanno finta di non vedere e tantomeno si azzardano a discutere. Il senso del discorso partiva dalla relazione delle Corte dei Conti che ha denunciato, e dico denunciato, la sproporzione e l'incongruenza dei rimborsi elettorali che vengono elargiti non in base alle effettive spese, sostetute da tutti, e ripeto tutti i partiti, ma attraverso una quota una tantum fissata dai partiti stessi in proporzione al proprio elettorato. Travaglio denunciava questa ipocrisia, cioè il fatto che i politici hanno eliminato il finanziamento pubblico (abolito da un referendum popolare, non da TRavaglio) solo attraverso uno stratagemma, chiamandolo semplicemente in un altro modo e moltiplicandolo in maniera esponenziale. IL punto non è se la politica debba essere finanziata o no pubblicamente, ma come e quanto, e chi debba che stabilire i limiti di questo assegno in bianco che i politici stessi si sono firmati con soldi che dovrebbero gestire in nome nostro.
Quindi da cittadino dovresti indignarti con Castelli che si fa beffe di un problema reale con argomentazioni da quinta elementare, e non di Travaglio che pone pubblicamente il problema e costringe il telespettatore a porsi il quesito di quanto, ripeto quanto, sia disposto ad accettare i costi della politica e chi soprattutto debba, ripeto debba, controllare che questi soldi siano spesi per il bene comune.
ragionatevelo II: la vendetta
P.s. Il ragionamento che Castelli ha fatto sul passato nel quale affermava che solo i ricchi potevano permettersi di fare politica, è vero, anzi sacrosanto. Ma era vero e sacrosanto un secolo fa. Oggi si deve discutere delle modalità e delle forme in cui possa essere elargito il sostentamento della politica, ed è di questo che i cittadini devono essere consapevoli. Facile fare il difensore dei diritti inalienabili quando i diritti inanienabili li hanno acquisiti gli altri (che tralaltro nessuno si sogna di mettere in discussione) e con cui il partito di Castelli ci si pulisce il culo un giorno sì e l'altro pure.
Anche tu hai abboccato, come tanti altri, all'esca che ti ha prontanmete servito il navigato propalatore di fumo negli occhi. Ti hanno indicato la luna e tu hai guardato il dito, indignandoti delle unghie sporche di Travaglio, invece di vedere ciò che ti è stato indicato.
@anonimo - No, guarda, non ci siamo. La tua è una tipica fallacia ad hominem: Castelli è uno stronzo e quindi tutto ciò che dice sono stronzate. Non è così.
Io sono perfettamente consapevole di chi sia Castelli e di cosa siano le sue idee; ciononostante sul fatto che la politica debba essere pagata dai cittadini sono perfettamente concorde con lui: non è questione di dita nel naso, nel culo o verso la luna.
Io mi sforzo di giudicare le idee, anziché gli uomini che le esprimono: ed è molto più facile seguire quest'ultima strada, dato che una volta tranciato il giudizio su una persona, puoi applicarlo a tutto ciò che dice. Ma non è così che si deve fare, dato che la politica è fatta di idee, prima che di persone.
No guarda, non ci siamo. Continui a concentrarti sul falso problema del principio in assoluto e dimentichi il problema vero che è stato posto. Lasciamo perdere il giudizio su Castelli. Lasciamolo proprio perdere. E lasciamo perdere anche Travaglio.
I principi di fondo, i valori fondanti di una democrazia, vanno salvaguardati sempre, e tu fai bene a ribadirlo e a combattere per essi.
Ma se, di questi principi e valori, se ne fa un abuso, bisogna segnalere e denunciare l'abuso avendo l'intelligenza di distinguerlo e separarlo dai principi e dai valori stessi.
Quindi io dico, viva Castelli, se difende il diritto della politica di essere pagata dai cittadini e riconosce il problema dell'abuso che la politica ne fa, e abbasso Castelli se difende il diritto della politica ad essere pagata dai cittadini non volendo discutere del problema dell'abuso che la politica ne fa.
Tutto qui,
Viva le dita nel naso, nel culo o verso la luna.
Sono contento che lei apprezzi " il ministro della malavita " .
Leggendo la pagina su wikipedia m'è venuto da pensare che come demagoghi siamo passati da D'Annunzio a Grillo .
E poi lo chiamano progresso !
Ormazad
La parola fuori posto è "stima", tutto il resto del post è condivisibile, anche se mi rimane il dubbio di fondo sul fatto che la cultura politica di Castelli non vada oltre discorsi semplici espressi con parole semplici (come a dire: altro non riuscirebbe ad esprimere), mentre magari Travaglio sceglie quale arma verbale usare di volta in volta e quindi quello scambio di battute vada rivisto pesantemente, oltre la semplice trascrizione delle parole.
dago
PS: anche perché, limitandoci alle parole dette e scritte, Berlusconi sarebbe forse davvero il miglior capo dell'esecutivo mai visto sul globo terracqueo.
E' vero: ammetto che la parola "stima" è fuori luogo.
mitico. buon anno.
dago
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