venerdì 16 aprile 2010

Poi si può sempre scavare

Io un tempo leggevo con interesse i post di Alessandro Gilioli: non che fossi sempre d'accordo con lui, ma spesso erano interessanti spunti per ragionamenti non banali.
Poi ha iniziato la deriva del fanatismo antiberlusconiano radicale: quell'antiberlusconismo che, nell'attaccare tutto e sempre, rende le azioni del suo bersaglio una sorta di notte in cui tutti i gatti sono bigi. Così facendo, Gilioli non riesce a convincere anche uno solo dei più tiepidi tra i sostenitori del Presidente del Consiglio, però ottiene il risultato non disprezzabile di far sbuffare di rabbia e di tedio coloro che, come il sottoscritto, la pensano come lui sul fatto che l'anziano cittadino di Arcore dovrebbe tornare a coltivare il proprio giardino.

E' però sulle questioni che riguardano la rete che l'intraprendente giornalista riesce a fare ancor peggio. Questo articolo apparso su Piovono rane in merito alla sentenza su Google è così pieno di strafalcioni giuridici, approssimazioni e fallacie logiche che credo basti leggerlo con un minimo di attenzione e concentrazione per accorgersene, anche da parte di chi non abbia mai aperto un libro di diritto.
Volete fare la prova, leggerlo e vedere se cogliete quello che non quadra?

(ah, a proposito: ha ragioni da vendere Francesco Costa, quando parla di antiberlusconismo scemo: a noi di Vianello piacevano le scenette)

6 commenti:

.mau. ha detto...

Per quanto riguarda Vianello, resto della stessa idea del commentatore sul post di Francesco Costa: il guaio non fu certo il merito (figuriamoci) ma il metodo.

m.fisk ha detto...

Qui non si tratta di concludere un processo di beatificazione per l'uomo, bensì di rammentare l'attore. Pirandello viene ricordato come drammaturgo; Marconi per la radio; e furono entrambi fascisti; ma non li rammentiamo per quello né la loro opera è inficiata da ciò. Vianello sarà anche stato un cattivo cittadino, ma comunque resta un grande attore del suo genere.

.mau. ha detto...

Beh, se il tuo post è contro Gilioli, nulla da eccepire. Però ritengo che si possa dire che Vianello è stato un grande attore (per la precisione, un grande autore comico e una grande spalla) e uno che ha usato male la sua popolarità televisiva, proprio come Marconi è stato un grande scienziato pur essendo stato fascista.

m.fisk ha detto...

Sì, il concetto è proprio quello (e anche le precisazioni sui ruoli del Vianello mi trovano d'accordo)

.mau. ha detto...

ah, c'è anche questo.

Giacomo Cariello ha detto...

Confermo quello che scrivi su Giglioli: è fuffa. La sentenza di Magi si rifà alla legge sulla privacy che è chiara sugli obblighi dei fornitori di servizio (informativa, consenso, etc) e su chi sono i soggetti obbligati. Il punto è che è la legge che è bacata: si condannano i dirgenti italiani di una sussidiaria di Google per ciò che un'altra società del gruppo combina altrove nel mondo, per il semplice fatto che la "stabile organizzazione in Italia" è motivo sufficiente per renderli co-obbligati.
Il che è ridicolo: sarebbe come condannare gli amministratori di Nike Italia Srl perchè qualcuno in indocina fa produrre le scarpe a bambini di 10 anni (lo so, il parallelismo non è perfetto, ma è comunque suggestivo).
Tanto più che, come sai, le fatture di Google sulla pubblicità non arrivano da Google Italia ma da Google Ireland.

 

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