Dato che oggi siamo abbastanza presi, ci limitiamo a far un po' di copincolla
Il primo elemento che emerge in una conversazione e l’educazione dei partecipanti. Saper gestire una conversazione in maniera perfetta è una vera e propria arte. Il conversatore che conosce le buone maniere è colui che nel momento opportuno effettua la giusta osservazione, senza urtare la sensibilità dei presenti, infatti l’arte del conversare consiste nell’esporre le proprie idee, con poche parole, semplici e chiare. Il conversatore educato deve rispondere a ciò che gli si chiede, più che a quello che vorrebbe dire, senza infastidire i presenti e usa frasi compiute, parla con naturalezza, tratta con tono adeguato le questioni importanti e con tono scherzoso le questioni futili.
E’ d’obbligo in una conversazione parlare uno per volta e quando arriva il proprio turno esporre le proprie argomentazioni con un lessico appropriato e una sintassi compiuta, e nel caso che si debba ribattere ad un’osservazione, effettuarla con fermezza, ma anche con cortesia. In una conversazione non bisogna cercare di superare l’interlocutore con un tono di voce più alto, ma con cultura e preziosità d’eloquio, usando sempre un tono di voce costante e misurato. Il conversatore che conosce le buone maniere, sa partecipare al confronto anche in silenzio, ascoltando le esposizioni degli altri interlocutori, non parla male delle persone assenti, non interrompe gli altri partecipanti alla conversazione, non conversa masticando gomme o fumando, presta attenzione alle parole degli altri partecipanti, non si mostra annoiato ai discorsi degli altri [...]
Chi non rispetta queste semplici norme di civile conversazione è considerato ineducato e rozzo.
Specialmente quando una conversazione è tesa o difficile, è importante ascoltare e riconoscere quanto ci viene detto. Altrimenti, le possibilità di venire a nostra volta ascoltati dagli altri saranno molto basse.
Ascoltare gli altri costituisce una premessa indispensabile per far sì che anche gli altri ascoltino. Nell’imparare a coordinare meglio le nostre attività di vita con quelle degli altri, è bene che evitiamo due diffusi ma terribili modelli di comunicazione: difendere a tutti i costi la nostra “causa” come in un tribunale; dibattere. Nei tribunali e nei dibattiti, ciascuna delle parti cerca di far prevalere la propria opinione ed ascolta l’altra parte solo per dimostrare l’infondatezza del suo punto di vista. Ma siccome coloro che sono incaricati di argomentare o perorare una causa non devono raggiungere necessariamente un accordo o lavorare ad un progetto comune, non conta che il loro stile di conversazione sia positivo.
Tutti abbiamo delle convinzioni che ci stanno a cuore. Alcune di queste sono importanti per noi, e non ci rinunceremo facilmente. Alcune convinzioni possono essere addirittura così fondamentali per il nostro senso di benessere che non possiamo mai discorrerne in modo spassionato. Noi non possiamo concedere che queste non siano vere. Prendiamo, a titolo d’esempio, il problema del razzismo. Un crescente numero di persone è dell’opinione che il razzismo sia sbagliato e non ascolteranno nemmeno qualcuno che la pensi diversamente. La questione non è semplicemente aperta alla discussione. È, comunque, aperta al dibattito. Se incontrate un fervente razzista, potreste tentare di ‘metterlo sulla retta via’, anche se c’è davvero una piccola speranza di ottenere un cambiamento di atteggiamento. Il razzista crede nella sua causa altrettanto fortemente quanto voi credete nella vostra. Qualche volta abbiamo bisogno di ricordare a noi stessi che le persone con vedute contrarie alle nostre non le sostengono solo per farci irritare [...]
In teoria, le persone intelligenti sono in grado di sedersi e determinare in maniera razionale se una particolare idea è supportata da prove, o se almeno è fortemente supportato da ciò sappiamo. Comunque, la razionalità non è la sola componente della nostra psiche, così una ‘discussione ragionevole’ è spesso deviata dalla natura umana. Avete mai guardato i membri di un partito politico controverso esporre la “linea del partito”? Potreste aver notato che gli argomenti non sono presentati tanto allo scopo di scoprire la verità, quanto al fine di convincere gli uditori. Potete imparare efficaci tattiche di persuasione da un libro, ma probabilmente ne usate già alcune, senza saperlo. Per tutta la nostra vita, abbiamo visto persone “difendere il loro orto” verbalmente, e inevitabilmente abbiamo appreso alcune tecniche senza nemmeno essercene accorti.
Queste tecniche possono essere utili, poiché noi abbiamo frequentemente bisogno di dimostrare che quello che diciamo è vero. Comunque, nella nostra smania di convincere, possiamo evitare di prendere in considerazione cosa è vero o sensato, finendo col difendere l’indifendibile. Ci si può trovare in questa situazione qualora non si stia semplicemente discutendo una particolare opinione, ma si stia difendendo la nostra visione del mondo. Se la materia sotto esame è legata alle nostre convinzioni fondamentali, abbiamo un bisogno pressante di avere la risposta ‘giusta’. A questo punto, non stiamo più cercando la verità in sé, ma stiamo tentando di tenere in piedi le nostre preconfezionate convinzioni.
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lunedì 19 luglio 2010
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