mercoledì 7 luglio 2010

Veltroni docet

Voi sapete già cosa penso del Puffo Triste: l'uomo più vuoto del mondo. Purtroppo anche nello spazio intergalattico ogni tanto si trova un atomo d'idrogeno, e l'Innominabile, ha la rara capacità di ammantare di retorica semplicistica ogni singolo atomo d'idrogeno che circola nella sua calotta cranica, riuscendo ad affermare cose imbarazzanti per chiunque (del tipo "la vittoria di Obama è un successo del PD") raccogliendo applausi in luogo di pomodori.
Ma non è di lui che voglio parlare oggi, bensì di un suo degno epigono: quel Carlin Petrini che ha costruito un'impero fondato su una paranomasia («saperi e sapori») e un paradosso («meglio mangiare poco e spender tanto caro piuttosto che mangiar tanto e spender poco»).
Il Petrini, che già tanti danni ha fatto alla mia città e ancor più ne farà nel corso dei prossimi cinque anni, oggi si cimenta su Repubblica in un'articolessa degna, per lunghezza e ampollosità, del Fondatore.
Lamenta, il creatore del MPCNSMCQMDA, il fatto che il contadino venda le carote a nove centesimi al chilo. E: ah!, e: oh!, e uh!, e: come andremo avanti, Signora mia!.
Dopo l'espositio e la lamentatio arriva la ricerca del colpevole, che naturalmente è la grande distribuzione che ammazza il contadino anziché «portarlo in palmo di mano come base profonda e intelligente della nostra società» (del resto, sin dalla notte dei tempi il contadino ha scarpe grosse e cervello fino: dev'essere a questo intramontabile motto che si è ispirato il Carlin).
Poi, purtroppo, il Petrin ci si avvita un po' intorno al suo discorso: già, perché toccando la grande distribuzione va a parare non solo su Caprotti (che notoriamente è uno schiavista fascista e quindi se ne può dire il peggio possibile), ma soprattutto sulle Coop, che sono amiche (e, detto tra noi, non saranno fasciste ma sono schiaviste molto più dell'Esselunga, e fidatevi se vi dico che è così).
Si esibisce quindi, il bevitor di chinotto, in un triplo salto mortale carpiato, trasferendo la colpa dei nove centesimi al chilo dal commerciante al consumatore, reo di comperare le mozzarelle blu («perché costano pochissimo, poi al massimo se vedo che sono blu le butto via») e le zucchine fuori stagione a sei-sette euri al chilo, lamentandosene, mentre adesso che sono in stagione costano un euro o poco più. Se non riuscite a cogliere alcun nesso tra lo spender tanto per le zucchine fuori stagione e il pagar poco le carote al contadino, tranquillizzatevi: non è la canna che vi siete fatti ier sera: è proprio che di logica non ce n'è alcuna.
Siamo all'ultimo capoverso, per nostra fortuna, e il tono si eleva: «Mi chiedo quando avremo una politica agroalimentare degna di questo nome, che educhi i cittadini a scelte responsabili, sostenibili e piacevoli, che dia una mano a quei contadini che producono in maniera corretta per il loro e il nostro bene». Da quel che pare d'intendere, il concetto di politica agricola del Petrini corrisponde più o meno all'assegnare un carabiniere ad ogni banco di verdura, che impedisca ai consumatori di acquistare le carote a buon prezzo costringendoli a riempire le sporte di carote (magari marchiate Cibolento) che costino assai di più. Perché per il nostro, come leggete, la politica agricola si fa sui cittadini, non sui contadini.
Del resto «Per anni gli agricoltori sono stati assistiti con sussidi a pioggia, depauperando così il loro modo di produrre e fare impresa, e oggi sono isolati e gabbati. Dobbiamo aspettare anche noi che la buona agricoltura ci muoia tra le braccia? Perché nessuno scende in piazza per difendere i contadini?»
Ecco, guardate: ce n'è voluto ma siamo arrivati, in zona Cesarini, a una frase sensata.
Il fatto è che in Italia, come del resto in tutta Europa, si produce molto più di quanto sia necessario per il consumo. E i prodotti agricoli, lo si insegna alla prima lezione di economia, sono caratterizzati da una forte anelasticità della curva della domanda: che sembra un concetto astruso, ma in soldoni significa che bene o male, in un anno, voi mangerete sempre la stessa quantità di cibo, indipendentemente dal fatto che i prezzi salgano o scendano. Certo, se le carote schizzano in alto magari mangerete più zucchine; ma se i prezzi di tutti i prodotti raddoppiano o si dimezzano, non per questo mangerete la metà o il doppio.
Questo fenomeno, dell'anelasticità della domanda, ha un effetto complementare sul prezzo: se aumenta l'offerta di prodotti, i prezzi scendono rapidamente, dato che come abbiamo visto i consumatori non è che si ingozzino come oche da fois gras; e viceversa in tempi di raccolti magri, come ci insegna la storia moderna, i prezzi schizzano alle stelle in quanto i consumatori, per quanto stringano la cinghia, hanno comunque bisogno di un apporto minimo di calorie, e se le contendono a qualunque prezzo.
Si tratta di un fenomeno economico conosciuto anche dagli studenti di liceo, ma evidentemente non dal Petrini, il quale lamenta dei sussidi a pioggia erogati agli agricoltori non sapendo, o facendo finta di non sapere, che sin dal dopoguerra tutta l'agricoltura europea lavora in perdita e campa esclusivamente sui sussidi della PAC (Politica Agricola Comune). Già: perché la CEE è nata principalmente per sostenere l'agricoltura, che già dalla metà degli anni '50 era un settore in crisi (e non a caso parallelamente è nata la CECA, al fine di sostenere un altro settore in crisi da sovraproduzione).
E' per questo che ci sono i sussidi agricoli; è per questo che ci sono i fenomeni dei contadini pagati per _non_ lavorare i campi; è per questo che ci sono le distruzioni delle arance e le quote latte: perché i consumatori non possono mangiare tre chili d'arance al giorno o bere due litri di latte.
Già: le quota latte: le stesse quote latte che ora penalizzano gli allevatori, e che sono ingiustamente penalizzanti per l'Italia, tanto che sotto il Pirellone bivaccano i trattori, a bordo dei quali ci sono quegli stessi allevatori che per aver sistematicamente evaso l'IVA sul latte prodotto si sono ritrovati le proprie quote assegnate non in base alla produzione reale, bensì in base a quella fatturata, dieci volte inferiore.
«Perché nessuno scende in piazza per difendere i contadini?» Forse, se ci pensa un po', ci arriva lo stesso Petrini.

* Mangiam Piano Ché Noi Siam Mica Come Quelle Merde Degli Americani

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ecco, per esempio, quella delle quote-latte è una questione che io non sono mai riuscito a capire fino in fondo (e nemmen tanto in superficie, va'). Se un giorno, quando ti sarai ripreso come si deve, tu ce la spiegassi, te ne sarei riconoscente per lungo tempo.
(A proposito del Petrini, invece, condividiamo lo stesso motivato astio)

 

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