venerdì 22 luglio 2011

Due o tre cose che ho capito di Odifreddi

La Mondadori ha messo in linea, sul suo canale YouTube, un breve spezzone dell'incontro recentemente svoltosi tra Piergiorgio Odifreddi e alcuni selezionati membri di punta del blogocono. Non è roba lunga: quattro minuti e mezzo in tutto, per cui vale la pena di spenderci un po' del proprio tempo, anche per fare il gioco del riconoscimento facciale.

Sono sufficienti questi pochi minuti, comunque, per capire che l'ossessione del nostro divulgatore ha raggiunto livelli di tale acutezza da averlo oramai fatto scivolare in una deriva all'esito del quale approderà alla sicura boa del grillotravaglismo, vale a dire quella configurazione del pensiero splendidamente descritta dall'altro Grillo (il Marchese) con il motto «Io so' io e voi non siete un cazzo»
Riesce, il nostro, a:
(a) affermare, in ispregio alle risultanze di tutta la storiografia, cristiana e non, che non vi siano prove dell'esistenza di Gesù quale personaggio storico. Si tratta di un tema del quale ho molto dibattuto, da agnostico qual sono, e che conosco abbastanza bene. Potrei passare una parte delle vacanze estive a raccogliere una bibliografia di massima, ma dato che all'Odifreddi si crede adotterò il suo stesso modus operandi e vi dico semplicemente che da circa tre secoli oramai solo pochi stravaganti scienziati negano che vi sia stato un personaggio a nome Gesù che predicava in Galilea. In ogni caso su wikipedia, specie nella pagina inglese, trovate già una caterva di riferimenti che dovrebbero bastare a convincere chiunque non fosse irrimediabilmente in mala fede.
Salvo che per Odifreddi la prova definitiva dell'inesistenza di Gesù Cristo (sempre come personaggio storico) sia il fatto che il Papa nel suo libro non si spende a dimostrarne l'esistenza. Il che, a casa mia, è una fallacia logica grande come una casa;
(b) dimostrare di non essere ancora riuscito a capire che il credere è un atto di fede e che il capire è un atto di ragione. anche qui siamo di fronte ad una fallacia logica: nel Teorema di Pitagora non si deve credere: lo si deve capire. Si crede in ciò che non si può dimostrare; ciò che si può dimostrare lo si capisce. Non si crede nel fatto che le terra sia rotonda: lo si credeva due o tre millenni fa. Dopo Rutheford non si crede nel fatto che esistano gli atomi, ma ci credeva Democrito. Affermare che non si può credere in qualcosa che non si può dimostrare è una cialtronata (e difatti, dato che non lo ho ancora letto, io credo che il libro di Odifreddi sia una inutile raccolta di corbellerie, mentre so che i Promessi Sposi è un capolavoro);
(c) dimostrare di avere una cultura generale quantomeno zoppicante, dal momento che l'aggettivo «medievale» vicino a «San Pietro» sarebbe da matita blu perfino per un ragazzino delle medie.

8 commenti:

.mau. ha detto...

avv., se me lo diceva prima facevo il Suo nome acciocché Lei venisse invitata in quell'augusto consesso!

(spero di non essere stato troppo immortalato nel video)

m.fisk ha detto...

eh, ma io sto sotto alla base (comunque La si vede ma non La si sente)

.mau. ha detto...

direi che allora mi posso ritenere soddisfatto, almeno non mi si sente.

Anonimo ha detto...

Eppoi, trattandosi di cose di fede, non è che l'esistenza o la non esistenza storica di Gesù cambi di molto le carte in tavola...

Odifreddi dovrebbe occuparsi di matematica. Forse direbbe cose più sensate.
ilcomizietto

Bob ha detto...

Sul punto (a) io consiglio di ascoltare tutto il pezzo legato all'argomento, non sta dicendo che non è esistito ma un'altra cosa, sul "credere" avrei i miei dubbi, ma sarebbe un lungo discorso e non so neanche se riuscirei a sostenerlo tutto.

I miei rispetti.

il barbarico re ha detto...

Un'altra cosa irritante di Odifreddi sono le note a piè di pagina: è lì che nasconde tutte le informazioni interessanti, mentre il resto del testo è perfettamente inutile.
Sono intollerante se una cosa del genere mi fa venire voglia di picchiare lui e la persona che mi ha regalato il libro? Sono una persona cattiva? Faccio male io a non volerne usare di note in quello che scrivo?

falecius ha detto...

Barbarico: le note servono, a volte, ma di solito il loro ruolo è quello di dare gli estremi di citazioni, o, talvolta di inserire informazioni NON particolarmente rilevanti allo svolgersi del teso. Io spesso inzeppo i testi di note in cui discuto roba, per poi ritrasferirle nel corpo del testo in sede di rilettura. Poi dipende da cosa uno scrive e per chi.

Heavymachinegun ha detto...

Attenzione alla parola 'dimostrabile'. In realtà l'esistenza di Dio è 'dimostrabile'. Nel senso che potrebbe essere dimostrata.

Basterebbe che Dio in persona si manifestasse in barba e mantello la domenica mattina in tutte le città d'Italia, e con la sua manona luminosa si presentasse e tenesse un bel discorso. Ma questo non è mai avvenuto. E questo fa nascere ad alcuni qualche sospetto.

Al contrario l'inesistenza di Dio non è dimostrabile.

 

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