Capita sempre che ad ottobre ti squilli il telefono, e compaia un numero che non vedevi da tanto tempo: perché otobre è un mese da fieno in cascina, che prepara le scorte per affrontare l'inverno al calduccio, e così chi non si è sistemato cerca di farlo prima delle nebbie.
Un tempo vedevi quel numero, e ti facevi tutto un percorso mentale all'esito del quale speravi che quella all'altro capo del filo avesse finalmente voglia di sesso e bisogno di affetto; ma quando richiamavi scoprivi che aveva bisogno di un autista per l'Ikea e voglia di appendere una mensola in cucina.
Oggi vedi un numero, e speri ardentemente che ti voglia chiedere di andare da lei con la borsa degli attrezzi; e quel che è peggio è che, anche oggi, sbagli.
lunedì 28 ottobre 2013
giovedì 3 ottobre 2013
lunedì 16 settembre 2013
Fatti, non parole
Voi tre lettori assidui lo sapete, che io oramai ci ho una vera affezione per i blog del Fatto Quotidiano. E non c'è da stupirsi, se considerate che da giovane avevo una mia passionaccia per Zola, con quelle crude descrizioni di marginalità, e più grandicello mi sono appassionato di storia della follia.
E' quindi per me rassicurante la colonna di sinistra del Fatto, quella dove tanti blogger scrivono le loro osservazioni sul mondo: perché so che dentro ci troverò sempre qualche pezzo che mi rassicuri sul fatto (per l'appunto!) che questo mondo sia stato costruito storto dal suo supremo architetto, sia questo il caso, la natura o un vecchio col barbone.
Raramente pero si trova un'infilzata come quella odierna: un profluvio di insinuazioni tendenziose, fallacie logiche e parole in libertà lisergica dopo aver letto le quali Massimo Mazzucco si spoglia del retaggio di fotografo in cerca di fama e diviene un epistemologo di rilevante spessore.
Scaldiamoci con il sig. Antonio Capitano, funzionario comunale. Un pezzo magistrale, che vorrebbe essere furbetto e perfin ci riesce, dal titolo "Recupero Concordia: Operazione Discordia". Il lettore vorrebbe attendersi qualche piccante polemica sul costo dell'operazione, sulla ricerca di responsabilità, su retroscena di divisioni all'interno della Protezione civile. Invece no: il blogger parte dalla Concordia, la abbandona nelle sue acque e sviluppa un pipponcino, privo di senso logico ma con il pregio della brevità, la cui sintesi è che «Per raddrizzare l’Italia servono i veri Italiani».
Passiamo ora a Nicola d'Angelo, giurista esperto in diritto delle comunicazioni. Egli sviluppa, con citazioni normative, una sua tesi per spiegare al lettore del Fatto (che supponiamo già di per sé ostile a Berlusconi, e quindi ben disposto verso la tesi dell'estensore) che Berlusconi medesimo non può videomessaggiare gli Italiani. La sinossi è carina e suggestiva: peccato però che la legge dica che Berlusconi non può obbligare le televisioni a trasmettere i propri videomessaggi, mentre ha tutto il diritto di inviarli e aspettare che, bontà loro, le stesse decidano se trasmetterli o meno. E, dato che non siamo in campagna elettorale, il fatto che di una parte di quelle televisioni egli sia il mero proprietario, sempre secondo la legge, non conta. Bel tentativo, comunque.
Arriviamo a Veronica Tomassini, una che ha di sé delle idee tanto chiare da aprire la propria presentazione con le parole "Non sono veramente siciliana", e alla voce lavoro dire di essere «una scrittrice (forse)». La nostra (forse) scrittrice ci parla di un'altra (più o meno) scrittrice, Christiane F. (quella dello Zoo di Berlino). Qui la sedicente (o se-dicente, come amano scrivere quelli del Fatto Quotidiano, i quali ben consapevoli che il loro pubblico si trova a disagio nell'affrontare parole composte fanno di tutto per predigerire il lessico) scrittrice dimostra un livello culturale pienamente compatibile con il lettore di riferimento. Anzitutto, si stupisce che Christiane sia ancora viva, quando sarebbe bastata un'occhiata a Wikipedia per accertarsene. Poi, piazza la sua "divisa da eroinomane" in Alexanderplatz, rendendo noto al volgo e all'inclita una suprema ignoranza della geografia berlinese degli anni '80 (non stiamo parlando, si badi, della riorganizzazione urbanistica dei Docks di Londra: stiamo parlando di un muro della cui esistenza sono edotti anche i ragazzi di terza media). Infine spara una valanga di parole in libertà su Bowie, siringhe nel collo e poetica dello sballo, attraverso le quali capiamo che la blogger, probabilmente pur'essa psichedelica dentro, ha difficoltà nel discernere la realtà fattuale dalla fantasia filmica. Cialtroneria per cialtroneria, tanto vale che faccia un po' di namedropping e preghi la Tomassini di rivolgersi per il futuro al sottoscritto, che con Christiane ha consumato molti anni di sbronze in una malfrequentata isoletta delle Cicladi.
Ci sarebbe stato bene ora Flores d'Arcais, assente ingiustificato. In sua vece abbiamo Furio Colombo, altrettanto bollito, che dopo esser caduto due settimane fa nel trappolone tesogli dall'amato presidente Obama non è riuscito a riprendere il lume della ragione. Scrive, il noto giornalista -che credevamo non già morto ma perlomeno pensionato, a dimostrazione che anche qui si prendono svarioni- un pezzo che io ho letto più d'una volta, cercando di capirne il senso. Stavo per arrendermi alla mia ignoranza, quando finalmente mi è arrivata l'illuminazione: il senso non c'è, e il pezzo ha unicamente una funzione fàtica: dimostrare al lettore che Furio Colombo è ancora vivo. La Tomassini ringrazia.
E' quindi per me rassicurante la colonna di sinistra del Fatto, quella dove tanti blogger scrivono le loro osservazioni sul mondo: perché so che dentro ci troverò sempre qualche pezzo che mi rassicuri sul fatto (per l'appunto!) che questo mondo sia stato costruito storto dal suo supremo architetto, sia questo il caso, la natura o un vecchio col barbone.
Raramente pero si trova un'infilzata come quella odierna: un profluvio di insinuazioni tendenziose, fallacie logiche e parole in libertà lisergica dopo aver letto le quali Massimo Mazzucco si spoglia del retaggio di fotografo in cerca di fama e diviene un epistemologo di rilevante spessore.
Scaldiamoci con il sig. Antonio Capitano, funzionario comunale. Un pezzo magistrale, che vorrebbe essere furbetto e perfin ci riesce, dal titolo "Recupero Concordia: Operazione Discordia". Il lettore vorrebbe attendersi qualche piccante polemica sul costo dell'operazione, sulla ricerca di responsabilità, su retroscena di divisioni all'interno della Protezione civile. Invece no: il blogger parte dalla Concordia, la abbandona nelle sue acque e sviluppa un pipponcino, privo di senso logico ma con il pregio della brevità, la cui sintesi è che «Per raddrizzare l’Italia servono i veri Italiani».
Passiamo ora a Nicola d'Angelo, giurista esperto in diritto delle comunicazioni. Egli sviluppa, con citazioni normative, una sua tesi per spiegare al lettore del Fatto (che supponiamo già di per sé ostile a Berlusconi, e quindi ben disposto verso la tesi dell'estensore) che Berlusconi medesimo non può videomessaggiare gli Italiani. La sinossi è carina e suggestiva: peccato però che la legge dica che Berlusconi non può obbligare le televisioni a trasmettere i propri videomessaggi, mentre ha tutto il diritto di inviarli e aspettare che, bontà loro, le stesse decidano se trasmetterli o meno. E, dato che non siamo in campagna elettorale, il fatto che di una parte di quelle televisioni egli sia il mero proprietario, sempre secondo la legge, non conta. Bel tentativo, comunque.
Arriviamo a Veronica Tomassini, una che ha di sé delle idee tanto chiare da aprire la propria presentazione con le parole "Non sono veramente siciliana", e alla voce lavoro dire di essere «una scrittrice (forse)». La nostra (forse) scrittrice ci parla di un'altra (più o meno) scrittrice, Christiane F. (quella dello Zoo di Berlino). Qui la sedicente (o se-dicente, come amano scrivere quelli del Fatto Quotidiano, i quali ben consapevoli che il loro pubblico si trova a disagio nell'affrontare parole composte fanno di tutto per predigerire il lessico) scrittrice dimostra un livello culturale pienamente compatibile con il lettore di riferimento. Anzitutto, si stupisce che Christiane sia ancora viva, quando sarebbe bastata un'occhiata a Wikipedia per accertarsene. Poi, piazza la sua "divisa da eroinomane" in Alexanderplatz, rendendo noto al volgo e all'inclita una suprema ignoranza della geografia berlinese degli anni '80 (non stiamo parlando, si badi, della riorganizzazione urbanistica dei Docks di Londra: stiamo parlando di un muro della cui esistenza sono edotti anche i ragazzi di terza media). Infine spara una valanga di parole in libertà su Bowie, siringhe nel collo e poetica dello sballo, attraverso le quali capiamo che la blogger, probabilmente pur'essa psichedelica dentro, ha difficoltà nel discernere la realtà fattuale dalla fantasia filmica. Cialtroneria per cialtroneria, tanto vale che faccia un po' di namedropping e preghi la Tomassini di rivolgersi per il futuro al sottoscritto, che con Christiane ha consumato molti anni di sbronze in una malfrequentata isoletta delle Cicladi.
Ci sarebbe stato bene ora Flores d'Arcais, assente ingiustificato. In sua vece abbiamo Furio Colombo, altrettanto bollito, che dopo esser caduto due settimane fa nel trappolone tesogli dall'amato presidente Obama non è riuscito a riprendere il lume della ragione. Scrive, il noto giornalista -che credevamo non già morto ma perlomeno pensionato, a dimostrazione che anche qui si prendono svarioni- un pezzo che io ho letto più d'una volta, cercando di capirne il senso. Stavo per arrendermi alla mia ignoranza, quando finalmente mi è arrivata l'illuminazione: il senso non c'è, e il pezzo ha unicamente una funzione fàtica: dimostrare al lettore che Furio Colombo è ancora vivo. La Tomassini ringrazia.
martedì 10 settembre 2013
Relativismi etici
«Macche' organo giurisdizionale. Siamo senatori eletti. Siamo un organo politico e non giurisdizionale» Felice Casson, 9/9/2013
«Il senatore CASSON (PD) evidenzia le differenze, rispetto al giudizio pronunciato dalla Giunta nella scorsa legislatura; ciò giustifica un approfondimento che, nell'esercizio della funzione giurisdizionale, compete alla Giunta e non può essere compresso per una questione di schieramenti politici.» Felice Casson, 1/7/2009
«Non è la giunta che può sollevare dubbi da porre davanti alla Consulta. Noi fungiamo da pre-istruttoria, sarà l'aula a decidere. E il Pdl può appellarsi alla Corte costituzionale solo davanti a un'autorità giurisdizionale». Giuseppe Cucca, capogruppo PD nella Giunta per le immunità, 9/9/2013
«Se le "vie normali di accesso" alla Corte richiedono l’esistenza di un giudice remittente, in via incidentale rispetto ad un giudizio, la Giunta o l’Assemblea del Senato, in sede di verifica dei poteri, non può che svolgere questa funzione, pena il diniego di ogni possibilità di portare la doglianza dinanzi al Giudice delle leggi.» Vidmer Mercatali, relatore PD nella Giunta per le immunità, 1/7/2009
«Il senatore CASSON (PD) evidenzia le differenze, rispetto al giudizio pronunciato dalla Giunta nella scorsa legislatura; ciò giustifica un approfondimento che, nell'esercizio della funzione giurisdizionale, compete alla Giunta e non può essere compresso per una questione di schieramenti politici.» Felice Casson, 1/7/2009
«Non è la giunta che può sollevare dubbi da porre davanti alla Consulta. Noi fungiamo da pre-istruttoria, sarà l'aula a decidere. E il Pdl può appellarsi alla Corte costituzionale solo davanti a un'autorità giurisdizionale». Giuseppe Cucca, capogruppo PD nella Giunta per le immunità, 9/9/2013
«Se le "vie normali di accesso" alla Corte richiedono l’esistenza di un giudice remittente, in via incidentale rispetto ad un giudizio, la Giunta o l’Assemblea del Senato, in sede di verifica dei poteri, non può che svolgere questa funzione, pena il diniego di ogni possibilità di portare la doglianza dinanzi al Giudice delle leggi.» Vidmer Mercatali, relatore PD nella Giunta per le immunità, 1/7/2009
giovedì 5 settembre 2013
Non ci si può non dire Civatiani
Da vent’anni il sistema politico italiano è in attesa della “rivoluzione”. Da Mani Pulite doveva nascere la Seconda Repubblica, mondata dei vizi della Prima e più simile alle sue “colleghe” europee e occidentali, e sappiamo tutti com’è andata a finire.
Per due decenni la storia del nostro paese si è avvitata attorno alla figura di un uomo solo, ai suoi interessi e al suo destino. Con lui o contro di lui: il copione, per due decenni, non è mai cambiato. E mentre gli “altri” cambiavano leader mantenendo però gli stessi politburo, le stesse correnti, le stesse rivalità antiche, i compagni di strada di Silvio Berlusconi non si ponevano nemmeno il problema del “cambiamento”.
E adesso che la vicenda giudiziaria del Cavaliere arriva al capolinea, adesso che in un paese normale, in un partito normale, arriverebbe al capolinea anche quella politica, il Popolo della libertà (o meglio, la nuova Forza Italia) si trasforma nel fortino per l’ultima resistenza della famiglia Berlusconi.
Svaniranno forse le residue illusioni di chi pensava che fosse possibile rinnovare il centrodestra, “quel” centrodestra da dentro; di chi auspicava per tutti i riformatori e per tutti i cosiddetti moderati un approdo comune che non fosse tra le spire della Pitonessa Santanchè; di chi immaginava infine una transizione morbida post-berlusconiana, le primarie o almeno un congresso che incoronassero un erede non deciso nel salotto di Arcore. Non è accaduto finora, figurarsi se accadrà mentre nella testa di Silvio risuonano i tamburi di guerra.
Per questo, non stupisce che chi ancora serba qualche speranza nella possibilità di costruire un progetto politico innovativo e rinnovatore, un progetto che superi di conflitto ideologico (comunisti contro fascisti, antiberlusconiani contro berlusconiani) per entrare finalmente in quella dei contenuti, guardi oggi con interesse alla marcia del “filosofo” nel campo democratico.
Pippo Civati è il punto di riferimento obbligato per chi spera di archiviare al più presto una Seconda Repubblica nata male e finita ancor peggio, inaugurando una nuova stagione. Lo è a prescindere dal “dna” politico di ciascuno, proprio perché ogni “rupture” richiede l’abbandono delle vecchie appartenenze. Lo è per chi crede in una sinistra meno autoreferenziale e meno ingessata, naturalmente. Ma lo è anche per chi negli ultimi anni ha ritenuto – con alterne fortune, come è il caso di chi ha creduto nell’esperienza finiana, poi naufragata per i troppi errori oltre che per la troppa forza del Caimano – che fosse possibile costruire un nuovo progetto politico al di là dei vecchi schieramenti, declinando un’altra idea dell’Italia, alternativa alla visione padronale arcoriana, ai rigurgiti nostalgici di una destra ridotta a caricatura di se stessa, alle escandescenze xenofobe e anti-italiane della Lega, ma anche alle tendenze conservatrici della sinistra più tradizionale.
Non è stato possibile. E, tranne miracoli, purtroppo non lo sarà ancora per un po’ di tempo. Ecco perché, fino a quando Silvio Berlusconi “non mollerà” la presa dalla politica italiana, non ci si può non dire ciwatiani. Ad oggi è l’unico riformismo possibile.
Capita spesso di leggere minchiate. Sul Fatto Quotidiano, in ossequio al nome della testata, capita quotidianamente. Su questa, non so neppur io perché, mi sono soffermato a lungo, sono andato a rileggermela cinque o dieci volte, cercando di carpirne un senso, quale che fosse.
Perché è scritta discretamente, il linguaggio è sciolto, addirittura -salvo in un caso- si chiama Berlusconi con nome e cognome, anziché con appellativi dispregiativi o con l'iniziale (tutte cose che fanno riderissimi i lettori del Fatto i quali -del resto se non fosse così non leggerebbero il Fatto- non si rendono conto che in quel modo rendono ancor più eroica la sua figura).
Il problema è un altro: il problema è che tutta quell'accozzaglia di parole non dice nulla di nulla: afferma apoditticamente senza una spiegazione, una motivazione, anche un semplice indizio.
E allora ho fatto una prova: ho sostituito al nome dell'amato un altro nome, a caso. Il discorso fila identicissimo a sé stesso: a dimostrazione che non è un discorso, bensì un jingle pubblicitario.
Per due decenni la storia del nostro paese si è avvitata attorno alla figura di un uomo solo, ai suoi interessi e al suo destino. Con lui o contro di lui: il copione, per due decenni, non è mai cambiato. E mentre gli “altri” cambiavano leader mantenendo però gli stessi politburo, le stesse correnti, le stesse rivalità antiche, i compagni di strada di Silvio Berlusconi non si ponevano nemmeno il problema del “cambiamento”.
E adesso che la vicenda giudiziaria del Cavaliere arriva al capolinea, adesso che in un paese normale, in un partito normale, arriverebbe al capolinea anche quella politica, il Popolo della libertà (o meglio, la nuova Forza Italia) si trasforma nel fortino per l’ultima resistenza della famiglia Berlusconi.
Svaniranno forse le residue illusioni di chi pensava che fosse possibile rinnovare il centrodestra, “quel” centrodestra da dentro; di chi auspicava per tutti i riformatori e per tutti i cosiddetti moderati un approdo comune che non fosse tra le spire della Pitonessa Santanchè; di chi immaginava infine una transizione morbida post-berlusconiana, le primarie o almeno un congresso che incoronassero un erede non deciso nel salotto di Arcore. Non è accaduto finora, figurarsi se accadrà mentre nella testa di Silvio risuonano i tamburi di guerra.
Per questo, non stupisce che chi ancora serba qualche speranza nella possibilità di costruire un progetto politico innovativo e rinnovatore, un progetto che superi di conflitto ideologico (comunisti contro fascisti, antiberlusconiani contro berlusconiani) per entrare finalmente in quella dei contenuti, guardi oggi con interesse alla marcia del “filosofo” nel campo democratico.
Pippo Civati è il punto di riferimento obbligato per chi spera di archiviare al più presto una Seconda Repubblica nata male e finita ancor peggio, inaugurando una nuova stagione. Lo è a prescindere dal “dna” politico di ciascuno, proprio perché ogni “rupture” richiede l’abbandono delle vecchie appartenenze. Lo è per chi crede in una sinistra meno autoreferenziale e meno ingessata, naturalmente. Ma lo è anche per chi negli ultimi anni ha ritenuto – con alterne fortune, come è il caso di chi ha creduto nell’esperienza finiana, poi naufragata per i troppi errori oltre che per la troppa forza del Caimano – che fosse possibile costruire un nuovo progetto politico al di là dei vecchi schieramenti, declinando un’altra idea dell’Italia, alternativa alla visione padronale arcoriana, ai rigurgiti nostalgici di una destra ridotta a caricatura di se stessa, alle escandescenze xenofobe e anti-italiane della Lega, ma anche alle tendenze conservatrici della sinistra più tradizionale.
Non è stato possibile. E, tranne miracoli, purtroppo non lo sarà ancora per un po’ di tempo. Ecco perché, fino a quando Silvio Berlusconi “non mollerà” la presa dalla politica italiana, non ci si può non dire ciwatiani. Ad oggi è l’unico riformismo possibile.
Capita spesso di leggere minchiate. Sul Fatto Quotidiano, in ossequio al nome della testata, capita quotidianamente. Su questa, non so neppur io perché, mi sono soffermato a lungo, sono andato a rileggermela cinque o dieci volte, cercando di carpirne un senso, quale che fosse.
Perché è scritta discretamente, il linguaggio è sciolto, addirittura -salvo in un caso- si chiama Berlusconi con nome e cognome, anziché con appellativi dispregiativi o con l'iniziale (tutte cose che fanno riderissimi i lettori del Fatto i quali -del resto se non fosse così non leggerebbero il Fatto- non si rendono conto che in quel modo rendono ancor più eroica la sua figura).
Il problema è un altro: il problema è che tutta quell'accozzaglia di parole non dice nulla di nulla: afferma apoditticamente senza una spiegazione, una motivazione, anche un semplice indizio.
E allora ho fatto una prova: ho sostituito al nome dell'amato un altro nome, a caso. Il discorso fila identicissimo a sé stesso: a dimostrazione che non è un discorso, bensì un jingle pubblicitario.
mercoledì 17 luglio 2013
I Promessi Sposi, nàu (o tudèi, che è lo stesso)
«Le scalette, per te che arrivi, sono la vera sorpresa: sono decine. Servono a prolungare verso l’alto l’esiguo spazio che ad ogni troupe è riservato. Perché il teleobiettivo possa fare il suo dovere è necessario che svetti sopra le teste di tutti. Solo che se tutti hanno poi una scaletta su cui salire l’orizzonte prospettico viene semplicemente innalzato di un paio di metri e siamo al punto di prima. Scaletta più alta in ogni caso vince.»
(qui)
(qui)
martedì 16 luglio 2013
Per un amico questo e altro!
Spero che questo ti arriva in tempo, ho fatto un viaggio a CAMBRIDGE, Regno Unito e la mia borsa è stata rubata con il mio passaporto, carte di credito internazionali dentro.
L'ambasciata è disposto ad aiutarmi con avermi fatto prendere un volo senza il mio passaporto, solo che io devo pagare per il biglietto e l'albergo. Per il mio sgomento, non posso accedere ai miei fondi senza carte di credito, e il contatto con la mia banca, ma hanno bisogno di più tempo per elaborare e così mi ottenere una nuova.
In questa spiacevole situazione ho pensato di chiedere un prestito di giorno di paga che posso ridare appena torno. Ho bisogno di circa € 1500 per coprire le mie spese. Ridarò tutto al mio ritorno. Devo prendere il prossimo volo.
Se è possibile inviare i fondi tramite Western Union che è piu comodo e facile, perché è l'opzione migliore e fastetst che ho adesso. Mi dispiace per ogni inconveniente causato voi. Posso inviarvi i dettagli su come fare.
Aspetto con ansia la tua risposta.
Un saluto,
A. P.
Accipicchia, amico carissimo!
Sono veramente dispiaciuto per la disavventura che ti è toccata.
Confida su di me per qualunque necessità e scrivimi tosto, cosicché io possa aiutarti subitaneamente.
Non farmi stare in ansia e se necessario telefonami pure con addebito al destinatario.
A presto,
M.
Grazie per la risposta. Non ho l'accesso al telefono, attualmente sto usando una macchinetta pubblica.
A causa della mancanza di fondo ho dovuto lasciare l'albergo.
Si prega di individuare la Western Union più vicino (www.westernunion.it) e mi aiuta a mandare i soldi. Puoi trovare l'ufficio della Western Union in qualsiasi banca o ufficio postale vicino a voi. Non è necessario un conto per inviare denaro tramite Western Union, Tutto quello che serve è il mio nome e il mio indirizzo qui sotto.
Ecco le informazioni necessarie per la Western Union.
Western Union indirizzo: 28 Fitzroy Street Cambridge, Cambridge CB1 1EW. Regno Unito
Nome del destinatario: Antonio Pileggi
mi faccia sapere per quanto veloce possa essere. Apprezzo il sostegno e spero che il tuo messaggio ...
Un saluto,
A. P.
Caro amico,
ti ho appena mandato 999 euro tramite western union online, presso la filiale di Fitzroy Street.
Il codice MCTN del versamento, enunciando il quale potrai ritirare la somma, è: # 9187769246
Fammi sapere non appena ti sarai rimesso in ordine!
M.
Vi preghiamo gentilmente di inviarmi un allegato della ricevuta di pagamento.
Un saluto,
A. P.
Scusa, Antonio caro, mi hai scambiato per un cliente? E tu, mio
dolce, ti senti forse un fornitore? "ricevuta di pagamento", dici?
Come se tu mi avessi reso dei servizi venali, e io ti retribuissi per ciò?
Mio caro, quello che c'è stato tra noi non ha prezzo. Mille, e mille,
e mille volte io ti manderei il mio denaro: e non per compensare le
tue inestimabili prestazioni, ma per l'amicizia profonda che viene dal
tuo cuore.
Avverto che il momento è per te drammatico, e credo che questo ti
abbia fatto perdere la necessaria lucidità. Non preoccuparti, mio
caro: ti sono vicino e non appena arriverai a Milano verrò a prenderti
all'aereoporto.
Adesso vai all'agenzia di Western Union, ritira il denaro che ti ho
inviato e torna presto a casa!
M.
Grazie, ho bisogno della ricevuta unione occidentale per raccogliere il denaro.
Come ti ho detto, Antonio, ho fatto il versamento online, quindi non ho una ricevuta. Il sito web mi ha detto che è sufficiente il numero di transazione che ti ho fornito.
Per la riscossione devi solo dare il mio nome completo e il mio indirizzo (ho usato quello di casa, non quello dell'ufficio!)
Ti aspetto!
M.
Ok, Vi prego di inviarmi la pagina di conferma in linea di Western Union.
Un saluto,
A. P.
E come faccio? Mica l'ho stampata, e poi adesso sono al lavoro. Ma
vai all'ufficio, corri, così da poter prendere il primo aereo e
tornare qui tra le mie braccia.
Copia e incolla il messaggio di conferma.
Oh, ma ti sei bevuto il cervello? Ma sei ubriaco, o ti droghi? Ma che cazzo stai a dire?
Come minchia faccio a copiare quel fottutissimo messaggio di conferma SE TI DICO CHE SONO QUI IN QUESTO CAZZO DI LAVORO???!!!???
Ma porca puttana, credi che mi diverta a starmene qui a scassarmi i marroni mentre tu sei in quella fottutissima cambridge a divertirti? Che se ci penso bene, chissà quanti cazzi ti sei preso in culo.
E io che mi sono innamorato di te, brutto stronzo che non sei altro.
Ma vaffanculo va'. Pigliati quei cazzo di soldi, torna qui e RICORDA CHE IO E TE DOBBIAMO PARLARE PER BENINO E A LUNGO. Inteso???
Vi prego di inviarmi la pagina di conferma in linea di Western Union.
O mantenere i vostri soldi.
Un saluto,
A. P.
Ma va' a cagare, pezzo di merda.
PRENDITI QUEI FOTTUTISSIMI SOLDI E NON FARTI MAI PIU' RIVEDERE. VAFFANCULO.
L'ambasciata è disposto ad aiutarmi con avermi fatto prendere un volo senza il mio passaporto, solo che io devo pagare per il biglietto e l'albergo. Per il mio sgomento, non posso accedere ai miei fondi senza carte di credito, e il contatto con la mia banca, ma hanno bisogno di più tempo per elaborare e così mi ottenere una nuova.
In questa spiacevole situazione ho pensato di chiedere un prestito di giorno di paga che posso ridare appena torno. Ho bisogno di circa € 1500 per coprire le mie spese. Ridarò tutto al mio ritorno. Devo prendere il prossimo volo.
Se è possibile inviare i fondi tramite Western Union che è piu comodo e facile, perché è l'opzione migliore e fastetst che ho adesso. Mi dispiace per ogni inconveniente causato voi. Posso inviarvi i dettagli su come fare.
Aspetto con ansia la tua risposta.
Un saluto,
A. P.
Accipicchia, amico carissimo!
Sono veramente dispiaciuto per la disavventura che ti è toccata.
Confida su di me per qualunque necessità e scrivimi tosto, cosicché io possa aiutarti subitaneamente.
Non farmi stare in ansia e se necessario telefonami pure con addebito al destinatario.
A presto,
M.
Grazie per la risposta. Non ho l'accesso al telefono, attualmente sto usando una macchinetta pubblica.
A causa della mancanza di fondo ho dovuto lasciare l'albergo.
Si prega di individuare la Western Union più vicino (www.westernunion.it) e mi aiuta a mandare i soldi. Puoi trovare l'ufficio della Western Union in qualsiasi banca o ufficio postale vicino a voi. Non è necessario un conto per inviare denaro tramite Western Union, Tutto quello che serve è il mio nome e il mio indirizzo qui sotto.
Ecco le informazioni necessarie per la Western Union.
Western Union indirizzo: 28 Fitzroy Street Cambridge, Cambridge CB1 1EW. Regno Unito
Nome del destinatario: Antonio Pileggi
mi faccia sapere per quanto veloce possa essere. Apprezzo il sostegno e spero che il tuo messaggio ...
Un saluto,
A. P.
Caro amico,
ti ho appena mandato 999 euro tramite western union online, presso la filiale di Fitzroy Street.
Il codice MCTN del versamento, enunciando il quale potrai ritirare la somma, è: # 9187769246
Fammi sapere non appena ti sarai rimesso in ordine!
M.
Vi preghiamo gentilmente di inviarmi un allegato della ricevuta di pagamento.
Un saluto,
A. P.
Scusa, Antonio caro, mi hai scambiato per un cliente? E tu, mio
dolce, ti senti forse un fornitore? "ricevuta di pagamento", dici?
Come se tu mi avessi reso dei servizi venali, e io ti retribuissi per ciò?
Mio caro, quello che c'è stato tra noi non ha prezzo. Mille, e mille,
e mille volte io ti manderei il mio denaro: e non per compensare le
tue inestimabili prestazioni, ma per l'amicizia profonda che viene dal
tuo cuore.
Avverto che il momento è per te drammatico, e credo che questo ti
abbia fatto perdere la necessaria lucidità. Non preoccuparti, mio
caro: ti sono vicino e non appena arriverai a Milano verrò a prenderti
all'aereoporto.
Adesso vai all'agenzia di Western Union, ritira il denaro che ti ho
inviato e torna presto a casa!
M.
Grazie, ho bisogno della ricevuta unione occidentale per raccogliere il denaro.
Come ti ho detto, Antonio, ho fatto il versamento online, quindi non ho una ricevuta. Il sito web mi ha detto che è sufficiente il numero di transazione che ti ho fornito.
Per la riscossione devi solo dare il mio nome completo e il mio indirizzo (ho usato quello di casa, non quello dell'ufficio!)
Ti aspetto!
M.
Ok, Vi prego di inviarmi la pagina di conferma in linea di Western Union.
Un saluto,
A. P.
E come faccio? Mica l'ho stampata, e poi adesso sono al lavoro. Ma
vai all'ufficio, corri, così da poter prendere il primo aereo e
tornare qui tra le mie braccia.
Copia e incolla il messaggio di conferma.
Oh, ma ti sei bevuto il cervello? Ma sei ubriaco, o ti droghi? Ma che cazzo stai a dire?
Come minchia faccio a copiare quel fottutissimo messaggio di conferma SE TI DICO CHE SONO QUI IN QUESTO CAZZO DI LAVORO???!!!???
Ma porca puttana, credi che mi diverta a starmene qui a scassarmi i marroni mentre tu sei in quella fottutissima cambridge a divertirti? Che se ci penso bene, chissà quanti cazzi ti sei preso in culo.
E io che mi sono innamorato di te, brutto stronzo che non sei altro.
Ma vaffanculo va'. Pigliati quei cazzo di soldi, torna qui e RICORDA CHE IO E TE DOBBIAMO PARLARE PER BENINO E A LUNGO. Inteso???
Vi prego di inviarmi la pagina di conferma in linea di Western Union.
O mantenere i vostri soldi.
Un saluto,
A. P.
Ma va' a cagare, pezzo di merda.
PRENDITI QUEI FOTTUTISSIMI SOLDI E NON FARTI MAI PIU' RIVEDERE. VAFFANCULO.
lunedì 15 luglio 2013
Se la cantano e se la suonano
La stampa italiana propone modelli sempre innovativi e molto interessanti per chi voglia perdere un po' di tempo nello studio dei meccanismi che alimentano la creazione della notizia.
Dopo la scopiazzatura da siti stranieri, spesso operata da personale con scarsa dimestichezza delle lingue di partenza, e dopo la serie infinita di "notizie che non lo erano" (absit iniuria verbis), in questi giorni stiamo assistendo allo sviluppo di un meccanismo ancor più sofisticato: l'autofertilizzazione.
Come nei reattori nucleari di un certo tipo il processo produttivo crea più materiale fissile di quanto ne consumi, così il caso dell'ILVA e delle sigarette mostra come si possa propalare una notizia fasulla e poi coltivarne il seguito, lucrando anche sulle rettifiche di coloro a cui sono state attribuiti comportamenti e dichiarazioni falsi.
Partiamo dalla famosa relazione Bondi, che finalmente Repubblica si è degnata di pubblicare e che non dice da nessuna parte che le sigarette facciano peggio degli scarichi dell'ILVA.
Il lavoro su cui si discute è una risposta allo studio epidemiologico-statistico prodotto ai sensi della legge regionale pugliese e del relativo regolamento di attuazione: studio che ha attribuito all'ILVA la responsabilità di un certo numero di decessi.
La ILVA -che è l'accusata, e in Italia, se Dio vuole, c'è ancora il diritto di difendersi dalle accuse- produce una memoria che evidenzia come la metodologia dettata dal regolamento di attuazione non sia conforme ai principi che sono riconosciuti in letteratura. Io non sono un epidemiologo, ma basta leggere con calma (e magari con un dizionario a disposizione, per i termini più difficili) e il senso viene fuori da solo.
In particolare si fa notare che l'applicazione di un modello dose-risposta senza alcuna soglia minima di esposizione fa per forza emergere dei decessi attribuibili non solo all'ILVA, ma anche ad attività generalmente riconosciute come innocue, quali il passeggio nei boschi o la frequentazione di raduni di socialisti.
Solo che l'ILVA non è un blogger, e non lo può scrivere così, de plano; e quindi, per far capire meglio il senso dell'osservazione, scrive che un modello di quel tipo potrebbe dare risultati attendibili solo se si potesse essere certi di valutare correttamente tutte le esposizioni a tutti gli agenti inquinanti.
Nasce qui il capoverso sulle sigarette, che NON dice che il tabacco ha ammazzato i tarantini, bensì che non si può fare uno studio sul cancro al polmone se non si tiene conto, ad esempio, del fumo di sigaretta.
Sono cose ben diverse, vero?
Eppure i giornali hanno riportato la prima, non la seconda versione. Il che ha costretto l'ILVA a smentire la notizia, riportata col culo (se il culo non si offende troppo per il paragone).
E quei gran cari ragazzi di Repubblica che fanno? alla smentita di Bondi non rispondono "siamo dei cialtroni", no. Riportano, del tutto avulsa dal contesto, la partedella relazione update: di un ALLEGATO alla relazionein cui si parla del fumo, che così abilmente ritagliata in effetti fa pensare al lettore che Bondi sia due volte stronzo: una volta per averlo detto, e una volta per aver smentito di aver detto quello che si può leggere nero su bianco.
E invece quelli stronzi, ma molto, sono altri: dapprima i giornalisti che hanno creato la notizia dal nulla; dall'altra i loro colleghi che, di fronte alla smentita, anziché ammettere di aver fatto una cazzata costruiscono prove false a loro discolpa.
Ha ragione beppegrillo(tm): per una volta: tutti alle miniere di sale, e informazione dal basso per tutti. Tanto, se la professionalità viene impiegata non per controllare le notizie, ma per smentire i propri errori, allora tanto vale leggere direttamente le cazzate su Facebook.
Dopo la scopiazzatura da siti stranieri, spesso operata da personale con scarsa dimestichezza delle lingue di partenza, e dopo la serie infinita di "notizie che non lo erano" (absit iniuria verbis), in questi giorni stiamo assistendo allo sviluppo di un meccanismo ancor più sofisticato: l'autofertilizzazione.
Come nei reattori nucleari di un certo tipo il processo produttivo crea più materiale fissile di quanto ne consumi, così il caso dell'ILVA e delle sigarette mostra come si possa propalare una notizia fasulla e poi coltivarne il seguito, lucrando anche sulle rettifiche di coloro a cui sono state attribuiti comportamenti e dichiarazioni falsi.
Partiamo dalla famosa relazione Bondi, che finalmente Repubblica si è degnata di pubblicare e che non dice da nessuna parte che le sigarette facciano peggio degli scarichi dell'ILVA.
Il lavoro su cui si discute è una risposta allo studio epidemiologico-statistico prodotto ai sensi della legge regionale pugliese e del relativo regolamento di attuazione: studio che ha attribuito all'ILVA la responsabilità di un certo numero di decessi.
La ILVA -che è l'accusata, e in Italia, se Dio vuole, c'è ancora il diritto di difendersi dalle accuse- produce una memoria che evidenzia come la metodologia dettata dal regolamento di attuazione non sia conforme ai principi che sono riconosciuti in letteratura. Io non sono un epidemiologo, ma basta leggere con calma (e magari con un dizionario a disposizione, per i termini più difficili) e il senso viene fuori da solo.
In particolare si fa notare che l'applicazione di un modello dose-risposta senza alcuna soglia minima di esposizione fa per forza emergere dei decessi attribuibili non solo all'ILVA, ma anche ad attività generalmente riconosciute come innocue, quali il passeggio nei boschi o la frequentazione di raduni di socialisti.
Solo che l'ILVA non è un blogger, e non lo può scrivere così, de plano; e quindi, per far capire meglio il senso dell'osservazione, scrive che un modello di quel tipo potrebbe dare risultati attendibili solo se si potesse essere certi di valutare correttamente tutte le esposizioni a tutti gli agenti inquinanti.
Nasce qui il capoverso sulle sigarette, che NON dice che il tabacco ha ammazzato i tarantini, bensì che non si può fare uno studio sul cancro al polmone se non si tiene conto, ad esempio, del fumo di sigaretta.
Sono cose ben diverse, vero?
Eppure i giornali hanno riportato la prima, non la seconda versione. Il che ha costretto l'ILVA a smentire la notizia, riportata col culo (se il culo non si offende troppo per il paragone).
E quei gran cari ragazzi di Repubblica che fanno? alla smentita di Bondi non rispondono "siamo dei cialtroni", no. Riportano, del tutto avulsa dal contesto, la parte
E invece quelli stronzi, ma molto, sono altri: dapprima i giornalisti che hanno creato la notizia dal nulla; dall'altra i loro colleghi che, di fronte alla smentita, anziché ammettere di aver fatto una cazzata costruiscono prove false a loro discolpa.
Ha ragione beppegrillo(tm): per una volta: tutti alle miniere di sale, e informazione dal basso per tutti. Tanto, se la professionalità viene impiegata non per controllare le notizie, ma per smentire i propri errori, allora tanto vale leggere direttamente le cazzate su Facebook.
lunedì 17 giugno 2013
Aforismi
La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere!
(Crimi Vito, Roma, giugno 2013)
Il movimento 5 stelle è una lenta, graduale, progressiva e ineluttabile rivoluzione culturale che permea le istituzioni a tutti i livelli dal locale al nazionale… non si fermerà!
(Mussolini Benito, Roma, giugno 1940)
(Crimi Vito, Roma, giugno 2013)
Il movimento 5 stelle è una lenta, graduale, progressiva e ineluttabile rivoluzione culturale che permea le istituzioni a tutti i livelli dal locale al nazionale… non si fermerà!
(Mussolini Benito, Roma, giugno 1940)
Fare i compiti
Ammirabile, Giuseppe Tesorio del Corriere, che oggi se ne esce con un pezzo sullo spauracchio dei maturandi al Liceo Classico: la versione di latino.
L'austero giornalaioista ci racconta delle differenze tra i vari autori, della relativa facilità di Plinio il Vecchi e di Cicerone, e di contro delle ansie dei maturandi messi di fronte alla prospettiva che possa uscire il tremendo Tacito.
Peccato che a un tratto al nostro scappi una frase fuori contesto: «In fondo, Livio, Valerio Massimo, Sallustio, Quintiliano, Apuleio sono pur sempre candidabili a salire agli onori delle cronache scolastiche della maturità 2011».
Il lettore smaliziato ha già capito, e non serve googlare: basta andare nei link proposti a fianco dell'articolo per scoprire che il brano del pennivendolo altro non è che la ricopiatura, seppur diligente, del pezzo scritto due anni prima per la medesima occasione.
L'austero giornal
Peccato che a un tratto al nostro scappi una frase fuori contesto: «In fondo, Livio, Valerio Massimo, Sallustio, Quintiliano, Apuleio sono pur sempre candidabili a salire agli onori delle cronache scolastiche della maturità 2011».
Il lettore smaliziato ha già capito, e non serve googlare: basta andare nei link proposti a fianco dell'articolo per scoprire che il brano del pennivendolo altro non è che la ricopiatura, seppur diligente, del pezzo scritto due anni prima per la medesima occasione.
sabato 4 maggio 2013
Neanche gli Dei

Nella vita, credi di aver raggiunto il fondo; ma tutti sappiamo che quando l'hai raggiunto, puoi sempre scavare. Ma, come in Minecraft, anche nella vita arriva il limite oltre il quale se scavi ti resta solo il suicidio.
Con la comprensione del testo e del paratesto, invece, non esiste limite alcuno. Quando credi che non si possa capire meno di un cazzo, ecco che ti arriva qualcuno che riesce a oltrepassare l'infinito negativo ed entrare nel dominio dei numeri complessi. Ci vorrebbe un matematico per spiegarlo per benino, dato che neppur io capisco come si possa capire meno di meno infinito; ma una cosa si può darla per certa: che se c'è qualcuno che può trascendere le leggi della logica in questo modo così inumano, questo qualcuno scrive sul Fatto Quotidiano.
Veniamo al dunque: c'è un parco giochi svedese che fa pubblicità. La pubblicità è quella che vedete lì sopra: dei bimbi che piangono perché andranno in vacanza, chi in Italia, chi a Maiorca, chi a Creta. Il messaggio è chiaro: il nostro parco è così bello da essere più bello dei posti più belli del mondo. Anche un paramecio, anche una giornalista scientifica precaria del Corriere, capirebbero che sostituendo all'Italia Duesseldorf, e a Creta Glasgow, la pubblicità sarebbe stata assai meno efficace. Certo, è questa una campagna originale quanto "Dixan lava più bianco del bianco"; un riadattamento dello spot con il gatto che mangia il cibo della scatoletta dal piatto di porcellana bordato d'oro. Una cosa che vorrebbe essere spiritosa riuscendoci appena, perché ci vuole un bello spirito per pubblicizzare un parco giochi per bambini in Svezia.
L'opinionista del Fatto Quotidiano, lei, è riuscita a capire tutto il contrario e un po' di meno ancora. Ha capito che quelle mete sono state scelte dagli svedesi per un senso di superiorità dei popoli nordici nei confronti di noi terroni d'Europa, anziché per il fatto che ogni svedese vorrebbe venire a godersi il nostro sole e il nostro mare. Sproloquia di sfruttamento dell'immagine dei bambini, quando è evidente che quei bambini esistono solo in un file di Photoshop. E non capisce neppure che per pubblicizzare un parco giochi per bambini non sarebbe punto adatta l'immagine di floride manzette vantenni, che magari frequentano altri luoghi di svago.
«E’ difficile convincere chiunque che un parco giochi svedese sia meglio della nostra bellissima Italia», scrive la nostra eroina. La verità è che è difficile spiegare le battute a chi non ha il cervello necessario per capirle. Probabilmente nella testa della graziosa bloggatrice vi è la convinzione che la pubblicità degli assorbenti dovrebbe essere fatta da baffuti muratori, altrimenti sarebbe sessista, e gli antipulci dovrebbero essere propagandati da scrivanie di mogano, pena l'accusa di specismo.
giovedì 2 maggio 2013
Del senso delle parole e del senso del ridicolo
Dato che la mia personale religione mi impedisce di vedere il concertone del primo maggio, è solo dalle parole del prof. Beccaria che ho appreso che un oscuro cantante di un'oscurissima banda musicale, proveniente da un'oscurerrima cittadina a cavaliere tra giogaie di monti, aveva -cito il prof- «recitato un comizietto satirico-blasfemo in cui ha fatto la parodia delle parole della consacrazione eucaristica elevando, al posto dell’ostia, un preservativo», il che ha scatenato da più parti fiumi di polemiche prontamente riprese dalla stampa nazionale.
Ha ben ragione il Prof. a dire che prendere per i fondelli i cristiani non è difficile, ma è anche vero che spesso sono i cristiani stessi a cercarsela, e spererei che acquisissero un po' di senso dell'ironia e imparassero finalmente a discernere tra le varie categorie di prendimento per i fondelli. Per me, ad esempio, la performance del sedicente artista francamente non è sembrata irriverente. La definirei poveramente scialba, rispecchiando in ciò l'espressione facciale del dicitore lancianese, la cui tetraggine è peraltro ben comprensibile a quei pochi di voi che, sfortunati come me, hanno visitato la sua cittadina.
Provate a guardare i primi secondi del video: se per avventura foste un fisico cinese in viaggio di lavoro a Parigi (uno, insomma, che nulla sa della storia e della dottrina della Chiesa cattolica) non vi trovereste neppure un cenno di provocazione o di blasfemia, e ciò quand'anche vi spiegassero che quel personaggio sul palco recita un copione ricalcato pedissequamente sulla formula pronunziata ogni giorno in ciascuna Chiesa.
Dove il problema, allora? Nel fatto che la Chiesa il preservativo lo condanna, mentre il recitante lo brandisce. E allora? Può forse la Chiesa vantare un monopolio sulla costruzione del periodo? Non lo credo, e quand'anche così fosse, non dimentichiamo che il il meschino vive in una città nella quale l'Eucarestia ha la stessa importanza delle gondole a Venezia e delle discoteche a Riccione, ragion per la quale la formula della consacrazione gli era servita in testa come su di un piatto d'argento.
E' morto qualcuno, o ci sono stati feriti? No. E' stato vilipeso qualcuno, o Qualcuno? No. E' stata fatta una cosa un po' alla buona, che poteva essere archiviata con un mezzo sorriso (o una mezza lagrima, vista la sullodata qualità del recitativo); e invece su questa minchiata si sono buttati a frotte quadri secondari della gerarchia ecclesiastica e radiotelevisiva e oscure organizzazioni di bacchettoni (tipo l'AIART, gente che, questa sì, con le proprie dichiarazioni, sempre limpidamente indirizzate alla più cristallina intolleranza, si rende quotidianamente responsabile del prendimento per il culo dei cattolici da parte di chi non lo è).
Si è persa, insomma, una buona occasione per stare zitti. Ciascuno potrà valutare, nel suo foro interno, chi l'abbia persa.
Ha ben ragione il Prof. a dire che prendere per i fondelli i cristiani non è difficile, ma è anche vero che spesso sono i cristiani stessi a cercarsela, e spererei che acquisissero un po' di senso dell'ironia e imparassero finalmente a discernere tra le varie categorie di prendimento per i fondelli. Per me, ad esempio, la performance del sedicente artista francamente non è sembrata irriverente. La definirei poveramente scialba, rispecchiando in ciò l'espressione facciale del dicitore lancianese, la cui tetraggine è peraltro ben comprensibile a quei pochi di voi che, sfortunati come me, hanno visitato la sua cittadina.
Provate a guardare i primi secondi del video: se per avventura foste un fisico cinese in viaggio di lavoro a Parigi (uno, insomma, che nulla sa della storia e della dottrina della Chiesa cattolica) non vi trovereste neppure un cenno di provocazione o di blasfemia, e ciò quand'anche vi spiegassero che quel personaggio sul palco recita un copione ricalcato pedissequamente sulla formula pronunziata ogni giorno in ciascuna Chiesa.
Dove il problema, allora? Nel fatto che la Chiesa il preservativo lo condanna, mentre il recitante lo brandisce. E allora? Può forse la Chiesa vantare un monopolio sulla costruzione del periodo? Non lo credo, e quand'anche così fosse, non dimentichiamo che il il meschino vive in una città nella quale l'Eucarestia ha la stessa importanza delle gondole a Venezia e delle discoteche a Riccione, ragion per la quale la formula della consacrazione gli era servita in testa come su di un piatto d'argento.
E' morto qualcuno, o ci sono stati feriti? No. E' stato vilipeso qualcuno, o Qualcuno? No. E' stata fatta una cosa un po' alla buona, che poteva essere archiviata con un mezzo sorriso (o una mezza lagrima, vista la sullodata qualità del recitativo); e invece su questa minchiata si sono buttati a frotte quadri secondari della gerarchia ecclesiastica e radiotelevisiva e oscure organizzazioni di bacchettoni (tipo l'AIART, gente che, questa sì, con le proprie dichiarazioni, sempre limpidamente indirizzate alla più cristallina intolleranza, si rende quotidianamente responsabile del prendimento per il culo dei cattolici da parte di chi non lo è).
Si è persa, insomma, una buona occasione per stare zitti. Ciascuno potrà valutare, nel suo foro interno, chi l'abbia persa.
mercoledì 17 aprile 2013
VaffanculoDay
Non è che serva a qualcosa, ma il fatto è che domani, quando si inizierà a votare per il Presidente della Repubblica, io ho l'appuntamento con la prof. di italiano di Nichita. E se a mezzogiorno devo essere in via Colonna, a Milano, difficilmente potrò essere dalle parti di Piazza Colonna, a Roma, a esprimere il mio pensiero.
Quindi, pur sapendo che non serve a un cazzo, volevo dire al segretario Bersani e ai duecento e briscola parlamentari che hanno votato di votare Marini, che essi hanno la mia disistima.
Articolo meglio, in modo da farmi comprendere con più agio: siete delle povere anime.
Valeva la pena di provarci; valeva la pena di fare una cosa giusta, anche se quella cosa era stata suggerita da persone sbagliate. Vedete, io i grullini non li sopporto tanto quanto voi, ma se un grullino mi dice di fermarmi al rosso, e un amico mi dice di passare, io mi fermo. Perché certe cose sono giuste in sé, a prescindere dalla qualità personale di chi le suggerisce.
Io odio i grullini, odio Grillo e credo che tutte le sue quirinalarie siano state un trucco e che i risultati siano quelli che grillo e casaleggio hanno voluto far uscire; ma nondimeno, il nome uscito è un gran nome, e le sue qualità non vengono meno per il fatto che essi l'hanno nominato. La calunnia è un venticello, e io non mi sento omofobo per il fatto che un cretino continua a scrivere ovunque che io lo sono. A maggior ragione, la stima è qualcosa di solido, che si mantiene anche quando chi stimi è stimato anche da chi disprezzi.
Avevate, voi parlamentari del PD, la possibilità di fare bene al Paese, e di far riprendere un po' il vostro stanco partito. Il Paese potrà sopportare tranquillamente anche una presidenza Marini; quel carrozzone che voi chiamate partito, con questa mossa è bello e sepolto.
Grillo voleva mandarvi tutti a casa; siete riusciti a farglielo fare: ma con le vostre mani. Eppure bastava un briciolo di fegato; ma non alla veneziana.
La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
serve, pensando al regno
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria
la reggia e il tristo esiglio:
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.
Quindi, pur sapendo che non serve a un cazzo, volevo dire al segretario Bersani e ai duecento e briscola parlamentari che hanno votato di votare Marini, che essi hanno la mia disistima.
Articolo meglio, in modo da farmi comprendere con più agio: siete delle povere anime.
Valeva la pena di provarci; valeva la pena di fare una cosa giusta, anche se quella cosa era stata suggerita da persone sbagliate. Vedete, io i grullini non li sopporto tanto quanto voi, ma se un grullino mi dice di fermarmi al rosso, e un amico mi dice di passare, io mi fermo. Perché certe cose sono giuste in sé, a prescindere dalla qualità personale di chi le suggerisce.
Io odio i grullini, odio Grillo e credo che tutte le sue quirinalarie siano state un trucco e che i risultati siano quelli che grillo e casaleggio hanno voluto far uscire; ma nondimeno, il nome uscito è un gran nome, e le sue qualità non vengono meno per il fatto che essi l'hanno nominato. La calunnia è un venticello, e io non mi sento omofobo per il fatto che un cretino continua a scrivere ovunque che io lo sono. A maggior ragione, la stima è qualcosa di solido, che si mantiene anche quando chi stimi è stimato anche da chi disprezzi.
Avevate, voi parlamentari del PD, la possibilità di fare bene al Paese, e di far riprendere un po' il vostro stanco partito. Il Paese potrà sopportare tranquillamente anche una presidenza Marini; quel carrozzone che voi chiamate partito, con questa mossa è bello e sepolto.
Grillo voleva mandarvi tutti a casa; siete riusciti a farglielo fare: ma con le vostre mani. Eppure bastava un briciolo di fegato; ma non alla veneziana.
La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
serve, pensando al regno
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria
la reggia e il tristo esiglio:
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.
giovedì 11 aprile 2013
La repubblica delle idee balzane

"Si chiama Zephir ed è ligure il toro più fecondo al mondo secondo Interbull, organizzazione di 34 paesi che si occupa di valutazioni genetiche nel settore bovino. Lo ha reso noto l'assessorato all'Agricoltura della Liguria. Zephir, di Rossiglione (Genova), ha 104 figlie. Si è piazzato davanti ai tori svizzeri, americani, austriaci e tedeschi. Sua madre si chiamava Athina, il padre Zeus"Peccato che forse manchi qualche zero per raggiungere un record vero: chiunque si sia mai occupato di tori (ebbene sì: ho fatto anche questo, e comincio a chiedermi di cosa non mi sono occupato nel mio mestiere) sa che l'ordine di grandezza per contare le figlie di un toro di valore non è nell'ambito delle centinaia, bensì delle centinaia di migliaia.
Il buon Startmore Rudolph ET (e vi assicuro che l'ho scelto a caso) è accreditato di 154.137 figlie. Delta Olympic ne ha fatte solo 80.453*, ma è più gYovine e ha tempo per recuperare.
Temo che il nostro Zephir abbia da mangiare ancora tante
* Notate che nel mondo dei tori contano solo le figlie femmine; ma non sento le signore della 27esima ora agitarsi per questa discriminazione sessista
martedì 9 aprile 2013
Gente che ha molto tempo da perdere
Aldo Cazzullo, sul Corriere, impiega 644 parole e 4165 caratteri (spazi compresi) per dire che le primarie sono una cosa buona, ma solo quando quelli che vanno a votare alle primarie votano il candidato che piace ad Aldo Cazzullo.
venerdì 29 marzo 2013
Può il Parlamento funzionare senza Governo? (lezioncina di educazione civica ad uso di bimbi di terza elementare e di parlamentari grillini)
La battutona di Grillo non è sbagliata. Tecnicamente, infatti, il potere esecutivo deve ricevere la fiducia dal Parlamento per entrare in carica nella pienezza dei poteri, e cominciare a lavorare; ma non è vero il contrario. Il potere legislativo non deve ricevere la fiducia da nessuno, se non dagli elettori nella gabina elettorale; e quindi una volta insediate le Camere, queste sono nella pienezza del proprio potere di fare e disfare le leggi.
Non è neppur vero che il Governo sia necessario perché senza di esso non è possibile presentare delle bozze di legge da approvare; se rammentiamo la tripartizione classica discendente dal dettato costituzionale (progetto di legge; disegno di legge; proposta di legge), l'assenza di un esecutivo toglie solo il secondo strumento, lasciando intatti gli altri due strumenti.
Quindi, ci ha ragione Grillo (e del resto beppegrillo(tm) ha ragione per definizione): il Parlamento può funzionare senza Governo.
Il film potrebbe fermarsi qui, ma per tirarlo in lungo la storia prevede che il manzo della gnocca si cali con una carrucola dentro la cabina di pilotaggio: una manovra spericolata e stupida, che mette a rischio la sua vita (dopo che altro più sfigato era precipitato rovinosamente). Un vero e proprio buco nella sceneggiatura di cui non si capisce la logica, dato che un aereo con pilota automatico inserito non ha bisogno di alcun pilota umano.
Non è neppur vero che il Governo sia necessario perché senza di esso non è possibile presentare delle bozze di legge da approvare; se rammentiamo la tripartizione classica discendente dal dettato costituzionale (progetto di legge; disegno di legge; proposta di legge), l'assenza di un esecutivo toglie solo il secondo strumento, lasciando intatti gli altri due strumenti.
Quindi, ci ha ragione Grillo (e del resto beppegrillo(tm) ha ragione per definizione): il Parlamento può funzionare senza Governo.
Airport '75 (sinossi)
Un Jumbo Jet collide in volo con un aereo da turismo, uccidendo copilota e pilota. Il comandante, assai malconcio, e accecato dai frammenti di vetro del parabrezza, riesce a far attivare il pilota automatico a una delle hostess, una bella gnocca.Il film potrebbe fermarsi qui, ma per tirarlo in lungo la storia prevede che il manzo della gnocca si cali con una carrucola dentro la cabina di pilotaggio: una manovra spericolata e stupida, che mette a rischio la sua vita (dopo che altro più sfigato era precipitato rovinosamente). Un vero e proprio buco nella sceneggiatura di cui non si capisce la logica, dato che un aereo con pilota automatico inserito non ha bisogno di alcun pilota umano.
giovedì 28 marzo 2013
Uno vale radice di meno e alla pigreco
Pensandoci bene, beppegrillo(tm) non è neppure originale: un altro comico prima di lui aveva teorizzato la linea politica poi assunta dal movimento pentastellato.
Ma Alberto era infinitamente più bravo, simpatico e generoso del saltimbanco genovese.
Ma Alberto era infinitamente più bravo, simpatico e generoso del saltimbanco genovese.
domenica 24 marzo 2013
Modà
Lo spread BTP-BUND
Le rapine in villa
I sassi gettati dal cavalcavia
Le stragi del sabato sera
L'influenza aviaria
L'apertura di Wall Street
I suicidi per Equitalia
Gli esercenti che non scontrinano
Le adolescenti che si ricaricano il cellofono mostrando la patata
I randagi assassini
L'essenza del giornalismo è scrivere di ciò di cui scrivono tutti gli altri, perché ciò è quanto il pubblico si aspetta di leggere.
Certi fuoriclasse riescono a fare giornalismo toccando temi nuovi, o anche vecchi ma da punti di vista nuovi: ma quelli sono, per l'appunto, fuoriclasse.
Una volta tolte le eccezioni, c'è il placido mestiere dell'arrivare alla fine della cartella compiacendo il caporedattore.
E' la vita, bellezza! E se oggi vanno i cani, il pezzo sarà sui cani.
Mode, che arrivano con la rapidità di un temporale estivo e inatteso, e se ne vanno altrettanto velocemente, come una nevicata marzolina.
Mode che, in un mondo di firme sempre più indistinguibili tra loro, riescono a far emergere il nome dell'ultimo della classe: quello che parla della Val di Susa quando ormai la TAV è morta all'attenzione pubblica; quello che scrive due righe sul negoziante evasore quando la pancia dell'editoria è passata al suicida per debiti.
I tempi stanno maturando, e presto anche la nostra stampa comincerà ad avvertire un certo disagio nel riportare dettagliatamente ogni qualunque singola puttanata che esca dalla bocca di beppegrillo(tm). Comincerà dapprima a selezionare, poi a obliterare.
Purtroppo ciò non avverrà molto presto né molto in fretta, in quanto, capito il meccanismo, il Vate pentastellato inventerà nuovi numeri e nuove rutilanti capriole semantiche; ma a un certo punto si dovrà fermare, perché quando hai fatto il quadruplo salto mortale carpiato, l'unico modo di spingerti in là è provare il quinto, che è quello che ti ammazza.
I giornali smetteranno allora di pubblicare quella faccia da monatto; il movimento tornerà a ritrovarsi su internet e nei meetup, morendo di morte lenta tra una discussione sulla ciclabile di Albenga e un'altra sulla minerale a chilometro uno, con quel paio di migliaia di attivisti duri e puri sfiancati da muri di testo in confronto ai quali il Bar di wikipedia è Ungaretti nella versione del Reader's Digest.
Dopo un po' di tempo rammenteremo dei 5 stelle con quel senso di nostalgia del passato che ci evocano oggi parole come Freedomland o Timberland; e il monatto ci tornerà simpatico.
(nell'immagine, la home page di corriere.it)
Le rapine in villa
I sassi gettati dal cavalcavia
Le stragi del sabato sera
L'influenza aviaria
L'apertura di Wall Street
I suicidi per Equitalia
Gli esercenti che non scontrinano
Le adolescenti che si ricaricano il cellofono mostrando la patata
I randagi assassini
L'essenza del giornalismo è scrivere di ciò di cui scrivono tutti gli altri, perché ciò è quanto il pubblico si aspetta di leggere.
Certi fuoriclasse riescono a fare giornalismo toccando temi nuovi, o anche vecchi ma da punti di vista nuovi: ma quelli sono, per l'appunto, fuoriclasse.
Una volta tolte le eccezioni, c'è il placido mestiere dell'arrivare alla fine della cartella compiacendo il caporedattore.
E' la vita, bellezza! E se oggi vanno i cani, il pezzo sarà sui cani.
Mode, che arrivano con la rapidità di un temporale estivo e inatteso, e se ne vanno altrettanto velocemente, come una nevicata marzolina.
Mode che, in un mondo di firme sempre più indistinguibili tra loro, riescono a far emergere il nome dell'ultimo della classe: quello che parla della Val di Susa quando ormai la TAV è morta all'attenzione pubblica; quello che scrive due righe sul negoziante evasore quando la pancia dell'editoria è passata al suicida per debiti.
I tempi stanno maturando, e presto anche la nostra stampa comincerà ad avvertire un certo disagio nel riportare dettagliatamente ogni qualunque singola puttanata che esca dalla bocca di beppegrillo(tm). Comincerà dapprima a selezionare, poi a obliterare.
Purtroppo ciò non avverrà molto presto né molto in fretta, in quanto, capito il meccanismo, il Vate pentastellato inventerà nuovi numeri e nuove rutilanti capriole semantiche; ma a un certo punto si dovrà fermare, perché quando hai fatto il quadruplo salto mortale carpiato, l'unico modo di spingerti in là è provare il quinto, che è quello che ti ammazza.
I giornali smetteranno allora di pubblicare quella faccia da monatto; il movimento tornerà a ritrovarsi su internet e nei meetup, morendo di morte lenta tra una discussione sulla ciclabile di Albenga e un'altra sulla minerale a chilometro uno, con quel paio di migliaia di attivisti duri e puri sfiancati da muri di testo in confronto ai quali il Bar di wikipedia è Ungaretti nella versione del Reader's Digest.
Dopo un po' di tempo rammenteremo dei 5 stelle con quel senso di nostalgia del passato che ci evocano oggi parole come Freedomland o Timberland; e il monatto ci tornerà simpatico.
(nell'immagine, la home page di corriere.it)

venerdì 22 marzo 2013
Cosa succederà se Bersani non riuscirà a formare un governo
C'è un certo rischio di nuovo governo tecnico all'orizzonte?
Non saprei valutarlo così, in soldoni, ma probabilmente sì.
I tecnici che stiamo per salutare, tuttavia, hanno avuto tutto il tempo di dimostrare la loro pochezza, e il destino ha voluto che il loro ultimo atto faccia assumere alla parola cialtroneria sfumature nuove e finora insospettabili.
Io una modesta proposta per una squadra di tecnici incomparabilmente più competente di quella uscente ce l'avrei:
Non saprei valutarlo così, in soldoni, ma probabilmente sì.
I tecnici che stiamo per salutare, tuttavia, hanno avuto tutto il tempo di dimostrare la loro pochezza, e il destino ha voluto che il loro ultimo atto faccia assumere alla parola cialtroneria sfumature nuove e finora insospettabili.
Io una modesta proposta per una squadra di tecnici incomparabilmente più competente di quella uscente ce l'avrei:
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