mercoledì 26 agosto 2009

Il caffè di via dei Mercanti

Ci sono anime belle le quali credono che la stampa professionale non abbia più ragion d'essere, atteso che ora il web duepuntozero consente di creare le notizie dal basso senza il filtro dei perfidi editori. Costoro dovrebbero riflettere sul fatto che ad agosto, quando i quotidiani si riempiono di puttanate, le reti sociali sono altrettanto piene di puttanate, perlopiù le medesime proposte dalla stampa "vera".
Tra queste spicca, almeno per me, la polemica che più estiva non si potrebbe sugli scontrini dei bar milanesi: credo sappiate tutti benissimo di che si tratta, ma metto un link e un'immagine giusto perché tra due giorni nessuno si ricorderà più di questa cazzata.
La questione è questa: sembra che ci siano dei bar che a seconda dell'aspetto ti fanno pagare più (se sembri un turista) o meno (se sembri un impiegato milanese): e ciò è fonte di grande scandalo.
Allora: la prima cosa è di capire se il bar ha caricato indebitamente il "turista" e fatto il prezzo di listino al "milanese", o al contrario ha applicato al "turista" il prezzo pieno e ridotto arbitrariamente il medesimo al "milanese". Poc'anzi sono andato in via dei Mercanti (che da qui non è un gran viaggio) e mi sono guardato il listino dei prezzi: cosa tutt'altro che difficile, dato che sta esposto lì fuori ed è grande come un letto a due piazze, o poco meno. Mi sono così accertato che effettivamente il panino che costa meno viene via a sei euri, e la bottiglietta d'acqua a tre euri e mezzo.
Prezzi pazzeschi (più il secondo che che il primo): ma o decidiamo di richiamare in carica Ferrer e il vicario di provvisione, o accettiamo il fatto che siamo in un'economia di libero mercato. Vi sembra scandaloso chiedere tre euri e mezzo per mezzo litro d'acqua? A me sembra più scandaloso spendere una milionata di vecchie lire per un telefonino che fa anche il computer ma su cui non puoi mettere i programmi che ti pare: ognuno ha le sue manie, e il mondo è bello perché vario.
Sta di fatto che a cinquanta metri da quel bar c'è una fontanella di acqua fresca e gratuita, e che se uno ha bisogno di un telefono che si limiti a telefonare, ce n'è in giro a venti euri, e funzionano benissimo; se poi vuoi fare il figo con gli amici, o sederti a rinfrescarti sotto uno dei più antichi monumenti della città, libero di farlo, ma non lamentarti.
Quindi: lo scontrino caro è corretto; e questo è un punto fondamentale, dacché il gestore sarebbe un vero furfante, se mettesse in vendita un panino a cinque euri e poi per isbaglio ne battesse sei.
Resta il fatto che al "milanese" i prezzi sono stati dimezzati. Ciò deve scandalizzarci? Io non sono minimamente turbato.
Il fatto è che nei bar dove vado a ristorarmi tra la fine del lavoro e l'ora di cena, io pago sempre meno del prezzo di listino: ed è una cosa del tutto naturale.
Quando entro per la prima volta in un nuovo bar e decido che quel posto diventerà il mio posto per l'aperitivo (succederà una volta ogni cinque anni, suppergiù): in quel momento il barista ha vinto un terno secco al lotto: perché si è assicurato una fonte sicura, continuativa e abbondante di guadagni rappresentati dallo smodato numero di consumazioni che di lì in poi verranno ordinate da me e quei pochi amici con cui mi accompagno. Ed è del tutto naturale che il gestore, dopo aver acceso un cero a San Medardo, protettore dei baristi, cerchi di ingraziarsi tale manna dal cielo proponendo a me e ai miei accoliti condizioni di favore: è il commercio, nulla più.
Conta qualcosa il fatto che "il mio barista" mi conosca benissimo e mi chiami la mattina di Natale per farmi gli auguri, mentre il gestore di Via Mercanti non conosca l'avventore bensì lo fiuti dall'aspetto? No, non conta per nulla. Sarebbe inammissibile se l'impiegato dell'anagrafe potesse decidere autonomamente se fare lo sconto sui bolli per la carta d'identità, o se il vigile potesse fare lo sconto sulla contravvenzione alle belle figliole; ma il barista, se decide di far pagare meno, ci mette solo e unicamente del suo: perché è un commerciante, non un sovkhozniko: e finché non truffa il prossimo caricando consumazioni farlocche o mettendo il dito sul piatto della bilancia, è libero di far ciò che più gli aggrada.

Aggiornamento: tanto per dare alla comunità un servizio degno di questo nome, ho fatto anche due foto ai listini: giusto per capire quanto sono visibili anche ad un presbite miope ed astigmatico. Le foto fanno schifo, ma io il telefonino ce l'ho per telefonare...


15 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido. Ho dovuto cercare il significato di sovkhozniko, il che mi ha fatto sentire un po' un turista della cultura, ma condivido lo stesso.

m.fisk ha detto...

Vedo peraltro che secondo il Grande Oracolo di Mountain View l'unico "sovkhozniko" scritto in tutto il mondo è il mio, il che mi fa pensare che il turista (in questo senso) sia da questa parte dello schermo

Anonimo ha detto...

Un episodio a margine, di un decennio fa. In un mercato di Firenze, Borgo San Lorenzo, vidi una borsa che mi sarebbe piaciuta molto. Il prezzo era esorbitante, però. La tastai un po', sapendo che non l'avrei mai comprata, a quel prezzo. Il commerciante si avvicinò e mi disse: "Il prezzo è la metà di quello indicato". E come mai? chiesi io. "Quello è il prezzo per gli stranieri", mi disse lui. Non so, non ci trovai niente di malsano in quell'atteggiamento. Forse mi sbagliavo. E comunque non comprai la borsa: che anche la metà erano tantissimi soldi.

m.fisk ha detto...

Però adesso puoi permettertela, con tutti i soldi che stai risparmiando per il tonno!

spider ha detto...

La cosa che mi ha incuriosito di più è il fatto dello scontrino. A me capita più spesso che se entro in un bar in cui non sono mai stato mi facciano lo scontrino, se invece ci torno più volte smettano. Mi ero fatto l'idea che quando vedono qualcuno nuovo abbiano timore di qualche finanziere in borghese, cosa che mi pareva pure plausibile, invece a leggere l'articolo sembra il contrario.

m.fisk ha detto...

Io vedo che da ultimo lo scontrino, specia a Milano, viene emesso con impressionante frequenza.
Persino nei due bar che frequento nel primadi cena, dove conoscono di me vita, morte e miracoli, entrembi i tenutari non mancano mai di battermelo quando vado a pagare.
Probabilmente ci sarà una spiegazione razionale, se un tempo lo scontrino era merce rara ed ora invece comunissima: ma per comprenderla bisognerebbe la spiegasse chi ne sa più di me.

spider ha detto...

Te la spiego io: è colpa (merito) degli studi di settore. Ho un amico con una gelateria che giusto l'altro giorno si lamentava del fatto che gli studi di settore erano tarati male, studiato a bischero, perché se non batte tutti gli scontrini non ci rientra e risulta non congruo.
Avrei voluto sputargli, ma è un amico sicché mi sono limitato a un "io fatturo tutto per principio". ;-)

m.fisk ha detto...

(ho aggiunto le fotine, per gradire)

m.fisk ha detto...

Quindi gli studi di settore funzionano? Sarebbe una splendida notizia.

Ipazia Sognatrice ha detto...

Sarà perché a me i bar non hanno mai fatto sconti, neanche quelli che ho eletto negli anni, a luogo di ristoro fisso. Sarà perché sono una rompicoglioni (e forse è per questo che non mi fanno sconti...). Però non sono d'accordo. Allora, potremmo dire che il 'listino prezzi' è una truffa, un ricarico regolarizzato. Dato che il barista deve guadagnarci anche con gli 'amici' se no non tira avanti, lui espone sul listino un prezzo folle prima, e poi si fa la sua lista mentale di clienti a cui va applicato lo sconto? Mandando a quel paese tutti gli studi di settore sull'inflazione, che si basano sul prezzo di listino?

rectoscopy ha detto...

formalmente hai senz'altro ragione.
però, nella sostanza, il comportamento è comunque scandaloso. il fatto che nel listino ci siano prezzi astronomici (da applicare al malcapitato di turno) mi sembra nient'altro che un escamotage per applicare rincari a discrezione.

per inciso non sono sicuro che viviamo in un libero mercato: una volta esistevano le licenze. io commerciante ricevo una licenza (e quindi sono abbastanza sicuro che non subirò una concorrenza spietata) però mi impegno a fornire un servizio "pubblico" e universale. in altre parole tratto tutti allo stesso modo.
ora che le licenze non ci sono più, questo ragionamento viene a cadere? boh, non ne so abbastanza :)

Anonimo ha detto...

Un po' come i prezzi delle stanze in albergo indicati all'interno delle stanze stesse.

Comunque, il fatto di dichiarare un prezzo ufficiale di caso peggiore, per poi avere la discrezionalità di applicare i prezzi (puché non superino quello ufficiale) continua a sembrarmi poco trasparente.

m.fisk ha detto...

Proprio così. In questi giorni sono stato a Lecce, a un matrimonio, e gli sposi hanno sistemato gli amici milanesi in un B&B, di cui hanno preso una decina di camere. E' ovvio che non hanno pagato il prezzo fissato sul listino, come è ovvio che quel prezzo non lo pago mai io, quando vado in giro per lavoro, né quando vado per diletto ma prenoto tramite booking.com o simili.
E allo stesso modo, nessuno mi sembra si sia finora scandalizzato per il fatto che EasyJet vende i biglietti ad un prezzo che varia di giorno in giorno, talché io a Lecce sono andato in aereo, praticamente regalato, e tornato in treno, dato che l'aereo per il ritorno costava dieci volte tanto.

Anonimo ha detto...

Anche un blasonatissimo locale veneto ha istituzionalizzato lo "sconto voce amica"... 10% di sconto agli italiani.

E' scritto anche sul menù.

m.fisk ha detto...

@Anonimo: questa cosa la commento in un post apposito.

 

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