martedì 25 maggio 2010

Un pezzetto di manovrina

Disposizioni in materia di procedure concorsuali:
- per favorire ed agevolare la composizione delle crisi d'impresa, specie in considerazione del momento di particolare congiuntura economica ancora nell'ottica di favorire e promuovere l'erogazione di nuovi finanziamenti da parte sia di intermediari bancari e finanziari sia di soci: prededuzione per i finanziamenti erogati in attuazione degli accordi (concordatari ovvero di ristrutturazione dei debiti), e per i finanziamenti-ponte concessi ed erogati dagli intermediari nella fase precedente il deposito delle domande di ammissione alla procedura di concordato preventivo;
- accordi di ristrutturazione: sospensione delle azioni esecutive e cautelari in corso anche durante le trattative decisa dal tribunale nel corso di un'udienza alla quale sono chiamati a partecipare tutti i creditori (per preservare il diritto di difesa dei creditori estranei) ;
- esonero dalla responsabilità per bancarotta per istituti introdotti dalla riforma fallimentare e nei quali opera il controllo giudiziario: concordato preventivo, accordi di ristrutturazione dei debiti e piani stragiudiziali attestati.
Nessuno, a quanto ho visto, ne ha parlato, et pour cause, in quanto si tratta di una materia molto tecnica e soprattutto che non produce alcun effetto di gettito o di risparmio di spesa.
Sta di fatto che nel documento stilato dal Tesoro riguardante la cosiddetta "manovrina" economica, all'ultimo punto si trova questo capitoletto che riguarda le procedure concorsuali. Non si capisce bene cosa ci azzecchi con il resto, ma chi per mestiere fa fallire le aziende capisce benissimo cosa significa.
Il primo punto è un via libera alle banche a rischiare di più nel tentativo di salvare aziende decotte. In pratica si dice che se un'azienda ormai bollita presenta o sta per presentare una domanda di concordato preventivo o un accordo di ristrutturazione con i debitori, e nel frattempo ha bisogno di soldi per pagare stipendi e fornitori, la banca che erogherà quei soldi avrà diritto a vederseli restituire prima degli altri.
questo potrebbe anche avere un senso logico, ma l'esperienza dimostra che fin troppo spesso è proprio in questa fase che l'imprenditore fa tutto il possibile per raschiare il fondo del barile e nascondere, in Isvizzera o sotto il materasso, soldi o preziosi. Dando alla banca che agisce per "salvare" l'impresa uno strumento mediante il quale essere pagata prima di chiunque altro (dipendenti compresi), nel 25% dei casi probabilmente si darà all'imprenditore uno strumento in più per uscire dalla crisi, ma nel 75% dei casi gli si darà in mano un'arma per farsi un gruzzoletto in nero alle spese di lavoratori (cioè dell'INPS, che si surroga a loro) e dei piccoli fornitori, destinati a rimanere a bocca vuota.
Il terzo punto poi elimina anche l'unico rischio, pur se spesso teorico, che l'imprenditore e le banche potrebbero correre. Eliminando il reato di bancarotta per gli accordi di ristrutturazione dei debiti e, soprattutto, per i piani stragiudiziali attestati, si consente all'imprenditore disonesto di salvarsi preventivamente da un reato semplicemente raccogliendo la firma di un commercialista.
Immaginiamo un'applicazione concreta di questa nuova normativa: i soggetti sono un imprenditore in crisi, una banca compiacente e un commercialista (pagato dall'imprenditore). La banca mette del denaro per creare una nuova società, l'imprenditore prende i pezzi buoni dell'azienda decotta e li trasferisce nella nuova società, mentre i pezzi cattivi (e i relativi lavoratori) restano nella vecchia società, che viene data in affitto a un pensionato il quale dopo aver versato un acconto (con soldi passatigli sottobanco dall'imprenditore) smette di pagare. Il tutto con la firma di un commercialista che attesta che il piano ha un senso.
Ecco: tutto ciò oggi fa prendere diritta la strada di San Vittore, senza passare dal via. Se quello che c'è scritto nel documento del Tesoro fosse tradotto in legge, domani sarebbe del tutto lecito.

P.S.: il documento del Tesoro, linkato sopra, lo pubblica il sito del Corriere. Repubblica non lo pubblica, ma loro sono troppo impegnati a migliorare il fatturato della 3M, quella che fabbrica i Post-it.

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