La crisi nella quale naviga il Partito Democratico è talmente nera da far ritenere improbabile che il pur caparbio e concreto Bersani possa riuscire a rischiarare anche solo lievissimamente il panorama.
Certo non lo aiutano granché i dirigenti di prima fascia, quelle persone che dovrebbero collaborare con il segretario per dare una direzione a quello che sembra un vascello alla deriva.
Ogni volta che Bersani riesce a tirar fuori una cosa sensata, ecco che l'ex-segretario-della-corrente-che-non-è-una-corrente-a-lui-avversa prende carta, calamaio e pennino e ti scrive una lettera a qualche direttore di giornale o, addirittura, agli Italiani. Provocando, nella migliore delle ipotesi, ilarità e mali di ventre. E quando non è l'Uomo delle Figurine, salta sempre fuori qualche figura di secondo o terzo piano a rompere qualche uovo, perfin sodo, nel paniere.
L'impressione che ne trae l'osservatore esterno, quello che tutti i giorni si sveglia, magari ancora al buio, per andare a guadagnarsi la giornata, è che la Direzione del partito che vorrebbe andare al Governo sia molto simile al cortile di una scuola elementare all'ora della ricreazione: chi gioca alla palla, chi salta l'elestico, chi mangiucchia la merendina e chi cerca di rubare la focaccia al compagno. Anche il livello del discorrere non è molto lontano: Giacomino rimprovera a Simone di non avergli prestato la penna azzurra settimana scorsa, ed è per questo che oggi lui ha rifiutato di dargli la gomma pane. Anzi di più: Giacomino va da Carletto e gli comunica, serio, che Simone non è più suo amico e non giocheranno mai più insieme. Poi, fortunatamente, si va alla refezione e tutti fanno pace, fino all'indomani.
Ecco: in questo quadro edificante ci mancavano un po' i due vicepresidenti. Perché la Bindi, poverella, ha il suo bel daffare a rintuzzare le provocazioni di Berlusconi, e quindi la vediamo spesso in TV. Non che il rintuzzamento sia un progetto politico articolato, ma sempre meglio di niente. Dei due vicepresidenti invece sappiamo ben poco. Anzi, io che sono un ragazzo di campagna posso ammettere con candore che la Sereni manco so che faccia abbia, mentre Scalfarotto è assai più noto, dato che tutti sanno che ha abitato a Mosca e che sta con un uomo.
Sono due qualità non comunissime, in ispecie la prima, ma aspettavamo con ansia che emergesse qualche cosa in più, che giustificasse il suo essere al secondo posto nella gerarchia del secondo partito italiano: ché altrimenti avremmo potuto pensar male, immaginandoci che fosse stato messo lì solo in quanto conoscitore del russo o, peggio, in quanto omosessuale. Pensar male, dicevo, perché non è che vi siano molte alternative: e se fosse stato scelto per il russo, ciò avrebbe gettato una luce nuova o inquietante sui rapporti tra il PD e Putin, facendoci perfin sospettare che lo scandalo del lettone di Berlusconi fosse in realtà una manovra del partito d'opposizione per screditare il premier, mentre se fosse stato scelto in quanto gay, questo significherebbe che il partito che vorrebbe esser di governo sceglie i suoi vertici a seconda di dove buttano il pisello e non per le loro capacità individuali, il che non è punto bello.
Finalmente Scalfarotto ci ha dato le soddisfazioni che ci attendevamo: ci ha messo un bel po', per far bene il lavoro, ma alla fine ha partorito un programma politico, anzi un
decalogo, dato che si tratta di un pensiero complesso, articolato in dieci punti.
Diciamolo pure: ci son cadute non solo le braccia, ma anche gambe, palle e globi oculari. Il problema principale della società italiana, secondo il secondo del secondo partito, è l'assenza dei diritti dell'amore: che è un'affermazione che ci saremmo attesi da Cicciolina, ai bei tempi in cui sedeva in Parlamento, e che ci ha fatto piacere solo perché ci ha riportato agli anni in cui eravamo più in forma di oggi, e saltavamo la cavallina senza preoccuparci dell'ufficio l'indomani. Non sto a tediarvi su quanto questa tematica sia scollata dalle preoccupazioni degli italiani: vi rimando ad
Annarella che addirittura ha fatto un disegnino.
Voglio invece esortarvi a leggere ed assaporare i punti, uno per uno, e a rimirare la pochezza elaborativa di una persona che non è un uomo della strada, non è un tifoso da bar che sciorina la sua formazione ideale e può permettersi di sbagliare virgole, congiuntifi e perfino mettere un difensore al posto d'un centrocampista.
No: Scalfarotto è la seconda carica del secondo partito italiano. Che gli piaccia o meno, è un politico; anzi deve piacergli per forza, visto che non glielo ha mica ordinato il dottore, di accettare la vicepresidenza. E un politico deve avere perlomeno il buongusto di articolare il suo pensiero correttamente, sistematizzando i concetti e usando i termini appropriati.
Quando uno scrive «Estendere la possibilità di sposarsi a tutti i cittadini», scrive una cazzata, perché tutti i cittadini hanno il diritto di sposarsi. Probabilmente Scalfarotto ha pensato fosse più arguto scrivere così piuttosto che «consentire il matrimonio tra persone del medesimo sesso», dato che lo Stato non gli consente di sposare chi vuole lui. Ma resta una cazzata, dato che l'affermazione di Scalfarotto può essere interpretata solo da chi già sappia che Scalfarotto è omosessuale (sì, lo so, continuare a ripetere "omosessuale" ammazza il ritmo dello scritto, ma se scrivessi "frocio", parola che tutti indistintamente gli omosessuali usano per definirsi ritenendola di uso riservato esclusivamente a loro, poi mi darebbero dell'OMOFOBO).
«Riconoscere per legge le prerogative dei conviventi» è una cazzata. Perché altro sono le prerogative, altro sono i diritti. Un politico dovrebbe avere le basi del lessico e del diritto: impiegare anni per tirar fuori un programma e non farlo rileggere a qualcuno che sappia la differenza tra
prerogative e diritti mostra tutta la pochezza dell'uomo.
L'«Approvazione di una legge sull’omogenitorialità» è uno dei pochi punti sensati. Io personalmente sono ferocemente contrario, ma perlomeno è un punto sul quale si può essere favorevoli o contrari senza mettersi a ridere. Puccioso peraltro il commento, laddove lo Scalfarotto crede che «questa è una di quelle leggi che un paese civile dovrebbe approvare in poche ore all’unanimità», dimostrando di avere una conoscenza dell'Italia e del mondo, come dire, vaga.
L'«estensione della legge Mancino all’omofobia e alla transfobia», oltre che farmi imparare una parola nuova, ha il vantaggio di superare l'orrenda proposta a suo tempo presentata dalla Concia. Mi preoccupa perché il mondo è pieno di deficienti che pensano che essere, putacaso, contro l'omogenitorialità sia la medesima cosa dell'essere omofobo, e quindi già vedo daventi a me lo spettro della galera, ma comunque ho fiducia nella magistratura, come Berlusconi.
Terminano qui i punti scalfarottiani che hanno un certo senso. Ora iniziano quelli dadaisti.
«Sradicare il bullismo dalle scuole». Trovatemi un partito politico che abbia nel programma l'affermazione di una cultura del bullismo nelle scuole, e vi pago una cena. Ma non è tanto questo il punto surreale, quanto che per I.S. il bullismo si eserciti solo sui giovani omosessuali. Chiunque abbia un figlio che va a scuola sa come stanno le cose; Scalfarotto no, e questo forse spiega il punto, che è stato inserito per dimostrare quanto sia necessaria la legge sull'omogenitorialità. O forse Scalfarotto riesce ad interpretare il mondo solo attraverso le lenti del suo essere e del suo vissuto, senza riuscire a fare (o meglio: senza provarsi a fare) uno sforzo di generalizzazione. Il che, per il secondo del secondo, non è proprio una bel modo di presentarsi.
«Riassegnazione anagrafica alle persone transessuali senza necessità dell’intervento chirurgico». Potremmo anche arrivare al sesso stagionale: quest'autunno-inverno va la donna, ma per la primavera-estate si prevede che torni di moda il maschio.
«Sviluppare una seria cultura contro le discriminazioni sui luoghi di lavoro». Forse Scalfarotto è stato anche in Giappone, dove prima dell'inizio del lavoro si fanno le adunate d'indottrinamento. Perché, essendo il secondo del secondo, certo sa che le leggi contro la discriminazione ci sono già: il problema sono le mentalità, non le leggi. Ma compito dello Stato è fare le leggi, non cambiare le menti. A quello pensano le chiese, non gli Stati. O perlomeno non gli stati democratici.
«Numero minimo di consiglieri d’amministrazione donne nelle aziende quotate in Borsa»: una solenne minchiata. A parte il fatto che non si vede perché riservare posti alle donne dimenticandosi di omosessuali, transessuali, negri, ebrei, obesi, ipovedenti e diabetici, resta il fatto che i componenti dei CdA sono nominati, liberamente, dalle assemblee degli azionisti. Non siamo al tempo dei Soviet, e le aziende, per quanto quotate, sono degli azionisti, non dello Stato, che non si deve impipare di cose che non gli debbono interessare.
«Riservare un periodo di astensione esclusiva dal lavoro per i padri». Un'altra di quelle cose che stanno a metà tra il dirigismo e la teocrazia, come si evince bene dalla spiega: "in questo modo il padre è effettivamente costretto a spupazzarsi il pargoletto e a diventare genitore con pari responsabilità".
Costretto, già. E le frustate se non cambia bene i pannolini, a quando?
«Riaffermare la laicità dello stato con norme che ribadiscano la sua neutralità rispetto a tutte le religioni». Punto nobile, di antica tradizione. Scalfrotto deve averlo messo per arrivare a dieci, dato che fa a pugni con la sua concezione di teocrazia illuminata.
Questo il quadro della proposta. Da ridere, più che da piangere. Poi c'è la reazione dello Scalfarotto, che dopo aver pubblicato al cosa su
Friendfeed ha incontrato taluno che, abbastanza pacatamente, gli ha detto che alcune cose non lo convincevano. Il problema è che Scalfarotto non si è nemmeno provato ad argomentare, non ha accettato il contradditorio, non ha accettato il fatto che possa esserci qualcuno che la pensa in modo diverso da lui: e nemmeno su tutti i punti, come me, ma perfino su uno solo.
Lo sviluppo della discussione è lì, da leggere. Ed è uno sviluppo che non dà certo l'impressione di un politico navigato, capace di difendere le proprie tesi. Speriamo non vada in televisione, che ne verrebbe fuori una ben magra figura per lui e per il suo povero partito.