lunedì 12 settembre 2011

Un Grande Paese Moderno

Molti di noi pensano di vivere in un Paese grande e moderno, che certo ha il suo bel po' di problemi ma che in fondo dopo un lunghissimo dopoguerra è riuscito a scrollarsi di dosso, quasi ovunque: la polvere dei campetti dell'oratorio, le vedove nerovestite vita natural durante, le maghe guaritrici, i padri padroni.
Anche nel campo della morale privata sembra che il nostro sia ormai un Paese assai diverso da quello rappresentato da quella provincia trevigiana o maceratese nella quale tutto si può fare con chiunque, purché nessuno lo possa mai venire a sapere: oggi abbiamo i sexy shop, vediamo in TV signore poco vestite anche all'ora di colazione e se vogliamo vedere qualcosa di più ci abbiamo la internet, con autorevoli siti quali www.repubblica.it o www.lastampa.it che ci offrono quotidianamente tante immagini tra le quali scegliere quella migliore per la sega giornaliera.

Bello vivere in un Grande Paese Moderno, vero? E infatti ce la raccontiamo, comperiamo i preservativi e i lubrificanti all'Esselunga e in altre catene ci sono perfino i gel stimolanti e gli anelli vibratori. Siamo, insomma, un Paese libero dopo duemila anni di repressione sessuofobica, nel corso dei quali l'unico motivo lecito per fare del buon sesso, perfino con il proprio coniuge, era quello di riprodursi.
Poi arriva un giorno nel quale succede qualcosa di diverso. Drammatico, bizzarro e soprattutto diverso dal solito: un signore, un serio professionista, nel corso di un gioco erotico ammazza una povera ragazza e ne manda in fin di vita un'altra. Cose che succedono: non dovrebbero succedere ma fanno parte della vita, come gli incidenti in autostrada.
Ed ecco che per giorni e giorni i quotidiani ci sfracellano i marroni con nodi, corde, pesi, comunità, patricolari. Sedicenti maestri di pensiero ci spiegano che le corde sono una metafora della precarietà della vita, e i nodi una reazione alla mancanza di autostima. Giornalisti precari si compiacciono di mostrare la banalità della perversione, affiancando manette e Monopoli in un pastone che non serve a nulla, salvo pubblicizzare un paio di circoli ARCI e soprattutto épater le bourgeois rassicurandolo allo stesso tempo: facendogli ventilare davanti al naso una vita meno di merda di quella noia mortale che conduce, ma consolandolo allo stesso tempo con il prezzo che potrebbe pagare qualora mollasse la moglie di cui è arcistufo o il marito che russa da trent'anni.
In ciascuno degli articoli che parlano di bondage, shibari, soffocamento e compagnia cantante si sente, fortissimo, l'odore di chiuso della sagrestia, l'aroma dell'incenso e il profumo dozzinale di motel sulla statale, confortevole e riservato.
Sono articoli che hanno lo stesso coefficiente di modernità delle pubblicità che scorrevano al cinema, con le diapositive.

1 commento:

home ha detto...

santo subito ! (posso dire?)

 

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