Ora che sembra definitivamente tramontata la candidatura di quel patto di genere che da qualche mese si compatta ogni volta che c’è da schierarsi in nome delle donne, una vera e propria mobilitazione che, al di là dei frutti è stata la prima prova generale di democrazia e trasparenza della Rete; ora che la goccia ha portato la luce nelle oscure caverne delle nomine e delle spartizioni politiche; ora che la candidatura ha chiarito la profondità dell’enorme desiderio di partecipazione e ha delineato il profilo di un’idea diversa e più piena di cittadinanza, ci resta una domanda.
Quanto ci vorrà perché la Mandria della Rete dimentichi che non appena si abbandonano schermo e tastiera, e si scende dal prestinaio, le opinioni e le petizioni scambiate su Internet hanno sulla nostra società l'effetto di un rimedio omeopatico a trenta diluizioni?
Sarà stata sufficiente questa scoppola per obbligare a una sana resipiscenza quelli che ancora pensano che con Twitter si scalzino i governi e si ricostruiscano le case abbattute?
Probabilmente no. Oggi, se ben comprendo come gira il fumo, è la giornata di #save194, altra solenne puttanata che, montando dal nulla un caso inesistente, farà sì che domani tutti coloro che hanno twittato quegli otto caratteri possano sentirsi un po' salvatori della patria, rafforzando la loro convinzione di contare qualcosa più di zero.
Il candidato analizzi la fotografia e dimostri come e qualmente il vero problema che tiene lontani gli investitori stranieri dall'Italia è quel cazzo di articolo 18, che se non ci fosse quello arriverebbero tutti a frotte a mettere palettate di soldi nelle infrastrutture del nostro bello e sano Paese, cosa che adesso gli stranieri non fanno perché è difficile licenziare quei fannulloni di lavoratori una volta che te li sei presi in carico.
Sul web in un mese e mezzo ha ricevuto oltre 1200 preferenze. Nello stallo delle nomine del Cda Rai, Lorella Zanardo sembra quella che meglio riesce a muovere le acque. Una corpo a corpo web e tv in cui il web si fa terreno di aggregazione e arma di cambiamento.
non dimentichiamo che la Rete è fatta di persone, è un meccanismo che oggi risponde alle nomine Rai. E che potrebbe diventare sistema dinamico rispetto a qualsiasi carica pubblica
Intorno a lei sta nascendo una vera e propria mobilitazione che, al di là dei frutti (la nomina al cdA Rai), è la prima prova generale di democrazia e trasparenza della Rete
Il nome più cinguettato e bloggato è stato appunto quello di Zanardo. Con tanto di hashtag: #zanardoinrai, creato da Marina Terragni sul suo blog Maschile/Femminile intitolava “Cda Rai: io sostengo Lorella”, dopo l’articolo in cui Paolo Conti sul Corriere analizzava i candidati dai partiti (e non).
E contemporaneamente rilanciato dai blog di Loredana Lipperini, Giovanna Cosenza, Giorgia Vezzoli in quel “patto di genere” che da qualche mese si compatta ogni volta che c’è da schierarsi in nome delle donne.
in effetti il “caso Zanardo” più che “femminile” è una goccia destinata a portare luce nelle oscure caverne delle nomine e delle spartizioni politiche
Un riconoscimento “dal basso” che la considera figura interessante perché abbraccia diversi ambiti». Il tam tam del movimento ha portato Zanardo fuori dalla Rete. Una notizia “dal basso”. Ripresa dal Corriere e dal Fatto.
Sul blog al femminile del Corriere della Sera una gentile signora ci racconta con toni pacati e obiettivi l'enorme ed epocale successo di una campagna lanciata dalla femministra del Corriere della Sera nel magazine del Corriere della Sera.
Di questi tempi lo sport preferito dei giornali è diventato il procurare allarmismo e terrore. Non che non ci sia qualche ragione di stare preoccupati, ma nelle cose la misura è pur sempre importante, e oramai la stiamo perdendo insieme al suo senso.
Anche perché in Italia ci sono 60 milioni di commissari tecnici, ma non (o non ancora) altrettanti economisti: e pertanto la ggente, quella che una volta leggeva al bar la rosea Gazzetta e oggi sfoglia le pagine economiche dell'altro quotidiano di analogo colore(1) è costretta a bersi le opinioni dei commentatori senza aver la possibilità di distinguere le cazzate dalla verità.
E' esattamente l'atteggiamento della conduttora(2) di Uno Mattina, che si rivolge all'economisto(2) con il timore reverenziale che i comuni mortali hanno verso il Papo(2).
Il problema purtroppo sta nel manico, perché andare a chiedere a Seminerio un parere obiettivo è come andare a chiedere a me una critica costruttiva degli articoli della 27esima ora. Seminerio fa il suo gioco, e trova anche tanti personi(2)(3) che lo ascoltano e lo citano, e magari gli fanno guadagnare anche dei denari.
La cosa potrebbe essere dimostrata in due parole, segnalando semplicemente che Seminerio scrive anche sul Fatto Quotidiano. Ma sembrerebbe un argomento ad hominem; quindi proviamo ad analizzare un suo articolo per scoprire dove il catastrofista bara maldestramente.
Prendiamo un post breve breve, scritto per ribadire la tesi che le banche italiane devono essere ricapitalizzate (con il sottinteso che non ci sono soldi e quindi moriremo tutti).
Quali le premesse logiche che conducono alla tesi?
A) le banche hanno usato i soldi della BCE per comprare titoli di Stato; ma i titoli di Stato soffrono del rischio paese italiano e quindi le banche italiane sono a rischio.
B) il ROE delle banche è molto inferiore al ROE medio delle altre banche europee (un 4,3% contro un 9%).
Sono due sciocchezze, per non dir peggio.
Le banche italiane hanno preso soldi dalla BCE, certo, e hanno comperato titoli di Stato. I titoli di Stato sono l'investimento meno rischioso che avrebbero potuto porre in essere, dal momento che qualunque impiego a un soggetto privato avrebbe sommato al rischio Paese (il rischio che l'Italia vada a rotoli) il rischio di credito (il rischio che l'azienda prenditrice vada a rotoli). Il fatto che le banche abbiano comperato titoli di Stato, quindi, non ha nulla a che fare con la necessità di ricapitalizzazione, anzi! Se, come dice Seminario, non certo io, l'85% del patrimonio delle banche è in titoli pubblici, questo significa che quel patrimonio è molto più solido (e non meno solido) che se fosse costituito da crediti verso clientela o verso banche, o addirittura da attivi in derivati o roba simile, estremamente volatile.
Per quanto riguarda il discorso del ROE, è questo un indice che ha al numeratore l'utile dell'impresa, e al denominatore il patrimonio. "Ricapitalizzare" vuol dire "incrementare il capitale", il che significa aumentare il denominatore: pertanto quando si ricapitalizza un'impresa il ROE diminuisce.
Prendendo in esame il solo ROE, quindi, le banche italiane risulterebbero capitalizzate il doppio rispetto a quelle europee: e ciò dimostra che il ROE è l'ultimo degli indicatori che dovrebbero essere presi in considerazione per decidere se un'impresa sia o meno da ricapitalizzare.
(1) che, detto fra noi, io ho sempre pensato che il Sole fosse giallo e non rosa, ma io sono daltonico
(2) questo blog non vuole mai più essere sessista e quindi si impegna a non usare generismi maschilisti nella lingua
(3) i personi che si bevono Seminerio sono perlopiù maschi, cosa normale in quanto come noto i maschi sono più scemi delle femmine
Dopo lo scarso successo ottenuto con Quintarelli, il Popolo della Rete(tm) ora prova a mandare Lorella Zanardo nel cda della RAI. C'è addirittura un hashtag su twitter! #zanardoinrai che, ahinoi, non è ancora in cima alla lista ma certo lo diverrà presto.
Lavoriamo tutti insieme per ottenere questo importante risultato, perché gli italiani non chiedono solo intrattenimento con donne nude, ma programmi per imparare e che facciano divulgazione.
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E se poi, malauguratamente, anche la Zanardo non dovesse andare al CDA della RAI, sarà la prova del complotto dei soliti poteri forti che da una parte c’è la società civile, dall’altra la politica che continua a proporre nomi non condivisi dai cittadini.
Perché se non twitti, non pollicisù e non piùuni, che razza di cittadino sei?
Loretta Napoleoni è una di quelle figure che vanno di moda oggi: una persona che ha prodotto dei lavori molto importanti su uno specifico tema (nello specifico, il riciclaggio), e che in forza di ciò è divenuta una sorta di guru dell'economia, interrogabile su tutto e da tutti; i quali tutti spesso dimenticano che abita a Londra e non a Delfi.
Qui sotto c'è il video di un'intervista rilasciata a Vloganza (un'altra storia un po' triste e un po' allegra, ma non divaghiamo) dove la nota economista spiega -alla vigilia della caduta del governo Berlusconi- che l'Italia avrebbe dovuto uscire dall'Euro e dichiarare default. si tratta di una tesi nota, propalata anche da gianrobertogrillo(tm), al quale la Napoleoni non a caso ha dimostrato d'esser assai vicina, specie a seguito del successo di M5S a Parma.
Qui invece c'è un ingegnere che spiega, con parole comprensibili perfino a un grillino, perché il default pilotato e la svalutazione competitiva siano immense cazzate.
E voi a chi credete: all'economista o all'ingegnere?
Un prete ci spiega che la Bibbia è all'origine dell'odio dei maschi contro le femmine, e che dove la Bibbia si legge meno l'odio dei maschi contro le femmine è maggiore.*
«Come si spiega l’odio di genere? Non ha altra origine di quella giudeocristiana, da quando Eva è la colpevole del peccato originale, ha la colpa di aver messo il male nel mondo… Sono uomini quelli che hanno scritto la Bibbia, sono uomini quelli che la interpretano… In tutto il mondo cristiano c’è questo pregiudizio contro la donna. In luoghi di maggiori istruzione e cultura come Europa e Stati Uniti, le vessazioni e gli insulti alle donne non sono consentiti. Ma in luoghi in cui si legge poco, la Bibbia si legge meno, i pregiudizi ecclesiastici hanno permeato la società… La maggior parte dei feminicidas sono cattolici, molto devoti alla Vergine di Guadalupe…»
Oggi il blog del Partito Democratico pubblica una galleria di immagini che dovrebbero ritrarre una secondaria esponente dello schieramento a loro avverso mentre fa la spesa con la scorta.
Solo che la scorta scorta, e la secondaria esponente fa la spesa, a differenza di quello che era successo qualche giorno fa con una delle principali esponenti dello schieramento a loro converso, allorquando la scorta spesava (il che è leggermente più grave, ma non per l'abuso del pubblico agente, bensì per il fatto che questi, mano al carrello, potrebbe aver difficoltà nell'estrazione del ferro qualora necessario).
Tutto ciò dimostra una sola cosa: che il blog del Partito Democratico sta somigliando sempre più all'Agenzia Stefani.
Oggi la 27esima ora pubblica un post un po' diverso dal solito. Parla del "primo distributore automatico di sex toys", e (e in ciò è diverso dal solito) non ne denuncia il maschinismo sciovinista che tende a rendere la donna succuba dell'appetito del maschio violento; la Zangarini, che firma il pezzo, sembra quasi complice e divertita.
Il post in sé non è malaccio: c'è persino la domanda finale, che per l'occasione non è la solita e voi che ne pensate? bensì E voi che fate: comprate o state sulla porta?: segno di una certa applicazione dell'autrice.
Si fosse trattato d'altro si sarebbe sentito l'odore della marchetta, ma in questo caso, dato il tipo di oggetti venduti, non lo credo (benché l'indirizzo del punto vendita sia ben evidenziato).
E allora, mi direte? Anche questa volta riesci a fare le pulci alla tua rubrica preferita?.
Ebbene, sì.
PErché, vedete, quello stesso medesimo distributore io l'ho già visto. E' da almeno tre anni che c'è, con la stessa tendina, nel cortile del benzinaio dietro casa mia; e ci ho anche fatto degli acquisti. Quindi la 27esima ora arriva, per dir così, un po' in ritardo. Sarà l'effetto dei preservativi.
Le stesse persone che ci hanno stracciato i coglioni per giorni, per il fatto che il Parlamento non aveva mandato un amichetto loro, di estrazione tecnica, a lavorare per un'autorità di controllo e garanzia, ora sembrano contente che il Governo mandi una signora che da trent'anni vigila le Banche a presiedere il Consiglio d'Amministrazione della maggiore azienda culturale del Paese.
Il candidato attribuisca il giusto peso ai seguenti fattori di mitigazione:
- Quintarelli era un blogger, mentre non ci erano blogger candidati alla RAI;
- l'AGCOM si deve occupare di Internet (insieme a una valanga di peraltro altre cose), mentre la RAI no, e quindi l'AGCOM è infinitamente più importante;
- le nomine all'AGCOM le ha fatte il Parlamento e quindi i partiti, sui quali è facile sparare con l'archibugio a sale, mentre le nomine alla RAI le ha fatte Monti, che non è così impallinabile;
- la RAI è pur sempre un'azienda che può dare lavoro a qualche giornalisto o giornalista in momentanea difficoltà, quindi meglio stare un po' schiacciati.
Ad esempio perché chi non lo fa rischia di bersi qualunque puttanata ecologista: la biowashball, le coccinelle per le onde del telefonino, l'auto ad aria compressa.
Specie se un giornale a tiratura nazionale ci monta sopra tutto una marchetta servizio.
Dunque, amici della internet, mi sono un po' stufato di lavorare in banca.
COme ben sapete, le Assicurazioni Generali in questi giorni stanno passando dei momenti un po' difficili, e avrebbero bisogno di un nuovo amministratore delegato, che sia veramente competente della materia.
Orbene, io ho:
- un'assicurazione sulla casa;
- un'assicurazione sulla macchina;
- un'assicurazione malattia;
- un'assicurazione sugli infortuni.
E' quindi chiaro che sono molto esperto del mondo delle assicurazioni, e pertanto ho mandato un curriculum. Confido che tutti voi mandiate una mail a Trieste supportando la mia candidatura.
Oggi il blog del Corriere, non quello del 27 bensì quello del 28, pubblica la lettera di un giovine 26enne che ha preso una laurea in Economia e Gestione dei Beni artistici e culturali discutendo una tesi sul Web FundRaising, e ciononostante fatica a trovar lavoro.
(i più smaliziati noteranno che il titolo del post -non questo, quello del Corriere- è stato cambiato in corsa. Forse forse la stessa redattrice è meno naive di quanto si potesse pensare)
Quando avevo tredici anni, l'età che oggi ha mio figlio, capitava che mio padre mi chiedesse di andargli a prendere le sigarette: io andavo e mi tenevo il resto. Ho iniziato a fumare passati i trent'anni.
Oggi se ho voglia di fumare e ho finito le sigarette non posso certo mandare Nichita a prenderle, dato che ciò è severamente proibito.
Fin da quando avevo sei anni mio nonno mi metteva un po' di vino nell'acqua, a tavola; e a tredici anni avevo già preso un bel paio di sbronze. Il vino ce lo avevamo in cantina e quindi mio padre non mi mandava a prenderlo, ma qualche volta in preparazione di una qualche serata mi mandava da Galli a prendere una bottiglia di wiskey o di gin per il Negroni. Bevo tuttora smodatamente rispetto agli standard, ma i miei esami del sangue possono essere incorniciati: e rammento con un certo divertimento quanto io e i miei amici, seduti a quel baretto di Milopotamos, ci divertissimo a prendere per il culo quegli svedesoni che si sfondavano metodicamente e che alle tre del pomeriggio rischiavano concretamente di affogare in un palmo d'acqua, qualora fossero caduti in mare inciampando sugli scogli.
Oggi se mettendo tavola mi accorgo di aver finito il vino non posso certo mandare mio figlio a prenderlo, dato che ciò è severamente proibito.
Qualche giorno fa dalla cantina di un amico è venuta fuori qualche cassa di libri. Tra questi c'era un manuale di educazione sessuale per adolescenti: l'edizione italiana di un tomo probabilmente olandese edito nel 1979, vale a dire quando io avevo più o meno l'età che Nichita ha oggi. Sfogliandolo, a un certo punto ho trovato una fotografia di due ragazzine, appena appena puberi, nude, che guardavano l'una il corpo dell'altra. C'erano i pubi che si stavano ricoprendo dei primi peli e le tettine che spuntavano: una delle due le aveva appena appena pronunciate, quasi solo i capezzoli ingrossati, mentre l'altra aveva qualche accenno di rotondità in più.
Si tratta di una fotografia che ho esaminato a lungo perché mi ha molto turbato: e non già per l'istinto pedofilo che è in me (tutti i maschi hanno un istinto da pedofili, da violentatori seriali o da entrambi, come ci insegnano quotidianamente le signore della ventisettesima ora), bensì per il sapore di madeleine che vi ho trovato. Quell'immagine mi ha rituffato in un'infanzia nella quale certe cose erano irraggiungibili (quanti anni sarebbero passati, prima che vedessi dal vivo quei pubi e quei seni!), ma non proibite bensì parte del nostro percorso di cresita: vedendo quelle immagini, toccando quei pacchetti di sigarette, assaporando il gusto acidulo del Barbera, diventavamo grandi senza accorgercene.
Oggi avere in casa quel libro mi potrebbe costare una condanna fino a tre anni di reclusione, e una multa non inferiore a € 1.549. E se fossi così stupido da pubblicare su questo blog quella fotografia, anche ripassata attraverso un qualche filtro grafico, rischierei una condanna da uno a cinque anni, e una multa fino a 50.000 euri. Non parliamo dell'editore, per il quale la pena sarebbe severa: la reclusione da sei a dodici anni.
Certo, il mondo di oggi è molto migliore di quello di ieri. Grazie a queste proibizioni non ci sono più giovani che fumano, il vizio dell'alcool è stato debellato e le donne possono passeggiare tranquillamente la sera sapendo che nessuno mai pensarebbe a violentarle. La costruzione dell'identità sessuale e di genere nei giovani è un percorso sereno e senza traumi, tanto che gli psicologi dell'età evolutiva sono orami un pallido ricordo di quell'era, triste e cupa, nella quale la mia generazione è cresciuta.
Insomma: abbiamo abdicato alla nostra libertà, ma ne valeva la pena per far crescere i nostri figli in un ambiente più sano e senza rischi.
Siete d'accordo, vero?
Che se proprio voleste sapere cosa ne penso della visita del Papa a Milano, ve lo racconto in due parole.
Ieri sera sono tornato a casa, come al solito, dopo una dura giornata di lavoro. Piazza Fontana era bloccata e transennata, e proprio mentre cercavo un varco è passata la papamobile, il che mi ha dato occasione di scattare la pregevole fotografia che vi ammannisco.
Essendo fisicamente impossibile passare da Piazza del Duomo, ho quindi dovuto ripiegare sulle viuzze dietro l'Arcivescovado, girare attorno a Piazza Diaz e arrivare in Corso Magenta da Santa Maria Fulcorina, laddove per solito percorro via Mercanti, Via Dante e via Giulini in contromano per arrivare in piazzale Cadorna e da lì prendere via Boccaccio. Sono quindi stato costretto a mutare le mie abitudini inveterate, il che ha pesantemente influito sul mio umore, costringendomi a consumare poco più tardi una birra, un mojito e un tampico-gin, laddove per solito mi sarei accontentato di birra e tampico soli.
Stamane poi ho preso la macchina per venire in montagna, nel ridente paesino dal bar dal cui tavolino sto scrivendo, e dato che il Papa ha avuto la bella pensata di passare proprio sotto casa mia, ho dovuto girare come un pirla per un tre quarti d'ora buoni prima di trovare il modo di arrivare all'autostrada. Certo, se avessi chiesto a uno dei vigili quello mi avrebbe detto come fare, ma dato che la mia religione mi impedisce di chiedere indicazioni ai vigili ho girato come un pirla, per scoprire solo alla fine della gimcana che sarebbe stato sufficiente che una volta imboccata via Osoppo prendessi la terza a destra invece che la seconda. Ma, certo, costringere la gente a chiedere ai vigili dov'è il varco è un'imposizione illiberale da parte della Chiesa e del Vaticano.
Il paesino nel quale ora sono conta circa quattrocento anime residenti. Sono abbastanza certo che nessun Papa (come pure nessun Presidente degli Stati Uniti, e nessun vincitore di Grammy Awards) verrà mai qui in visita ufficiale.
E credo per certo che tra una ventina o trentina d'anni il successore dell'attuale Pontefice verrà a Milano nuovamente, e io potrei rischiare di perdere mezz'ora nel traffico a cercare un varco tra le transenne: una prospettiva che mi sconvolge dato che si tratta di un vero e proprio attentato ai miei diritti civili di cittadino.
Quindi penso proprio che prenderò la residenza qui, nel paesino. Che fra l'altro offre dimolti svaghi, come si può vedere dalla foto che pure ammanisco, la quale dimostra che i paesini non hanno nulla da invidiare a una grande città. Di fronte a questa prova, solo un pirla resterebbe a vivere a Milano, sapendo che fra trent'anni potrebbe tornare un altro Papa.
Le persone che mi sono vicine stranamente mi stimano e chiedono spesso la mia opinione: "credi che domani pioverà?"; "secondo te, la Franzoni è colpevole?"; "farei meglio a disinvestire dall'azionario?"; "nell'amatriciana ci vuole la cipolla?"
Quasi sempre io, che non sono un meteorologo, non ho letto gli atti processuali e non riesco a gestire il mio rosso in banca, rispondo che non ne so abbastanza; e proprio per questo piuttosto che parlare a vanvera così, per sport, preferisco non dire nulla.
Raramente, invece, conosco l'argomento; o cerco di usare, quando possibile, un po' di sano buonsenso. Come vorrei far qui.
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