Ieri sera sono stato a cena con Beppino Englaro: in effetti abbiamo parlato poco, perché non eravamo vicini e perché non è un signore che parli molto; e non abbiamo comunque parlato della vicenda che tutti conoscono che lo ha reso, malgré soi, un simbolo delle battaglie per la laicità.
Tornando a casa mi dicevo che c'è qualcosa che mi è rimasto in canna, quando ieri parlavo del crocefisso.
Coloro che pensano che la battaglia per toglierlo dalle aule sia inutile (dato che c'è sempre stato e a nessuno gliene è mai fregato granché), o dannosa (dato che ha richiamato l'attenzione sull'oggetto e rischia di farne apporre anche dove adesso non ci sono), o inopportuna (dato che ben altri sono i problemi che abbiamo, oggi) sono certo in buona fede.
Ma riflettano, per un secondo solo. Sul fatto che se oggi la chiesa si permette di condannare a vivere una donna, in ispregio alle sentenze di uno Stato formalmente laico, e con il pieno sostegno del governo in carica; se i ginecologi si permettono di contravvenire alle leggi boicottando, su mandato della chiesa, la distribuzione delle pillole che consentirebbero di abortire senza dolore; se i sindaci si permettono di rifiutare i permessi per aprire un locale di pubblico ritrovo in uno scantinato di periferia, perché i porporati affermano che la nostra società non è pronta per moschee e minareti; e -infine- se quel governo, quei ginecologi e quei sindaci non vengono rimossi dalle loro poltrone: be', riflettano costoro sul fatto che fore un po' di tutto ciò è dovuto anche a quei due pezzi di legno onnipresenti.
E quando vedranno in televisione il volto sorridente e sofferente del signor Englaro, si chiedano se sono ancora nella condizione di esprimergli tutta la solidarietà che gli hanno espresso.
venerdì 6 novembre 2009
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2 commenti:
Siamo così sommersi da strepiti, che ancor di più e laudabile la persona di Beppino Englaro: tenace, ma silente; mai una parola fuori posto, ma mai un arretramento. Non mi risulta si sappia neppure se sia cattolico o meno: di questi tempi, gran cosa. Ha condotto una battaglia civile, sulla base dei principi dello stato di diritto e senza chiedere patrocini a questo o a quell'altro.
Chissà cosa pensa il signor Englaro di Ron Houben il paziente (nel vero senso della parola) belga che si è risvegliato dopo 23 anni di stato vegetativo persistente ... lì i neurologi continuano ad indagare sul cervello del malato anziché inventarsi improbabili protocolli della buona morte ...
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