E' sempre difficile rendersi conto dei propri limiti: il proverbio della pagliuzza e della trave è una di quelle cose che bisognerebbe trasmettere ai bambini insieme al latte materno.
Certo, è facile vedere i difetti degli altri, dall'esterno: e a volte certi comportamenti ti fanno una rabbia dell'anima: non riesci a capacitarti che qualcuno possa essere tanto inconsapevole rispetto alle proprie azioni o alle proprie capacità.
Con gli anni impari a tue spese i tuoi limiti: ad esempio io, dopo aver bocciato tre volte la mia macchina in parcheggio rigando intere fiancate, ho capito che non riesco a parcheggiare e ascoltare la musica insieme. Ciò fa di me una persona diversamente normale, è vero, ma meglio questo che violentare le bambine, in fondo (non tanto meglio per i proprietari delle altre macchine, perlomeno finché non ho imparato a spegnere la radio). E non riesco neppure a lavorare ascoltando la musica, a scrivere ascoltando la musica e a fare l'amore ascoltando la musica (ciò fa sì che, nel complesso, io ascolti pochetta musica, salvo che quando cucino, ma solo robe che conosco già).
Non sono un multitasker, insomma, qualunque cosa ciò voglia dire: sono uno di quelli all'antica, che fa una cosa per volta, perché di cervello ne ha uno solo. In qualche occasione su FriendFeed ci si trova con un po' di amici e conoscenti a commentare in diretta certe trasmissioni televisive (i Floris, i Santoro): è richiesto un minimo di malizia biologica, nel senso che le orecchie debbono ascoltare la TV e occhi e dita guardare il PC e la tastiera: cosa che non sembra difficile, ma spesso mi accorgo che perdo del tutto il filo della trasmissione e di fatto la seguo tramite i commenti.
La fregatura è che i socialcosi, come vengono confidenzialmente chiamati, sono di quelle cose un po' carne e un po' pesce che non si sa mai bene come classificare: ci puoi esprimere un pensiero astratto all'universo mondo, come si faceva con l'attacchinaggio di manifesti sui muri del liceo, e ci puoi fare una conversazione a due, come ai tempi del "Mi pensi? ma quanto mi pensi?" che i veterani della rete ben ricorderanno, dato che Yvonne Sciò pubblicizzava la famigerata TUT.
C'è chi in questo blob contenutistico ci si muove bene, e riesce a fare contemporaneamente otto cose: chattare con tre persone diverse, seguire il flusso pubblico, guardare un telefilm e laccarsi le unghie. C'è chi, quando apre una chat (ocomediavolosichiama) crede di essere al telefono, o al tavolo di un ristorante apparecchiato per due.
A me è capitato solo una volta, nella vita, di andare a pranzo con una signorina la quale, mentre stava seduta con me, ha fatto cinque o sei telefonate, che non riguardavano né l'anziana madre ricoverata d'urgenza in unita coronarica (ci mancherebbe!) né l'allagamento del salotto a seguito dell'esondazione del Lambro (ci mancherebbe, di nuovo!) né question di lavoro (il che non sarebbe una scusa, comunque). E' stata forse l'unica volta nella mia vita in cui ho proposto di dividere il conto, alla fine.
Certo, dovrei rendermi conto che i socialcosi non sono ristoranti: ma forse sono ormai troppo anzYano, per queste cose.
lunedì 16 novembre 2009
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4 commenti:
Condivido in pieno. Ma proprio tutto: anch'io ho capito di non poter assolutamente parcheggiare la macchina con la radio accesa :-)
Grazie dell'outing, che bello vedere che siamo in così tanti a non riuscire a parcheggiare con la radio accesa. Mi sento meno solo.
Se avete un account su facebook, è ora che apriate un gruppo!
La pagliuzza e la trave non sono in un proverbio ma in una pagina del vangelo. Io parcheggio con la musica ma non riesco a telefonare guidando.
ciao.
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