Potrei annoiarvi sulla relatività del tempo, le teorie degli universi paralleli, la Gestalt; e ho anche qualche competenza in materia di psicologia analitica, non per mio merito né per mia scelta, con cui potrei fiorire un discorso che al termine risulterebbe inutilmente complicato e mortalmente noioso.
Ed ho già detto quanto questa città possa essere brulla e morta, in certe occasioni; e magari solo il giorno o l'ora dopo, quando cominciavi a non sopportarla più, ti offra su di un piatto d'argento il pegno del suo riscatto, e ti faccia ricominciare ad amarla.
In effetti, a voler essere obiettivi, non è tanto la città: il fulcro sono le persone, le situazioni che si creano tra di esse, gli strumenti che hanno creato le situazioni, le condizioni che ti hanno permesso di accedere a quegli strumenti: alla fine in tutto questo gioco Milano conta ben poco.
Ma quando un giorno ti succede di passare un paio d'ore al termine delle quali ti accorgi di esserti dimenticato dello scorrere del tempo e di tutto il resto (la città, gli strumenti, le situazioni, le condizioni e giù giù, fino al motore immobile); allora devi pur ringraziare qualcuno: e dato che sei un tipo timido, ringrazi Milano.
venerdì 20 novembre 2009
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