martedì 17 novembre 2009

Il muro fuori, il muro dentro

Nel mare magnum dei cretini che popolano i socialcosi non mancano mai quelli che vogliono scatenare flame wars: ogni giorno vede la sua bella guerricciola, e spesso anche più d'una.
Io, che sono sufficientemente cretino di mio, non disdegno di lanciare di quando in quando qualche provocazione inutile, stare a vedere l'effetto che fa e ogni tanto buttare un po' di carbonella sulle braci: del resto la finestra che si aggiorna è lì proprio per stemperare la serietà del mondo in generale; e quello in cui mi muovo io durante la giornata è ancor peggio, per la necessità di calibrare i propri passi con attenzione e non lasciarsi mai scappare una sbavatura.

Ben vengano i socialcosi quindi per sbavare: prendersi per il culo, anche pesantemente, va bene: e chi non ci sta, sbottando come Michael Douglas in Falling Down, dimostra di non avere il senso della misura, o peggio di non avere vita propria, sostituita in tutto dalla frequentazione dello schermo luminescente.
Ci sono però dei limiti: ciascuno ne ha di propri e io credo di essere uno di quelli di manica più larga; ma anch'io ho dei limiti.
Così, quando ho letto la frase che riporto: apprende che sono stati trovati 20.000€ tra hashish, marijuana e cocaina destinati allo spaccio nell'appartamento di Stefano Cucchi: se li avesse venduti ai vostri figli, lo rimpiangereste ancora? mi sono trattenuto dal comunicare all'autore, puramente e semplicemente, quanto lo ritenessi stronzo, vigliacco e spregevole: avrei alimentato l'ego malato del residuo della digestione conferendogli uno zillionesimo in più di visibilità.

Ne parlo tuttavia qui, perché questo atteggiamento è, ahimè e ahinoi, meno infrequente di quanto si possa immaginare.
Qualche sera fa ero a una serata in cui, fra altri, c'era Lucia Castellano, che è la direttrice del carcere di Bollate: Lucia è una donna straordinaria, e credetemi se vi dico che questo aggettivo, ormai svalutato per consunzione, nella sua persona riprende appieno il proprio significato. La conosco ormai da molto tempo, ho visto molti progetti pensati e soptattutto attuati, che fanno di quel carcere -non solo per merito di Lucia, ma in gran parte sì- un'isola relativamente felice nel tristo panorama italiano.
Certo, ci sono delle condizioni al contorno: Bollate è una Casa di reclusione destinata a detenuti condannati a pene relativamente brevi per reati relativamente lievi: niente a che vedere né con San Vittore (che è una Casa circondariale, destinata quindi ai detenuti sottoposti a custodia cautelare) né con Opera (che è pure Casa di reclusione, ma in cui sono rinchiusi Totò Riina e Sandokan, per dire, e dove quindi si vivono tutt'altri problemi).
Be', l'altra sera a un tratto Lucia ha detto questa frase, che andrebbe scritta su tutti i muri perimetrali e sul monitor di tutti gli editorialisti:
La cosa difficile è far capire all'opinione pubblica che nel nostro ordinamento la pena è il muro, e solo il muro
Non credo che vi sia mai capitato di scorrere la legge sull'Ordinamento penitenziario, sfogliando la quale sembrerebbe che il nostro Paese si ponga ai più altri livelli di civiltà; e invece le nostre galere sono ad un livello non molto lontano da quelle di Fuga di mezzanotte.
Scandaloso? No!, perché comunque vi è sempre che si alza e urla che i detenuti stanno in galera meglio che negli hotel a cinque stelle, che godono di troppi lussi e troppi vezzi. Nel nostro Uomo della Strada si fa strada l'idea che non basti chiudere uno tra quattro mura, ma sia necessario anche dargli poco spazio, poca luce, poco cibo, poco calore (non parliamo poi del sesso, che viene legittimamente praticato in quasi tutte le carceri d'Europa, mentre da noi fa scandalo anche solo il sentirne parlare; e non so se ciò non abbia in qualche modo a che fare con i crocefissi nelle scuole).
A volte poi si arriva all'Uomo del Vicolo, che pensa che dato che Cucchi spacciava in fondo non è un gran male che sia morto.
Ecco: io vorrei che la deriva di questo paese si fermasse alla Strada (che già è un bello schifo, intendiamoci) e non arrivasse al Vicolo. Non credo che coloro che l'hanno ormai imboccato, il vicolo, possano essere fatti tornare indietro: ma vorrei costruire un bel muro, all'imbocco, in modo da tenerli tutti di là, e impedire che gli altri li raggiungano.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Mia moglie lavora in carcere e quindi ho una pallida idea di che mondo è, quello del carcere.

C'è un'altra cosa che l'uomo della strada non sa: che più quella gente viene trattata male, con stile mafioso, e più incattivisce e dà problemi, sia durante che dopo il carcere. Se vogliamo farne solo una questione di economia (euro, per intenderci), trattare umanamente (che non vuol dire essere buonisti) un carcerato è tutto guadagno.

Al tuo interlocutore che non rimpiange un delinquente morto, consiglierei un paio di giorni in carcere, giusto per assaporarne l'atmosfera dopo certi eventi drammatici.

ciao
nicola.

Anonimo ha detto...

Pardon: un sospetto delinquente, nel caso di Cucchi. Perché non dimentichiamoci che Cucchi è morto innocente.

ciao
nicola.

m.fisk ha detto...

già: ma occhio che il fatto che non fosse definitivo non ha alcuna rilevanza: qui non c'entra la presunzione d'innocenza, c'entra che chiunque, a prescindere dal reato commesso, ha diritto al trattamento previsto dalla legge.
E' lo stato di diritto: o lo era.

wizzo ha detto...

So bene che non darò un gran contributo alla discussione, ma mi va semplicemente di mettere a verbale che sono completamente d'accordo. Col post e coi commenti pubblicati fin qui.

lucia ha detto...

ho appena visto pochi minuti dell'intervista a Lucia Castellano che era ospite dalla Dandini e mi sento di dire che hai ragione in quel che dici nel tuo post. e non solo per quello che la riguarda.

m.fisk ha detto...

Non sapevo che fosse andata dalla Dandini: magari la ritrovo sul tubo

lucia ha detto...

la trovi anche nel suo sito:
http://www.parlaconme.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-52c957df-782c-4910-8a1c-782e39973e91.html?p=0

 

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