Certo, la provincia è autentica: le persone sono vere, esprimono la voglia di divertirsi, di bere, di scopare: in concreto.
Qui no: tutto è coperto da una patina di ottone dorato, tutto è regolato, i sentimenti nascosti. Le forme hanno la meglio.
La gente crede che questa in questa città si sia ciò che si appare; si ribella, resiste, e poi cede alla logica della forma: c'è chi si adegua e c'è chi si estrania, con ciò adeguandosi pure lui, in fondo.
Ti chiedi perché tu ci stia, perché non te ne vada altrove, cosa diavolo ti leghi a questa fogna: una fogna dalla quale non riesci a distaccarti.
Finché non ti capitano quelle serate che ti ricordano quello che sai e che spesso -o sempre- dimentichi: non è vero, che in questa città sei ciò che appari.
Per capirla, questa città, devi renderti conto che qui tu sei ciò che potresti essere: che anche quando in qualunque altro posto saresti abbastanza vecchio e bolso da non poterti aspettare più nulla dalla vita, qui -se lo vuoi- hai ancora una vita davanti.
E puoi farne ciò che vuoi. Tu.
venerdì 13 novembre 2009
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4 commenti:
Il problema non è la forma o la sostanza, cosa sei o come appari; il problema è confondere un milione e mezzo di solitudini con una comunità umana.
Quanto all'essere ciò che potresti essere... Non male come tentativo di razionalizzazione ex-post. Ma è grezzo e fallace; New York è piena di artisti che temporaneamente fanno i tassisti... Ho smesso di chiedermi di cosa è piena Milano, perché c'ho provato, e tutte le risposte non mi sono piaciute.
Per stemperare: ma che cazzo scrivi alle 4 di mattina?!?! :-)
Ci sono mattine e mattine, caro Dago ;-)
Acc... e io che pensavo fosse un pensiero notturno:
"Good things of day begin to droop and drowse / While night's black agents to their preys do rouse."
Tutto sta a decidere se sia stato scritto prima di essere andato a dormire o dopo, in effetti.
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