Sì, certo, Milano. La metropoli, le opportunità, la vita culturale. I salotti, i teatri, i cinemà. I bar patinati, le fighe che non te le danno e che poi però te la vorrebbero dare quando non gliela chiedi e magari manco più t'interessa.
Gli eventi interessanti, quelli a cui non puoi non partecipare e non partecipi e quelli a cui non dovresti partecipare, e ti ci trovi in mezzo.
Una città, insomma.
Però: il gusto di andare in un bar di periferia, con un congelatore zeppo fino all'orlo di birre gelate, una band che suona del buon (IL buon) vecchio rock, il barman che ti abbraccia stritolandoti e salta di là dal bancone quando ti vede entrare; il pavimento masarento sul quale rotolano le ragazze tiratissime da fighe che arrivano alla fine della serata con le calze smagliate; Mirko che dietro il bancone si toglie gli occhiali e l'orologio per scatenare i suoi centoventi chili contro un avventore reso particolarmente molesto dal vino e dai cori da stadio. I vetri spaccati, i mozziconi; gli abbracci di saluto e i baci sulla bocca.
In provincia è un'altra cosa.
lunedì 9 novembre 2009
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3 commenti:
Non per niente io ho già fatto partire il timer per l'autoespulsione della mia famiglia da Milano; ma non verso la provincia, proprio verso la campagna depressa.
Non scherzo.
Pare un bar da "Fra la via Emilia e il West"...
Silvia
Mario da' un colpo di straccio al banco del bar...
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