mercoledì 17 febbraio 2010

Giù dalle brande

A Carnevale, a Milano, molte scuole elementari chiudono per una settimana intiera, in un riuscito tentativo di accorpare i desiderata dei genitori che vorrebbero portare il pargoletto a sciare, degli insegnanti che pure vogliono riposarsi e della continuità didattica messa a rischio dalla moda della settimana bianca autoorganizzata, che quando ero piccino io faceva sì che tra febbraio e marzo ci fossero sempre almeno due-tre assenti per "motivi familiari". Chiudendo a Carnevale, chi vuole andare a sciare ha modo di farlo in quella settimana, e poi può seguire le lezioni regolarmente.
Purtroppo molte cose sono cambiate, da quando ero piccino io: tra il lavoro più impegnativo e la circostanza che oggi, a parità di qualifica, siamo molto più poveri in termini reali di quanto lo fossero i nostri genitori, il lusso di andare a sciare una settimana se lo possono permettere in pochi; e perfino il lusso di stare a casa a badare al pupo. Del disagio di questi genitori la scuola se ne infischia, e dire che sono la maggioranza!
Parte quindi, un paio di settimane prima del Carnavale, una frenetica serie di consultazioni in occasione delle quali i genitori fortunati, che hanno programmato di passare qualche giorno con il proprio pargoletto, vengono fatti oggetto di profferte di amicizia, di eterna gratitudine e talora anche di ben altro da parte di altri genitori e genitrici precettati a casa dal lavoro o dal bisogno, affinché imbarchino insieme al proprio anche il figlio altrui.
E' così che ho passato quattro giorni a sciare, io e una piccola banda di tre maschietti quasi undicenni: e solo qualche spudorata menzogna sul numero di posti letto disponibili mi ha consentito di limitare la brigata entro tali termini.

Orbene, tre maschietti quasi undicenni sono, come dire, un po' impegnativi. Abbastanza grandi da voler fare di testa loro ed avere la forza delle loro idee accompagnata da una malizia che rende ormai impossibile condirli via con qualche giro di parole o la promessa di qualche sciocchezzuola, e al contempo non ancora abbastanza grandi da vivere una vita meramente tangenziale rispetto all'adulto accompagnatore, il quale deve necessariamente accudirli, guidarli e sorvegliare che, forti dell'incoscienza riveniente dalla forza dell'essere gruppo, non commettano sciocchezze.
Ci sono coloro -di regola si tratta di persone che conoscono per filo e per segno le nuove tendenze della musica pop e della moda stagionale, avendo tutto il tempo per coltivare tali interessi in quanto felicemente e pervicacemente single- che pontificano su come e qualmente i bambini vadano educati con l'esempio, il dialogo costruttivo, il ragionamento deduttivo e l'evidenziazione delle aporie e contraddizioni dei loro comportamenti distruttivi o antisociali. Attraverso questi strumenti si favorisce il processo di crescita e responsabilizzazione degli infanti, che così vengono in possesso degli strumenti per esprimere appieno la propria personalità e divenire, un domani, uomini maturi e completi, rispettosi della collettività e degli altri da sé.
Ecco, mi piacerebbe se la prossima volta che dovessi andare a sciare con tre maschietti quasi undicenni, uno di costoro pontificatori o pontificatrici mi facesse l'onore di accompagnarmi (tanto il posto letto c'è), e mi mostrasse il metodo all'opera.
Io, per mio conto, ho perso un paio di chiletti, ho la gola in fiamme e necessito di un paio di giorni di lavoro per riprendermi dalla vacanza.

a messa a canfronto del loro com

8 commenti:

.mau. ha detto...

beh, a che serve il lavoro, scusa?

m.fisk ha detto...

Lo sapevano bene gli antichi: otium e negotium, l'uno imprescindibile dall'altro!

Giacomo Cariello ha detto...

Se vossignoria si fa garante del mio privilegio di picchiarli selvaggiamente con le racchette, la prossima volta fammi sapere che una sciata me la faccio volentieri :-D

m.fisk ha detto...

A dire il vero, una bachettata in testa l'ha presa solo uno dei tre, e il più tonto. Peccato che rispetto ai miei tempi, ora il casco sia obbligatorio.
P.S.: sempre parlando di miei tempi, quando dicevo "racchetta" pigliavo una bacchettata sul culo perché, come insegnava il mio maestro, "le racchette sono solo quelle da tennis: quelli da sci sono bastoncini".

Licia ha detto...

in settimana bianca, volendo, i malcapitati si potrebbero colpire anche con le ciaspole (le racchette da neve) ;-)

.mau. ha detto...

mah, a questo punto preferirei schiaffeggiarli con una pelle di foca (sintetica, ci mancherebbe altro)

Ivan Crema ha detto...

Mentre aspettano la prossima settimana bianca, qualcuno di quelli che "che pontificano su come e qualmente i bambini" ecc., poterbbero farsi un paio di settimane a casa mia, così per allenarsi a dimostrare come si fa...

Anonimo ha detto...

Per l'anno prossimo, portati dietro anche la tua filologa di fiducia... E vedrai che la minaccia di imparare la prima declinazione di greco e latino lascia silente anche il più indisciplinato degli undicenni. Poi, se non basta, i ragazzini vanno ubriacati con il bombardino.
Ipazia S.

 

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