lunedì 11 giugno 2012

Napoletoni

Loretta Napoleoni è una di quelle figure che vanno di moda oggi: una persona che ha prodotto dei lavori molto importanti su uno specifico tema (nello specifico, il riciclaggio), e che in forza di ciò è divenuta una sorta di guru dell'economia, interrogabile su tutto e da tutti; i quali tutti spesso dimenticano che abita a Londra e non a Delfi.
Qui sotto c'è il video di un'intervista rilasciata a Vloganza (un'altra storia un po' triste e un po' allegra, ma non divaghiamo) dove la nota economista spiega -alla vigilia della caduta del governo Berlusconi- che l'Italia avrebbe dovuto uscire dall'Euro e dichiarare default. si tratta di una tesi nota, propalata anche da gianrobertogrillo(tm), al quale la Napoleoni non a caso ha dimostrato d'esser assai vicina, specie a seguito del successo di M5S a Parma.


Qui invece c'è un ingegnere che spiega, con parole comprensibili perfino a un grillino, perché il default pilotato e la svalutazione competitiva siano immense cazzate.
E voi a chi credete: all'economista o all'ingegnere?

12 commenti:

.mau. ha detto...

solo perché Lei ama quell'ingegnere (e non la signora Napoletoni)

Pluffek ha detto...

A nessuno dei due: né i grillini (almeno quelli troppo noti come questa qui) né gli ingegneri sono competenti in materia di finanza.

N. B.: Togli quel dannato captcha! Mi ci è voluto un quarto d'ora per pubblicare questo commento massacratorio!

m.fisk ha detto...

@pluffek - guarda: l'ho tolto sabato, e dopo un'ora (mi sono stupito io stesso) avevo già ricevuto tre pubblicità di borse e orologi.

dago ha detto...

urielfanelli è geniale... però decisamente aristotelico con se stesso. Per carità, meglio aristoteli come lui che minchioni5S.

enrico ha detto...

dicono entrambi molte sciocchezze, ma l'ingegnere riesce forse a dirne di più

JoJo ha detto...

Interessante, Enrico: motiveresti?

enrico ha detto...

volentieri. il problema è nel paragone tra un paese e un'azienda, che è una scemenza colossale (se cerchi sul web troverai un ottimo articolo di krugman in merito, "a country is not a company"). la storia economica insegna che non solo la svalutazione non è necessariamente una strategia di breve termine (il che non vuol dire che sia una buona strategia nel lungo), ma anzi non si danno esempi di paesi che siano usciti da una crisi come la nostra senza svalutare. il problema dell'euro è lì, non è l'euro ad aver prodotto la crisi (le crisi economiche non hanno mai una causa sola) ma è soprattutto l'euro che ci impedisce di uscirne. il fatto che la napoleoni dica molte sciocchezze non giustifica l'accettazione di sciocchezze opposte. invece di leggere cattivi economisti o ingegneri che parlano di economia senza nulla saperne, si può sempre leggere qualche economista capace; ce ne sono parecchi, es. krugman o samuel brittan, brad de long, becker e posner, rogoff, martin wolf, ecc.

.mau. ha detto...

(non si arrabbia nessuno se io ribadisco il mio pensiero che gli economisti sono bravissimi a trovare cause a posteriori?)

m.fisk ha detto...

Mi si permetta di dire che l'articolo citato (che comunque andrò a rileggere con attenzione) c'entra assai poco con il problema sollevato nel post, vale a dire l'efficacia di una strategia che comprenda svalutazione monetaria -e pertanto uscita dall'Euro- per rimettere in sesto i conti pubblici.
Su queste pagine abbiamo scritto, e molto, di Krugman: basta cliccare sul tag (che eccezionalmente ho rimesso) per richiamare i post che hanno preso spunto da lui (quando ancora pensavo che mettere i tag non fosse un'idiozia). Lo abbiamo seguito e abbiamo fatto il tifo per lui quando cercava di convincere l'amministrazione USA a iniettare pacchi di liquidità nel sistema finanziario per evitare il crollo globale; ora la situazione è assai diversa e le ricette di Krugman (pur consapevoli del fatto che lui ha vinto un Nobel e noi no; ma dopo un paio di cene con Dario Fo anche l'importanza del Nobel scema molto) non ci convincono più granché.

enrico ha detto...

sbagli: le proposte di krugman sono semmai ancora più attuali, proprio perchè la situazione si è aggravata. quanto al fatto che gli economisti tendano a trovare spiegazioni a posteriori, mi sembra un difetto comune: mai provato a parlare con un metereologo, con un geologo, con un oncologo, con un ingegnere, per non parlare di chi si occupa (come gli economisti) di fenomeni sociali e quindi intrinsecamente refrattari alla sperimentazione da laboratorio (che so un sociologo, un giurista, un politologo, ecc.)? gli economisti hanno tanti difetti, ma la difficoltà ad azzeccare le previsioni sul ciclo economico (a breve, perchè sul medio quelli bravi tipo krugman ci hanno azzeccato quasi sempre) non sono una colpa. Chi ama le profezie sicure può rivolgersi al mago silvan o a casaleggio. Un ultima cosa: si' l'articolo citato c'entra con i discorsi sulla svalutazione, perchè molti dei commenti sulla svalutazione e riflettono la convinzione che il bilancio di uno stato possa essere equiparato a quello di un'impresa o di una famiglia, con il dare che deve bilanciare l'avere e i debiti che si pagano tirando la cinghia. senza farla lunga, non è così: la storia insegna che gli stati (tutti, anche la germania) hanno sempre pagato i debiti in un solo modo, stampando moneta e svalutando. e non c'e' in questo niente di immorale, perchè quando gli "animal spirits" girano al brutto (scusate la citazione di keynes, ma volevo darmi un tono e non mi sovvengono citazioni appropriate di michel platini)immettere liquidità nel sistema e spingere gli investimenti pubblici è il modo più sicuro per accelerare la ripresa e far ripartire l'occupazione.

Randolph Carter ha detto...

Ma il Fanelli non era un logico matematico?

Anonimo ha detto...

@enrico e @m.fisk: Bel dibattito, grazie.

Solo un piccolo appunto. a Enrico. Se parli con un geologo lui ci tiene a a dirti cosa può e non può prevedere. Se parli con un economista tale premura non c'è, anzi di solito dipende tutto dalla convenienza del momento. Quindi la difficoota nelle previsioni sul cilco economico non sono una colpa solo se non vengono nascoste.

 

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