giovedì 9 ottobre 2008

Poteri dello Stato

La Corte Costituzionela, con una lucidissima ordinanza, ha detto in poche parole ciò che qualunque studente al second'anno di giurisprudenza già sapeva: cioè che il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato a luglio (quello, per intenderci, sul quale il Partito Democratico ha mostrato il vero cuore di leone che lo anima assumendo una posizione chiara e netta di astensione) altro non è che una gran fregnaccia.
Merita leggere gli ultimi paragrafi:
che, peraltro, questa Corte non rileva la sussistenza nella specie di indici atti a dimostrare che i giudici abbiano utilizzato i provvedimenti censurati – aventi tutte le caratteristiche di atti giurisdizionali loro proprie e, pertanto, spieganti efficacia solo per il caso di specie – come meri schermi formali per esercitare, invece, funzioni di produzione normativa o per menomare l'esercizio del potere legislativo da parte del Parlamento, che ne è sempre e comunque il titolare;
che entrambe le parti ricorrenti, pur escludendo di voler sindacare errores in iudicando, in realtà avanzano molteplici critiche al modo in cui la Cassazione ha selezionato ed utilizzato il materiale normativo rilevante per la decisione o a come lo ha interpretato;
che la vicenda processuale che ha originato il presente giudizio non appare ancora esaurita, e che, d'altra parte, il Parlamento può in qualsiasi momento adottare una specifica normativa della materia, fondata su adeguati punti di equilibrio fra i fondamentali beni costituzionali coinvolti.

Che in parole povere significano: il parlamento faccia il parlamento e non si inventi di fare il giudice. Se proprio ci tiene, faccia una legge, che è il suo mestiere.
Il dramma è che ormai il parlamento non fa più nulla, se non ratificare i decreti del governo; è divenuto un mero votificio: quindi possiamo aspettarci in qualunque momento un bel decreto-legge anche su questa materia.
Mi chiedo solo se e quando al Presidente della Repubblica verrà un crampo alla mano, impedendogli di firmare qualunque cosa "necessaria e urgente".

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