martedì 14 ottobre 2008

Miseria e Nobeltà

E' ammirevole l'understatment con il quale Paul Krugman ha comunicato sul suo blog di aver vinto il premio Nobel:
An interesting morning
A funny thing happened to me this morning …
ma potrebbe trattarsi solo di un vezzo, direte voi.

Ci facciamo un'idea ulteriore del personaggio leggendo l'autobiografia -peraltro risalente al 1992 e quindi scritta in tempi non sospetti- postata il giorno dopo, nella quale Krugman mantiene uno stile distaccato e pacato, come davanti a un caminetto:
I have a self-serving theory: interesting ideas have very little to do with interesting life experiences. According to this theory a person who has grown up in eight countries and speaks five languages, who has taken a dogsled across Siberia and a raft down the Amazon, is no more likely to have a deep insight into social science than someone who grew up in a safe middle-class suburb reading science-fiction novels.

Anche passaggi forti, che varrebbero pagine di riflessioni e potrebbero risultare forieri di polemiche annose, vengono risolti con una levità che lascia sbalorditi:
In particular, my experience in a country in which it was a major challenge even to decide whether output was rising or falling gave me a lasting allergy to models that tell you that a potentially useful policy exists without giving you any way to determine what that policy is.

Confrontiamo ora questo stile con quello di Giuliano Ferrara, che oggi sul suo giornale non solo rosica
Il Nobel comminato al genietto che scrive sempre il contrario di quello che pensiamo noi
ma sembra proprio perdere il controllo delle dita sulla tastiera e, non si sa se per far bella figura con un fiorito parlottio, o proprio per eccesso di rabbia, scempia periodi che richiedono lunghi minuti di riflessione per tranne un fantasma di significato come:
La verità di noi liberisti assassini è che la finanza impazzita, nata nell’era clintoniana e bipartisan della bolla della new economy, del denaro facile e della deregolamentazione spinta dei mercati, è il prodotto di un’utopia socialglobalista: tutti ricchi e tutti proprietari nella sterminata classe media. Invece l’economia reale dell’era supply side, dove è stata sostenuta dai tagli fiscali, ha retto e ha prodotto la ricchezza produttiva e tecnologica immensa che il mondo oggi non sa dove mettere per eccesso di sfiducia. E per quel tratto ciclico dell’economia di mercato, ansiosa di un periodo di recessione come il corpo umano di un periodo di riposo (lo ha scritto il magico professor Forte, su questo giornale). Ma gli americani dicono che ciascuno ha diritto alle proprie opinioni, non ai fatti. Perciò, con i fatti che corrono, noi meritiamo oggi un posto d’osservazione dietro la lavagna, mentre a Krugman tocca il peso del Nobel.
Il processo di bertinottizzazione avanza rapidissimo.

A proposito: non sarà che anche Citati (via Sofri) stia rosicando?

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