Leggo qui, non senza un certo stupore, che si torna a parlare del Ponte sullo Stretto di Messina.
Io sono totalmente d'accordo con Krugman che in un articolo sì e uno pure del suo blog spiega perché la crisi possa essere superata solo con un massiccio piano di investimenti pubblici; ma non è certo questo il caso del ponte.
I soldi vanno spesi, ma per opere utili, e quella del ponte sappiamo bene (sia per senso comune, sia per averlo appreso da Report) che è una cagata pazzesca all'insegna del clientelarismo più bieco.
Poi va considerato che, ancor prima della spesa per investimenti, è necessario invertire la tendenza al risparmio sulla spesa corrente, incrementando in tal modo i redditi. In altre parole: prima di dare soldi all'Impregilo per fare i piloni del ponte, sarebbe il caso di non tagliare gli stipendi ai dipendenti pubblici e non togliere il lavoro a un esercito di precari della scuola.
Un ulteriore passo sarebbe quello di investire in entità capaci di creare ricchezza per il futuro; e nel mondo di oggi questo vuol dire, prima di ogni altra cosa, conoscenza e ricerca: proprio quanto viene invece penalizzato.
Infine, una volta salvaguardati i salari e investito nella ricerca, può essere il caso di spendere per opere pubbliche, le quali tuttavia dovrebbero seguire un criterio di utilità generale. Investire nel Ponte o nella BreBeMi è parimenti sbagliato: corretto sarebbe investire in una serie di interventi che possano valorizzare un po' tutto il territorio nazionale (che dire ad esempio della ristrutturazione degli edifici scolastici?): ciò in quanto un deficit spending localizzato in una sola area geografica non può che creare una bolla localizzata, e non un ciclo virtuoso di stimolo alla ripresa.
In conclusione: non so se decideranno di farlo, il Ponte. Però nel caso sarebbe da fare le barricate in piazza.
giovedì 27 novembre 2008
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1 commento:
Scrivi come se a loro fregasse qualcosa di superare la crisi. Piuttosto interessa il trovare scuse per facilitare gli amici di merende.
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