E a proposito di paesi normali, vorrei dire due paroline due sul lodo Alfano, approfittando di riflessioni venute in mente in bici dopo che stamane (non ho capito bene perché) la radio ne parlava.
In un paese normale una persona di non specchiata virtù di regola non viene premiata dall'elettorato. Una persona di fatto riconosciuta colpevole di reati gravi, come la corruzione in atti giudiziari, sparisce dalla circolazione e non solo non si presenta alle elezioni, ma tiene un profilo il più possibile basso e invisibile (sì, lo so, il condannato è Previti, non Berlusconi, per effetto delle attenuanti generiche; ma la sostanza è la medesima, ne converrete, dato che il pasticcio l'avevano fatto insieme).
In un paese normale, un politico che crea e disfa leggi a seconda della sua convenienza personale verrebbe rovesciato dal suo scranno a furor di popolo. Nel nostro paese non solo viene rieletto con una marea di consensi, ma addirittura i suoi consensi crescono con il passare del tempo.
L'ovvia conclusione è che non solo questo non è un paese normale, ma anche che Berlusconi è normale per questo paese.
E allora, mi chiedo, ha senso scandalizzarsi per il lodo Alfano? Perché, lo dice la Costituzione, mica me lo sono inventato io, la sovranità appartiene al popolo. E il popolo una volta può sbagliare e pentirsene; una seconda volta può ripetere l'errore senza rendersene conto; ma se per la terza volta al governo va un personaggio, diciamo così, chiacchierato, questo vuol dire che il popolo lo vuole veramente, di farsi governare in questo modo.
A queste osservazioni il giurista duro e puro risponde che quella stessa Costituzione afferma che viviamo in uno stato di diritto, che tutti sono uguali davanti alla legge, che il Pubblico Ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale. Princìpi, e fondamentali.
Ma princìpi per contrastare i quali in questi anni abbiamo subito diluvi legislativi che hanno fatto di questo paese una sorta di repubblica delle banane: il principio dell'incompatibilità tra GIP/GUP e la decisione sulle misure cautelari; l'abrogazione dei reati di falso in bilancio; il lodo Schifani; la tremenda Legge Cirielli, che sembra scritta agli albori dell'Illuminismo. Tutto ciò per citare solo alcuni -i più famosi- dei provvedimenti ad personam che hanno imbarbarito il nostro ordinamento giuridico.
E sullo sfondo la minaccia, incombente da quindici anni ormai, della separazione delle carriere in magistratura e dello svuotamento del ruolo del CSM.
Ora, mi chiedo: tutto ciò vale veramente la pena? Vale veramente al pena di imbarbarire il nostro corpus legislativo e distruggere le nostre istituzioni per cercare di sentir pronunciare una condanna che con tutta probabilità non sarà mai pronunciata, a carico di una persona che presto o tardi uscirà dalla scena politica a causa dell'età, ma non certo in forza di condanna?
Certo, riconoscendo una volta per tutte l'immunità del PresConsMin ne faremmo una sorta di sovrano assoluto, un Re Sole sottoposto unicamente al proprio arbitrio e alla propria coscienza; ma forse -e lo dico con un forse, ma lo dico perché questo per l'appunto non è un paese normale - è meglio questa prospettiva che quella di mandare in vacca un paese intero.
Io -devo averlo già scritto da qualche parte- sono ormai diventato assai cinico, ma credo proprio che tutti i tentativi di giudicarlo, quell'uno solo, si dimostreranno vani, e sarà quindi la Storia a farlo al posto nostro. Forse è meglio quindi lavorare per risolvere i problemi di cinquanta milioni di abitanti, lasciando perdere le responsabilità di uno solo.
martedì 11 novembre 2008
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1 commento:
Il punto è che anche "immunizzato", continuerà a farsi leggi per ogni cosa gli converrà, una catena infinita.
Certo che non siamo un paese normale: più del 50 per cento dei cittadini non vuole pagare le tasse e se ne strafrega del prossimo. Che poi 'sta massa di gente non capisca di essere a sua volta il prossimo di qualcun altro è purtroppo un problema che ricade su tutti.
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