Un editoriale di angelo Panebianco sul Corriere preconizza oggi la fine del bipolarismo. E che Panebianco si esprima in questi termini, considerata la storia sua e del giornale su cui scrive, è in effetti un segno che la fine del bipolarismo medesimo si è ormai già consumata.
Non sappiamo cosa arriverà, in seguito, ma possiamo oggi fare qualche riflessione sullo sfortunato destino che questo Paese ha subìto negli ultimi quindici anni, nel corso dei quali abbiamo vissuto un sistema politico importato dall'estero senza logica e senza criterio, sulla base di astratte concezioni politologiche di opinionisti pagati per esprimere pensieri un tanto al chilo i quali hanno trovato sponda fertile alle loro idee raccogliticce in una classe politica dominata dalla sete di potere per il potere.
Mi guardo indietro e penso alla classe politica di quando ho iniziato a interessarmi delle cose, e mi figuro non dico un Moro o un Berlinguer o un Lama, ma anche solo uno Zaccagnini, un Natta, un Carniti.
E' impietoso il confronto con la classe politica di oggi, non c'è bisogno di sottolinearlo perché lo sappiamo tutti, ma credo sia oggi l'occasione giusta per ribadire che buona parte di questo degrado è dovuto al fatto che il meccanismo di selezione della classe politica è stato villanamente falsato dall'importazione di un modello di selezione della rappresentanza popolare che non ha nulla a che vedere con noi e le nostre tradizioni. I mischioni in cui si sono infilati tutti e il contrario di tutti, unendo sotto lo stesso simbolo i Mastella e i Rizzo, sono evidentemente figli di un sistema elettorale che, premiando il voto marginale (quello che avrebbe consentito di raggiungere l'agognata meta del 50% più uno dei voti) faceva scegliere chi ci avrebbe governato per cinque anni proprio a coloro a cui non ne fregava un cazzo.
Mi spiego meglio, per coloro che non avessero ben chiaro il concetto di marginalità: allineiamo su di un'ipotetica retta tutti gli elettori in funzione della loro maggiore o minore aderenza alle idee del partito che hanno votato, mettendo all'estrema destra i forzitalioti duri e puri, all'estrema sinistra gli unionisti duri e puri, e via via verso il centro gli indecisi. Ecco, proprio nel mezzo ci sono coloro che scelgono chi votare a seconda dell'abbinamento cromatico tra la scheda e il simbolo, la forma degli occhiali del rappresentante di lista o il sapore del primo caffè della mattina. I ventiquattromila elettori che hanno dato la vittoria a Prodi nel 2006 questo erano: la parte peggiore del Paese (se peggiore è, come credo, la parte occupata a guardare anzitutto la propria pancia e solo dopo la realtà circonvicina).
Credere, come ha fatto il Puffo Triste, che il meccanismo di selezione delle candidature e dei quadri intermedi partitici potesse influire in senso positivo sulla qualità della proposta politica è stata una scellerata sciocchezza, che non ha fatto altro che aiutare la ulteriore diluizione dei contenuti anche all'interno degli schieramenti. Il risultato: un'omeopatizzazione delle idee, sempre più affogate nel diluente di parole-slogan buone per contenere qualunque cosa.
Vogliamo parlare di Riformismo? Ma che caspita significa riformismo? tutto si può riformare: l'importante è capire in che senso lo si vuol fare. Vuoi liberalizzare ulteriormente il mercato del lavoro o vuoi tornare a regolarlo in modo più rigido? sono riformismi ambedue, ma di segno opposto; e a meno che voi, quando andate in un ristorante costoso, non siate abituati a ordinare "un cibo, prego", la mancanza di contenuti non dovrebbe starvi punto bene.
Vogliamo vedere ora il mito della governabilità, quello per il quale bisogna che in Parlamento vi sia una maggioranza forte perché il Paese ha bisogno di decisioni e non di chiacchiere e mercanteggiamenti tra correnti, e per raggiungere tal fine si ritiene di drogare il risultato delle elezioni premiando chi prende un po' più voti? Bene, io credo che dopo questi diciotto mesi di governo Berlusconi, chiunque in futuro dovesse parlare di governabilità meriterebbe di essere sputato in faccia, salvo che non dia prova dell'essere stato ibernato o rinchiuso in isolamento senza accesso ad alcun mezzo d'informazione.
Poi, per carità, nessun sistema è perfetto; ma credo proprio che rispetto a ciò che abbiamo adesso, anche il tiro dei dadi sarebbe un sostanziale miglioramento.
mercoledì 25 novembre 2009
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9 commenti:
sottoscrivo anche le virgole.
Sottoscrivo pure io.
(tranne quel "essere sputato")
Quelli che hanno dato la vittoria a Berlusconi nel 2008 a che parte appartengono?
"L'introduzione del sistema uninominale e maggioritario è stata preceduta e accompagnata da una campagna (così ossessiva e monolitica da sfiorare il terrorismo ideologico) contro i partiti organizzati e le organizzazioni 'pesanti' in quanto tali, messi in stato d'accusa per il fatto di coartare le ragioni dell'individuo e disconoscere la sua irriducibile peculiarità. Dileguate erano le classi, le lobbies, il potere economico e il controllo da quest'ultimo esercitato su stampa e televisione: erano rimasti soltanto individui e cittadini che, per esprimere tutta la loro creatività, altro non attendevano se non di liberarsi dalle dande di partiti e sindacati facenti riferimento a classi sociali fantomatiche o ormai consegnate a un passato premoderno. Miracoli su miracoli venivano attribuiti alla loro scomparsa o disgregazione, alla loro sostituzione con partiti 'leggeri' e di opinione o con sindacati di semplici cittadini: la vita democratica sarebbe stata rigenerata e il livello del dibattito politico si sarebbe impetuosamente innalzato. Su questo tasto insistevano, nell'ambito di un coro poderoso e senza incrinature, la televisione pubblica e quella privata, i diversi organi di stampa, da 'Il Sole-24 Ore' a 'l'Unità', pennivendoli e guitti di professione, nonché, disgraziatamente, intellettuali e filosofi illustri.
"E, invece, com'era prevedibile, la vittoria di quella campagna e del sistema uninominale ha avuto due effetti nefasti: in primo luogo, ha spostato i rapporti di forza a favore delle classi abbienti, mettendo a tacere le 'campane' delle classi subalterne e consacrando il monopolio delle 'trombe' padronali; in secondo luogo ha spianato la strada a un regime di tipo bonapartistico più o meno soft, il cui avvento nella storia è sempre stato preceduto dalla liquidazione, dallo smantellamento o svuotamento di organizzazioni di massa (partiti o sindacati) suscettibili di ostacolare il rapporto immediato e mediatico tra capo e seguaci.
"Il movimento di reazione di fine Ottocento evoca, per bocca di Sonnino, l'avvento di un 'Principato liberale' capace di esprimere, in virtù dell'aura sacra che circonda la Corona, un forte potere esecutivo al di sopra delle lotte e contrapposizioni delle fazioni e delle classi; il successivo colpo di Stato liberal-fascista sfocia nell'instaurazione del regime personale del Duce che incarna i destini supremi della nazione; alla figura del Principe liberale e del Duce guerriero fa oggi seguito quella del Principe multimediale."
(Domenico Losurdo, La Seconda Repubblica. Liberismo, federalismo, postfascismo, Bollati Boringhieri, Torino 1994, pp. 59-60)
Posso condividere la lamentazione sulla qualità della politica e sull'assenza di contenuti, ma francamente sono scettico sulle ragioni addotte: in primis perchè quel "si stava meglio quando si stava peggio" non tiene conto del fatto che, in effetti, si stava peggio (e questa volta tocca a me ricordare che se abbiamo il debito pubblico tra i più alti al mondo, non è certo colpa di Berlusconi o del bipolarismo).
In secundis, non mi pare che l'attuale condizione di vacuità dei rappresentanti politici sia in contrasto con i contenuti politici della società. Tu dai per scontato che l'elettore abbia una propria collocazione politica e che a causa delle attuali regole del gioco, egli non riesca a rispecchiarsi nei propri rappresentanti. Ma in realtà, l'elettore che tu prendi in considerazione sei tu stesso, o al massimo una minoranza, della quale posso anche ammettere di far parte, ma che rimane una minoranza. Per gli altri, dovresti riconsiderare il nesso di causa-effetto.
Quanto alle riforme, ormai i commentatori politici non le esplicitano più perchè ormai sono sott'intese e sono ormai vent'anni che tutti gli osservatori internazionali aspettano che qualcuno peschi la paglietta corta per capire a chi toccherà farle. Se hai qualche dubbio, puoi prenderti uno a caso di quei documenti tipo Outlook dell'IMF.
Non fa una piega. Tranne che per un dubbio che ti esprimo (e t'assicuro che è un dubbio vero, non una domanda retorica): siamo sicuri che il peggioramento dei rappresentanti non sia in qualche modo proporzionale al regredimento dei rappresentati?
Su molte cose sono d'accordo, soprattutto laddove lamenti lo squallore attuale.
Tutto quel che è accaduto negli ultimi 15 anni è legato, però, alla precedente degenerazione della classe dirigente della DC e degli altri partiti della cosiddetta Prima Repubblica: se al governo c'è sempre uno (la Dc) che si allea con chi fa più comodo al momento, è fatale si creino dei meccanismi clientelari spinti. O sbaglio?
Come fare, ammesso che il bipolarismo sia ormai defunto, ad evitare di ritrovarsi nella stessa situazione (non sono domande retoriche)?
non è che non li legga, i commenti: è che val la pena di scrivere qualcosa un po' articolato, tutto qui
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