mercoledì 3 marzo 2010

Billa

Fin da quando ho memoria di me stesso, uscendo da casa e alzando gli occhi, o uscendo dalla metropolitana per rincasare, ho scorto l'insegna della STANDA.
Ci andavo con mio nonno a comperare il sapone da barba, ci sono andato con mia madre a comperare i pantaloni alla zuava, ci sono andato anche da solo, nella prima adolescenza, a comperare il primo disco, che se ben rammento doveva esere una di quelle raccolte "grandi successi" con il bollino "pubblicità in TV", che da solo giustificava, per il marketing d'allora, una mille lire in più di prezzo.
La Standa sotto casa ha subito con il tempo una serie di trasformazioni, nessuna delle quali è riuscita a farle perdere quell'atmosfera di tristezza e strapaese che ho sempre visto come a lei sostanziale.
Sarà forse una decina d'anni fa che venne anche completamente ristrutturata, e trasformata da grande magazzino/supermercato in un grande supermercato su due piani. I bottegai della zona ci perdettero il sonno, immaginando che ben presto il volume dei loro affari si sarebbe ridotto e loro sarebbero presto andati incontro allo spettro del fallimento.
Così non fu.
Meriterebbe gli onori di una tesi di dottorato lo studio di una combinazione perdente, così perfetta da sembrare studiata a tavolino: prezzi più elevati della media della concorrenza e inadeguati a una clientela prevalentemente popolare; personale accuratamente selezionato in base all'assenza di alcuna stilla di competenze sociali nel rapporto con gli altri, unita all'assoluta incapacità di rispondere ad una qualsiasi domanda; assortimento dei prodotti scarso e ridondante allo stesso tempo; qualità della merce men che scadente; pulizia risibile resa ancor più evidente dal permanente aleggiare di cattivi odori.
Peggio che mai poi l'organizzazione del tutto. File alle casse lunghe e tediose, dovute ai più disparati motivi: in ogni spesa almeno un codice a barre non era stato memorizzato, con necessità per l'addetto di mandare qualcuno a rilevare il prezzo; e, assurdità tecnologica suprema, qualora il malcapitato cliente avesse comperato anche un quotidiano, questo doveva essere scontrinato e pagato a parte, dato che il software delle casse non consentiva il rispetto della normativa in tema di promozioni.
La formazione dei cassieri doveva essere stata affidata a qualche cooperativa di autistici: basti pensare che la diretta concorrente arrotonda in automatico tutti i prezzi ai cinque centesimi inferiori (perché il tempo della cassa è denaro, e i tre centesimi persi non valgono lo stipendio della cassiera che li attende); e qualora il cliente debba pagare 10,05 euri, il cassiere ha l'ordine di non chiedere moneta e di dare lui il resto, dato che ci mette meno lui a contare 9,95 euri che il pensionato a tirare fuori il portamonete.
Ecco: questo forse è chiedere un po' troppo. Ma come giudicate un luogo dove, di fronte a un conto di 14,95 euri, tirate fuori una banconota da venti e vi chiedono "non avrebbe 4 euro e 95, per favore?" Alla Standa sotto casa questo succedeva: e la povera vecchina della Baggina, cui il supermercato sorgeva dirimpetto, cominciava a contare confusa e intimidita le proprie monetine, non avendo, per paura o per buona creanza, il coraggio di mandare affanculo la cassiera come spesse volte io ho fatto, prima di decidere di non mettervi più piede se non in casi di assoluta e improrogabile emergenza.

Ieri come al solito rientrando a casa ho alzato gli occhi, e la Standa non c'è più. Al suo posto un'insegna giallorossa "BILLA": colori e caratteri tristi almeno tanto i precedenti, se non un pochino di più. Non so se qualcosa dentro sia cambiato, non so se il software delle casse sia ancora in mano ad un branco di programmatori yugoslavi ubriachi, né se le pulizie vengano ora fatte quindicinalmente anziché semestralmente (che sarebbe già un bel miglioramento!)
Lo spero, in fondo, e non so neppure io bene per chi lo spero.
Certo che, in un cantuccio della mia memoria, quell'insegna un po' mi mancherà.

5 commenti:

sempre un po' a disagio ha detto...

Beh, sei un grande...

.mau. ha detto...

Billa sta per "Billiger Laden", negozio più economico...

Anonimo ha detto...

E' del gruppo Metro, che ha acquisito la Standa nel 2001, ma era già presente in Italia col marchio Billa dall'inizio degli anni '90.
In altre regioni (Alto Adige, p.es.) le insegne della Standa erano già state abolite e sostituite da anni.
Silvia

Anonimo ha detto...

Errata corrige.E' del gruppo REWE (che in passato ha comprato qualche centinaia di punti vendita della Metro).
Silvia

Anonimo ha detto...

Qui l'articolo con i dettagli del passaggio di nome:

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2010/02/standa-chiude-arriva-billa.shtml?uuid=acd4fd5e-116c-11df-b2d8-92dd20be9017

ciao
nicola.

 

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