giovedì 4 marzo 2010

Principi di aritmetica applicata

Molti credono che il solo fatto di avere una tastiera e una connessione a Internet legittimi a scrivere qualunque puttanata passi in mente e a tranciare giudizi su qualunque parte dello scibile umano.
Come se io mi mettessi qui a discettare di scale tonali e modali, e vi illustrassi compiutamente la differenza tra le due. Ecco: non è così che funziona.
Nulla impedisce di avere un blog dove si racconta al prossimo dell'amore verso il proprio fidanzato o si mostrano le foto del proprio gattino, e il bello è che c'è anche chi le andrà a guardare, quelle foto; e a leggerli quei pensieri. Ma si dovrebbe avere la compiacenza, più verso sé stessi che verso il prossimo, di limitarsi a quello.

Dunque: Omar e Erika. L'uno condannato a 14 anni e l'altra a 16. E' giù gente (non solo blogger, anche giornalisti!) a disquisire del fatto che 97 coltellate, e che il bambino di 12 anni, e che "muori, muori", e così via.
Vediamo un po' come stanno le cose.

  • In Italia non c'è più la pena di morte: è rimasto l'ergastolo. Gli artt. 576 e 577 c.p. dispongono che per l'omicidio dell'ascendente o discendente, anche con crudeltà (caso di Erika), come pure per l'omicidio premeditato (caso di Omar) si applica la pena dell'ergastolo.
  • L'art. 98 c.p. dispone che il minore degli anni diciotto, che abbia compiuto i quattordici anni, sia imputabile; ma la pena è diminuita.
  • L'art. 65 c.p. dispone che in caso di diminuzione, alla pena dell'ergastolo è sostituita la pena della reclusione da venti a ventiquattro anni.
  • L'art. 442 c.p.p. c.2 dispone che in caso di condanna con rito abbreviato la pena sia ridotta di un terzo.
    Facciamo un po' di conti, e vediamo che il GUP ha condannato Erika a 24 anni (vale a dire il massimo secondo quanto previsto dall'art. 65 c.p.), che ridotti di un terzo diventano 16 anni.
    Ha condannato poi Omar a 21 anni, che ridotti di un terzo diventano 14 anni.
    Alle condanne come sopra inferte si applica l'indulto della Legge 31 luglio 2006, n. 241 (che non esclude per i casi di omicidio).
    Si applicano poi le riduzioni di pena previste dall'art. 54 dell'Ordinamento penitenziario secondo il quale "Al condannato a pena detentiva che ha dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione è concessa, quale riconoscimento di tale partecipazione, e ai fini del suo più efficace reinserimento nella società, una detrazione di quarantacinque giorni per ogni singolo semestre di pena scontata."
    Ecco, questi i fatti. Poi possiamo disquisire su ciascun singolo punto; ma prima i punti bisogna conoscerli.


  • 4 commenti:

    Zagabart ha detto...

    Eh, ma se tutti ragionassero come te avremmo un paese di giornalisti e opinionisti disoccupati....poi come facciamo a riempire i giornali e i pomeriggi televisivi?

    .mau. ha detto...

    la reclusione non è punizione ma serve a rieducare il detenuto, bla bla. Resta il fatto che in questo caso siano bastati nove anni per dare la libertà (immagino ancora vigilata). Poi posso sperare che effettivamente la rieducazione ci sia stata, ma è un'altra storia.

    Verrocchio ha detto...

    Beh, del resto siamo in un paese in cui, a uno cui hanno appena sterminato la famiglia con la mazza da golf, facciamo la domanda più bastarda del mondo: "Lo ha perdonato?" (anche nella variante "Potrà mai perdonare?") E se il poveretto riesce a biascicare un (poco sincero, probabilmente) sì, andiamo a letto sereni perchè "siamo cristiani, dopotutto".

    Però, quando quello della mazza da golf esce di galera, allora il perdono non vale più e vorremmo "buttare via la chiave".

    Boh...

    m.fisk ha detto...

    @verrocchio: applauso a scena aperta

     

    legalese
    Il contenuto di questo sito è rilasciato con la seguente licenza:
    - ognuno può farne quel che gli pare
    - l'eventuale citazione del nome dell'autore e/o del blog è lasciata alla buona educazione di ciascuno