mercoledì 25 agosto 2010

Guardare avanti

Ieri Veltroni ha scritto la sua lettera, e Bordone l'ha commentata punto per punto da par suo. L'avrei fatto anch'io, ne avevo voglia: ma sependo che Matteo ci sarebbe riuscito molto meglio di quanto io non avrei potuto fare, ho preferito limitarmi a scrivere un'altra lettera (a dire il vero si tratta di una cosa fatta a due mani, ma vabbe').
Insomma, ci siamo divertiti un po', e ringraziamo per questo l'Innominabile. Ora però è il momento di diventare seri.
Quella lettera al Corriere dimostra una serie di cose. Anzitutto, che Veltroni è malato. Grave.
Si chiama psicosi quel disturbo psichiatrico che, per prendere la definizione di Wikipedia, comporta alterazioni del flusso ideativo fino alla fuga delle idee e all'incoerenza, alterazioni dei nessi associativi come la tangenzialità, le risposte di traverso, i salti di palo in frasca. E ditemi voi se in una frase come "quasi sessanta [governi] in cinquanta anni, come l'andamento del debito pubblico testimonia in modo agghiacciante" non si riscontra una grave alterazione del senso associativo; se "senza Berlusconi in Italia potremo finalmente avere un vero bipolarismo" non dimostra incoerenza; se "sono stato tra i pochi che si sono fatti da parte davvero (caricandomi responsabilità certo non solo mie)" non dimostra tangenzialità e se, infine, "se un milione e mezzo dei 38 milioni di votanti avesse scelto il centrosinistra riformista invece di Berlusconi ora saremmo noi a guidare il Paese" non dimostra fuga disperata delle idee.
La lettera inoltre dimostra, anzi conferma, ciò che sappiamo da tempo: che il Puffo Triste è un mago nell'uso degli aggettivi e degli avverbi; peccato che la lettera sia piena solo di quelli, mentre difetti drammaticamente di sostantivi e predicati. Non un solo concetto, ha espresso il meschino. Aria fritta: condita con aromi tropicali, ma pur sempre aria fritta.

Perché questo pippone, vi starete chiedendo: semplice: perché una cosa è necessario ricordarla, in ogni momento che Dio ci concede su questa terra; una cosa dev'essere il nostro ultimo pensiero prima di andare a letto e il primo quando ci svegliamo.
Noi abbiamo rischiato (poco, ma abbiamo rischiato) di essere governati da Valter Weltroni. Concentratevi bene su questa frase: governati da Walter Veltroni. Grazie al perverso meccanismo maggioritario-bipolare, del quale non a caso Veltroni è uno dei maggiori sostenitori e che fosse per lui avrebbe inasprito, abbiamo rischiato di trovarci per anni in balìa di un folle psicopatico. Uno che avrebbe affrontato la crisi economica a colpi di aggettivazioni suadenti.
Uno che di fronte al terremoto dell'Aquila avrebbe inviato casse di libri, con l'effetto che ben conosce chi abbia visto La Grande Illusion o abbia letto il Don Chisciotte.
Io, lo dico con franchezza e sapendo che alcuni leggendomi troveranno una conferma dell'opinione, sbagliata, che hanno di me, sono F.E.L.I.C.E che a Palazzo Chigi ci sia Berlusconi. Che sarà pure un ladro, un truffatore, un mezzo mafioso, e magari potrebbe anche essere un pedofilo e uno spacciatore di crack. Ma non è un cretino.
E se devo farmi governare da qualcuno, preferisco di gran lunga un brigante che un cretino: perché il brigante fa gli interessi suoi e poi, magari, in fondo in fondo, una volta messosi al sicuro, farà anche i miei e quelli della collettività. Un cretino, invece, è capace solo di fare del male a sé stesso e a tutti gli altri.
Quando ci saranno nuove elezioni; quando si discuterà di nuove leggi elettorale, ricordatevi senpre cosa vuol dire bipolarismo o bipartitismo: ricordate sempre che il maggioritario rischia di obbligarvi a scegliere tra Berlusconi e Veltroni. Se lo farete, rabbrividerete come me e vi augurerete il ritorno al proporzionale più puro.

7 commenti:

dago ha detto...

Voglio il proporzionale.
E ancor di più (lo sanno tutti quelli che mi conoscono) voglio che aggettivi e avverbi siano a pagamento.

Anonimo ha detto...

Veltroni è un cretino e Berlusconi un genio.
Per questo il Governo in cui Veltroni era vicepresidente del Consiglio ha risanato i conti pubblici e aumentato il PIL, mentre i governi con Berlusconi premier hanno distrutto l'economia italiana.
Che rimpianti per il proporzionale, quando votavi DC e diventava Presidente del Consiglio Craxi e il debito pubblico cresceva raddoppiando per alimentare sprechi e corruzione.

Su una cosa però sono d'accordo: votassero sempre solo i malvagi e non i cretini...

Anonimo ha detto...

guarda che Veltroni non è affatto un cretino. Purtroppo.

m.fisk ha detto...

Sarà, che non è un cretino. Ma è un genio nel farlo credere.

Ipazia Sognatrice ha detto...

Ok. Va bene. Ti direi che dovrebbero passare decenni e decenni di berlusconismo, prima che Berlusconi si decida a fare gli interessi di tutti, oltre che i suoi (è che lui di interessi ne ha ovunque).
La frase 'meglio un mezzo mafioso che un cretino al governo' mi spaventa un po'.
Terza cosa: almeno, i libri a L'Aquila sarebbero stati quelli di Veltroni, non della Croce Rossa.
Quarta ed ultima: Berlusconi ha mandato gli aquilani al mare (voleva pagar loro anche la crociera). Le conseguenze sono state queste (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/07/21/abruzzo-sfratto-per-terremotati-in-albergo.html).
La lettera di Veltroni era vuota retorica. Una cosa che non costa niente, e di cui in questi anni Berlusconi ha usato a piene mani. Walter usa gli avverbi, Berlusconi i sorrisi e le promesse.

Fabio ha detto...

Non capisco dove sia la garanzia che il disonesto si metta a fare gli interessi del paese.
Ogni volta che saranno in contrasto con i suoi o con qualche suo amico questo non succederà.
Sarò io che sbaglio ad aspettarmi di essere governato da gente onesta che sia d'esempio per i cittadini.

m.fisk ha detto...

@fabio - non ho certo detto che è meglio avere al governo uno disonesto anziché uno onesto. Quel che ho detto è che se la scelta si riduce a un cretino e un disonesto, preferisco di gran lunga quest'ultimo. Poi sarebbe bello avere un PresConsMin bello, onesto, intelligente e altruista rispetto a uno brutto, disonesto, scemo ed egoista: ma fin lì ci arriva anche Catalano

 

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