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In effetti devono essere proprio dei cattivoni questi governanti che mettono in piedi una serie di tecniche censorie, che il nostro giornalista enumera una per una: «Error, conditio, votum, cognatio, crimen. Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas»*.
E che scandalo scoprire che non c'è solo la Libia, l'Egitto e l'Iran, dato che «più di 36 paesi filtrano a vario livello contenuti politici, siti religiosi, pornografia, gioco d'azzardo»: dei veri illiberali.
Peccato che il Di Corinto si sia dimenticato di dire che lo fa anche il Governo italiano: il pezzo sarebbe stato perfetto.
* accipicchia, ho sbagliato il copincollo. La citazione corretta era: «il blocco degli indirizzi Ip, delle Url tramite un proxy server, la manomissioni del DNS (il sistema che ci fa trovare gli indirizzi dei siti), azioni che inibiscono l'accesso a specifiche pagine web, interi domini (.org., .com, .ly, etc), o indirizzi specifici. L'installazione di filtri all'interno del computer degli utenti, il blocco delle keyword che impedisce l'accesso a siti che hanno certe parole nel nome o impediscono ai motori di ricerca di visualizzarle sulla base di blacklist di parole scottanti»
2 commenti:
Sui contenuti politici siamo a buon punto, comunque. Basta una querela e se non ti chiami stai a posto per sempre.
errata/corrige: se non ti chiami "Innominabile"
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