venerdì 18 novembre 2011

Il poeta e il contadino

Molti di voi rammenteranno che all'inizio dell'estate la Camera bocciò un disegno di legge costituzionale presentato dall'Italia dei Valori (lo trovate trascritto in questo mio vecchio post), con il quale si cancellava la parola "Province" dalla Costituzione, fregandosene altamente di come si sarebbe poi disciplinato il passaggio delle competenze (e dei bilanci, dei dipendenti, dei beni e via discorrendo) di questi enti apparentemente inutili ad altri enti presumibilmente più utili.
La proposta del partito di Di Pietro, infatti, si limitava a dire che a ciò ci si sarebbe pensato entro un anno con legge ordinaria. In parole povere, Di Pietro aveva presentato una proposta di legge per dare una mano di bianco su un muro che avrebbe dovuto essere costruito da altri, dopo l'imbiancatura.
Si trattava di un provvedimento demenziale, populista e demagogico, buono solo per fare quell'ammuina che permette di dire «Noi abbiamo fatto!!!» anche a chi non ha fatto un beato cazzo. Certo alcuni noti commentatori si sono indignati per l'astensione allora espressa dal PD: ma il loro sdegno non fa che rafforzare la convinzione che quella proposta fosse una sesquipedale cazzata.

Io questa cosa me la ricordo molto bene, perché mi ci ero dimolto indignato pur io, anche se nel senso opposto a quello dei commentatori sopra richiamati. E pertanto doppiamente gradita mi è risultata questa frase contenuta nelle dichiarazione programmatiche del Governo Monti:
Il riordino delle competenze delle Province può essere disposto con legge ordinaria; la prevista specifica modifica della Costituzione potrà completare il processo, consentendone la completa eliminazione, così come prevedono gli impegni presi con l’Europa.
Prima si costruisce il muro, poi lo si imbianca.

1 commento:

la povna ha detto...

molto giusto e molto vero. ma infatti, Di Pietro, bah.

 

legalese
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