domenica 5 ottobre 2008

Mutui e rinegoziazioni /7

(vedi le puntate precedenti)
Nella scorsa puntata abbiamo fatto degli esempi di persone con un reddito molto più che adeguato a rimborsare il mutuo, a cui certamente la rinegoziazione "ABI-Tremonti" non interessa, e di persone in grave difficoltà, per le quali essa è una scelta obbligata.
Tra i due estremi si situano ovviamente la maggioranza delle famiglie, che devono decidere se aderire o meno a quanto proposto loro dalla banca.
Cominciamo a dire che anche coloro che ritengono di avere buone possibilità di spuntare altrove condizioni di maggior favore, non per questo debbono escludere di accettare le rinegoziazione ABI: nulla infatti impedisce che, pur avendo accolto la proposta, successivamente portino altrove il loro mutuo. Anzi, dobbiamo tenere presente che siamo in un momento di stretta creditizia, nel quale le banche rifiutano di prestarsi denaro tra loro e, conseguentemente, stringono i cordoni della borsa: pertanto credo sia più saggio aspettare qualche mese prima di mettersi in cerca di un'altra banca per attivare la portabilità. E' bene quindi aver presente il fatto che scegliere una strada oggi non vuol dire precludersene un'altra domani.

Vediamo ora cosa comporta dal punto di vista finanziario la rinegoziazione, e accenniamo dapprima al corso dei tassi. Dato per scontato che abbiate presente il meccanismo della rinegoziazione, spiegato qui, presumiamo che il mutuo a tasso variabile sia regolato all'EURIBOR 3 mesi più uno spread, diciamo l'1% per stare bassi. Il conto accessorio è regolato all'IRS a 10 anni rilevato il giorno di adesione alla proposta, più uno spread dello 0,50%, che peraltro molte banche hanno unilateralmente ridotto o rinunciato; poniamo quindi che lo spread applicato sia solo lo 0,30%.
In questi giorni l'EURIBOR a 3 mesi naviga attorno al 5,30% (in salita). E' particolarmente elevato, ma comunque la media dall'inizio dell'anno è di circa 4,80%. Sempre in questi giorni l'IRS a 10 anni sull'EURIBOR 3 mesi varia tra il 5% e il 4,40% (in discesa); ipotizziamo che il giorno dell'adesione alla convenzione sia sul 4,70%.
Ne consegue che il mutuo sarà regolato al 6,30% (e se anche, ottimisticamente, prendiamo la media dall'inizio anno, al 5,80%), mentre il conto accessorio sarà regolato al 5,00%. In pratica ad ogni pagamento di rata la banca prende la differenza non pagata e la mette su un conto ad un tasso sensibilmente minore.
Ora, da un punto di vista strettamente finanziario, il conto accessorio non è altro che un finanziamento che la banca sta facendo al mutuatario; ma la particolarità è che glielo fa ad un tasso incredibilmente inferiore rispetto a quelli medi di mercato.
Se guardiamo la tabella ministeriale per la rilevazione dei TAEG medi vediamo che attualmente i prestiti personali sono concessi mediamente al 10,63%, i prestiti con cessione del quinto dello stipendio vanno dal 10% al 14% e i crediti al consumo per importi tra i 1.500 e i 5.000 euro arrivano oltre il 17%!
Certo, se uno è sicuro che non avrà mai bisogno di comperare qualcosa a rate, non ha nessuna ragione di farsi finanziare in questo modo improprio. Ma se appena appena pensiamo di dover aprire un giorno un finanziamento per comprare una macchina? Ecco che diventa molto più conveniente risparmiare la quota della rata di mutuo che non paghiamo alla banca, mettendola da parte, e usare poi quelli per l'acquisto che pensavamo di farci finanziare.
Basti pensare che se andassimo a mettere i soldi in un conto arancio o simili, otterremmo un interesse persino superiore, sia pur di un minimo, rispetto a quello che dovremmo riconoscere alla banca (in effetti non è così, ma solo perché parte degli interessi a nostro favore viene mangiata dal fisco).
Certo, se pensiamo che per quando ne avremo bisogno il mercato offrirà tassi di finanziamento al consumo paragonabili al famoso 5,00% (o anche meno, dipende dalle condizioni della vostra banca e del giorno di adesione), allora non avremmo tutta quella convenienza; ma si tratta di una scommessa azzardata.

Un'obiezione viene subito in mente: vale a dire che il finanziamento lo prendo quando voglio, mentre aderendo alle rinegoziazione sono costretto a farmi finanziare mese per mese, anche se non ne ho bisogno, e pagarci sopra gli interessi. Questo però non tiene conto di due cose: in primo luogo che, come abbiamo visto prima, posso mettere i soldi che risparmio su un conto fruttifero e praticamente andare in pari.
Ma la cosa più interessante è che l'art. 5 della convenzione prevede che l'estinzione anticipata del conto accessorio non sia soggetta ad alcuna penale: questo vuol dire che io posso risparmiare la parte di rata che non pago alla banca e alla fine dell'anno (o comunque quando mi pare) versarla in banca per saldare il conto accessorio e ripartire da zero.

L'effetto di tutto ciò mi sembra chiaro: aderendo alla rinegoziazione si può prendere respiro, se ne abbiamo bisogno, o precostituirsi la possibilità di prenderne in un futuro, a costi tutto sommato estremamente contenuti. E aderendo abbiamo in pratica sottoscritto un finanziamento a condizioni quasi certamente irripetibili.

Bene, siamo così arrivati alla conclusione. Non pretendo di aver convinto nessuno, e del resto non ho alcun interesse né mi pagano per questo. Credo tuttavia sia stato importante cercare di far capire in maniera un po' più completa, pur tra inevitabili tecnicismi, quali sono le opzioni disponibili sul tavolo e quali sono i vantaggi e gli svantaggi che offrono.
Io, personalmente, non avrei dubbi su cosa scegliere, e ho consigliato in tal senso tutte le persone che mi hanno chiesto un parere; dopodiché ciascuno è naturalmente libero di agire come crede: l'importante è farlo in maniera consapevole.

1 commento:

gino ha detto...

COMPLIMENTI PER LA SPIEGAZIONE.
SONO UN COMMERCIALISTA E ANCH'IO STO DANDO GLI STESSI CONSIGLI.
ORA POTRO' CITARLA PER ESSERE PIU' CONVINCENTE.
CONTINUI COSI'

 

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