venerdì 24 ottobre 2008

Un parere su Cossiga

Mi attirerò una quantità di insulti, ma cionostante dico come la penso sulle dichiarazioni di Cossiga delle quali tutti stanno parlando.

Non ho alcuna simpatia né per l'uomo né per il politico, ma riconosco a Cossiga, quale esponente di una generazione politica ormai in via di estinzione, un senso dello Stato infinitamente superiore a quello di chi attualmente occupa le leve del potere, sia a Palazzo Chigi che al Viminale.
Certo, tutti noi di una certa età ricordiamo Giorgiana Masi, la legge Reale, tutto quello che successe in quegli anni; ma non è questo ora il punto; come non è il caso di citare qui Moro.
Dimentichiamo per un attimo tutto ciò, e consideriamo semplicemente il fatto che Cossiga ha attraversato la storia repubblicana assumendo posizioni e compiendo azioni provocatorie, ma non eversive: non è stato un De Lorenzo, per fare un nome. E anzi ha combattuto l'eversione con metodi assolutamente non condivisibili, talora criminali, ma dimostratisi ex post efficaci e non golpisti.

Dopo questa premessa, facciamone un'altra doverosa sulla quale vi chiedo di riflettere. Solo una superficiale analisi può far credere che Cossiga sia un vecchietto un po' rimbambito che dipende dalle pillole del suo geriatra o del suo psichiatra. Cossiga è sempre, e sottolineo sempre stato estremamente lucido nel suo apparente pazziare; e se fosse rincoglionito, bé, mi auguro di rincoglionire come lui da vecchio.
Solo una frettolosa o disinteressata lettura può far veramente credere che la stessa persona possa rilasciare due interviste come questa di cui tutti parlano e questa, ben diversa nel tono e nelle conclusioni.

Credo che, per quanto siano scandalose le dichiarazioni di Cossiga, scandalizzarsi sia lecito solo come ingenua reazione a caldo. Il saggio, invece, dopo la prima reazione si siede e riflette, e si chiede: ma perché dire quelle cose? Certo, la via della pazzia è quella più semplice e immediata: ma allora scandalizzarsi non è giusto, perché un pazzo ha diritto di dire ciò che vuole, non ne è responsabile. Ma non penso che le cose stiano così: credo che Cossiga sia perfettamente lucido mentre rilascia le sue dichiarazioni.
E credere che un politico così navigato dia fiato alla bocca così, per spirito di protagonismo o di vendetta, è estremamente ingenuo; come era ingenuo pensare che Cossiga fosse rimbambito quando ai tempi del Quirinale esternava, e Disegni e Caviglia lo raffiguravano con il cappello d'asino.

No, mei cari: quello di Cossiga è un messaggio. Ad alti livelli non è che ci si telefoni per dirsi le cose: ci si lanciano messaggi, e messaggi che fanno male: esattamente come fece Cosa Nostra nel '93 a Milano, Roma e Firenze.
Non è diretto a noi cittadini comuni, il messaggio: ma possiamo provare ad interpretarlo.
Qual è stato il primo effetto immediato delle dichiarazioni? Sdegno, rabbia. Attenzione. Un concentrarsi dell'opinione pubblica, che non si era sdegnata quasi per nulla -salvo i soliti quattro gatti comunisti- quando Berlusconi aveva parlato, poi smentendosi, di far intervenire la polizia. Ma che si è scandalizzata quando Cossiga ha parlato degli effetti della polizia, richiamando alla mente le immagini e i suoni della Diaz.
E qual è l'effetto mediato? Bé, io credo che una conseguenza abbastanza scontata è che la raffigurazione di ciò che potrebbe succedere impedisca a chi detiene le leve del potere di mettere in atto le azioni che lo farebbero succedere.
In altre parole: Maroni non poteva certo permettersi un'altra Diaz, ma se le cose fossero precipitate, avrebbe pur sempre potuto accampare la sfortunata disgrazia. Io credo che dopo l'intervista di Cossiga non lo possa più fare, e debba stare molto molto più attento.

Un Cossiga di sinistra, quello che dipingo? Un protettore degli studenti in lotta? No: semplicemente un lucido manipolatore che ha sue idee di ciò che sia giusto o sbagliato fare, e che costringe i nuovi potenti a fare quello che lui ha in testa, non potendo costringerli a credere a ciò cui lui crede.

Rimane da capire cos'abbia in testa: io credo che Cossiga sia intimamente convinto del pericolo di un ritorno all'eversione; e francamente considerato che il sistema politico italiano si è orami strutturalmente avviato verso una deriva autoritaria, credo non sia un'ipotesi del tutto campata in aria (certo agevolata da una sorta di imprinting rimastogli addosso dopo il caso Moro). Nella sua logica impedire al governo di fare cazzate è anche impedirgli di dare una mano a chi vorrebbe rovesciarlo con la forza delle armi anziché con il voto. Ognuno può decidere in autonomia quanto questa sia un'idea campata in aria: ma mi sembra molto più concreta del supino ricorso alla categoria interpretativa dell'alienato mentale.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

E? molto probabile che sia andata così
Cossiga non è uno stupido

Giò

Johnny Durelli ha detto...

E' la cosa più sensata che io abbia letto sull'argomento. Complimenti!

m.fisk ha detto...

bé; grazie.

Deserteur ha detto...

Concordo pienamente con questa interpretazione (senza voler aizzare blogwar, molto più che con quella di Leonardo).

 

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