giovedì 31 maggio 2012

Eppure battono alla porta

Io sarò pure qualunquista, ma non riesco a non pensare che se ad ogni tragedia nazionale l'unica risposta dello Stato è l'aumento delle accise sul carburante, allora tanto varrebbe mettere al posto del Governo un Spectrum, macchina che seppur vecchiotta ha la potenza di calcolo necessaria per determinare il rincaro necessario, e applicarlo senza convocare conferenze stampa.
Funziona assorbendo pochi watt, non fa pranzi di lavoro, non ha bisogno di scorta né di auto blu* per muoversi.


* sì, ho scritto auto blu. Non avrei mai pensato di potermi ridurre così.

martedì 29 maggio 2012

Rignano Flaminio (ovvero del superamento dello stato di diritto in favore del malpancinismo)

Io non sto qui a dire che quei 5 imputati (tra cui tre maestre dell’asilo, il marito di una di queste e una bidella) sono colpevoli. Forse non lo sapremo mai come sono andate davvero le cose. Non sapremo mai se questi 5 imputati hanno subito accuse infamanti infondate o se sono degli orridi pedofili; non sappiamo e non sapremo mai se quei bimbi hanno subito atroci molestie o se invece la loro fantasia ha tirato un brutto scherzo a tutti loro (e a tutti noi). Sappiamo solo che quei bambini hanno sofferto, che quei genitori sono straziati perché non sanno che cosa hanno subito davvero i loro bambini e quali traumi si portano dentro.

Cosa c’è da gioire in tutto ciò? Come donna e madre sono indignata per quelle parole. Brindino giustamente gli avvocati per la loro vittoria, ma non diano lezioni di morale a famiglie devastate.





























Naturalmente la fonte è sempre quella, che io continuo a leggere appassionatamente, giorno per giorno.
Perché ogni giorno credi che abbia raggiunto il fondo roccioso, ma riesce sempre a scavare ancora un po'.

Sciacalli (una modesta proposta)

Come forse qualche lettore sa, dato che siamo sempre tutti della stessa compa dell'internet, stamane c'è stato un terremoto, grave, e cosa ancor più grave un po' di deficienti vari (aziende, attricette, semplici popolani) hanno iniziato (su twitter) a fare battute di gusto incerto, che sono diventate di pessimo gusto quando si è saputo che c'erano anche tanti morti sotto le macerie.
Certo, un'azienda che per venderti (su twitter) un pacchetto viaggi specula sulla paura del terremoto può essere tranquillamente essere definita come una "sciacalla dei sentimenti", credo che saremo un po' tutti d'accordo.
L'azienda poi si sarebbe accorta di aver fatto una cappellata. O, come molti sospettano, di aver affidato il proprio account su twitter a persone poco esperte (probabilmente il solito stagista sottopagato), assumendosi il rischio che questi, in suo nome, facesse una cappellata.

Di ben diversa esperienza sono tutti coloro che (su twitter) sono partiti con due hashtag che in poco tempo sono divenuti trend topic due parole d'ordine che in poco tempo sono diventate le principali della lista: #no2giugno e #noallavisitadelPapa.
Gli uni chiedono che non si faccia la parata del 2 giugno, squallida esibizione di muscoli guerrafondai che cozza contro le loro anime pacifiste: i soldi così risparmiati dovrebbero andare a sostegno della popolazione terremotata. Il che potrebbe anche star bene, se non fosse per il fatto che la parata e il terremoto c'entrano l'un l'altra come i cavoli a merenda: e allora non vedo perché non dovrebbero avere pari dignità parole d'ordine quali #noalsostegnodeicanilipubblicigassiamotuttiirandagi o #bastaspendereperterapiadeldolorecheimalatiterminalimuoianosoffrendocomeaibeitempi o infine #cassintegratidimerdaandatealavorareanzichémangiareilpaneaufo (sono parole d'ordine che nella loro icastica lunghezza fanno vedere anche la superiorità di un blog rispetto a twitter).

Non parliamo di quelli che vorrebbero che il Papa non andasse a Milano per una manifestazione che si sta preparando da mesi, se non da un anno intiero. Naturalmente io sono d'accordo anche con questa lodevole iniziativa, e anzi rilancio con qualche suggerimento da postare (su twitter):
#noallaconventiondelpartitodemocraticousatantoobamahagiàlanominationintasca
#noalleelezioniingreciafacciamoneunacoloniacomeaibeitempideiduecolonnelli
#bastacongliaiutiumanitariinegrimuoianocazzochecenesonogiàtroppialmondo

Quando due grandi passioni si fondono in una sola

Oggi Paola Caruso scrive sulla ventisettesima ora.

lunedì 28 maggio 2012

Nel cielo il sole spuntò (giocare con i numeri)

Repubblica pubblica oggi una delle sue interessantissime gallerie fotografiche, che ci presenta il rivoluzionario chip Virtus.
Nel lancio ci viene detto che il chip consente una larghezza di banda mille volte superiore rispetto al Bluetooth; e dato che quest'ultimo protocollo consente trasferimenti a 721 kbps (pari a 0,091 Mb/s), il rivoluzionario chip avrebbe una larghezza di banda di 90,1 MB/s.
Nella figura 1 ci viene detto che «può trasferire ottanta file Mp3 (pari circa a 250 megabyte) nell'arco di un secondo»: la larghezza di banda diventa quindi di 250 Mb/s.
Nella figura 2 ci si racconta che il rivoluzionarissimo chip «è in grado di trasferire il contenuto di un Dvd di 8 gigabyte nell'intervallo minimo di mezzo secondo». Se la matematica non è un'opinione, questo farebbe 16.000 Mb/s.
Nella figura 3 infine ci viene detto che Virtus ha una larghezza di banda di «2 gigabyte al secondo», che corrisponde a 2.000 Mb/s.
Poi il matematto dice che la matematica non è un'opinione!

venerdì 25 maggio 2012

Meccanicismo cartesiano

«Veda, quando lei parla di costi ritengo che lei sappia che un grammo di nichel costa qualche centesimo e che l'idrogeno non costi niente, cioè a dire questi due elementi - un grammo di nichel e l'idrogeno, che hanno un costo bassissimo - potrebbero produrre energia elettrica pari a quattro barili di petrolio. Questo significa rivoluzione copernicana, questo significa parlare un linguaggio nuovo, questo significa aprire una strada che potrebbe cambiare il vecchio paradigma della logica dell'energetica, aprire una strada completamente nuova che potrebbe dare veramente un risvolto nell'interesse dell'umanità.
Ci vuole volontà, signor Ministro, la volontà - credo - che attraverso la sua risposta non è individuata, cioè non si riesce a individuare, e me ne dispiace. Mi auguro che ci possa essere al più presto una presa di coscienza e il far sì che le nuove frontiere si aprano attraverso nuove strade, il che significa anche cambiare il paradigma della visione meccanicistica cartesiana che molte volte i professori universitari hanno.»

giovedì 24 maggio 2012

L'ombelico del mondo

Nella lunare onfaloscopia che caratterizza le redattrici della 27esima ora, particolare menzione può essere riservata alla Signora Alessandra Arachi, che riesce a consumare una paginata per promuovere il suo libro, nel quale dà conto di come alcune brillanti fisiche degli anni Trenta siano cadute nel dimenticatoio per colpa del disgustoso maschilismo dei colleghi.
Come Lise Meitner, ad esempio, a cui si deve la vera scoperta della fissione nucleare: Infatti fu Lise a spiegare a Otto Hahn che gli esperimenti in laboratorio avevano prodotto la fissione dell’atomo. Lise lo aveva capito guardando una goccia di neve mentre cadeva da un albero e si sdoppiava.
Certo, c'è molto della superiorità del femminile in questa poetica descrizione: l'osservazione della goccia di neve (oggetto fisico che già per sé non avrebbe molto senso, ma chi siamo noi per puntacazzare? E del resto se ci sono gatti mezzi morti e mezzi vivi ci possono anche essere gocce di neve); l'intuizione creativa, nel solco della più famosa mela newtoniana; la spiegazione del fenomeno al fisico maschio e pertanto cieco nel suo razionalismo pragmatico; l'appropriazione della scoperta da parte dell'ingrato; la pennellata di somma stronzaggine di quest'ultimo, che neppur tanto fra le righe viene pure accusato di essersi approfittato dell'infatuazione della sua assistente.

Un bellissimo quadretto, non c'è che dire.
Certo, la colpa della mancata assegnazione del Nobel è tutta da ricercare nel fatto che Otto avesse un pisello, e con tanto di cappuccetto di pelle sopra, mentre Lise solo la passerina: ce lo assicura la Arachi.
E' del tutto evidente, al lettore che non sia sciovinisticamente maschilista, che non c'entra assolutamente nulla, con questa vicenda, il fatto che Lise fosse ebrea, che Hitler ce l'avesse con la sua razza, che ella sia scappata in Isvezia nel 1938 e che Hahn abbia continuato a condurre gli esperimenti in Germania. Tutte queste sono condizioni di contorno, senza alcuna rilevanza.

E valga il vero
Come è ben noto, in rerum natura non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che la fuga all'estero non possa esser né l'uno né l'altro, avrò provato che essa non esiste, che è una chimera maschilista. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che la fuga all'estero sia sostanza spirituale, è uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicché è inutile parlarne. Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice la fuga non è; e si dimostra in quattro parole. Non è sostanza aerea; perché, se fosse tale, in vece di passar da un confine all'altro, volerebbe subito alla sua destinazione. Non è acquea; perché bagnerebbe, e verrebbe asciugata da' venti. Non è ignea; perché brucerebbe. Non è terrea; perché sarebbe visibile. Sostanza composta, neppure; perché a ogni modo dovrebbe esser sensibile all'occhio o al tatto; e questo fuggire, chi l'ha veduto? chi l'ha toccato? Riman da vedere se possa essere accidente. Peggio che peggio, perché supponendo la fuga accidente, verrebbe a essere un accidente trasportato: due parole che fanno ai calci, non essendoci, in tutta la filosofia, cosa più chiara, più liquida di questa: che un accidente non può passar da un Paese all'altro.
La spiegazione del furto del Premio Nobel quindi non può esser nel fatto che Lisa sia andata altrove mentre Otto faceva i suoi esperimenti: ché abbiamo provato esser ciò impossibile, ma noi sappiamo il vero.
La c'è pur troppo la vera cagione... La neghino un poco, se possono, quella fatale appendice riproduttiva che Otto aveva tra l'ombelico e le ginocchia. E lor signori mi vorranno negar la sua influenza? Mi negheranno che ci sian dei cazzi? O mi vorranno dire che stian laggiù a far nulla, come tanti spilli da ficcar su per i pertugi?

Studenti promossi, prof rimandati (nulla di nuovo sotto il sole)

Repubblica.it oggi ci presenta un articolo che riesce a cassonettizzare tutti i più ritriti luoghi comuni su scuola, insegnanti, nativi digitali, libri elettronici e compagnia cantante.
Partendo da una ricerca dell'IPSOS (il buon Pagnoncelli, insomma) commissionata dal PD, l'ovvia conclusione che ne trae l'articolista è quella qui sopra: studenti promossi, prof. rimandati.

Orbene, dato che ci ho qualche amico che -ahilui- fa di mestiere il professore, volevo rassicurarlo per un momento, prima che corra a buttarsi sotto i binari del trenino.
Volevo, in primo luogo, farlo cliccare sul link che porta al sondaggio in questione, e fargli considerare che forse forse un istituto di ricerca che riesce a formattare un documento PDF nel più sgradevole dei modi in cui anche un ipovedente potrebbe formattarlo schiacciando tasti a caso, non è proprio il soggetto più titolato a distribuire patenti e patentini.
Ma se poi, superato il ribrezzo grafico, egli si prendesse la briga di leggere le tabelle, ecco che scoprirebbe un'altra cosa interessante: vale a dire che tra il contenuto del sondaggio e quello dell'articolo di Repubblica non c'è alcuna relazione. Il sondaggio non dice quello che dice l'articolo. Corrado Zunino, che ha sprecato tanta energia per riempire una paginetta del giornale on-line, ha preso un solo dato, posizionato nel primo terzo in alto della pagina 8 (pari a un sessantatreesimo del sondaggio, esendo questo composto di ventun pagine), ci ha costruito sopra la conferma a una tesi che aveva già in testa e ha confezionato quel bel pezzo di mestiere.
Tutti i dati contenuti negli altri sessantadue sessantatreesimi del sondaggio sono stati semplicemente ignorati. E' mestiere, questo?

mercoledì 23 maggio 2012

Giocare con i numeri, da bastardi

Ci dev'essere rimasta male, la redazione della 27esima ora, quando il rapporto annuale ISTAT ha dimostrato che non vi è alcun aumento dei casi di (absit iniuria verbis) femminicidio nel Paese.
Ma in fondo non è un gran problema: a saper ben maneggiare i numeri, nessuno è reo, e nessuno è innocente. E allora che si fa, per non sputtanarsi dopo aver messo in piedi un gran bailamme su un'emergenza, un massacro, che in realtà è un problema -certo serio, nessun lo nega- che è sempre rimasto tal quale?
Si rovescia la prospettiva, semplice.
Tutta una serie di interventi in tema di sicurezza posti in essere dal passato governo (sia pure a prezzo di una certa militarizzazione del territorio) hanno portato a una diminuzione della criminalità classica, e conseguentemente anche degli omicidi. Riduzione che ovviamente non si è avuta nel campo dei delitti commessi tra le mura domestiche, dato cha a tutt'oggi non si può piazzare un poliziotto o una telecamera nella cucina di tutte le case italiane.
Ovviamente ciò ha fatto sì che la percentuale di delitti domestici rispetto al totale dei delitti sia aumentata, dato che il numeratore resta identico e il denominatore diminuisce (ero certo che Nichita l'avrebbe capito; ho provato con la cuginetta novenne, e l'ha capito anche lei).
Quelle della 27esima ora non l'hanno capito. O forse l'hanno capito, e hanno fatto le furbette.

lunedì 21 maggio 2012

Del perché preferisco ricevere mail in francese piuttosto che in inglese

"Without prejudice and subject to Rule 408 of the US Federal Rules of Evidence
Dear Marco,
...
Kind regards,
D."



"Cher Monsieur,
Je fais suite à votre e-mail du 18 courant qui a retenu ma meilleure attention.
...
Recevez, Cher Monsieur, mes meilleurs messages.
D.G."

27 e non sentirli

Il blog di quelle che vogliono sfondare il soffitto di cristallo per permettere alle donne di prendere il posto che loro compete nella società oggi pubblica un post di Gaia Piccardi, esploratrice e zia di Alberto e Lorenza.
se [Federer] è risultato uno di quei rari maschi perfettamente conficcati nella loro energia, nel loro lavoro, nella loro realtà e nella vita che hanno scelto di vivere, pacificati e pacificanti, un po’ di merito va riconosciuto anche alla signora Federer, grande parte del benessere psicofisico di Roger. Che non perde occasione di ringraziarla per il tempo e l’amore che dedica alle figlie, il sacrificio di viaggiare insieme per il mondo, la scelta compiuta dodici anni fa su un campetto periferico dell’Olimpiade, quando la sventurata rispose

domenica 20 maggio 2012

Dei giornali nell'era di Twitter

Da queste pagine si sono sempre perculati i giornali che danno notizie alla cazzo di cane. Sei un professionista, per Toutatis, vedi di agire professionalmente e controlla quello che scrivi: non solo la grammatica e l'ortografia (ci mancherebbe, ma sappiamo quanto bisogno ce ne sia), ma anche i fatti.
Oggi sono tanti i giovini virgulti a cui la mamma ha regalato un furbofono che perculano i giornali per il fatto che su twitter la notizia del terremoto è apparsa prima che sui siti dei quotidiani.

Si tratta di un perculamento legittimo, ci mancherebbe: in questo Paese ognuno può dire e pensare quello che vuole (io son democratico, e accetto perfino che qualcuno scriva che questo è un Grande Paese).
Ma una cosa deve esser chiara: o di qua o di là. Non è che uno possa pretendere le notizie in 10 secondi e le notizie esatte: proprio come la botte piena e la moglie ubriaca, sono due cose in antitesi.
Quindi, scegliete pure da dove volete sapere le cose: io resto dell'opinione che i socialcosi vadano bene per le cazzate, le ricette di cucina, i consigli sugli alberghi e anche per trovare fidanzate, mentre i giornali possano servire egregiamente per sapere cosa fa il Governo, come vanno le indaini sul quel certo delitto e così via.

Poi, ciascuno è libero di trovare la fidanzata o la pensioncina chic sul Corsera, e indicazioni di politica economica su Formspring. Non lo invidio, però.

sabato 19 maggio 2012

27 e non sentirli

Oggi Annachiara Sacchi sulla 27esima ora scopre che in Italia c'è il divorzio consensuale 8a dire il vero ci sarebbe anche la separazione prima del divorzio, ma passi).
L'autrice del pezzo va a prendere un sito americano per raccontarci che in America (lì sono molto più avanti di noi) la cosa è stata inventata negli anni '90, e che un gruppo di legali ovviamente composto per lo più da donne, ha recentemente importato in Italia questa degnissima istituzione.
Legali che saranno pure donne, ma certo cazzute, se il loro preventivo arriva a cinquemila euri, laddove un legale normale, ma che non abbia amiche che scrivono sui blog del Corriere, si accontenta di meno della metà.
Il tenore del pezzo mi ricorda tanto quel giornalista che, allorquando Bill Clinton ebbe a firmare il primo documento digitale, chiese a Prodi tra quanti anni l'Italia sarebbe arrivata ad avere qualcosa di simile.
E Prodi rispose: «Veramente noi l'abbiamo già da un due-tre anni».

Ma andiamo avanti, che oggi di materiale ce n'è tanto.
Ad esempio un ottimo articolo di Elvira Serra (la rammentate? quella single, senza bimbi cani e gatti, che si lamenta dei mariti che non l'aiutano a crescere la prole e badare ai migliori amici dell'uomo) sulla fine della conversazione: un argomento originale sul quale evidentemente né Flaubert né Proust erano riusciti a fare un punto definitivo. Fortuna che ci aiutano gli americani, anche questa volta:
L’americano Meredith Parents Network ha appena pubblicato una ricerca su mille mamme nate tra il 1977 e il 1994, rivelando che il 12 per cento non rinuncia a usare il cellulare neppure in un momento privato come il rapporto sessuale.
L'unico cruccio che ho è che mi sembra anche questa roba già sentita, ma non so bene dove.

venerdì 18 maggio 2012

GombloDDo!

Ve la ricordate la puntata di Report che diceva che i telefonini fanno venire il cancro, vero?
Quella che diceva che c'è tutto un complotto dei produttori di telefonini, che sanno benissimo la vera verità ma riescono a tenere tutto sotto silenzio; e però fortunatamente c'è un ricercatore, uno solo, un uomo libero, che riesce a rompere il silenzio complottardo?

Bene, l'altro giorno c'è stata un'altra puntata di Report: questa volta parlavano del fatto che c'è una macchina che scopre il cancro, che funziona benissimo, ha percentuali di successo da paura ma non la vuole nessuno, non viene più prodotta e il genio che l'ha scoperta deve pagarsi i diritti di brevetto di tasca sua, stando sulle spese.
Se ne era parlato sul socialcosino, dell'argomento, e pensavo che la tesi della puntata fosse che c'è tutto un complotto dei produttori di medicinali, che sanno benissimo la vera verità ma riescono a tenere tutto sotto silenzio; e però fortunatamente c'è un ricercatore, uno solo, un uomo libero, che riesce a rompere il silenzio complottardo.

Ora è uscita la trascrizione della puntata, e la questione è assai più penosa.
Il complotto che impedisce alla macchina salvacancro di salvare le nostre vite c'è, ma non è capitanato dall'industria farmaceutica.
E' capitanato dai produttori di telefonini.


Sì, lo so: pensate che mi sia bevuto il cervello. Leggete qua sotto, cazzo.

Galfa Galfa Galfa... Leon Leon Leon

«La torre disabitata di Ligresti ha perso fascino dopo lo sgombero frettoloso e l'ex Ansaldo, offerta tramite bando regolare, fa arricciare il naso: troppo lunghi i tempi, si è detto in assemblea ieri. "Bisogna scegliere un posto che possiamo difendere e non così facile da liberare - ha consigliato Ugo Mattei, già avvocato dei No Tav, aizzando i 250 partecipanti seduti sull'asfalto in via Galvani e invitando a "diffidare dell'amministrazione finta amica". E una diffida vera e propria contro lo sgombero, Mattei l'ha inviata al tavolo del sindaco Pisapia, tacciandolo di essere incostituzionale.»

Ai fighetti di Macao dunque non va bene uno spazio concesso frettolosamente ed in ispregio ad elementari regole di convivenza (quelle, ad esempio, che dicono che non si dovrebbe far passare avanti quelli che urlano e rompono, lasciando indietro quelli che sono lì da prima ma restano tranquilli e chiedono per favore).
No, al fighettume non va bene uno spazio quale che sia, e cara Grazia. A loro bisogna dare uno spazio nella zona giusta della città, ben servito dai mezzi pubblici, che non sia scomodo per gli strumenti e che abbia i montacarichi per gli allestimenti, e che sia bello da vedere da fuori, e ridipinto di fresco dentro (altrimenti come si fa a far risaltare i graffiti, se le pareti non sono candide?).

Ma vogliamo infierire? Infieriamo, suvvia, e leggiamoci lo scritto di quell'avvocato Mattei (scopro ora che difendeva anche i No TAV, e mi si chiariscono molte cose), che riesce ad affastellare un po' di numeri di articoli tratti a caso da una qualche dispensa, per sostenere che sarebbe incostituzionale cacciare fuori uno che ti entra in casa tua e comincia a farci le feste. Il tutto scritto in quel legalese che stava sui coglioni perfino a Renzo Tramaglino.

Proviamo a fare un po' di traduzione simultanea
«I dimostranti hanno così recuperato l’immobile vacante attraverso pratiche di occupazione e non di spoglio (inteso come privazione violenta o clandestina dell’altrui materiale possesso contrastabile ex 1168 Cod Civ), collocando consapevolmente la propria azione nel solco cos- tituzionale dell’articolo 42 Cost.» ->; «Non è zuppa, è pan bagnato»
«Il raggiungimento di questo scopo sociale passa attraverso la fruizione diretta di beni e servizi che sono appunto funzionali a perseguire e soddisfare interesse collettivi costituzionalmente rilevanti inclusa la salute (Art. 32), il lavoro (Art. 35) e soprattutto, qui rilevanti, l’arte e la scienza (Art.33)» ->; «Se sei malato puoi rapinare un tabaccaio, se sei un artista puoi rapinare una banca»
«Torre Galfa rappresenta un bene comune, che la collettività può anzi deve valorizzare nell’ esercizio della cittadinanza attiva» ->; «e peccato che non c'erano dentro anche i prosciutti, che ci avevamo un po' di fame»
«Poiché la natura pubblica o privata del titolo formale ai beni comuni è da considerarsi teoreticamente irrilevante rispetto alla loro funzione costituzionalmente garantita» ->; «Quel che è tuo è mio; quel che è mio è mio»
«l’ esercizio civilistico dello ius excludendi sulla Torre Galfa, a fronte di lunghi anni di abbandono, è da considerarsi emulativo ex art. 833 Codice Civile e dunque abusivo.» ->; «non vuoi ripenderti la cosa tua perché vuoi riprenderti la cosa tua, bensì solo per romperci i coglioni»
«un interesse privato gravemente sospetto di essere abusivo emulativo e contrario a diritti fondamentali della persona non può certo servirsi delle forza pubblica per rientrare in un possesso inesistente in quanto non esercitato» ->; «E che c'entra se hai pagato? Io so' artista e tu, te non sei un cazzo»

giovedì 17 maggio 2012

Legislatori illuminati

Uno dei piú gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma l’infallibilità di esse, e per conseguenza la vigilanza dei magistrati, e quella severità di un giudice inesorabile, che, per essere un’utile virtú, dev’essere accompagnata da una dolce legislazione. La certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro piú terribile, unito colla speranza dell’impunità; perché i mali, anche minimi, quando son certi, spaventano sempre gli animi umani, e la speranza, dono celeste, che sovente ci tien luogo di tutto, ne allontana sempre l’idea dei maggiori, massimamente quando l’impunità, che l’avarizia e la debolezza spesso accordano, ne aumenti la forza. L’atrocità stessa della pena fa che si ardisca tanto di piú per ischivarla, quanto è grande il male a cui si va incontro; fa che si commettano piú delitti, per fuggir la pena di un solo.

A misura che i supplicii diventano piú crudeli, gli animi umani, che come i fluidi si mettono sempre a livello cogli oggetti che gli circondano, s’incalliscono, e la forza sempre viva delle passioni fa che, dopo cent’anni di crudeli supplicii, la ruota spaventi tanto quanto prima la prigionia. Perché una pena ottenga il suo effetto basta che il male della pena ecceda il bene che nasce dal delitto, e in questo eccesso di male dev’essere calcolata l’infallibilità della pena e la perdita del bene che il delitto produrrebbe. Tutto il di piú è dunque superfluo e perciò tirannico. Gli uomini si regolano per la ripetuta azione dei mali che conoscono, e non su quelli che ignorano. Si facciano due nazioni, in una delle quali, nella scala delle pene proporzionata alla scala dei delitti, la pena maggiore sia la schiavitù perpetua, e nell’altra la ruota.

27 e non sentirli

Altri più intelligenti di me hanno fatto in passato cose serie come l'osservatorio sulle pagine culturali dei due principali quotidiani nazionali.
Io, che sono assai meno preparato, mi sono incistato con il blog al femminile del Corriere della Sera, quello che altrove ho definito un cassonetto di luoghi comuni.
E' questo uno spazio di discussione in cui giornaliste single e senza figli si lamentano dei mariti che non cucinano mentre il pupo strilla, e dove ultimamente si raccolgono alti lai sul massacro quotidiano delle donne, roba che a scorrere frettolosamente gli articoli ci si dovrebbe aspettare un raid della NATO con cattura di Monti e compagnia cantante per portarli seduta stante al TPI dell'Aja.

Già, perché la violenza sulle donne riguarda tutti noi: come scrive Lia Melandri (piace molto, a quelle della 27esima ora, fare queste belle citazioni cinobalaniche, e non sempre citano Dante o l'Ariosto, accontentandosi talvolta di autori di rango inferiore)
è un errore separare la violenza manifesta da quella meno visibile, solo perché meno selvaggia, che attraversa tutti i rapporti tra uomini e donne – l’esclusione dalla vita pubblica, la divisione del lavoro e dei ruoli sessuali, con ricadute (sottoccupazione, divario degli stipendi, conciliazione famiglia/lavoro, ecc.) sotto gli occhi di tutti
.

Quanto ha ragione. Ed è per questo che oggi mi sono stupito di molto, quando ho visto comparire un post che, relegando la donna al classico ruolo di dama di compagnia del potente di turno, sembrava negare tutto ciò che avevo letto nei giorni precedenti,
Poi ho capito! La 27ora compie un'accurata disamina delle caratteristiche culturali, intellettuali e politiche di alcune donne di potere: ma per effetto del noto Trattato di Liegi-Bastogne-Liegi, si tratta di informazioni segrete, la cui diffusione sarebbe illegale.
E per questo motivo il post è scritto in cifra, un po' come quegli articoli sulle finte corse di cavalli che per eludere la legge nascondono sotto l'aria innocente dell'appassionato di ippica le intenzioni di voto rilevate dai sondaggisti.
Il problema è che non conosco il codice per decifrare le acute analisi della Agnese, e quindi chiedo a chi ne abbia la chiave di chiarirmi quale sia il vero significato di espressioni che, nel loro significante, striderebbero con l'ansia di emancipazione che traspare da tutto il noto blog. Ne elenco qualcuna:
- rilassata e un po’ inciccita, occhi bassi e mano e mano nella mano con il suo Sarkò
- quel lifting rovinoso che cerca di rinfrescare con un sapiente trucco acqua e sapone
- con un profilo basso che quasi l’avvicina alla “trasandata” Hillary Clinton.
- superciliosità da dna

E la chiosa, infine: «E allora a voi chi ispira di più? Siete d’accordo con me nell’ apprezzare l’inedita apparente neo-rilassatezza di Carlà, o preferite Première Dame più coinvolte nel gioco?»

Videoconferenza

Esco adesso da una videoconferenza, inutile come sanno essere inutili solo le videoconferenze, e trovo questo post di Squonk che, da par suo, spiega quello che penso.
Dopodiché vado a leggere il Rapporto Giarda, quello sulla revisione della spesa pubblica, e leggo che "dal 2009 al 2011 si è registrata una spesa media annua di 9,5 milioni per l'acquisto di biglietti per circa 9.200 detenuti, e leffettuazione di poco più di 6.100 viaggi. Al fine di ridurre il numero degli spostamenti dei detenuti si intende valorizzare le opportunità presenti sul fronte della comunicazione, con adeguamento culturale (sic!) ai tempi presenti. Si intende perseguire la diffusione di strumenti di "videoconferenza"..."
Ora, credo converrete che poche momenti sono più importanti nella vita di una persona del giorno o dei giorni in cui qualcuno deciderà se dovrai restare in galera o meno. Per quanto uno possa avere per le mani un contratto milionario, certo quel contratto vale ben poco se confrontato con la prospettiva di stare anche solo per un paio d'anni chiuso in cella con l'afrore di una mezza dozzina di altre persone.
E il diritto alla difesa non è uno scherzo: è garantito dalla Costituzione, e riguarda tutti noi, che a torto (se innocenti) o a ragione (se colpevoli) potremmo comunque trovarci un giorno davanti a un giudice a rispondere delle nostre azioni; e se qual giorno non ne avessimo la possibilità, diremmo di essere non già in uno Stato di diritto bensì in uno Stato un po' storto. Un po' come quell'altra grande nazione, dove se sei molto ricco e dai fastidio a qualcuno ti mandano a fare le vacanze nelle grandi steppe della Siberia.

Ma il Governo deve risparmiare, ma c'è la crisi, ma c'è la speculazione internazionale.
Già, tutto vero. C'è la crisi, c'è la speculazione.
Secondo alcuni dei commentatori la crisi e la speculazione legittimano il Governo a non pagare puntualmente i propri debiti. Taluno si è spinto perfino a dire che non ci si possa neppure permettere di compensare i propri debiti verso lo Stato con i crediti verso il medesimo, perché ciò ci manderebbe sul lastrico.
Quindi immagino che nessuno possa avere niente da dire se si risparmiano due, tre o quattro milioni facendo i processi in videoconferenza.
Tanto quelli son criminali, no? E allora che cavolo vogliono?

Anzi, visto che siamo in vena di risparmi, potremmo anche abilirli del tutto, i processi: Monti e Giarda si riuniscono con un bel bussolotto, tirano i dadi e decidono se colpevole o innocente, e se colpevole la misura della pena.
Niente spese per traduzioni, niente stipendi per giudici e cancellieri, niente interpreti, niente appelli, niente cassazioni.
Poi potremmo anche mandare l'estrazione in diretta TV, e fare il Supercondannalotto, con tanto di jackpot e numero jolly (di regola 176-671).
Pensate che pacchia per le casse dello Stato!

Un insuperato modello di coerenza, un eroe dei nostri giorni



mercoledì 16 maggio 2012

Non è mai troppo tardi


lunedì 14 maggio 2012

Finalmente scoperto il segreto del successo di Elmar Burchia


Tal quale ai preti che ti insegnano come si fa sesso

«A quante non è mai capitato di spedire il partner sul divano, telecomando in mano, pur di non vederlo ciondolare inutilmente mentre voi vi districate tra lavastoviglie e sacchi della differenziata dopo una cena con gli amici?
E quante, piuttosto che spiegare per filo e per segno come preparare la minestrina per il nonno, riempire lo zaino per la bambina, caricare la lavatrice dei colori misti (senza ritrovarsi dopo con una bella collezione Arlecchino), non hanno preferito rubare il tempo e fare tutto da sole, acrobate e scontente, ma almeno i vestiti nuovi sono salvi?»
Elvira Serra*, sul Blog del Corriere La 27esima ora.


* Elvira Serra - Ho 40 anni, sono di Nuoro [...] Non sono sposata, non sono fidanzata, non ho figli, non ho cani, gatti o tartarughine d'acqua.

venerdì 11 maggio 2012

giovedì 10 maggio 2012

Giocare con i numeri: il femminicidio

Allora: c'è questa signora qui, che si chiama Rashida Manjoo, che un giorno si sveglia e dice una puttanata. Solo che essendo "relatrice speciale delle Nazioni Unite" le genti si bevono la puttanata, e la rigirano in giro.
Diciamolo chiaro: l'avere a che fare con le Nazioni Unite non ha mai impedito di dire puttanate, come ben dimostra l'esempio di quella associazione che voleva abolire Dante dalle scuole perché antisemita. Quindi, anche chi lavora o comunque ha qualche tipo di relazioni con l'ONU può dire cose senza senso.
Cosa dice la signora Manjoo? Dice, almeno a voler dar retta ai virgolettati che si trovano in rete, che "La prima causa in Italia per la morte di giovani donne tra 16 e 44 anni è il femminicidio".
Si tratta di una vecchia leggenda metropolitana, che pur essendo vecchia continua a circolare e viver di vita propria, come le scie chimiche, il signoraggio e le strampalate invenzioni di BeppeGrillo(tm). Chi volesse documentarsi un po' sulla storia dela bufala può andare a leggere qui, da un nuovo amico che si è ripercorso faticosamente tutta la storia. Noi, che siamo assai più pigri del nostro amico, proveremo a smontare la cosa usando semplicemente un po' di buon senso.

Partiamo da quel cassonetto di luoghi comuni che è il blog "27esima ora" del Corriere, e in particolare da questo articolo della signora Spinelli, che rifrigge in olio esausto la solita formula (peraltro spendendosi con quasi 4.000 parole: si vede che aveva finito il bucato e non aveva ancora da preparar cena).
Se avete la pazienza di cercare, vedrete che la didatta all'inizio ci racconta che «la prima causa di uccisione nel Mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio (da parte di persone conosciute)» (avrete notato dei lievi cambiamenti rispetto alla formula canonica: fate finta di niente e poi ci torneremo sopra), e un certo punto ci dice che «nel 2010 su 151 omicidi di donne 127 erano femmicidi»
Dunque avremmo 127 femminicidi, e questi femminicidi sarebbero la prima causa di morte (assumendo che l'Italia sia paragonabile al resto del mondo, ma le suffragette peninsulari dicono che qui si stia ancora peggio, per cui è un'approssimazione che possiamo permetterci).
Ora, io spero caldamente che nessuno di voi cinque lettori abbia mai avuto a che fare con un reparto di oncologia, ma se vi è capitato di entrarci alla Befana, potete essere stracerti che in quel momento tra i malati in cura c'era almeno una donna, nella fascia di età di cui stiamo parlando, che non avrebbe mai mangiato il successivo panettone. E dato che in ciascuna provincia italiana ci sono almeno due reparti di oncologia (vabbè, magari non a Isernia e nel Medio Campidano, ma Milano e Roma compensano con gli interessi), ecco che in un anno normale ci sono almeno duecento donne tra i 16 e i 44 anni che crepano di cancro.
Tumore batte femminicidio.

Ora, torniamo alla nostra Spinelli che, probabilmente mentre cercava l'apriscatole per apprestarsi alla preparazione della pasta al tonno per il marito, questo dubbio deve esserserlo fatto venire, e deciso che qualcosa non le quadrava. Se effettivamente per la prima causa di morte muoiono cento e qualche donna all'anno, le donne italiane sono meglio di Wonder Woman.
E infatti la Spinelli corregge il tiro, e parla di "prima causa di uccisione", come a voler sottintendere -ma senza il coraggio di dirlo apertamente- che si tratta di morti non naturali ma violente. Il che sposta un pochino i termini del problema.

Orbene, è fatto notorio che in Italia muoiano ogni anno circa 6.000 persone quali vittime della strada: che è effettivamente un morire violento. E' presumibile che la fascia di età tra 16 e 44 anni sia quella in cui si guida e si viaggia di più, e che quindi le vittime in tale range anagrafico siano la metà del totale. Ma ammettiamo pure che vi siano legioni di attempate zitelle che amano suicidarsi scontrando tra loro le proprie utilitarie, e che quindi nella fascia di età le vittime siano 1.500: la metà della metà del totale.
Di queste 1.500 persone, la metà dovrebbero essere donne. Diciamo pure che in effetti le donne guidano meno, grazie al maschilismo imperante nella nostra società, e che quindi le vittime siano la metà della metà. Oh!, dimenticavo: le donne sono notoriamente più prudenti, e quindi dimezziamo un'altra volta.
Un ottavo di 1.500 fa 187, e sfido chiunque a dire che in Italia non muoiano ogni anno almeno 187 donne tra 16 e 44 anni sulle strade.
Viabilità batte femminicidio.

Quindi, avendo escluso le cause naturali e quelle violente ma colpose, non ci resta che ritenere che "uccisione" deve essere inteso come "omicidio", e pertanto la frase «la prima causa di uccisione nel Mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio» debba essere così interpretata: «la prima causa di omicidio nel Mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio». Che sarebbe una bella tautologia, se non ci fosse poi quella parentesi: (da parte di persone conosciute).
Il problema è che (salvo nei peggiori sobborghi di Caracas o di Lagos, o in occasione di rivolte popolari e attentati terroristici), statisticamente la massima parte degli omicidi sono proprio effettuati da persone che conoscevano la vittima. Non sono molti i killer professionali, e non sono molti coloro che sono così scomodi che si arruola un killer per farli fuori. E in Italia non sono neppure molte le rapine che finiscono con il morto, badate.
In tutti gli altri casi, l'omicida conosce la vittima, e pertanto la bella frase della Spinelli ci dice semplicemente che, per nostra fortuna, l'Italia non è un sobborgo né di Lagos né di Caracas.

mercoledì 9 maggio 2012

Lo stile: se ce l'hai, ce l'hai fin da piccino, e se non ce l'hai non lo puoi certo imparare da grande


Ti costruisco la notizia

Ma perché il Corriere mette nello stesso boxino la morte per infarto di Michele Iuliano e il mattinale sui suicidi del giorno prima?
Non è questo il modo di alimentare la tesi -quella della straordinaria gravità della crisi, che sfocia in una lunga lista di morti innocenti- che il Corriere stesso (non certo da solo) ha contribuito a far nascere e continua imperterrito ad alimentare, in ispregio a qualunque verifica statistica?
Il prossimo passo sarà quello di attribuire alla crisi le stragi del sabato sera (che, detto per inciso, sembrano essersi improvvisamente interrotte). Del resto non è difficile: basterà inferire che il giovane discotecaro si sia schiantato perché distratto dalle tensioni familiari, magari raccogliendo qualche testimonianza dei vicini: «era un tanto bravo ragazzo, studioso, rispettoso... certo ultimamente lo vedevamo un po' preoccupato: sembra che le cose al padre non andassero tanto bene... e poi era arrivata da Equitalia la cartella per tassa sui rifiuti... e anche il bollo auto, maledetti».

Forse perché è solo un'invenzione di vecchie giornaliste veterofemministe.


lunedì 7 maggio 2012

Cerchi nel grano

Oggi il Corriere della Sera pubblica un articolo per dirci che nel milanese sono ricomparsi i cerchi nel grano.
Solo che non sono cerchi, sono virgole.
Anzi no, non sono virgole, ma Yod ebraici: «un segno molto potente che rappresenta il gancio che Dio ci lancia per tirarci su verso di lui»
Ma se guardate con attenzione la foto, vedete anche che non sono neppure virgole, ma forme informi. E se abitate nel milanese, rammenterete che il giorno prima ha grandinato un fottìo. E se siete di quelli che hanno fatto le elementari, rammenterete pure che la grandine danneggia i campi di grano.
Si vede che la giornalista del Corriere le elementari non le ha fatte.
Peccato per lei: ci si divertiva un mondo, all'ora della merendina.



mercoledì 2 maggio 2012

Quando è troppo è troppo

E' vero, lo confesso, in passato anche io mi sono entusiasmato per la sostituzione di Berlusconi con Mario Monti.
La situazione era grave: lo spettro della Grecia, il vecchio avvizzito con il cervello sfatto (o sfaccimmatto, se preferite).
E poi il tam tam di Repubblica, del Corriere. Insomma, ci sono cascato come un cretino.

Rivendico -come peraltro ho fatto in passato- il diritto a cambiare idea, e dico, apertamente, che prima questo governo si leverà dai coglioni e tanto meglio sarà per tutti. Meglio Alfano che Monti, a questo punto.
Lasciamo stare l'articolo 18, lasciamo stare le prese di posizione paternalistico-ideologiche, lasciamo stare l'atteggiamento a metà tra il confessore parrocchiale e la jattanza di chi crede di aver la scienza infusa, per essere stato sempre dietro una cattedra a dare voti a studenti tremebondi, e mai a sudarsene chiedendoli agli elettori, come ha fatto, per dire, Gasparri (uno che in questi giorni mi sembra un leone del pensiero politico).
Non ho accettato che un capo del governo (figuriamoci poi una ministra) mi venisse a insegnare come devo vivere, cosa devo pensare, come devo eucare i miei figli; ma l'ho sopportato.
Non ho accettato -ma ho sopportato- che mi venissero a dire che ho fatto una cazzata a comperarmi una casa e a pagare un mutuo, quando avrei dovuto starmene in affitto e mandare mio figlio a studiare all'estero (con che cazzo di soldi, signora mia, se pago meno di mutuo rispetto a quanto mi costerebbe un affitto? Questa è matematica, signora mia).
E ho masticato amaro.

Poi è arrivata la spending review, che era già una cazzata sul nascere, per i motivi che ha illustrato Uriel sul suo blog, è che è trascesa in farsa quando Bondi è partito con l'idea di raccogliere i suggerimenti dei cittadini. "Gabibbo" lo hanno già detto altri, io mi limito a divertirmi pensando a "S/N ratio".
Del resto l'idea fa il pari con la nomina di Amato a revisore del finanziamento ai partiti: roba che neppure il Male avrebbe osato mettere in copertina.

Adesso però mi hanno stracciato le palle, definitivamente e senza appello.
Una proposta di mero buon senso, quella di Alfano di compensare i crediti verso lo Stato con i debiti fiscali, è stata irrisa da Monti con parole che denotano non solo arroganza, ma anche una grande maleducazione, che mal si attaglia al suo profilino di lord inglese. L'unica cosa intelligente che avrebbe dovuto dire, il Monti, era: «avete ragione, accidenti, ma perché diavolo non l'avete fatto voi prima?» E invece no, la risposta è stata: «Vorrei iniziare con una parola di sdegno [...] né tanto meno può istigare a non pagare le tasse o istituire personali e arbitrarie compensanzioni tra crediti e debiti verso lo Stato».
Arbitrarie compensazioni? Io ti devo mille euri, tu me ne devi mille. Io posso rovinarti, bloccarti la macchina in quindici giorni, venderti la casa in tre mesi a prezzo men che simbolico, e se proprio non se la piglia nessuno me la prendo io per nulla. Tu invece non puoi far altro che aspettare che, se e quando avrò voglia, tra tre o quattro anni, ti mandi i soldini. Non puoi chiedermeli con le buone, non puoi chiedermeli con le cattive, anche se io stesso ti ho riconosciuto che ne hai diritto. Ma io so' io, e tu non sei un cazzo.
Ecco: questo è l'atteggiamento dello Stato; e una proposta tesa a riportare lo Stato un pochino più al livello del cittadino sarebbe, secondo il capo del governo, una "arbitraria compensazione"? Forse il soggiorno in Piazza Colonna gli ha montato un po' la testa.

Torni a casa, Prof. Monti, e presto! Ne va della Sua salute.

 

legalese
Il contenuto di questo sito è rilasciato con la seguente licenza:
- ognuno può farne quel che gli pare
- l'eventuale citazione del nome dell'autore e/o del blog è lasciata alla buona educazione di ciascuno