In tale qualità avrei avuto modo di giudicare sui ricorsi contro l'ordinanza 242 del Comune di Roma che (stando alla stampa, ché sul sito istituzionale non è ancora disponibile) recherebbe il divieto di:
Tutto qui si gioca su quell'"e di": dacché se non ci fosse il "di", il comportamento punibile sarebbe costituito dal vestirsi da troia e stare la notte a fianco ad un fuoco roteando la borsetta; ma con quel "di" di troppo, il Comune di Roma vieta sia di stare accanto al fuocherello sia di vestirsi da troia.«assumere atteggiamenti e comportamenti e di indossare abbigliamenti, che manifestino inequivocabilmente l'intenzione di adescare o esercitare l'attività
di meretricio»
Vestirsi da troia, quindi, a Roma è vietato. Indipendentemente dal fatto che una troia lo sia: una può essere la persona più onesta e timorata di Dio che ci sia al mondo, ma se mostra le tette un po' troppo e fa intravvedere un pezzo di coscia (per non parlar del pelo!), allora si becca la multa.
Pensate un po' a che popò di sfilata di personalità mi troverei davanti: chiunque avrà già pensato a quei due-tre nomi ministeriali che si fanno sempre in questi casi, e sarebbe troppo facile farli anche qui: ma anche l'opposizione sarebbe ben rappresentata.
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