lunedì 1 settembre 2008

Due parole su Alitalia e PD

Se c'è una cosa sulla quale non ne so abbastanza, questa è sicuramente la vicenda dell'Alitalia, per dipanare la quale bisognerebbe intendersi di quel particolarissimo mercato che è il trasporto aereo, conoscere i numeri della compagnia e i piani messi sul tavolo dagli attori che via via si sono succeduti.
E' tuttavia possibile scrivere qualche riga di mero buonsenso, pronto peraltro a fare ammenda qualora l'analisi fosse completamente sbagliata. Vediamo quindi un po' chi ha quali interessi.
  • i lavoratori: il 95% di essi ha come unico interesse quello di salvare il proprio reddito. Questo non coincide necessariamente con salvare il proprio posto di lavoro: sono cose diverse. Certo, ci saranno coloro che hanno mansioni gratificanti e creative ai quali interessa più il posto che la busta paga (e sono queli che non hanno difficoltà a riconvertirsi); ma di questi tempi per un'hostess di terra è più importante il fatto di riuscire ad arrivare a fine mese piuttosto che il marchio che sta davanti al bancone dietro il quale lavori;
  • i cittadini-utenti: l'enorme maggioranza degli italiani viaggia in aereo quando va in vacanza o a trovare i parenti, e l'unica cosa che guarda è il prezzo del biglietto. La fedeltà alla compagnia non si può definire minima: non esiste proprio. A quei (in fondo pochi) che viaggiano per lavoro (rectius: alle loro aziende) interessa avere la comodità di arrivare a destinazione senza fare scali, con voli frequenti e -in questi limiti- convenienti;
  • i cittadini-contribuenti: vorrebbero evitare di metterci dei soldi loro;
  • i sindacati: l'unico vero interesse dei sindacati, in questo momento, è evitare di essere messi di fronte a un nuovo aut-aut, al quale non potrebbero che rispondere negativamente, esattamente come avvenne mesi fa. Non è trinariciutismo: è semplicemente che se si viene chiamati a contrattare si contratta; se si devono solo ratificare scelte altrui per condividere le responsabilità senza aver indirizzato le scelte, tanto vale non venir nemmeno chiamati a farlo;
  • gli imprenditori: vogliono prendersi una compagnia aerea pulita da debiti e a prezzi da saldo, investire un po' e guadagnarci bene: chiamali scemi;
  • i concorrenti: vogliono aspettare di vedere come va, e poi se va bene prendersi la compagnia aerea e se fa male prendere i suoi clienti. Chiamali scemi;
  • il Paese: deve avere una compagnia di bandiera (ah ah ah). Nel 2000 neanche Starace, neanche Pavolini direbbero più una sciocchezza del genere. A nessuno frega niente, del colore della livrea, se l'aereo è sicuro, puntuale e conveniente.

Obiettivamente, non si può negare che il piano del governo Berlusconi accontenta un po' tutti, compresi i sindacati (che devono fare un po' di maretta, ma non gli par vero di avere nuovamente il ruolo; e lo dico da sindacalista). Unica eccezione, i contribuenti, che ci metteranno una caterva di soldi; ma non sappiamo (o non so) quanto dovrebbero metterci in altri scenari.

Vediamo ora cosa dice Veltroni. Dice che (1) Alitalia diventerà una compagnia di bandierina; (2) che l'UE boccerà il piano; (3) che il piano fa rimpiangere l'occasione perduta. In altre parole: (1) lamenta l'unica cosa di cui non gliene frega niente a nessuno; (2) porta sfiga; (3)guarda al passato anziché al futuro.
Orbene, è vero che stare all'opposizione è più comodo: puoi limitarti a criticare senza bisogno di proporre nulla. Certo, se fai così poi è difficile andare a dare lezioni alla "sinistra radicale che sa solo dire di no"; ma la sinistra radicale l'hai ammazzata, e quindi potresti anche farla franca. Ma non è così semplice: hai fatto un governo ombra. Ci hai creduto, sei andato addirittura da Napolitano. Poco ci mancava che chiedessi la fiducia alle camere. Quei poveretti che ti hanno votato ci hanno creduto anche loro: pensavano che avresti fatto controproposte puntuali, che gliel'avresti fatta vedere, a Berlusconi.

E invece che fai? Rimpiangi i bei tempi perduti? Ma allora ci sei, non ci fai mica.

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