sabato 19 giugno 2010

Metànoia

Al post di ieri riguardante la parte del ddl intercettazioni che tratta dell'obbligo di rettifica a carico dei blogger hanno fatto seguito, qui e su FF, una serie di commenti che meritano un approfondimento.
Uno dei punti sollevati è quello dell'irragionevole ristrettezza del termine di 48 ore entro il quale dovrebbe essere pubblicata la rettifica.
Posso anche essere d'accordo sul fatto che il termine sia breve: ma converrete che un termine dev'esserci, altrimenti l'obbligo di rettifica non sarebbe più un obbligo. Quanto sarebbe un limite giusto? Quattro giorni? Una settimana? Già, ma la Pensione Miramare offre pacchetti vacanze da quindici giorni; e se poi avessi in mente di fare quel viaggio a Cuba di tre settimane che sogno da tempo...
No, via, il termine dev'essere di almeno un mese perché, cazzo, il diritto alla vacanza è un diritto costituzionalmente garantito (e non è uno scherzo: lo dice l'art. 36 della Costituzione).

Un mese sia, quindi. E per un mese io posso quindi lasciare scritto su un blog che chiunque può leggere, e che magari ha anche una certa notorietà a livello locale, la notizia che il mio amico Scorfano ha promosso cinque delle sue alunne, che avrebbero meritato la bocciatura, in cambio di favori sessuali e forniture di metanfetamine.
Certo, la reputazione dello Scorfano potrebbe risentirne un po', durante questo mese: ma io in fondo sono in vacanza, che me ne frega?
Vi sembra giusto? a me, no. Certo, 48 ore sono poche. Ma non è che se il termine fosse stato di 96 ore la blogopalla avrebbe lodato la prudenza e la saggezza del legislatore. Perché tra i blogopallisti vige quasi ubiquitariamente il principio della Casa della Libertà di avanziana memoria: quello per cui ognuno fa quel cazzo che gli pare senza preoccuparsi del resto del mondo. E giù insulti al prossimo, accuse circostanziate argomentate con cipiglio e indice puntato, salvo poi imbufalirsi e gridare al trappolone quando si viene accusati in prima persona di aver commesso una mera leggerezza (ma forse mi sto confondendo con Travaglio).
Insomma: quando si pensa che il diritto alle proprie vacanze venga prima del diritto alla rispettabilità di qualcuno che abbiamo ingiustamente accusato di qualcosa, allora vuol dire che c'è qualcosa che non funziona, nella testa di chi ragiona così.

Poi, come dicevo altrove, sono intimamente certo se questa benedetta rettifica, ammesso che venga mai richiesta a qualcuno, dovesse essere pubblicata non dopo due bensì dopo tre o quattro giorni, non morirà nessuno: e credo improbabile che il richiedente si metta ad incistarsi sul mancato rispetto del termine una volta ottenuto ciò che gli preme. Ma questo è un pronostico personale.

Veniamo ora al discorso che faceva Giacomo nei commenti, riguardo alle eventuali forme di tutela contro il "legal harassment" da parte del mitico potente di turno.
Non è che far anticipare le spese legali sia una forma di tutela contro l'arbitrio dei potenti, anzi: questo significherebbe solo limitare l'accesso alla giustizia a chi ha più mezzi. Il ricco e potente avrebbe il diritto di adire la magistratura quando vuole, mentre chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese non avrebbe la possibilità di ottenere giustizia quando subisce un sopruso. Non male come risultato!
Del resto la questione dei costi del sistema giudiziario è incredibilmente complessa, e non sarà certo qui che possiamo dipanarla. Vorrei però fare un'analogia con quanto recentemente accaduto in tema di giudici di pace.
Fino a poco tempo fa chiunque poteva contestare una contravvenzione al codice della strada avanti il Giudice di Pace, gratuitamente. Gli uffici dei giudici erano intasati da decine di migliaia di ricorsi di multati che avevano indubitabilmente torto marcio, ma che con il ricorso avevano una possibilità di risparmiare i 40 o i 70 euri della multa: ricorrere non costava nulla, e il peggio che poteva accadere era di essere condannati dopo un anno a pagare quanto comunque si sarebbe dovuto pagare prima.
Dal 2010 è stato introdotto il contributo unificato anche per il giudizio davanti al Giudice di Pace: il che vuol dire che per adirlo io devo pagare 38 euro, a fondo perduto. Ciò ha drasticamente ridotto il numero di ricorsi, darto che tutto coloro che sapevano di aver torto, e che quindi sarebbero stati comunque condannati, ora non hanno più interesse a ricorrere, dato che finiscono per spendere di più. Di contro, però, quei pochi che hanno ricevuto una multa veramente ingiusta, magari un divieto di sosta semplice che vale proprio 38 euro, non hanno più alcun rimedio contro l'arbitrio del vigile, che magari ha sbagliato a trascrivere la targa. O pagano 38 euro di multa, o pagano 38 euro per far annullare la multa.
Era giusto prima, quando la gente ingolfava gli uffici di moduli prestampati per contestare multe sacrosante? No. Ma è giusto ora, che il cittadino si trova a dover subire un'ingiustizia senza avere alcuno strumento per porvi rimedio? Neppure.
E non pensiate che io abbia in mente una risposta: vi ho solo illustrato il problema.

4 commenti:

Giacomo Cariello ha detto...

Per approfondire l'argomento, in questa pagina di wikipedia ci sono un po' di riferimenti alle varie legislazioni riguardo ai sistemi legali atti a proteggere i cittadini da azioni legali il cui scopo è unicamente l'intimidazione contro la libertà di parola.
Personalmente, ritengo che adottare una soluzione simile a quella californiana sarebbe un buon compromesso, poichè non è un beneficio automatico (al contrario del contributo unificato, che è "a prescindere"), ma richiede comunque una valutazione preliminare da parte del giudice (analogamente ad altri benefici come il patrocinio gratuito dello Stato) e riguarda un ambito circoscritto ad attività costituzionalmente garantite.

spider ha detto...

Invece che al giudic di pace fai ricorso al prefetto, che è gratis ma che se te lo respinge ti può far pagare il doppio. Questo mi sembra abbastanza giusto.

(lo so, non è l'argomento del post, ma sulla questione non mi sono fatto un'opinione e quindi preferisco leggerne che parlarne)

m.fisk ha detto...

anche in passato io ho sempre fatto ricorso al Prefetto, anche se per asltri motivi

Anonimo ha detto...

mfisk, non nego che ci sia il problema, ma le soluzioni proposte vanno tutte nella direzione di permettere a chi è più forte di far passare la voglia di scrivere a chi è più debole (economicamente, soprattutto).

Per i blog, come scrive Mantellini oggi, se io parlo male di X, apriti un blog e rispondimi, che così, fra l'altro, ti eviti di richiamare le enne persone che mi citano come fonte.

La cosa è poi diversa se io sono la fonte primaria della notizia o se riporto la notizia di un altro. Nel secondo caso non mi sento proprio in obbligo di nulla, ho solo esercitato un arbitrario diritto di cronaca. La notizia e le sue rettifiche te le vai a prendere dove le ho prese io.

Nel mio piccolo sono già passato in queste cose. Visto che la persona che mi insultava aveva appunto i sui 10 accessi giornalieri, il mio diritto di replica l'ho esercitato da un'altra parte dove, essendo molto conosciuto, sono stato letto da molte più persone. Di lui non si ricorda più nessuno. Io continuo a scrivere nello stesso posto e sono seguito da un po' più di 10 persone.

 

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