venerdì 19 settembre 2008

Alitalia sorge ancora /2

Nella precedente puntata abbiamo visto come e qualmente grazie all'azione del Governo il quadro di riferimento sia radicalmente mutato rispetto alla proposta che TPS aveva fatto a suo tempo. Rammentiamo che TPS aveva indetto una gara per vendere tutta Alitalia, mentre grazie al decreto del 28/8 ora si può vendere privatamente un pezzo scelto, al prezzo deciso da una Banca (d'intesa con il Governo, dico io maliziosamente).

Si noti che vendere i pezzi migliori in sé non è il male assoluto: anzi, dal punto di vista dei lavoratori è la cosa migliore, tanto che è né più ne meno ciò che ha fatto il prof. Bondi con Parmalat. La differenza è che lui l'ha fatto stiracchiando le norme delle leggi Prodi - Marzano; ora Fantozzi lo può fare in un quadro normativo più chiaro e agevole. Certo, le leggi non possono creare ricchezza dal nulla, e difatti qualcuno ci deve perdere: nella vendita a pezzi chi ci perde sono i creditori, dato che una volta tirato fuori dagli attivi il pezzo buono a prezzo scontato, con quel che resta non ci si paga nulla. Ma ci torneremo.

A questo punto la porcata non è ancora fatta, o perlomeno è fatta solo nei confronti dei creditori: ma ora viene il bello. Anche secondo il nuovo quadro normativo, la procedura dovrebbe prevedere la nomina di un advisor che individua un ramo d'azienda sano, ne stabilisce il prezzo giusto e trova un acquirente sul mercato per quel prezzo: sono cose che si possono far meglio, a trattativa privata, ma si tratta di una procedura tutt'altro che trasparente: quindi il prezzo e il contesto contrattuale deve essere rigidissimo.

Se io vendo una macchina usata, ho tutto il diritto di definire il prezzo, trovare un compratore a quel prezzo e poi, prima di aver sottoscritto il contratto, trattare con lui se devo o meno lasciargli i tappetini e lo stereo. Ma se sono il concessionario, e ho concordato il prezzo con chi mi ha affidato la macchina da vendere, devo rimanere nei paletti che mi sono stati dati. Perché non sto vendendo una cosa mia, bensì una cosa di altri. Se il proprietario mi ha detto di smontare lo stereo e vendere la macchina a 1.000 euri, io posso trovare il primo tizio che passa e vendergliela a 1.000 euri. Ma se lascio dentro lo stereo, devo perlomeno sentire il proprietario, e comunque sbattermi per vedere se magari Caio, con lo stereo, sarebbe disposto a pagare 1.050 euri.

Cosa fa invece il governo? Una volta fatto lo spezzatino, decide di vendere a chi vuole lui senza aver definito l'intero set di accessori. accessori che in questo caso si chiamano esuberi e condizioni contrattuali. Mette quindi in vendita il pacchetto offrendoo a un solo compratore e lasciandogli mano libera per trattare un margine ulteriore da portarsi a casa. Sarebbe ancora ancora stato ammissibile se il margine fosse consistito, chessò, in qualche impianto originariamente non previsto nel perimetro del ramo buono; ma qui invece il margine sono i lavoratori nei cui confronti l'unico compratore può dettare le condizioni contrattuali.

E' in tale clima che i sindacati si siedono al tavolo. Ora facciamo un po' di istituzioni di diritto civile. Il contratto è l'incontro tra la volontà di due o più parti. La volontà, per essere tale, deve essere libera, altrimenti non è -per definizione- volontà. Esistono casi in cui un soggetto è obbligato a concludere il contratto (ad esempio, Trenitalia è obbligata a venderti il biglietto, anche se stai sulle palle al bigliettaio), ma in tali casi il contratto viene concluso nell'ambito di paletti ben definiti a priori: non è che io vado dal bigliettaio e tratto sul prezzo o chiedo di andare in prima al prezzo della seconda.

Qui invece si prendono i sindacati e si dice loro: guardate, questo è l'unico compratore, vedetevela con lui ma dovete comunque firmare. E sti cazzi, dico io. L'unico compratore perché? Prima mi dimostri, che è l'unico compratore, poi posso anche cedere; ma se chi ho di fronte è l'unico compratore per scelta del governo che non ha cercato nessun altro compratore, be' la cosa è un tantino diversa.

E questo perché potrebbe essere che un altro compratore, magari, offra ai lavoratori condizioni economiche migliori. Ma questo non lo si può sapere, se un altro compratore non lo si cerca nemmeno (scusate il tono didattico da prima elementare).

I sindacati si siedono quindi al tavolo, si sentono fare delle proposte dure, e decidono. Chi decide di starci, chi di non starci. Francamente con tutto il bailamme che era sorto la volta precedente, ero abbastanza certo che nessuna sigla avrebbe potuto permettersi di dire di no: perché era chiaro che nell'opinione pubblica e nella stampa si sarebbe presa la responsabilità del fallimento di Alitalia: siamo un un mondo in cui l'informazione deve essere condensata in due righe, e io ci sto mettendo ore per buttare giù queste note documentandomi un minimo.

In due righe non puoi far altro che dire "ALITALIA: BA, LUFTHANSA E AF DISPONIBILI MA SOLO CON CAI": che poi non è nemmen vero, se leggi tutta la dichiarazione.

(continua)


2 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissima analisi, posso chiederti di correggere un errore di grammatica sicuramente nato dalla fretta?
"E questo perché potrebbe essere che un altro compratore, magari, offrirebbe OFFRA ai lavoratori condizioni economiche migliori."
grazie Marbetta

m.fisk ha detto...

c'era scappato...

 

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