giovedì 18 settembre 2008

Alitalia sorge ancora

Vogliamo cercare di capire perché quanto accaduto oggi (il ritiro dell'offerta da parte di CAI) è una buona cosa per i dipendenti e per i contribuenti?  Bene, ma occhio che sarà una cosa lunga.

Qualche mese fa c'era un'azienda (Alitalia) che aveva tanti debiti e tanti beni preziosi. Tutto sommato la parte buona valeva un po' più di quella cattiva.  Il Governo, padrone di Alitalia (o meglio, della sua maggior parte) decise di metterla in vendita, e organizzò una gara.  Molti parteciparono, ma Alitalia non stava messa benissimo, e così alla fine si ritirarono tutti tranne uno: un'azienda straniera (Air France).

Air France guardò un po' i conti e offrì un bel po' di soldini, circa 800 milioni: però voleva licenziare un po' di persone e fare quel che voleva dei voli, chiudendo anche, in pratica, un importante aereoporto.

Successero tre cose, insieme:

  1. i sindacati non furono contenti dei licenziamenti;
  2. il principale esponente del partito avverso a quello del designato successore del presidente del consiglio in carica (Berlusconi, insomma: forse a chiamare cose e persone con il loro nome siamo tutti più contenti, o almeno più chiari) disse che se avesse vinto le elezioni (cosa più che certa, allora) avrebbe mandato a rane Air France;
  3. il sindaco del paese natale del signore di cui al punto precedente, una signora del suo stesso medesimo partito, avviò tramite la SEA (di proprietà del suo comune) una causa contro Alitalia per 1 miliardo e briscola (1.250 milioni).

A questo punto Air France si ritirò, e chi potrebbe darle torto? Voglio dire: stai comprando un'automobile usata, sei disposto a pagare 800 euri; dopodiché scopri che c'è il cambio che non funziona tanto bene e rischi di doverci mettere altri 1.250 euri di meccanico; quello del bar dell'angolo, che ha le chiavi, ti ha detto di non farti nemmeno vedere che ti mena, e i pistoni stessi non ti hanno in simpatia.  Che fai, compri? Ma sei proprio un coglione!

Notate che di questa alata metafora, tutto quel che è rimasto sulla stampa è: "i pistoni non ti hanno in simpatia"; fuor di metafora, la colpa è sempre dei sindacati.

A questo punto, che accade? Accade che Il Principale Esponente (Berlusconi) diventa presidente del consiglio, e ti fa due bei decreti.

Il primo decreto è complicatissimo: stabilisce un quadro d'insieme, necessario per fare le porcate che poi andremo a spiegare; cerco di riassumere i punti principali.

  1. quando una grande società si trova in stato di crisi, può essere venduta a pezzettini (art.1 c.2);
  2. se la società eroga servizi pubblici essenziali, cosa vendere lo decide il governo (art.1 c.3);
  3. la vendita dei pezzi d'azienda si fa a trattativa privata, al prezzo deciso da una banca e senza applicare le normativa antitrust (art.1 c.10);
  4. queste vendite le autorizza il Ministro (Scajola!), non il giudice (art.1 c. 11)
  5. gli amministratori di Alitalia che hanno fatto azioni per le qualo potrebbero essere chiamati a pagare danni, sono salvi e non pagheranno nula (art. 3).

Il successivo decreto è quello che il giorno dopo mette Alitalia in Amministrazione straordinaria.

E' chiaro (no, non è chiaro per niente: se non masticate di queste cose dovete fidarvi di me, che ahimé ne mastico eccome) che la situazione è ora ben diversa.  Il commissario può vendere dei pezzettini, al prezzo che vuole il governo  la banca consulente e a chi vuole il governo lui; e quel che non si riesce a vendere, ciccia:rimane invenduto.  Air France, e tutti gli altri che avevano partecipato alla gara, dovevano comperarsi tutta Alitalia: i nuovi arrivati, senza gara, possono comprarsi il fior da fiore e lasciare sul banco la parte che puzza di morto.

(continua)


4 commenti:

ale ha detto...

...

m.fisk ha detto...

lo prendo come un invito a continuare :-)

Anonimo ha detto...

grazie

Anonimo ha detto...

continua per favore che ho capito più da te che da 4 mesi di corriere

 

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