mercoledì 17 novembre 2010

Lettera aperta a Paola Caruso

Cara Paola,
nei giorni scorsi mi sono disinteressato alla tua vicenda: ti ho perfino dileggiato dal momento che la tua protesta è stata organizzata in maniera così infantile e istintiva da rendere evidente, a chi la segue, non già la tua condizione di precarietà, bensì la tua immaturità.
Non occorre spendere molte parole sul punto: una persona che lavora nel giornalismo da sette anni non può non sapere che avviare una protesta destinata a durare per un tempo brevissimo, quale lo sciopero della sete, necessita di un'accuratissima organizzazione preventiva. Fare una sciocchezza simile all'inizio di un week-end e nel corso di una crisi di governo, di un'emergenza ambientale e del possibile default di un paese della CEE* è, passami il termine, una solenne stronzata; come pure stronzate sono l'annunciarlo a protesta già avvenuta, tenere il tuo feed su FF lucchettato, contraddirti nelle varie versioni che hai fornito, cambiare forma di protesta in corso d'opera, prendertela con un altro precario che fra l'altro non è neppur stato assunto, etc. etc. etc.
Ma c'è di più, Paolina. Vedi: lo sciopero della fame è una forma di estorsione, come hanno detto altri più bravi di me: magari nobilissima, ma sempre estorsione. Si usa il ricatto morale per porre in atto un periodo ipotetico del secondo tipo: SE tu non facessi questo, ALLORA succederebbe questo. Esempi di ricatto sono:
* SE non mi date un milione di dollari, ALLORA ammazzo un ostaggio;
* SE non mi date il permesso di soggiorno ALLORA mi butto di sotto;
* SE non mi compri la playstation ALLORA piango tutto il giorno.
Ecco, vedi: nella tua protesta manca un pezzo: c'è l'ALLORA, ma non c'è il SE. E ammetterai che questo non aiuta a capire che diavolo ti passi per la testa, Paolina cara. Vuoi un contratto? Vuoi una password per il desk? Vuoi un posto alla Camera del Lavoro? O alla Camera tout-court? Che cazzo vuoi insomma (e: no, richiamare l'attenzione non è una risposta, dato che l'attenzione l'hai già richiamata quel poco che potevi, e comunque non hai fornito una metrica per misurare il fenomeno)?
Sai, il fatto è che oramai, in questo mondo cattivo, è difficile che qualcuno ceda a un ricatto; ma se poi non si sa nemmeno qual è la richiesta, anche quella flebile possibilità svanisce nel nulla: non è un concetto astruso, vero?

Ma veniamo al punto, ché finora ho divagato: ti racconto un aneddoto personale.
Vedi, non tanto tempo fa ho attraversato un momento difficile e, per dirla tutta, ho rischiato anche di perdere il posto di lavoro. Certo io sono un privilegiato, avendo un contratto a tempo indeterminato, ma con un figlio, un mutuo e quant'altro da mantenere mi sarei trovato in seria difficoltà.
Ebbene, Paola, sai che ho fatto per prima cosa? Ho chiuso questo blog.
L'ho fatto perché sapevo bene che dal mondo della Rete non sarebbe potuto venir fuori nulla che mi aiutasse, e avrei perso tempo e concentrazione, entrambi necessari per risolvere il mio serissimo problema.
Perché, vedi, il fatto è che frequentando questa rete sembra che ci sia il mondo intero di là dello schermo ma, purtroppo, il mondo intero è un altro. Quante persone conosci in rete? Quante persone ti hanno dato solidarietà? Centinaia? Forse addirittura un migliaio? Ecco, ora ti dico una cosa: tutte quelle persone, ammesso che ci siano state, sono un vagone del metrò all'ora di punta.
Adesso, pensa per un attimo che ci sono: tutti gli altri vagoni della linea rossa; tutti gli altri vagoni delle altre due linee; tutti i passeggeri di tram, autobus e filobus; tutti queli che vanno al lavoro in macchina, in moto e in bici; tutti quelli che restano a casa; tutti gli altri lombardi; tutti gli altri italiani.
Afferrato il punto?
Hai sessanta milioni di italiani che non sanno un cazzo della tua cosiddetta protesta, e che se anche sapessero se ne sbatterebbero, e un vagone del metrò che ti sostiene. Meglio che niente, dirai. E invece NO.
Quel vagone lì, sappilo, ti sta facendo del male. Sostenendoti, dicendoti che combatti una battaglia giusta, ti fa pensare che tu possa avere un barlume di ragione e di speranza, ma non è così.
Tu non stai combattendo una battaglia giusta: non sai nemmeno tu cosa vuoi; non hai un obiettivo; qualora l'avessi, non sai come raggiungerlo; e non sai come uscire da questa situazione senza perdere la faccia. Hai fatto una cazzata, insomma: e non riesci a rendertene conto perché ci sono mille (o più probabilmente cento) che stanno lì a sostenere quella immane cazzata.
Ti dicono «mangia», ti dicono «bevi»; ti dicono che hai ragione. Non ti dicono che sei stata una cretina. E così tu pensi di aver ragione, e di non essere stata una cretina, e preseveri.
Vuoi un consiglio da amico? Mandali tutti affanculo, quegli amici.
Fatti ricoverare con la scusa di un esaurimento nervoso e dopo un paio di settimane scrivi una letterina a De Bortoli dicendo che eri sconvolta perché ti era morto il gatto o ti aveva piantato il fidanzato, e chiedigli per favore di dimenticare tutto.
Cosa che non sarà difficile, dato che probabilmente De Bortoli (che dirige un giornale in un momento in cui c'è una crisi di governo, un'emergenza ambientale e il possibile default di un paese della CEE*) già di te si è scordato persino il nome.

* mi fanno notare che la CEE non esiste più. Faccio notare che io sono conservatore dentro.

9 commenti:

spider ha detto...

Standing ovation.

P.S.: come ho scritto altrove, gli scioperi della fame - e della sete - vanno saputi fare: Pannella, che se ne spara uno ogni 18 mesi manco fosse una terapia, va avanti anche 40 giorni. Perché beve tre cappuccini, con lo zucchero, al giorno. Dimagrisce, naturalmente, ma ha il minimo essenziale per continuare a romper...ehm portare avanti le sue istanze. Se digiuni tout-court, soprattutto se sei già magro, dopo 72 ore non hai manco la forza di chiamare il 118. Ed è pericolossissimo togliere di netto gli zuccheri.

Anonimo ha detto...

Concordo su tutto, anche se ho un dubbio sul tuo pessimismo cosmico sulla solidarietà in rete. C'è da dire che a Paola sono arrivate anche critiche, non solo solidarietà e quindi, se guardava bene, aveva tutti gli elementi per capire cosa stava succedendo.

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Sono egoisticamente felice che tu abbia risolto i tuoi problemi sul lavoro, che così posso continuare a leggerti. :-)

Un pat pat virtuale.

babele ha detto...

veramente veramente un gran post

Giacomo Cariello ha detto...

laic definitivo. oltre bordone.

Anonimo ha detto...

Caro Tu che scrivi dall’Olimpo… mi permetterai vero questa confidenza e, nonostante non sia che solo una gran donna con le palle più quadrate delle tue, non vorrei fartelo pesare… ma passiamo oltre.
Nobile dissertazione per nulla priva di “pelicelli”… scusa sono pure meridionale … e una gran difesa delle dietrologie tue e di chi il cazzo di posto sicuro ce l’ha… per dietrologie non intendevo una analisi filologica del termine ma solo il gran culo che ha accompagnato i più che si sentono “arrivati”.
Probabilmente hai ragione… bella la similitudine del vagone del metrò e dei 60 milioni d’italiani a cui peraltro non interessa perché, la maggior parte, sono afflitti dal loro precariato personale, figurati se pensano a Paola, allo pseudo gatto morto o alla fanculaggine avanzata a cui dovremmo condannare certi Tu… si, al mondo non frega niente di lei ma neanche del precariato, nemmeno del “Governo del niente” e neppure, a voler ben sentire, della gente che vive alla bombola d’ossigeno perché condannato in una società precaria per definizione.
Non ha importanza quanto ganzo sai essere e nemmeno le lauree accatastate o le specializzazioni … qui sei e muori precario… e di questo non frega niente alla gente e di ciò, secondo il mio parere, Lei vuole parlare… e coinvolge tutti quelli che in rete da una parte ti sostengono marginalmente - e con frasi fatte – ma anche quelli che ti dicono… “ma che me ne fotte che da sette anni sei precaria… emigra”… delle posizioni come le tue ne è piena l’Italia e, come vedo, le ovazioni sono tutte per questa specie d’opinioni a culo all’aria e mignolo alzato.
Sai, come dici tu, Lei non otterrà nulla come non otterrò nulla io con i miei scioperi civili e le cordiali manifestazioni… e le nottate a servire ai tavoli per mangiare… già non serve, peccato che dobbiamo tutti, precari e non, mangiare, vivere e pagarci un affitto.
Ma, già vero, siamo donne e ad andar male possiamo fare le puttane che in Italia rende bene… con laurea cum lode… hai visto mai che facciamo maggiori scintille.
Era solo una opinione che puoi cestinare ma, se sento coglionate, non posso far nulla devo rispondere… un vizio che toglierò prima o poi…
E poi pensa che bello la Paola ha turbato anche il tuo interesse dall’altissimo Olimpo… spera di no trovarti dall’altra parte, faresti meno il coglione…

m.fisk ha detto...

Per qualche secondo ho avuto un moto di pietà e ho pensato di cancellare l'ultimo commento, che non solo è anonimo (non pretendo un nome e cognome: basta un nick e un riferimento per saper individuare a che attribuire i pensieri espressi), ma pure così incoerente, inconcludente e sgrammaticato da far dubitare seriamente della lucidità di chi l'ha apposto.
Poi sono tornato in me.

Brunilde ha detto...

Anche se non posso non provare una certa simpatia per l'esasperazione di Paola, condivido quello che dici e trovo che tu faccia bene a metterla in guardia dai finti amici. Però una cosa te la devo dire: la CEE non esiste più dal 1992, ora si chiama Unione europea o, se come credo ti riferisci all'Irlanda, zona euro.

m.fisk ha detto...

corretto

rectoscopy ha detto...

sembra che PC ti abbia dato retta.

Nessuna promessa, ma l’assicurazione che chi merita prima o poi fa carriera. Fa davvero carriera. “Insomma, mi perdonate?” dico scherzando. De Bortoli sorride, mi stringe la mano e mi saluta.

 

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