Cosa interessante, seppure un po' fuori tempo massimo, dato che sarebbe bastato andarsi a vedere la biografia sul sito del Senato medesimo per apprenderlo.
Stupisce però che il settimanale parli del lavoro di Schifani, che come noto frequenta un'altra parte politica, in termini assai lusinghieri. Si legge infatti:
Per questo l'avvocato Schifani congegna una difesa molto articolata, ispirata a principi garantisti, criticando l'uso di tutte le indagini precedenti la legge ai fini dei provvedimenti di sequestro. Analizza uno per uno i beni di Giovanni Bontate - una figura di mafioso borghese, laureato in legge e attivissimo dal punto di vista imprenditoriale mentre gestiva il traffico di droga con gli States - sottolineandone la congruità con il tenore di vita, anche se in un passaggio si fa riferimento al condono fiscale che rende difficile confrontare i redditi dichiarati con quelli reali. Discute nei dettagli vita e opere della Atlantide Costruzioni, un'azienda controllata dal suo assistito che poi nel 1996 verrà indirettamente citata nelle prime indagini sui presunti rapporti tra l'entourage berlusconiano e Cosa nostra.Insomma: l'Espresso non solo ha scoperto che Schifani faceva l'avvocato, ma anche che faceva bene il suo lavoro, difendendo il proprio assistito al meglio delle proprie capacità e competenze professionali, secondo quanto disposto dall'art. 24 della Costituzione e dal Codice Deontologico Forense.
Che succede all'Espresso? Si sono bevuti il cervello, a parlar così bene di Schifani?
2 commenti:
no. Secondo me quel che vuole insinuare l'Espresso è (tono da Gargamella): "Diavolo di uno Schifani! Guarda che bizantinismi si inventava pur di salvare le proprietà di un mafioso!" Sicuramente se era così zelante era complice.
Forse hanno appena scoperto che anche i mafiosi hanno diritto ad un avvocato bravo.
(Tu pensa che mia moglie, medico in carcere, cura anche pedofili e assassini. Ma, dico, ti sembra possibile?)
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