mercoledì 3 novembre 2010

Chiacchiere e distintivo

Una premessa è necessaria: io non credo che i tempi siano maturi per la fine del potere di Silvio Berlusconi, ma è anche vero che io i pronostici li sbaglio con impressionante regolarità, e quindi magari il PresConsMin potrebbe anche dare le dimissioni e ritirarsi a vita privata.
I progressivi smarcamenti nel PdL potrebbero lasciar arguire che qualcosa del genere stia accadendo. I soggetti meno impresentabili se ne vanno o perlomeno prendono progressivamente le distanze, il che ha il non secondario effetto di far aumentare nel partito il peso dei pupazzi e delle macchiette: proprio come avviene in una soluzione che, per effetto dell'evaporazione dell'acqua, vede progressivamente aumentare la concentrazione dei sali tossici. E' possibile che questo processo si svolga nella forma di una reazione a catena: via via che il movimento fondato da Silvio Berlusconi (non ho proprio il cuore di chiamarlo partito) diviene ostaggio dei duri, per l'allontanamento dei puri, il clima potrebbe farsi insostenibile anche per coloro che adesso riescono a traccheggiare, e così via fino alla singolarità finale nella quale rimarrebbe un PdL formato da Berlusconi, Fede, Bondi e Stracquadanio, pronti a rifugiarsi nel Ridotto Alpino Valtellinese.

Ammettiamo per un attimo che proprio stasera, 3 novembre 2010, Berlusconi dovesse rassegnare le dimissioni e ritirarsi a vita privata, e proviamo a guardare la cosa con la prospettiva dello storico di domani: che cosa vedremmo e quale giudizio ci faremmo su questi tempi?
Innanzitutto il 4 novembre ci sembrerebbe molto simile al 26 luglio di sessantacinque anni fa, quando era più facile trovare un chilo di caffè o di cioccolata nei negozi che un fascista per istrada: eccezion fatta per i fedelissimi succitati, pronti ad immolarsi con il capo, tutti gli altri, da Cicchitto alla Santanché, rivendicherebbero la propria purissima estraneità alla politica di questi anni. Cosa non difficile né ridicola, considerato il precedente storico di quel membro del Comitato Centrale del PCI e direttore dell'Organo Ufficiale del Partito Comunista che afferma di non essere mai stato comunista in vita sua.
Ma l'attenzione dello storico non s'incentra tanto sul 26 luglio, che è una data d'interesse per il sociologo dei costumi, quanto sul 24 luglio: vale a dire sulla seduta del Gran Consiglio: perché, è bene ricordarlo sempre, il fascismo in Italia si è autodissolto, non è stato rovesciato dalle opposizioni.
Certo, nella la situazione del 1943 gli italiani avevano molte attenuanti: i sedici anni di dittatura e lo stato di guerra, che rendevano oggettivamente assai difficile il lavoro degli oppositori, perlopiù in esilio.
La situazione del 2010 è ben diversa, e se è vero che Berlusconi non ha la statura politica* di un Mussolini, è altrettanto vero che le opposizioni di oggi, pur avendo un'agibilità poliltica infinitamente maggiore di quelle di allora, nei fatti agiscono in modo infinitamente meno incisivo.
Diciamocelo chiaramente: se Berlusconi dovesse cadere oggi, non sarà per effetto delle insostenibili spallate di un'opposizione di sinistra che lo avrà messo di fronte alle contraddizioni politiche di quindici anni di malgoverno. Sarà per lo sfilarsi di una fronda interna al movimento da lui fondato.

Me lo sento già, lo sdegno di un mio nipotino che nel 2050 dovesse studiare la storia contemporanea, e chiedermi come sia stato possibile che un popolo con un sistema sanitario e scolastico a pezzi abbia accettato senza colpo ferire un regalo di tre miliardi ad Air France. Come abbia potuto darsi che una cricca di affaristi pregiudicati** abbia potuto distruggere la situazione idrogeologica di un Paese, facendolo arrivare al punto di non poter reggere ad un giorno intero di pioggia autunnale. Come io, suo nonno, abbia potuto accettare senza ribellarmi*** una deriva dell'informazione fatta di veline e menzogne, di case di cartapesta spacciate per solidi mattoni; di progetti di ponti avveniristici che sottaciono la mancanza di benzina nei serbatoi delle auto della polizia e di carta igienica nei cessi degli asili.
E, soprattutto, mi sento già lo sdegno di quel nipote che, arrivato al capitolo sulla caduta del regimetto, dovesse scoprire che la scintilla finale che fece cadere tutto non fu lo sbarco degli americani in Sicilia né il bombardamento di San Lorenzo, bensì una telefonata di raccomandazione e le fotografie di un troione mitomane.
Pensando a tutto ciò, mi auguro che Berlusconi arrivi alla fine della legislatura, per essere esautorato dal voto popolare e non dal sospetto di satiriasi. Poi penso che in fondo, per quanto infinitamente ridicolo, è stato meglio mandare Al Capone in galera per evasione fiscale piuttosto che non mandarcelo affatto: e allora ben vengano i troioni, se non siamo stati capaci di dare l'importanza che meritavano alle C.A.S.E., ai Lunardi, ai Mills.


* Precisiamo, a scanso di querele, che intendiamo qui il concetto di statura politica come una grandezza scalare, non vettoriale.
** lapsus calami freudiano. Il lettore aggiunga una "S" in principio di parola.
*** Certo, potrei giustificarmi dicendo che scrivevo su di un blog. Immagino che se lo facessi mi toglierebbe il catetere e mi lascerebbe morire affogato nel mio piscio.

2 commenti:

lamb-O ha detto...

In che senso "esautorato dal voto popolare"?
No, perché se si andasse a nuove elezioni e lui si ricandidasse (cosa di cui personalmente dubito, ma nemmeno io ci so fare coi pronostici) vincerebbe di nuovo senz'altro.

E non per chissà quale abbruttimento del Volksgeist. Semplicemente perché correrebbe da solo.

apelle ha detto...

A me mi troverà sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Solo un paio di appunti a un pezzo che condivido sì, e condivido no: gli anni di malgoverno sono in realtà 8, mese + mese -. Su Alitalia poi ho una visione diversa, sopratutto sulle cifre. Ne avevo scritto, non so con quanta competenza, nei commenti di un post di macchianera: http://www.macchianera.net/2009/01/12/guardati-bene-nel-portafoglio/

 

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