domenica 21 dicembre 2008

Fuori i capibastone /2

Ieri, complici la fretta e la febbre, ho buttato giù un post che -lo ammetto- non era di adamantina chiarezza. Ora la febbre è un po' scesa, e provo a raccontare meglio le cose.

Ieri Veltroni, forte del risultato (?) ottenuto alla direzione nazionale del Piddì, ha rilasciato una criptica dichiarazione, che viene riportata da tutti i giornali nello stesso modo (si veda ad esempio Repubblica e il Corriere, come pure il Giornale o il Messaggero).
Cosa dice Veltroni? dice "fuori i capibastone dal PD".
Ora, se c'è una cosa che Veltroni sa far bene (forse l'unica cosa che sa far bene, ma questa è una mia cattiveria) è quella di usare le parole. Lo si è visto al Lingotto, alle lezioni di "bella politica", al Circo Massimo. Alle sue parole non segue mai nulla, ma è innegabile che abbia un uso del linguaggio studiatissimo e di grande efficacia.
Cosa intendeva quindi dire Veltroni con quel "fuori i capibastone"? Un'interpretazione potrebbe essere quella di identificare i capibastone con i mazzettari e corrotti, ma si tratta di un'interpretazione semplicistica: anzitutto perché la pulizia del partito non è certo un tema nuovo, e quindi non avrebbe senso ribattere sulla questione morale dopo la direzione (come se fosse possibile immaginare che un altro esito della direzione avrebbe potuto dar il via libera a corruttela e mazzettarismo!); e in secondo luogo perché il messaggio sarebbe stato più chiaro parlando di corrotti, manigoldi, ladri o quant'altro.
No: il capobastone è il capo di una famiglia mafiosa; non è quello che si sporca le mani bensì quello che comanda sul suo territorio. comanda un'organizzazione criminale, ma pur sempre comanda.

E allora l'interpretazione che io do, a quel termine, e che sono certo sia il messaggio che Veltroni abbia voluto far comprendere a chi doveva intendere, è che "fuori i capibastone" significhi "fuori i capi delle correnti".
Non si tratta di un'interpretazione forzata, dato che, guarda caso, tutti, ma proprio tutti, i giornali che riportano la notizia associano nello stesso paragrafo al virgolettato sui capibastone un ulteriore passaggio che suona: "Il correntismo è una malattia che deve essere sconfitta". Se con capibastone Veltroni avesse inteso "corrotti", che ci azzeccherebbe il richiamo alle correnti?

Per me la cosa è chiara: utilizzando un termine volutamente dispregiativo, Veltroni ha fatto passare il chiaro messaggio "qui comando io e si fa quel che dico io". E questo a me non sta bene per un cazzo.
Perché io non ho problemi a riconoscere il fatto che un partito politico, che è un'organizzazione privata, possa organizzarsi come meglio crede, strutturarsi in modo da dare spazio alle più disparate correnti, come la DC di un tempo, o identificarsi nel pensiero unico del suo fondatore o del suo padrone, come Forza Italia.
Ma non posso accettare che quello stesso partito propugni, avendo tra l'altro la forza per imporlo, il concetto che nel Paese debbano avere agilità politica solo due soggetti rappresentanti la volontà autocratica di solo due persone.
E non mi si venga, per cortesia, a tirare in ballo per l'ennesima volta il discorso delle primarie: sappiamo bene tutti (e chi non lo sa è uno sciocco) che sia le primarie di Prodi sia quelle di Veltroni erano elezioni in cui ciascheduno (eletto, trombati, elettori e gente che stava a guardare) sapeva in anticipo che avrebbe vinto, e l'unica suspence era la percentuale più o meno bulgara di successi.
Le primarie, signori miei, sono una farsa messa in scena per chi ci vuole credere: nella cittadine minori magari si lascia che i candidati si confrontino tra loro, ma a livello nazionale o nelle realtà che contano il vincitore è scritto sul marmo molto prima del voto tanto che a Firenze, di punto in bianco, per non far correre rischi al vincitore designato ecco che ci si sono inventate dall'oggi al domani le "primarie di coalizione".

E comunque, quand'anche le primarie dovessero essere elezioni vere e non un simulacro di quelle del 1924, sarebbero comunque inaccettabili: ma vi sembra possibile che la guida di uno dei due partiti unici sia decisa con una procedura aperta a qualunque tipo di broglio e forzatura, con la quale non si potrebbe neppur decidere il nome del presidente del circolo scacchistico di Roccacannuccia? (e stendiamo un velo pietoso sull'altro partito unico, in cui il capo è semplicemente il padrone).
Ma, si dirà, in America funziona così. Già, e in America i corrotti vanno in galera; e c'è la pena di morte; e c'è il burro d'arachidi; e si usano i galloni. Guardate: lo dico in grassetto per essere chiari: qui non siamo in America: siamo in Italia. E, sia detto per inciso, nei partiti americani ci sono le correnti.

Insomma: il progetto del Partito Democratico fino a poco fa mi stava, semplicemente, indifferente. ora invece lo riconosco come un pericolo per la democrazia, analogamente al pericolo0 costituito da Berlusconi e il berlusconismo. Ma il PD è un pericolo molto più subdolo: perchè per Berlusconi la verità emerge, adamantina al primo sguardo; mentre con il veltronismo bisogna scrutare a fondo, togliere di mezzo la patina del buonismo, la garza dei discorsi paternalistici e demagocici e il grande teatrino delle marionette delle primarie, prima di arrivare al nocciolo duro, che è poi semplicemente l'enorme presunzione e sete di potere dell'Uomo Più Buono d'Italia.

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