Giusto un cenno per dire che, al di là dei motivi logico-filosofici che mi spingevano a non apprezzare l'iniziativa dell'UAAR (o, meglio, il suo lettering), e preso atto che, come giustamente osservato, non si è mai vista una campagna di queste dimensioni a costo 0 o addirittura inferiore, l'UAAR meriterebbe un monumento per aver inconfutabilmente dimostrato che, all'alba del 2009, viviamo in uno stato talmente laico da impedire di esprimere le proprie opinioni in tema di religione.
Non è del tutto secondario rilevare che è ancora in vigore un articolo della Costituzione (il 21) che garantisce ad ognuno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Carta straccia, ormai.
sabato 17 gennaio 2009
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3 commenti:
a me preoccupa soprattutto notare come la libertà di espressione, prima di diventare non libertà, sia diventata "libertà di espressione se hai i soldi per pagare una pubblicità".
Pur nutrendo dubbi sulla frase scelta, che però non ho trovato in nessun modo offensiva, ho appezzato l'iniziativa dell'Uaar, che mi pare abbia raggiunto lo scopo prefisso. Si è ampiamente dimostrato che l'Italia è uno Stato laico solo sulla carta.
Infatti anch'io non l'ho trovata offensiva. Illogica; irrazionale, per l'uso di quell'indicativo impossibile da dimostrare. Ma non offensiva, se non per coloro che da secoli offendono coloro che non pensano come loro.
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