Ma questo articolo da lui firmato costituisce un salto di qualità: in primo luogo perché fa accaponare la pelle a chi abbia una pur minima conoscenza delle problematiche di sucurezza informatica, mischiando ovvietà ("Nessun sistema è sicuro") a petizioni di principio indimostrate ("Innanzi tutto è pericoloso avere un solo server in un solo luogo. Se scoppia un incendio e tutto va in fumo, che succede? Si liquefa la giustizia italiana? Sono sicuro che abbiano tenuto conto di quest'eventualità e previsto due server e in due luoghi diversi, con il botto di danaro che costa").
E in secondo luogo perché l'articolo ha una veste talmente tecnica che chi è digiuno di tali tematiche (vale a dire il 99% della popolazione) non è in grado di capire che si tratta di sciocchezze, e non può che dare fiducia al
Dunque, lo stato dell'arte è questo. Tutti i documenti d'indagine della giustizia italiana finiranno presto in un unico canestro. I procuratori, responsabili delle indagini, non saranno in grado di garantire la sicurezza delle informazioni raccolte. L'archivio della "cancelleria virtuale" sarà nella disponibilità delle forze di polizia, e quindi del governo che gestirà il sistema attraverso una società privata (altra minaccia, se si ricordano i traffici spionistici della Telecom di Marco Tronchetti Provera). Quel che è peggio, anche Cosa Nostra potrà ficcarci il naso, pagando il dovuto. Voi dite che stiamo messi bene?
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