mercoledì 27 maggio 2009

Princìpi

Pur se non avrei il tempo per scrivere alcunché (e neppure per leggere ciò che scrivono gli altri) ho letto questo post dell'acquattato e ho sentito il bisogno di fare una considerazione, che probabilmente sarà lunghetta, per mancanza di tempo, in omaggio alla massima voltairiana.
L'altro giorno -come vi è noto- ho ricevuto un messaggio a mezzanotte passata: io dormo con il telefono acceso e ho il pieno diritto di farlo, per cui se a qualcuno venisse in mente di dire "perché non l'hai spento?" se lo tolga dalla testa.
Ho spedito una protesta (che ora trovate nella versione definitiva, limata), un po' vibrata e un po' ironica, e sono in attesa di una risposta; voi avrete pensato che sono un rompicazzi sesquipedale.
Avrei potuto far finta di niente, in fondo è successo una sola volta. Ma accettare quel disturbo sarebbe stato il segnale che certe cose si possono fare: non protestare sarebbe stato dare il destro per ripetere l'azione tra sei mesi, e poi tra tre mesi, e poi tutti i giorni.
Se andate un giorno dal salumaio a chiedere un etto e mezzo di culatello e quello ve ne dà due etti, senza che voi diciate nulla, la volta successiva i due etti di mortadella diventeranno due e mezzo; e alla fine dovrete ridurre automaticamente la vostra richiesta per compensare la giunta fatta sistematicamente dal pizzicagnolo.
Perché il salumaio, la prima volta, vi testa: come un sensale di cavalli guarda in bocca al puledro che vuole acquistare.
Mio figlio è troppo piccolo, ma un giorno tornerà a casa alle tre di notte sapendo che doveva rientrare alle due; e a me probabilmente la cosa farà anche piacere, ma dovrò punirlo perché starà saggiando quanto può fidarsi di me e quanto può sgarrare.
Nel passato faceva delle gare al massacro con me, che gli ho dato una caterva di ceffoni, ma senpre e solo dopo due avvertimenti; lui ripeteva la mancanza per la terza volta e riceveva lo schiaffo, sonoro e cattivo: se li è sempre portati a casa senza piangere, e sono tuttora convinto che sia stato contento di ricevere ciò che doveva ricevere e vedere che non lo ingannavo.

Poi è chiaro che non è possibile rompere i coglioni all'universo mondo tutti i giorni; ed esprimo la piena solidarietà a Scorfano, che racconta, a proposito di una seppur lieve mancanza di uno studente: "è successo; e io non sono intervenuto, ho fatto finta di non vedere, benché avessi visto benissimo": perché magari proprio non era il caso, e poi perché rompere i coglioni è veramente faticoso, ed ogni tanto uno desidera starsene in pace.
Ma l'eccezione non muta il principio: quando si subisce (un torto, una prepotenza, una scortesia, un tradimento), la cosa migliore da fare è comunque quella di far emergere tutto, chiaramente e immediatamente: perché una volta che la controparte ti ha preso la misura sbagliata, raddrizzare il giudizio e rimettere il rapporto in carreggiata è vari ordini di grandezza più difficile di quanto lo sarebbe stato dare un buffetto iniziale.

1 commento:

Thumper ha detto...

Ti quoto in toto.

E sono piacevolmente sorpresa di non essere l'unica a pensarla così.

 

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