lunedì 18 maggio 2009

Vadi pure

Capita spesso, tra amici e colleghi, di usare l'espressione "vadi", quale mezzo autoironico per esprimere, allo stesso tempo, la consapevolezza dell'erroneità di tale forma verbale e il riconoscimento dell'altro come persona partecipe di tale consapevolezza.
Un po' come dire "io e te non abbiamo bisogno di provare l'uno all'altro che siamo persone che hanno studiato: possiamo prenderci in giro reciprocamente"; ma in realtà quello che stiamo facendo è prendere in giro coloro che quel "vadi" lo usano.

Il fatto è che probabilmente nessuno in Italia crede, dopo la 5^ elementare, che "vadi" si possa dire: perché Fantozzi bene o male l'hanno visto tutti: e tutti hanno introiettato la scorrettezza di tale congiuntivo: tanto che se qualcuno ce lo dicesse, e quel qualcuno non fosse un nostro sòdale, lo guarderemmo con aria di profondo compatimento.

Esattamente come ha fatto la mia vicina, qualche giorno fa, quando, interrompendo momentaneamente una telefonata con un amico, le ho detto, aprendo il portone con il migliore dei miei sorrisi:
- "passi, vadi pure".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ha fatto bene, la tua vicina. Che è proprio da intellettuali radical chic sbagliare apposta i congiuntivi per farsi beffe di coloro che lavorano duro, con la schiena piegata sul territorio.
(e scommetto che eri al telefono con Bordone, anche)

m.fisk ha detto...

No: era un giorno festivo, e io e Bordone ci telefoniamo solo dal lunedì al venerdì, prima della trasmissione, per definire la linea editoriale.
Scusami adesso: ho Bragantini sull'altra linea.

 

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