Nel post precedente si ipotizzava che il Portogallo fosse destinato a sicura sconfitta, dato che il suo maggior giocatore, Cristiano ronaldo, era l'ultimo protagonista del famigerato spottone Nike a non aver ancora dovuto far la valigia.
Così è stato, e a dirla tutta l'eroe della parte finale del filmato, il cui nome viene spesso associato alla locuzione "uno dei migliori giocatori del mondo" ha fatto una ben magra figura: almeno Messi non segna perché marcato, ma s'ingegna e procura gol ai compagni di squadra, mentre del Ronaldo portoghese non si può dir neppure che sia altruista.
Quello che non mi attendevo è che la maledizione colpisse anche Federer, che compare in una sequenza nella quale viene umiliato da Rooney in una partita di ping pong.
Sequanza brevissima, certo, ma che è stata più che sufficiente a portargli la giusta dose di sfiga e farlo uscire da Wimbledon.
La prossima capace che tocca alla Spagna, rea di aver tre giocatori che si vedono per un paio di secondi in tutto.
mercoledì 30 giugno 2010
lunedì 28 giugno 2010
Perché Spagna-Portogallo merita un "1" fisso.
Drogba, Cannavaro, Rooney, Ribery: cacciati dal mondiale, e non tutti con onore.
Ronaldinho manco lo hanno convocato.
Fossi in Cristiano Ronaldo, comincierei a preoccuparmi sul serio: perché è evidente che lo spottone di Nike porta una gran dose di sfiga.
Ronaldinho manco lo hanno convocato.
Fossi in Cristiano Ronaldo, comincierei a preoccuparmi sul serio: perché è evidente che lo spottone di Nike porta una gran dose di sfiga.
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Non c'è due senza tre
Il caso di Scajola, il ministro che non sa chi gli ha pagato la casa, era stato un bel capitombolo politico-mediatico per il governo Berlusconi: come hanno detto molti, gli italiani li puoi prendere per il culo su moltissime cose, ma non devi toccare la casa: un bene per il quale noi abbiamo un attaccamento senza eguali in Europa, come dimostra la rapporto tra proprietari e locatari, acquisito a prezzo di sacrifici che per la maggior parte di noi durano una vita.
C'è poi un'altra cosa alla quale gli italiani sono molto sensibili: le storture del sistema giudiziario.
Chiunque abbia mai avuto a che fare con un tribunale civile sa bene che ottenere giustizia quando si subisce un torto è quasi impossibile, dal momento che anche qualora le proprie ragioni siano riconosciute, il tempo necessario vanifica gli effetti della sentenza vittoriosa.
E chiunque sia incappato nelle maglie della giustizia penale, o conosca qualcuno che vi sia transitato, sa che si tratta di un enorme frullatore dal quale puoi uscire magari assolto, ma mai intero, bensì seriamente minato nello spirito e nel portafoglio.
Sembra un paradosso quello che dico, dal momento che Berlusconi è stato il primo a farsi le leggi a suo uso e consumo proprio per evitare i giudici penali: e non occasionalmente, anzi con costanza persino ammirevole in tutti questi anni.
Ma Berlusconi è un po' un'eccezione: è riuscito a ficcare nella testa dei suoi elettori il concetto che non sia lui che sfugge alla giustizia, bensì che la giustizia lo perseguiti per il bene che fa al Paese, e che quindi le sue azioni contro la magistratura e il sistema penale non siano altro che l'esercizio di un diritto naturale di legittima difesa.
Ora però arriva la questione di Brancher: un perfetto sconosciuto, che nella testa dell'elettore berlusconiano non evoca successo e speranze di prosperità (in effetti non evoca proprio un bel niente, diciamocelo).
Questo signor Nessuno, fatto ministro d'improvviso, non si sa per cosa, che dopo una settimana invoca il legittimo impedimento adducendo la panzana, subito sbugiardata dal Presidente della Repubblica, di dover organizzare un ministero inesistente, è un altro errore di comunicazione gravissimo da parte di Berlusconi e del suo entourage.
Lo stesso Brancher, anziché ritirarsi in un angolo e aspettare che la tempesta passi, riesce a peggiorare le cose di giorno in giorno. Tutta da godere l'intervista rilasciata al TG3 ieri sera (è trascritta su Repubblica, ma se volete ascoltarla dalla viva voce del protagonista la trovate qui, da 1:50 a 3:25). Una tale jattanza, per usare un termine caro al vecchio Giacinto, non può che alienare mazzi di consensi.
E' questo quindi il secondo grave capitombolo in poco tempo. A quando il terzo?
C'è poi un'altra cosa alla quale gli italiani sono molto sensibili: le storture del sistema giudiziario.
Chiunque abbia mai avuto a che fare con un tribunale civile sa bene che ottenere giustizia quando si subisce un torto è quasi impossibile, dal momento che anche qualora le proprie ragioni siano riconosciute, il tempo necessario vanifica gli effetti della sentenza vittoriosa.
E chiunque sia incappato nelle maglie della giustizia penale, o conosca qualcuno che vi sia transitato, sa che si tratta di un enorme frullatore dal quale puoi uscire magari assolto, ma mai intero, bensì seriamente minato nello spirito e nel portafoglio.
Sembra un paradosso quello che dico, dal momento che Berlusconi è stato il primo a farsi le leggi a suo uso e consumo proprio per evitare i giudici penali: e non occasionalmente, anzi con costanza persino ammirevole in tutti questi anni.
Ma Berlusconi è un po' un'eccezione: è riuscito a ficcare nella testa dei suoi elettori il concetto che non sia lui che sfugge alla giustizia, bensì che la giustizia lo perseguiti per il bene che fa al Paese, e che quindi le sue azioni contro la magistratura e il sistema penale non siano altro che l'esercizio di un diritto naturale di legittima difesa.
Ora però arriva la questione di Brancher: un perfetto sconosciuto, che nella testa dell'elettore berlusconiano non evoca successo e speranze di prosperità (in effetti non evoca proprio un bel niente, diciamocelo).
Questo signor Nessuno, fatto ministro d'improvviso, non si sa per cosa, che dopo una settimana invoca il legittimo impedimento adducendo la panzana, subito sbugiardata dal Presidente della Repubblica, di dover organizzare un ministero inesistente, è un altro errore di comunicazione gravissimo da parte di Berlusconi e del suo entourage.
Lo stesso Brancher, anziché ritirarsi in un angolo e aspettare che la tempesta passi, riesce a peggiorare le cose di giorno in giorno. Tutta da godere l'intervista rilasciata al TG3 ieri sera (è trascritta su Repubblica, ma se volete ascoltarla dalla viva voce del protagonista la trovate qui, da 1:50 a 3:25). Una tale jattanza, per usare un termine caro al vecchio Giacinto, non può che alienare mazzi di consensi.
E' questo quindi il secondo grave capitombolo in poco tempo. A quando il terzo?
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sabato 26 giugno 2010
Il legittimo impedimento e il colle più alto
L'amico .mau., citato anche da Mantellini, cita la nota del Quirinale sul caso Brancher commettendo, a mio parere, qualche approssimazione.
Il comunicato recita:
La più importante, tuttavia, è il fatto che nella nota non si dice che Brancher non avrebbe potuto invocare i legittimo impedimento.
Il concetto che viene espresso, letteralmente, è:
- leggendo i giornali abbiamo appreso delle notizie (esplicito);
- in particolare, il fatto che Brancher abbia addotto il legittimo impedimento (esplicito);
- a causa della necessità di organizzare il ministero (implicito);
- ma egli non ha alcun Ministero (esplicito).
La conclusione, badate bene, non è che Brancher non abbia la possibilità di invocare il legittimo impedimento, bensì che Brancher ha raccontato frottole.
Il comunicato recita:
In rapporto a quanto si è letto su qualche quotidiano questa mattina a proposito del ricorso dell'on Aldo Brancher alla facoltà prevista per i ministri dalla legge sul legittimo impedimento, si rileva che non c'è nessun nuovo Ministero da organizzare in quanto l'on. Brancher è stato nominato semplicemente ministro senza portafoglio.Si notano due cose: l'una, il fatto che il Quirinale lamenti di non essere stato informato direttamente dalla Presidenza del consiglio o dal Ministro stesso del fatto che si sarebbe invocato il legittimo impedimento, ma di averlo invece dovuto apprendere dai giornali (e qui non è questione di ironia, bensì di irritazione).
La più importante, tuttavia, è il fatto che nella nota non si dice che Brancher non avrebbe potuto invocare i legittimo impedimento.
Il concetto che viene espresso, letteralmente, è:
- leggendo i giornali abbiamo appreso delle notizie (esplicito);
- in particolare, il fatto che Brancher abbia addotto il legittimo impedimento (esplicito);
- a causa della necessità di organizzare il ministero (implicito);
- ma egli non ha alcun Ministero (esplicito).
La conclusione, badate bene, non è che Brancher non abbia la possibilità di invocare il legittimo impedimento, bensì che Brancher ha raccontato frottole.
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martedì 22 giugno 2010
Siamo soli?
Avete presente quando dico che Berlusconi è una cattiva persona ma non per questo bisogna condannare tutto di lui, anche, chessò, il fatto che porta le scarpe col tacco o non gli piace l'aglio?
ecco, la stessa cosa vale per Mariastella Gelmini e il ministero che dirige. Non mi stancherò mai di denunciare lo sfascio della scuola italiana, le mie preoccupazioni di genitore e la mia rabbia per vedere ogni giorno smantellare la scuola pubblica per tutti in favore di una scuola privata per pochi, e gli altri si arrangino.
Ciò detto, nella traccia del tema "Siamo soli?", per quanto mi sforzi, non riesco a veder proprio nulla di scandaloso*.
Non si parla di dischi volanti: si parla di cosmogonia, di immanenza, di metodo scientifico. Si parla cioè del programma del liceo scientifico, e si chiede a chi ne esce di argomentare usando quegli strumenti.
*.mau. mi fa notare che nella traccia c'è scritto STAR TRECK, il che *è* scandaloso.
ecco, la stessa cosa vale per Mariastella Gelmini e il ministero che dirige. Non mi stancherò mai di denunciare lo sfascio della scuola italiana, le mie preoccupazioni di genitore e la mia rabbia per vedere ogni giorno smantellare la scuola pubblica per tutti in favore di una scuola privata per pochi, e gli altri si arrangino.
Ciò detto, nella traccia del tema "Siamo soli?", per quanto mi sforzi, non riesco a veder proprio nulla di scandaloso*.
Non si parla di dischi volanti: si parla di cosmogonia, di immanenza, di metodo scientifico. Si parla cioè del programma del liceo scientifico, e si chiede a chi ne esce di argomentare usando quegli strumenti.
*.mau. mi fa notare che nella traccia c'è scritto STAR TRECK, il che *è* scandaloso.
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domenica 20 giugno 2010
Dell'organizzare competizioni internazionali in paesi incivili
Ancor oggi leggo sui giornali degli echi di polemiche per il fatto che le partite di calcio del mondiale, sia in campo che per lo spettatore televisivo, sono gravemente perturbate, e forse financo falsate nel risultato, per l'orrido fracasso creato dalle trombette vuvuzelas.
La mia opinione è che questo frastuono sia insopportabile, e segno dell'infimo livello cui è degenerato il sistema del calcio mondiale.
Del resto, non c'è da stupirsi: questo è quello che succede quando si organizzano competizioni di livello internazionale in paesi del terzo mondo pieni di negri appena scesi giù dagli alberi, dove fino a un paio di generazioni fa contendevano le banane alle scimmie.
Speriamo che la FIFA abbia compreso la lezione, e d'ora in avanti organizzi il mondiale solo in paesi della civile Europa.
questo post è dedicato a Giuseppe Plaitano, Vincenzo Paparelli, Stefano Furlan, Marco Fonghessi, Antonio De Falchi, Ivan Dall'Oglio, Celestino Colombi, Salvatore Moschella, Vincenzo Spagnolo, Fabio Di Maio, Antonino Currò, Sergio Ercolano, Ermanno Licursi, Filippo Raciti.
La mia opinione è che questo frastuono sia insopportabile, e segno dell'infimo livello cui è degenerato il sistema del calcio mondiale.
Del resto, non c'è da stupirsi: questo è quello che succede quando si organizzano competizioni di livello internazionale in paesi del terzo mondo pieni di negri appena scesi giù dagli alberi, dove fino a un paio di generazioni fa contendevano le banane alle scimmie.
Speriamo che la FIFA abbia compreso la lezione, e d'ora in avanti organizzi il mondiale solo in paesi della civile Europa.
questo post è dedicato a Giuseppe Plaitano, Vincenzo Paparelli, Stefano Furlan, Marco Fonghessi, Antonio De Falchi, Ivan Dall'Oglio, Celestino Colombi, Salvatore Moschella, Vincenzo Spagnolo, Fabio Di Maio, Antonino Currò, Sergio Ercolano, Ermanno Licursi, Filippo Raciti.
sabato 19 giugno 2010
Metànoia
Al post di ieri riguardante la parte del ddl intercettazioni che tratta dell'obbligo di rettifica a carico dei blogger hanno fatto seguito, qui e su FF, una serie di commenti che meritano un approfondimento.
Uno dei punti sollevati è quello dell'irragionevole ristrettezza del termine di 48 ore entro il quale dovrebbe essere pubblicata la rettifica.
Posso anche essere d'accordo sul fatto che il termine sia breve: ma converrete che un termine dev'esserci, altrimenti l'obbligo di rettifica non sarebbe più un obbligo. Quanto sarebbe un limite giusto? Quattro giorni? Una settimana? Già, ma la Pensione Miramare offre pacchetti vacanze da quindici giorni; e se poi avessi in mente di fare quel viaggio a Cuba di tre settimane che sogno da tempo...
No, via, il termine dev'essere di almeno un mese perché, cazzo, il diritto alla vacanza è un diritto costituzionalmente garantito (e non è uno scherzo: lo dice l'art. 36 della Costituzione).
Un mese sia, quindi. E per un mese io posso quindi lasciare scritto su un blog che chiunque può leggere, e che magari ha anche una certa notorietà a livello locale, la notizia che il mio amico Scorfano ha promosso cinque delle sue alunne, che avrebbero meritato la bocciatura, in cambio di favori sessuali e forniture di metanfetamine.
Certo, la reputazione dello Scorfano potrebbe risentirne un po', durante questo mese: ma io in fondo sono in vacanza, che me ne frega?
Vi sembra giusto? a me, no. Certo, 48 ore sono poche. Ma non è che se il termine fosse stato di 96 ore la blogopalla avrebbe lodato la prudenza e la saggezza del legislatore. Perché tra i blogopallisti vige quasi ubiquitariamente il principio della Casa della Libertà di avanziana memoria: quello per cui ognuno fa quel cazzo che gli pare senza preoccuparsi del resto del mondo. E giù insulti al prossimo, accuse circostanziate argomentate con cipiglio e indice puntato, salvo poi imbufalirsi e gridare al trappolone quando si viene accusati in prima persona di aver commesso una mera leggerezza (ma forse mi sto confondendo con Travaglio).
Insomma: quando si pensa che il diritto alle proprie vacanze venga prima del diritto alla rispettabilità di qualcuno che abbiamo ingiustamente accusato di qualcosa, allora vuol dire che c'è qualcosa che non funziona, nella testa di chi ragiona così.
Poi, come dicevo altrove, sono intimamente certo se questa benedetta rettifica, ammesso che venga mai richiesta a qualcuno, dovesse essere pubblicata non dopo due bensì dopo tre o quattro giorni, non morirà nessuno: e credo improbabile che il richiedente si metta ad incistarsi sul mancato rispetto del termine una volta ottenuto ciò che gli preme. Ma questo è un pronostico personale.
Veniamo ora al discorso che faceva Giacomo nei commenti, riguardo alle eventuali forme di tutela contro il "legal harassment" da parte del mitico potente di turno.
Non è che far anticipare le spese legali sia una forma di tutela contro l'arbitrio dei potenti, anzi: questo significherebbe solo limitare l'accesso alla giustizia a chi ha più mezzi. Il ricco e potente avrebbe il diritto di adire la magistratura quando vuole, mentre chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese non avrebbe la possibilità di ottenere giustizia quando subisce un sopruso. Non male come risultato!
Del resto la questione dei costi del sistema giudiziario è incredibilmente complessa, e non sarà certo qui che possiamo dipanarla. Vorrei però fare un'analogia con quanto recentemente accaduto in tema di giudici di pace.
Fino a poco tempo fa chiunque poteva contestare una contravvenzione al codice della strada avanti il Giudice di Pace, gratuitamente. Gli uffici dei giudici erano intasati da decine di migliaia di ricorsi di multati che avevano indubitabilmente torto marcio, ma che con il ricorso avevano una possibilità di risparmiare i 40 o i 70 euri della multa: ricorrere non costava nulla, e il peggio che poteva accadere era di essere condannati dopo un anno a pagare quanto comunque si sarebbe dovuto pagare prima.
Dal 2010 è stato introdotto il contributo unificato anche per il giudizio davanti al Giudice di Pace: il che vuol dire che per adirlo io devo pagare 38 euro, a fondo perduto. Ciò ha drasticamente ridotto il numero di ricorsi, darto che tutto coloro che sapevano di aver torto, e che quindi sarebbero stati comunque condannati, ora non hanno più interesse a ricorrere, dato che finiscono per spendere di più. Di contro, però, quei pochi che hanno ricevuto una multa veramente ingiusta, magari un divieto di sosta semplice che vale proprio 38 euro, non hanno più alcun rimedio contro l'arbitrio del vigile, che magari ha sbagliato a trascrivere la targa. O pagano 38 euro di multa, o pagano 38 euro per far annullare la multa.
Era giusto prima, quando la gente ingolfava gli uffici di moduli prestampati per contestare multe sacrosante? No. Ma è giusto ora, che il cittadino si trova a dover subire un'ingiustizia senza avere alcuno strumento per porvi rimedio? Neppure.
E non pensiate che io abbia in mente una risposta: vi ho solo illustrato il problema.
Uno dei punti sollevati è quello dell'irragionevole ristrettezza del termine di 48 ore entro il quale dovrebbe essere pubblicata la rettifica.
Posso anche essere d'accordo sul fatto che il termine sia breve: ma converrete che un termine dev'esserci, altrimenti l'obbligo di rettifica non sarebbe più un obbligo. Quanto sarebbe un limite giusto? Quattro giorni? Una settimana? Già, ma la Pensione Miramare offre pacchetti vacanze da quindici giorni; e se poi avessi in mente di fare quel viaggio a Cuba di tre settimane che sogno da tempo...
No, via, il termine dev'essere di almeno un mese perché, cazzo, il diritto alla vacanza è un diritto costituzionalmente garantito (e non è uno scherzo: lo dice l'art. 36 della Costituzione).
Un mese sia, quindi. E per un mese io posso quindi lasciare scritto su un blog che chiunque può leggere, e che magari ha anche una certa notorietà a livello locale, la notizia che il mio amico Scorfano ha promosso cinque delle sue alunne, che avrebbero meritato la bocciatura, in cambio di favori sessuali e forniture di metanfetamine.
Certo, la reputazione dello Scorfano potrebbe risentirne un po', durante questo mese: ma io in fondo sono in vacanza, che me ne frega?
Vi sembra giusto? a me, no. Certo, 48 ore sono poche. Ma non è che se il termine fosse stato di 96 ore la blogopalla avrebbe lodato la prudenza e la saggezza del legislatore. Perché tra i blogopallisti vige quasi ubiquitariamente il principio della Casa della Libertà di avanziana memoria: quello per cui ognuno fa quel cazzo che gli pare senza preoccuparsi del resto del mondo. E giù insulti al prossimo, accuse circostanziate argomentate con cipiglio e indice puntato, salvo poi imbufalirsi e gridare al trappolone quando si viene accusati in prima persona di aver commesso una mera leggerezza (ma forse mi sto confondendo con Travaglio).
Insomma: quando si pensa che il diritto alle proprie vacanze venga prima del diritto alla rispettabilità di qualcuno che abbiamo ingiustamente accusato di qualcosa, allora vuol dire che c'è qualcosa che non funziona, nella testa di chi ragiona così.
Poi, come dicevo altrove, sono intimamente certo se questa benedetta rettifica, ammesso che venga mai richiesta a qualcuno, dovesse essere pubblicata non dopo due bensì dopo tre o quattro giorni, non morirà nessuno: e credo improbabile che il richiedente si metta ad incistarsi sul mancato rispetto del termine una volta ottenuto ciò che gli preme. Ma questo è un pronostico personale.
Veniamo ora al discorso che faceva Giacomo nei commenti, riguardo alle eventuali forme di tutela contro il "legal harassment" da parte del mitico potente di turno.
Non è che far anticipare le spese legali sia una forma di tutela contro l'arbitrio dei potenti, anzi: questo significherebbe solo limitare l'accesso alla giustizia a chi ha più mezzi. Il ricco e potente avrebbe il diritto di adire la magistratura quando vuole, mentre chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese non avrebbe la possibilità di ottenere giustizia quando subisce un sopruso. Non male come risultato!
Del resto la questione dei costi del sistema giudiziario è incredibilmente complessa, e non sarà certo qui che possiamo dipanarla. Vorrei però fare un'analogia con quanto recentemente accaduto in tema di giudici di pace.
Fino a poco tempo fa chiunque poteva contestare una contravvenzione al codice della strada avanti il Giudice di Pace, gratuitamente. Gli uffici dei giudici erano intasati da decine di migliaia di ricorsi di multati che avevano indubitabilmente torto marcio, ma che con il ricorso avevano una possibilità di risparmiare i 40 o i 70 euri della multa: ricorrere non costava nulla, e il peggio che poteva accadere era di essere condannati dopo un anno a pagare quanto comunque si sarebbe dovuto pagare prima.
Dal 2010 è stato introdotto il contributo unificato anche per il giudizio davanti al Giudice di Pace: il che vuol dire che per adirlo io devo pagare 38 euro, a fondo perduto. Ciò ha drasticamente ridotto il numero di ricorsi, darto che tutto coloro che sapevano di aver torto, e che quindi sarebbero stati comunque condannati, ora non hanno più interesse a ricorrere, dato che finiscono per spendere di più. Di contro, però, quei pochi che hanno ricevuto una multa veramente ingiusta, magari un divieto di sosta semplice che vale proprio 38 euro, non hanno più alcun rimedio contro l'arbitrio del vigile, che magari ha sbagliato a trascrivere la targa. O pagano 38 euro di multa, o pagano 38 euro per far annullare la multa.
Era giusto prima, quando la gente ingolfava gli uffici di moduli prestampati per contestare multe sacrosante? No. Ma è giusto ora, che il cittadino si trova a dover subire un'ingiustizia senza avere alcuno strumento per porvi rimedio? Neppure.
E non pensiate che io abbia in mente una risposta: vi ho solo illustrato il problema.
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venerdì 18 giugno 2010
Metonimie
Tra tutte le schifezze contenute del disegno di legge sulle intercettazioni, due sono quelle di cui più si parla, e precisamente quella che dispone il divieto per la stampa di pubblicare materiali d'indagine e quella che dispone l'obbligo di rettifica in capo ai blogger, assimilando per tale aspetto tali piattaforme ai veri e propri periodici.
Restano quindi in secondo piano i temi riguardanti cose assai più gravi, quali i limiti temporali alle intercettazioni, la competenza a decidere in materia demandata ad un organo collegiale, le restrizioni in tema di ascolti ambientali e così via: e ciò perché anzitutto la stampa si è concentrata sulla disposizione "bavaglio" (n.b.: non sto dicendo che non si sia parlato del resto, ma affermo che si è parlato soprattutto di una norma minore perdendo di vista l'importanza delle altre disposizioni).
Adesso poi è scoppiato il bailamme sul fronte dei blogger. Ho letto tante di quelle sciocchezze, in questi giorni, da farmi seriamente considerare opportuna la chiusura di questa piattaforma e l'iscrizione a una confraternita dedita alla celebrazione di messe nere, in quanto tale passatempo sarebbe molto più dignitoso per la mia immagine pubblica rispetto all'etichetta di "blogger".
Anzitutto, nella la maggior parte dei banfatori della rete sussiste un'enorme confusione tra il
concetto di "rettifica" e la diffamazione. Poi, c'è un clima da assedio di Fort Alamo in forza del quale chiunque abbia l'abitudine di pubblicare fotografie dei propri micetti o racconti edificanti sulla spuntatura dei primi dentini si sente, di colpo, come parte di una segreta carboneria che lotta per il bene contro le forze oscure della Morte Nera. In questo delirio paranoide il gattaro e le neomamme si immaginano che chissà quali potenti esponenti della Trilateral non aspettino altro che le agognate vacanze di una settimana pensione completa alla pensione Miramare di Gabicce Mare per bombardare il blogger di raccomandate A.R. che, ritirate dal portinaio complice della congiura, farebbero scattare l'obbligo di attivarsi immediatamente per pubblicare faldoni di rettifiche: tutto ciò mentre la Signora Lina ha appena portato in sala da pranzo le melanzane alla parmigiana.
Bene: le cose non stanno così.
In primo luogo, mi dispiace per le mamme ansiose, ma come fino ad oggi nessuno le ha minacciate di querelarle per diffamazione, posso assicurar loro anche dopo l'entrata in vigore della nuova legge nessuno se le cagherà, esattamente come prima. Il contatore degli accessi rimarrà penosamente inchiodato su quei cinquanta contatti quotidiani, e il postino, ahiloro, continuerà a portare quelle lettere verdoline: ma solo per i divieti di sosta.
E ora parliamo di responsabilità.
Una regola fondamentale della società civile, e direi dello stesso essere uomini e non più bambini, è quella dell'assunzione di responsabilità. Io non posso dire impunemente ai quattro venti che Travaglio è un criminale condannato per la strage di Capaci. Mi sta antipatico Travaglio, non concordo con le sue idee e il suo modo di fare giornalismo, ma resta il fatto che Travaglio e la strage di Capaci non c'entrano nulla l'uno con l'altro.
E se mi permetto di affermare che c'è un legame tra lui e la mafia, debbo essere in grado di provarlo e comunque devo essere pronto ad assumermi la responsabilità di ciò che affermo.
I casi sono due: o mi limito a postare foto di gatti, o decido di parlare di cose serie che possono rompere i coglioni a qualcuno. Dato che nessuno mi ordina di farlo, se decido di farlo io, che sono un adulto responsabile delle mie azioni, devo mettere anche in conto che colui a cui rompo i coglioni si incazzi. Semplice, no?
Già, dirà qualcuno: ma quello è un potente mentre io sono un povero blogger. Che è come dire che se ho di fronte Mike Tyson ho il diritto di pestargli i piedi tutte le volte che mi pare e lui deve stare fermo e farsi dolere i calli. Nossignori: se decido di rompere i coglioni a Mike Tyson devo mettere in conto che lui mi tiri una centra. E queste sono cose che non si imparano a giurisprudenza, bensì al primo anno dell'asilo, quando il bambino impara a stare al suo posto e a non stuzzicare quello più grosso di lui.
Ma la libertà di parola, direte voi. Ma la libertà di parola non è la libertà di dire qualunque cazzata salti in mente senza subirne le conseguenze. La libertà di parola è, al contrario, la libertà di dire qualunque cazzata salti in mente essendo pronti a subirne le conseguenze.
Tempo addietro fui interessato da una mia collega per un problema riguardante un suo amico. Costui, primario di un ospedale pubblico, era stato accusato di corruzione e successivamente assolto con formula piena. Un giornalista di quelli notissimi (non MT, un altro contiguo) aveva scritto in un articolo che il tipo si era fatto qualche mese di galera, il che era, semplicemente, falso. La notizia era stata ripresa da una serie di blog, certo in buona fede confidando nell'autorevolezza del giornalista, talché cercando il nome di questo tizio su Google ciò che veniva fuori era che il tipo si era fatto vari mesi al gabbio.
Notate che sul giornale in cui l'articolo era apparso era stata pubblicata, come dovuto, la rettifica. Sui vari blog che avevano ripreso la cosa non c'era stato modo di far cancellare i post e/o pubblicare uno straccio di scuse. Semplicemente la verità era stata ignorata, ed era rimasta in linea una notizia falsa.
Ora, chiedetevi un po' se la cosa vi sembra giusta. Non stiamo parlando di opinioni qui: stiamo parlando di fatti; e un fatto quale l'essere stato o meno in galera non è che possa essere vero o falso a seconda dell'opinione politica di chi lo scrive.
Pretendere che un qualsiasi cretino, per il solo fatto di aver aperto un account su Splinder, abbia il diritto di sputtanare chiunque senza risponderne ad alcuno è, seguite bene il labiale, i.n.g.i.u.s.t.o.
Ed è ingiusto indipendentemente dal fatto che si vada a sputtanare un potente o l'ultimo dei bidelli: se io affermo, falsamente, che il mio portinaio si incula le galline, sto commettendo un'azione ignobile. Se io dico che Silvio Berlusconi si incula le galline sto commettendo un'azione altrettanto ignobile: e ciò è indipendente dal fatto che Berlusconi sia un potente e il portinaio stia al seminterrato dell'ascensore sociale; ed è perfino indipendente dal fatto che uno dei due abbia in passato falsamente affermato la medesima cosa (almeno per chi simpatizza per l'associazione Nessuno Tocchi Caino).
E quindi, per concludere, io trovo giustissimo che se taluno afferma una cosa falsa, abbia poi l'obbligo di rettificare quella cosa falsa, e il dovere morale di chiedere anche scusa.
Restano quindi in secondo piano i temi riguardanti cose assai più gravi, quali i limiti temporali alle intercettazioni, la competenza a decidere in materia demandata ad un organo collegiale, le restrizioni in tema di ascolti ambientali e così via: e ciò perché anzitutto la stampa si è concentrata sulla disposizione "bavaglio" (n.b.: non sto dicendo che non si sia parlato del resto, ma affermo che si è parlato soprattutto di una norma minore perdendo di vista l'importanza delle altre disposizioni).
Adesso poi è scoppiato il bailamme sul fronte dei blogger. Ho letto tante di quelle sciocchezze, in questi giorni, da farmi seriamente considerare opportuna la chiusura di questa piattaforma e l'iscrizione a una confraternita dedita alla celebrazione di messe nere, in quanto tale passatempo sarebbe molto più dignitoso per la mia immagine pubblica rispetto all'etichetta di "blogger".
Anzitutto, nella la maggior parte dei banfatori della rete sussiste un'enorme confusione tra il
concetto di "rettifica" e la diffamazione. Poi, c'è un clima da assedio di Fort Alamo in forza del quale chiunque abbia l'abitudine di pubblicare fotografie dei propri micetti o racconti edificanti sulla spuntatura dei primi dentini si sente, di colpo, come parte di una segreta carboneria che lotta per il bene contro le forze oscure della Morte Nera. In questo delirio paranoide il gattaro e le neomamme si immaginano che chissà quali potenti esponenti della Trilateral non aspettino altro che le agognate vacanze di una settimana pensione completa alla pensione Miramare di Gabicce Mare per bombardare il blogger di raccomandate A.R. che, ritirate dal portinaio complice della congiura, farebbero scattare l'obbligo di attivarsi immediatamente per pubblicare faldoni di rettifiche: tutto ciò mentre la Signora Lina ha appena portato in sala da pranzo le melanzane alla parmigiana.
Bene: le cose non stanno così.
In primo luogo, mi dispiace per le mamme ansiose, ma come fino ad oggi nessuno le ha minacciate di querelarle per diffamazione, posso assicurar loro anche dopo l'entrata in vigore della nuova legge nessuno se le cagherà, esattamente come prima. Il contatore degli accessi rimarrà penosamente inchiodato su quei cinquanta contatti quotidiani, e il postino, ahiloro, continuerà a portare quelle lettere verdoline: ma solo per i divieti di sosta.
E ora parliamo di responsabilità.
Una regola fondamentale della società civile, e direi dello stesso essere uomini e non più bambini, è quella dell'assunzione di responsabilità. Io non posso dire impunemente ai quattro venti che Travaglio è un criminale condannato per la strage di Capaci. Mi sta antipatico Travaglio, non concordo con le sue idee e il suo modo di fare giornalismo, ma resta il fatto che Travaglio e la strage di Capaci non c'entrano nulla l'uno con l'altro.
E se mi permetto di affermare che c'è un legame tra lui e la mafia, debbo essere in grado di provarlo e comunque devo essere pronto ad assumermi la responsabilità di ciò che affermo.
I casi sono due: o mi limito a postare foto di gatti, o decido di parlare di cose serie che possono rompere i coglioni a qualcuno. Dato che nessuno mi ordina di farlo, se decido di farlo io, che sono un adulto responsabile delle mie azioni, devo mettere anche in conto che colui a cui rompo i coglioni si incazzi. Semplice, no?
Già, dirà qualcuno: ma quello è un potente mentre io sono un povero blogger. Che è come dire che se ho di fronte Mike Tyson ho il diritto di pestargli i piedi tutte le volte che mi pare e lui deve stare fermo e farsi dolere i calli. Nossignori: se decido di rompere i coglioni a Mike Tyson devo mettere in conto che lui mi tiri una centra. E queste sono cose che non si imparano a giurisprudenza, bensì al primo anno dell'asilo, quando il bambino impara a stare al suo posto e a non stuzzicare quello più grosso di lui.
Ma la libertà di parola, direte voi. Ma la libertà di parola non è la libertà di dire qualunque cazzata salti in mente senza subirne le conseguenze. La libertà di parola è, al contrario, la libertà di dire qualunque cazzata salti in mente essendo pronti a subirne le conseguenze.
Tempo addietro fui interessato da una mia collega per un problema riguardante un suo amico. Costui, primario di un ospedale pubblico, era stato accusato di corruzione e successivamente assolto con formula piena. Un giornalista di quelli notissimi (non MT, un altro contiguo) aveva scritto in un articolo che il tipo si era fatto qualche mese di galera, il che era, semplicemente, falso. La notizia era stata ripresa da una serie di blog, certo in buona fede confidando nell'autorevolezza del giornalista, talché cercando il nome di questo tizio su Google ciò che veniva fuori era che il tipo si era fatto vari mesi al gabbio.
Notate che sul giornale in cui l'articolo era apparso era stata pubblicata, come dovuto, la rettifica. Sui vari blog che avevano ripreso la cosa non c'era stato modo di far cancellare i post e/o pubblicare uno straccio di scuse. Semplicemente la verità era stata ignorata, ed era rimasta in linea una notizia falsa.
Ora, chiedetevi un po' se la cosa vi sembra giusta. Non stiamo parlando di opinioni qui: stiamo parlando di fatti; e un fatto quale l'essere stato o meno in galera non è che possa essere vero o falso a seconda dell'opinione politica di chi lo scrive.
Pretendere che un qualsiasi cretino, per il solo fatto di aver aperto un account su Splinder, abbia il diritto di sputtanare chiunque senza risponderne ad alcuno è, seguite bene il labiale, i.n.g.i.u.s.t.o.
Ed è ingiusto indipendentemente dal fatto che si vada a sputtanare un potente o l'ultimo dei bidelli: se io affermo, falsamente, che il mio portinaio si incula le galline, sto commettendo un'azione ignobile. Se io dico che Silvio Berlusconi si incula le galline sto commettendo un'azione altrettanto ignobile: e ciò è indipendente dal fatto che Berlusconi sia un potente e il portinaio stia al seminterrato dell'ascensore sociale; ed è perfino indipendente dal fatto che uno dei due abbia in passato falsamente affermato la medesima cosa (almeno per chi simpatizza per l'associazione Nessuno Tocchi Caino).
E quindi, per concludere, io trovo giustissimo che se taluno afferma una cosa falsa, abbia poi l'obbligo di rettificare quella cosa falsa, e il dovere morale di chiedere anche scusa.
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giovedì 17 giugno 2010
Milano è proprio un paesone
Sul suo blog oggi Gilioli richiama un articolo del collega De Feo apparso sull'Espresso.
In sostanza De Feo dice che la bomba che nel '93 scoppiò davanti al PAC era anomala, non essendo tale museo un obiettivo di rilevanza tale da giustificare la decisione della mafia di colpirlo: e su ciò possiamo anche concordare.
Si sarebbe quindi trattato di uno sbaglio, e il De Feo ventila alcune ipotesi alternative nelle vicinanze, e precisamente nel raggio di 500 metri: la questura (obiettivo però assai difficile, dato il livello di sorveglianza di via Fatebenefratelli); il palazzo della stampa (obiettivo plausibile, ma da escludere in quanto a quell'ora una bomba avrebbe fatto un fottìo di morti, il che non rientrava nelle strategie mafiose del momento); la biblioteca di Marcello dell'Utri.
Tale articolo viene ripreso del Gilioli, il quale nel riassumerlo sintetizza che vi erano solo due possibili obiettivi, e dovendone eslcudere uno rimane solo l'ufficio-biblioteca di Dell'Utri. Ed ecco dimostrato il legame tra le bombe del '93 e Dell'Utri (e, aggiungiamo noi con audace salto logico, Berlusconi: notorio amico e sòdale del bibliofilo siciliano).
Ora, io ci avrei due cose da dire. La prima, che di solito se uno è il mandante di un attentato bombarolo, di regola è difficile che la bomba se la faccia scoppiare proprio sotto il portone di casa: e pertanto il rapporto tra Dell'Utri e l'attentato sarebbe, al limite, più come vittima che come mandante.
La seconda, che a 500 metri da via Palestro vi sono: il consolato americano; la sede del Milan; il grattacielo svizzero; il museo del Risorgimento; il palazzo delle tasse. E, se vogliamo essere puntigliosi, perfino le sedi di Krizia, Versace e Armani. Tutti obiettivi che, alla stregua del ragionamento dell'Espresso, sono ugualmente plausibili e perfino un po' più noti, allora, della biblioteca di Dell'Utri.
In sostanza De Feo dice che la bomba che nel '93 scoppiò davanti al PAC era anomala, non essendo tale museo un obiettivo di rilevanza tale da giustificare la decisione della mafia di colpirlo: e su ciò possiamo anche concordare.
Si sarebbe quindi trattato di uno sbaglio, e il De Feo ventila alcune ipotesi alternative nelle vicinanze, e precisamente nel raggio di 500 metri: la questura (obiettivo però assai difficile, dato il livello di sorveglianza di via Fatebenefratelli); il palazzo della stampa (obiettivo plausibile, ma da escludere in quanto a quell'ora una bomba avrebbe fatto un fottìo di morti, il che non rientrava nelle strategie mafiose del momento); la biblioteca di Marcello dell'Utri.
Tale articolo viene ripreso del Gilioli, il quale nel riassumerlo sintetizza che vi erano solo due possibili obiettivi, e dovendone eslcudere uno rimane solo l'ufficio-biblioteca di Dell'Utri. Ed ecco dimostrato il legame tra le bombe del '93 e Dell'Utri (e, aggiungiamo noi con audace salto logico, Berlusconi: notorio amico e sòdale del bibliofilo siciliano).
Ora, io ci avrei due cose da dire. La prima, che di solito se uno è il mandante di un attentato bombarolo, di regola è difficile che la bomba se la faccia scoppiare proprio sotto il portone di casa: e pertanto il rapporto tra Dell'Utri e l'attentato sarebbe, al limite, più come vittima che come mandante.
La seconda, che a 500 metri da via Palestro vi sono: il consolato americano; la sede del Milan; il grattacielo svizzero; il museo del Risorgimento; il palazzo delle tasse. E, se vogliamo essere puntigliosi, perfino le sedi di Krizia, Versace e Armani. Tutti obiettivi che, alla stregua del ragionamento dell'Espresso, sono ugualmente plausibili e perfino un po' più noti, allora, della biblioteca di Dell'Utri.
7 milioni e mezzo (giocare con i numeri /6)
Trovate l'inghippo contenuto nelle due proposizioni che seguono.
"Ah, Lei vorrebbe un aumento? Dunque, vediamo un po' quanto in effetti Lei lavori. Un anno è composto di 365 giorni. Lei dorme otto ore al giorno, vale a dire 122 giorni in un anno: restano 243 giorni. Lei inoltre gode di otto ore di tempo libero ogni giorno: sono altri 122 giorni, e quindi ne restano 121 per il lavoro. Lei inoltre non lavora per 52 domeniche all'anno, e quindi restano 69 giorni. E' in libertà mezza giornata ogni sabato: fanno 26 giorni all'anno e quindi ne restano 43 per il lavoro. Gode inoltre di quattro settimane di ferie pagate, cioè 28 giorni che vanno ulteriormente sottratti, facendone restare 15. Se poi mi toglie Natale, S.Stefano, Capodanno, il 25 aprile e il primo maggio... facciamo otto giorni, via. Quanti ne restano? sette?
E NON SI VERGOGNA A CHIEDERMI UN AUMENTO SE LAVORA SI' E NO UNA SETTIMANA ALL'ANNO???"
"Ci sono in italia circa 150 mila telefoni sotto controllo: considerando 50 persone per ogni telefono, vengono fuori così 7 milioni e mezzo di persone che possono essere ascoltate. Questa non è vera democrazia, è una cosa che non tolleriamo più"
"Ah, Lei vorrebbe un aumento? Dunque, vediamo un po' quanto in effetti Lei lavori. Un anno è composto di 365 giorni. Lei dorme otto ore al giorno, vale a dire 122 giorni in un anno: restano 243 giorni. Lei inoltre gode di otto ore di tempo libero ogni giorno: sono altri 122 giorni, e quindi ne restano 121 per il lavoro. Lei inoltre non lavora per 52 domeniche all'anno, e quindi restano 69 giorni. E' in libertà mezza giornata ogni sabato: fanno 26 giorni all'anno e quindi ne restano 43 per il lavoro. Gode inoltre di quattro settimane di ferie pagate, cioè 28 giorni che vanno ulteriormente sottratti, facendone restare 15. Se poi mi toglie Natale, S.Stefano, Capodanno, il 25 aprile e il primo maggio... facciamo otto giorni, via. Quanti ne restano? sette?
E NON SI VERGOGNA A CHIEDERMI UN AUMENTO SE LAVORA SI' E NO UNA SETTIMANA ALL'ANNO???"
"Ci sono in italia circa 150 mila telefoni sotto controllo: considerando 50 persone per ogni telefono, vengono fuori così 7 milioni e mezzo di persone che possono essere ascoltate. Questa non è vera democrazia, è una cosa che non tolleriamo più"
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mercoledì 16 giugno 2010
Guardi, guardi, se si sporge con uno specchietto in mano...
Ieri sono comparse su Repubblica (e credo anche su molti altri giornali) due notizie che danno la sensazione di come il nostro giornalismo stia perdendo del tutto il lume della ragione e del buonsenso.
Una, un'articolessa di Miriam Mafai che denunciava sacadalizzata il fatto che uno dei politici coinvolti nello scandalo della Protezione civile sia stato tradotto dal carcere in tribunale in manette; l'altro sul fatto che al processo contro Ottaviano del Turco siano stati letti brani delle telefonate che egli avrebbe fatto a talune linee erotiche.
In entrambi i casi il disdoro per il mancato rispetto della dignità dei due soggetti coinvolti andava non già verso i giornalisti medesimi, che si sono pasciuti delle immagini delle manette e dei particolari delle telefonate bensì, incredibilmente, verso coloro che avevano messo i giornalisti in condizione di farlo vale a dire, rispettivamente, gli agenti di polizia penitenziaria e il pubblico ministero.
Ora, immaginate per un attimo di essere un agente di polizia penitenziaria che deve portare in tribunale due soggetti in custodia cautelare. I regolamenti dicono che se il traducendo è da solo potete decidere se ammanettarlo o meno a seconda della sua pericolosità e della possibilità di fuga, mentre se i detenuti sono più d'uno debbono essere ammanettati insieme. C'è una logica adamantina in ciò: se per un qualunque incidente il furgone si fermasse, e i detenuti dovessero riuscire a scappare, perlomeno non potrebbero dividersi nell'immediatezza della fuga, e quindi anche gli agenti di scorta non dovrebbero dividersi a loro volta.
Ma immaginiamo pure che il traducendo fosse solo, e che pure egli sia una persona pacificissima che non ha mai mostrato la pur minima intenzione di sottrarsi alle proprie responsabilità. L'art. 387 del codice penale dice che "Chiunque, preposto per ragione del suo ufficio alla custodia, anche temporanea, di una persona arrestata o detenuta per un reato, ne cagiona, per colpa, l'evasione" rischia fino a tre anni di galera. E voi siete nella scomoda situazione in cui potete decidere se quella particolare persona sia o meno propensa alla fuga e quindi necessiti d'essere ammanettata; ma se vi sbagliate siete stati perlomeno imprudenti, dato che a posteriori è chiaro che il fuggito era propenso a fuggire: e quindi rispondete a titolo colposo della sua fuga.
Ora, in una situazione simile, chi mai rischierebbe? Se non mettete le manette non ve ne viene in tasca niente e rischiate di finire in galera. In un caso su mille, magari: ma se c'è gente che vince al superenalotto vuol dire che ogni tanto anche i casi improbabili si avverano. Se lo ammanettate e quello fugge lo stesso, perlomeno potrete tentare di dimostrare di aver fatto tutto il possibile per assicurare la custodia del detenuto.
Di chi è quindi il problema? Di chi le manette le ha messe, o di chi lavora in un giornale che in una pagina mostra la fotografia di un detenuto in catene e nella pagina successiva si scaglia contro l'uso delle catene?
La stessa cosa vale per la questione delle telefonate erotiche. Il PM ha tutto il diritto di impostare come meglio crede la propria accusa nel processo. L'imputato può chiedere che in particolari circostanze l'udienza si svolga a porte chiuse, e comunque per quanto il processo sia di regola pubblico, ciononostante quanto vi succede viene conosciuto solo da quelle poche decine di persone presenti. E' la stampa che fa sì che quanto accade sia reso noto al Paese intero.
Ora, se è successo qualcosa ha leso la dignità dell'imputato, bisogna anzitutto chiedersi se quest "qualcosa" era legittimo (e la risposta è semplice, in quanto la lettura di atti processuali non può che essere lecita nel processo). Solo a questo punto possiamo chiederci se ne era opportuna la diffusione all'esterno del processo: ma questo è un tema che non riguarda certo il PM, bensì i cronisti di giudiziaria presenti in aula e che hanno pensato di insistere sul particolare pecoreccio: tanto che di tutto il processo abbiamo appreso solo delle telefonate con le troie.
Una, un'articolessa di Miriam Mafai che denunciava sacadalizzata il fatto che uno dei politici coinvolti nello scandalo della Protezione civile sia stato tradotto dal carcere in tribunale in manette; l'altro sul fatto che al processo contro Ottaviano del Turco siano stati letti brani delle telefonate che egli avrebbe fatto a talune linee erotiche.
In entrambi i casi il disdoro per il mancato rispetto della dignità dei due soggetti coinvolti andava non già verso i giornalisti medesimi, che si sono pasciuti delle immagini delle manette e dei particolari delle telefonate bensì, incredibilmente, verso coloro che avevano messo i giornalisti in condizione di farlo vale a dire, rispettivamente, gli agenti di polizia penitenziaria e il pubblico ministero.
Ora, immaginate per un attimo di essere un agente di polizia penitenziaria che deve portare in tribunale due soggetti in custodia cautelare. I regolamenti dicono che se il traducendo è da solo potete decidere se ammanettarlo o meno a seconda della sua pericolosità e della possibilità di fuga, mentre se i detenuti sono più d'uno debbono essere ammanettati insieme. C'è una logica adamantina in ciò: se per un qualunque incidente il furgone si fermasse, e i detenuti dovessero riuscire a scappare, perlomeno non potrebbero dividersi nell'immediatezza della fuga, e quindi anche gli agenti di scorta non dovrebbero dividersi a loro volta.
Ma immaginiamo pure che il traducendo fosse solo, e che pure egli sia una persona pacificissima che non ha mai mostrato la pur minima intenzione di sottrarsi alle proprie responsabilità. L'art. 387 del codice penale dice che "Chiunque, preposto per ragione del suo ufficio alla custodia, anche temporanea, di una persona arrestata o detenuta per un reato, ne cagiona, per colpa, l'evasione" rischia fino a tre anni di galera. E voi siete nella scomoda situazione in cui potete decidere se quella particolare persona sia o meno propensa alla fuga e quindi necessiti d'essere ammanettata; ma se vi sbagliate siete stati perlomeno imprudenti, dato che a posteriori è chiaro che il fuggito era propenso a fuggire: e quindi rispondete a titolo colposo della sua fuga.
Ora, in una situazione simile, chi mai rischierebbe? Se non mettete le manette non ve ne viene in tasca niente e rischiate di finire in galera. In un caso su mille, magari: ma se c'è gente che vince al superenalotto vuol dire che ogni tanto anche i casi improbabili si avverano. Se lo ammanettate e quello fugge lo stesso, perlomeno potrete tentare di dimostrare di aver fatto tutto il possibile per assicurare la custodia del detenuto.
Di chi è quindi il problema? Di chi le manette le ha messe, o di chi lavora in un giornale che in una pagina mostra la fotografia di un detenuto in catene e nella pagina successiva si scaglia contro l'uso delle catene?
La stessa cosa vale per la questione delle telefonate erotiche. Il PM ha tutto il diritto di impostare come meglio crede la propria accusa nel processo. L'imputato può chiedere che in particolari circostanze l'udienza si svolga a porte chiuse, e comunque per quanto il processo sia di regola pubblico, ciononostante quanto vi succede viene conosciuto solo da quelle poche decine di persone presenti. E' la stampa che fa sì che quanto accade sia reso noto al Paese intero.
Ora, se è successo qualcosa ha leso la dignità dell'imputato, bisogna anzitutto chiedersi se quest "qualcosa" era legittimo (e la risposta è semplice, in quanto la lettura di atti processuali non può che essere lecita nel processo). Solo a questo punto possiamo chiederci se ne era opportuna la diffusione all'esterno del processo: ma questo è un tema che non riguarda certo il PM, bensì i cronisti di giudiziaria presenti in aula e che hanno pensato di insistere sul particolare pecoreccio: tanto che di tutto il processo abbiamo appreso solo delle telefonate con le troie.
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venerdì 11 giugno 2010
Falsi amici
Se traduci Vernal equinox con Equinozio d'inverno, come ha fatto l'elboniano che ha messo mano a TWW S04E20, il tuo problema non è che non sai bene l'inglese, bensì che sei proprio un coglione.
Mail che quando le ricevi fai salti di gioia per il fatto che le elementari sono finite
Sent: venerdì 11 giugno 2010 8.43
«Vi aggiorno sui regali che sono stati fatti agli insegnanti.
Prego le volonterose mamme che si sono date da fare per la scelta e per l'acquisto dei regali di correggermi se scrivo qualcosa di errato.
Maestra Cristina braccialetto di Tiffany (verrà consegnato in occasione della cena in pizzeria)
Maestra Rosaria girocollo della serie "I bamboli" (consegnato martedì)
Maestra Isabella cesta da mare in paglia, stoffa e decori con perline (consegnato giovedì)
Maestro di religione penna tipo "BIC" con tappino in argento e iniziali incise (consegnato lunedì)
Maestro di musica segnalibro in argento a forma di chiave di violino e bigliettini con il suo nome stampato (consegnato giovedì)»
Sent: venerdì 11 giugno 2010 10:15
«Solo una precisazione, al maestro di musica è stato regalato un mollettone fermafogli in argento a forma di chiave di violino con bigliettini personalizzati.»
«Vi aggiorno sui regali che sono stati fatti agli insegnanti.
Prego le volonterose mamme che si sono date da fare per la scelta e per l'acquisto dei regali di correggermi se scrivo qualcosa di errato.
Maestra Cristina braccialetto di Tiffany (verrà consegnato in occasione della cena in pizzeria)
Maestra Rosaria girocollo della serie "I bamboli" (consegnato martedì)
Maestra Isabella cesta da mare in paglia, stoffa e decori con perline (consegnato giovedì)
Maestro di religione penna tipo "BIC" con tappino in argento e iniziali incise (consegnato lunedì)
Maestro di musica segnalibro in argento a forma di chiave di violino e bigliettini con il suo nome stampato (consegnato giovedì)»
Sent: venerdì 11 giugno 2010 10:15
«Solo una precisazione, al maestro di musica è stato regalato un mollettone fermafogli in argento a forma di chiave di violino con bigliettini personalizzati.»
Poveraccismi
Quei poveri cristi che abitano nelle case popolari di via Dessiè sono riusciti a tenere per anni in ostaggio una città che pretendeva di essere la più europea delle metropoli italiane.
Colpa di chi ha dato loro ascolto anzichè ignorarli, come si fa con le zanzare; e colpa anche di coloro che pensano che il legame con il territorio e le politiche "dal basso" abbiano un ritorno in termini elettorali.
Non si può nemmeno voler loro troppo male: in fondo la maggior parte di loro vivono in buchi scomodi come le case di ringhiera d'inizio '900 e senza il loro fascino.
Una modesta proposta: deportiamoli tutti in Corso Como, e finiamola lì.
Colpa di chi ha dato loro ascolto anzichè ignorarli, come si fa con le zanzare; e colpa anche di coloro che pensano che il legame con il territorio e le politiche "dal basso" abbiano un ritorno in termini elettorali.
Non si può nemmeno voler loro troppo male: in fondo la maggior parte di loro vivono in buchi scomodi come le case di ringhiera d'inizio '900 e senza il loro fascino.
Una modesta proposta: deportiamoli tutti in Corso Como, e finiamola lì.
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milano
Luttazzi, Tafazzi
Ieri mattina ho scritto due righe per dire in un flash ciò che penso riguardo al caso di Luttazzi, accusato di copiare le battute dei comici americani. Ho poi visto con piacere che non sono il solo cretino a pensare che tutto quel can can costruito attorno al comico è basato su accuse fievolissime nel merito: e mi chiedo se tale accanimento (la creazione di un blog apposito; il montaggio di filmati...) mi ricordi più quello di uno stalker nei confronti della sua preda o quello dei travagli che attaccano Berlusconi anche per il colore del fondotinta, perdendo di vista la sua linea politica.
Non voglio entrare ulteriormente nel merito della questione: mi basta rimandarvi al post del Post, se già non lo conoscete (per quanto mi concerne: hat tip Mantellini) e al lungo apparato di commenti ivi in calce, dove ciascuno può trovare l'idea a lui preferita.
Vorrei però commentare più approfonditamente due questioni che hanno implicazioni generali e vanno al di là del singolo caso. Parto da un postulato: vale a dire che la gran maggioranza di coloro che ora si scagliano contro il Luttazzi possa essere riferita ideologicamente a una certa area di pensiero che definiremo assai genericamente come "sinistra più o meno alternativa" e caratterizzata da una notevole dose di alfabetizzazione informatica (non dimentichiamo che tutta la vicenda, sia la denuncia che il proliferare di commenti, avviene in rete e solo successivamente è stata ripresa dalla stampa).
Parole d'ordine di quest'area di pensiero sono, fra altre, l'open source, il copyleft, l'opposizione ai meccanismi di controllo della rete proposti dai centri di potere, l'idea di una cultura e un giornalismo "dal basso", la condanna dei sistemi di controllo del sapere (DRM) implementati a scopo di lucro dalle grandi multinazionali dell'intrattenimento. Vi è poi una condiscendenza, o addirittura un dichiarato supporto anche ideologico, nei confronti di fenomeni ai margini della legalità quali lo scarico dalla rete di materiali, anche protetti da copyright, che si traduce sia in una simpatia verso enti che si propongono di favorire il più possibile la condivisione (EFF, partito pirata, The Pirate Bay) sia in una fiera opposizione alle iniziative legislative che vanno in senso ulteriormente restrittivo (HADOPI; Decreto Pisanu).
Bene, quello che mi chiedo è: se questa analisi è vera, come caspita è possibile che costoro siano quelli che mettono in croce Luttazzi perché ha portato in Italia le battute altrui? No, dico: uno si scarica in rete tutto West Wing e tutto Lost senza fare un plissé, e poi s'indigna e alza roghi perché un suo beneamino ha tradotto cose che altrimenti non sarebbero mai arrivate qui.
C'è una logica perversa dietro questo comportamento, o sono io che vaneggio tra i fumi della codeina? E, mi chiedo altresì, il bel tomo che, montando spezzoni, ha speso un gran tempo che avrebbe potuto utilmente utilizzare per cercarsi una fidanzata, come ha ottenuto i materiali USA? Li ha acquistati (insieme ai diritti di diffusione) o li ha semplicemente scaricati con eMule?
Perché, vedete, quando uno fa il Saint-Just dev'essere coerente con se stesso fino alla maniacalità, e avere come unico amico l'Incorruttibile. Non si può fare Saint-Just di giorno e la sera andare a bere un bicchiere con Danton.
Si tratta di un argomento ad hominem, certo. Ma in tutta questa polemica sono venuti fuori quasi solo argomenti di questo tipo: quando uno taglia la testa al toro dicendo che comunque Luttazzi non fa ridere, o che gli originali in inglese sono assai più divertenti, non sta minimamente entrando nel merito della discussione sull'arte e sulla sua replicabilità o derivabilità: sta semplicemente piazzando un fumogeno o, semplicemente, sta cercando di far vedere quanto è figo lui, che anziché Paperissima si vede tutto il Larry King Live in originale.
Già: perché in Italia ci saranno qualche decina di migliaia di persone in tutto, in grado di seguire uno spettacolo comico americano in originale: epperò nei commenti in rete sembra che la stragrande maggioranza delle persone non faccia altro tutto il dì (il che, per inciso, darebbe una chiave di lettura al fatto che l'Innominabile abbia potuto affermare che la vittoria di Obama alle presidenziali sia stata un successo del PD).
Veniamo all'altra questione, che banalmente potremmo sintetizzare "una volta nella polvere, una volta sull'altar".
Ci avete -anzi ci siamo- smarronati per anni nella difesa delle vittime dell'Editto bulgaro (che, se non rammentate, erano Biagi, Santoro e Luttazzi). Biagi è morto, pace all'anima sua: e secondo me di crepacuore per i pranzi di Natale in cui era costretto a dividere il panettone con Feltri. Santoro e Luttazzi, campioni di un antiberlusconismo che a me non piace ma del quale riconosco una certa efficacia, sono arrivati fin qui e di colpo, nel giro di due mesi, uno perde la faccia per aver trattato una cospicua buonuscita con i vertici di una Rai che lo isola e lo fa lavorare solo in forza di una sentenza; l'altro si trova improvvisamente trasformato da accusatore ad accusato, e poco ci manca che venga spedito a Reading per due battute.
Non vi pare un po' strano tutto ciò? Non vi pare una coincidenza un po' sospetta, specie in un momento in cui il Cavaliere ha un disperato bisogno di compattare le sue truppe contro le fronde interne?
Mi rivolgo direttamente a coloro che in questi giorni hanno attaccato Luttazzi: gli altri possono anche risparmiarsi di leggere oltre.
Vi invito a pensarci bene: Berlusconi è in crisi e due dei suoi principali sbeffeggiatori vengono sputtanati, nel giro di un mese, e perdono la faccia o gran parte della medesima. Uno per effetto di un'offerta che non si può rifiutare fatta dalla RAI, che obbedisce a Berlusconi; l'altro per effetto di una serie di video anonimi che lo mettono in croce dal punto di vista artistico senza contradditorio.
Non vi dice qualcosa tutto ciò? Pensateci un attimo e vedete se la pensate come me
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Ecco: io penso che se adesso vi siete bevuti anche la storia del complotto di Berlusconi ai danni di Luttazzi, e magari avete cambiato di nuovo idea, siete peggio che banderuole al vento: siete inguaribilmente cretini.
Non voglio entrare ulteriormente nel merito della questione: mi basta rimandarvi al post del Post, se già non lo conoscete (per quanto mi concerne: hat tip Mantellini) e al lungo apparato di commenti ivi in calce, dove ciascuno può trovare l'idea a lui preferita.
Vorrei però commentare più approfonditamente due questioni che hanno implicazioni generali e vanno al di là del singolo caso. Parto da un postulato: vale a dire che la gran maggioranza di coloro che ora si scagliano contro il Luttazzi possa essere riferita ideologicamente a una certa area di pensiero che definiremo assai genericamente come "sinistra più o meno alternativa" e caratterizzata da una notevole dose di alfabetizzazione informatica (non dimentichiamo che tutta la vicenda, sia la denuncia che il proliferare di commenti, avviene in rete e solo successivamente è stata ripresa dalla stampa).
Parole d'ordine di quest'area di pensiero sono, fra altre, l'open source, il copyleft, l'opposizione ai meccanismi di controllo della rete proposti dai centri di potere, l'idea di una cultura e un giornalismo "dal basso", la condanna dei sistemi di controllo del sapere (DRM) implementati a scopo di lucro dalle grandi multinazionali dell'intrattenimento. Vi è poi una condiscendenza, o addirittura un dichiarato supporto anche ideologico, nei confronti di fenomeni ai margini della legalità quali lo scarico dalla rete di materiali, anche protetti da copyright, che si traduce sia in una simpatia verso enti che si propongono di favorire il più possibile la condivisione (EFF, partito pirata, The Pirate Bay) sia in una fiera opposizione alle iniziative legislative che vanno in senso ulteriormente restrittivo (HADOPI; Decreto Pisanu).
Bene, quello che mi chiedo è: se questa analisi è vera, come caspita è possibile che costoro siano quelli che mettono in croce Luttazzi perché ha portato in Italia le battute altrui? No, dico: uno si scarica in rete tutto West Wing e tutto Lost senza fare un plissé, e poi s'indigna e alza roghi perché un suo beneamino ha tradotto cose che altrimenti non sarebbero mai arrivate qui.
C'è una logica perversa dietro questo comportamento, o sono io che vaneggio tra i fumi della codeina? E, mi chiedo altresì, il bel tomo che, montando spezzoni, ha speso un gran tempo che avrebbe potuto utilmente utilizzare per cercarsi una fidanzata, come ha ottenuto i materiali USA? Li ha acquistati (insieme ai diritti di diffusione) o li ha semplicemente scaricati con eMule?
Perché, vedete, quando uno fa il Saint-Just dev'essere coerente con se stesso fino alla maniacalità, e avere come unico amico l'Incorruttibile. Non si può fare Saint-Just di giorno e la sera andare a bere un bicchiere con Danton.
Si tratta di un argomento ad hominem, certo. Ma in tutta questa polemica sono venuti fuori quasi solo argomenti di questo tipo: quando uno taglia la testa al toro dicendo che comunque Luttazzi non fa ridere, o che gli originali in inglese sono assai più divertenti, non sta minimamente entrando nel merito della discussione sull'arte e sulla sua replicabilità o derivabilità: sta semplicemente piazzando un fumogeno o, semplicemente, sta cercando di far vedere quanto è figo lui, che anziché Paperissima si vede tutto il Larry King Live in originale.
Già: perché in Italia ci saranno qualche decina di migliaia di persone in tutto, in grado di seguire uno spettacolo comico americano in originale: epperò nei commenti in rete sembra che la stragrande maggioranza delle persone non faccia altro tutto il dì (il che, per inciso, darebbe una chiave di lettura al fatto che l'Innominabile abbia potuto affermare che la vittoria di Obama alle presidenziali sia stata un successo del PD).
Veniamo all'altra questione, che banalmente potremmo sintetizzare "una volta nella polvere, una volta sull'altar".
Ci avete -anzi ci siamo- smarronati per anni nella difesa delle vittime dell'Editto bulgaro (che, se non rammentate, erano Biagi, Santoro e Luttazzi). Biagi è morto, pace all'anima sua: e secondo me di crepacuore per i pranzi di Natale in cui era costretto a dividere il panettone con Feltri. Santoro e Luttazzi, campioni di un antiberlusconismo che a me non piace ma del quale riconosco una certa efficacia, sono arrivati fin qui e di colpo, nel giro di due mesi, uno perde la faccia per aver trattato una cospicua buonuscita con i vertici di una Rai che lo isola e lo fa lavorare solo in forza di una sentenza; l'altro si trova improvvisamente trasformato da accusatore ad accusato, e poco ci manca che venga spedito a Reading per due battute.
Non vi pare un po' strano tutto ciò? Non vi pare una coincidenza un po' sospetta, specie in un momento in cui il Cavaliere ha un disperato bisogno di compattare le sue truppe contro le fronde interne?
Mi rivolgo direttamente a coloro che in questi giorni hanno attaccato Luttazzi: gli altri possono anche risparmiarsi di leggere oltre.
Vi invito a pensarci bene: Berlusconi è in crisi e due dei suoi principali sbeffeggiatori vengono sputtanati, nel giro di un mese, e perdono la faccia o gran parte della medesima. Uno per effetto di un'offerta che non si può rifiutare fatta dalla RAI, che obbedisce a Berlusconi; l'altro per effetto di una serie di video anonimi che lo mettono in croce dal punto di vista artistico senza contradditorio.
Non vi dice qualcosa tutto ciò? Pensateci un attimo e vedete se la pensate come me
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Ecco: io penso che se adesso vi siete bevuti anche la storia del complotto di Berlusconi ai danni di Luttazzi, e magari avete cambiato di nuovo idea, siete peggio che banderuole al vento: siete inguaribilmente cretini.
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luttazzi
giovedì 10 giugno 2010
Pensarla come Milly Carlucci
Datoche in passato mi è capitato d'esser d'accordo con Gasparri, non mi sono stupito più di tanto oggi nell'accorgermi di pensarla come la sorella bella dell'onorevole dalle grandi labbra: va bene mettere nei titoli di coda gli stipendi dei presentatori della RAI: ma a patto che si quantifichi anche i soldi che ciascuna trasmissione porta nelle casse dell'azienda.
Forse così non avremmo avuto i Socci, i Paragone, e via discorrendo.
Forse così non avremmo avuto i Socci, i Paragone, e via discorrendo.
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stampa
Daniele, passa il compito.
Ma, mi chiedo, saranno davvero tanti quelli che si scandalizzano per il fatto che Daniele Luttazzi ha portato in Italia battute dall'estero? O è solo una vicenda amplificata a dismisura dalla stampa?
E comunque, anche ammettendo che ci siano migliaia di fan delusi, mi chiedo: saranno mica gli stessi che tempo fa hanno comprato Io Canto di Laura Pausini? (non voglio neppure mettere in conto che qualcuno di quei poveretti possa aver acquistato The Seeger Sessions)
E comunque, anche ammettendo che ci siano migliaia di fan delusi, mi chiedo: saranno mica gli stessi che tempo fa hanno comprato Io Canto di Laura Pausini? (non voglio neppure mettere in conto che qualcuno di quei poveretti possa aver acquistato The Seeger Sessions)
mercoledì 9 giugno 2010
Non ne capisco abbastanza
Dunque, la Corte di giustizia europea dice in una sentenza secondo la quale "Mantenendo in vigore una normativa in forza della quale i dipendenti pubblici hanno diritto a percepire la pensione di vecchiaia a età diverse a seconda che siano uomini o donne, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi di cui all’art. 141 CE.".
Il Governo dice che la Corte ha detto che l'Italia deve innalzare l'età pensionabile per le donne a 65 anni. Il che è una fallacia logica, dato che la corte non si è riferita a tutte le donne, e ha detto che i trattamenti vanno parificati, ma non in che direzione.
Ora, a distanza di due anni, vien fuori che il disegno del Governo per ottemperare agli obblighi della sentenza è quello di innalzare l'età pensionabile per tutti a 70 anni.
Io il passaggio logico non lo capisco proprio. Voi sì?
Il Governo dice che la Corte ha detto che l'Italia deve innalzare l'età pensionabile per le donne a 65 anni. Il che è una fallacia logica, dato che la corte non si è riferita a tutte le donne, e ha detto che i trattamenti vanno parificati, ma non in che direzione.
Ora, a distanza di due anni, vien fuori che il disegno del Governo per ottemperare agli obblighi della sentenza è quello di innalzare l'età pensionabile per tutti a 70 anni.
Io il passaggio logico non lo capisco proprio. Voi sì?
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politica
martedì 8 giugno 2010
Sindrome cinese
Questo film parla di una bella signora che vorrebbe fare la giornalista di cose serie, e avrebbe anche per le mani uno scoop che andrebbe ad infastidire dei pezzi grossi. Però il direttore del telegiornale per cui lavora le fa fare solo i servizi su agenzie di recapito di auguri cantati, compleanni di tigri allo zoo, palloni aerostatici che si posano su roulottes.
Sindrome cinese è un film del 1979, e come ben vedete è molto datato: queste cose al giorno d'oggi non succedono più.
Sindrome cinese è un film del 1979, e come ben vedete è molto datato: queste cose al giorno d'oggi non succedono più.
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cinerece
Potere è volere
Prima regola del Project Manager: non esistono obiettivi impossibili da raggiungere: con una sufficiente dose di motivazione si può riuscire anche in imprese apparentemente impossibili.
(fattispecie in tema di apertura di una bottiglia di Marzemino con una mano sola)
(fattispecie in tema di apertura di una bottiglia di Marzemino con una mano sola)
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io
Una leggenda dura a morire
Merita di essere segnalata, questa prima pagina del corriere on line, che dice che la rapitrice del piccolo non è di etnia rom, come invece ci era stato detto ieri, bensì italianissima.
Ma se andate a vedere in basso, ecco il rimando a un'altra notizia: quella del tentato rapimento di un altro bambino. Da parte di chi? Ma da parte di altri zingari, naturalmente!
Mi chiedo se il senso della vergogna e del ridicolo sia completamente perduto, da parte di certa stampa.
Ma se andate a vedere in basso, ecco il rimando a un'altra notizia: quella del tentato rapimento di un altro bambino. Da parte di chi? Ma da parte di altri zingari, naturalmente!
Mi chiedo se il senso della vergogna e del ridicolo sia completamente perduto, da parte di certa stampa.
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lunedì 7 giugno 2010
aggiornamento
tanto perché non avrei di meglio da fare*, segnalo agli affezionati lettori che è arrivato il referto del radiologo, e mi sono rotto un pezzetto del radio (per l'appunto) e una costola.
Fa un male cane, la costola rotta: sapevatelo.
Nel frattempo ho ricevuto tantissime manifestazioni d'affetto da parte degli amici di FF, ivi compresa una consulenza privata del Radiologo Massimo. Colgo l'occasione per ringraziare ancora tutti: so cose che non fanno quarire ma ti fanno sentire un po' meglio.
* in effetti dovrei andare un po' nel luogo comodo, ma non ci riesco.
Fa un male cane, la costola rotta: sapevatelo.
Nel frattempo ho ricevuto tantissime manifestazioni d'affetto da parte degli amici di FF, ivi compresa una consulenza privata del Radiologo Massimo. Colgo l'occasione per ringraziare ancora tutti: so cose che non fanno quarire ma ti fanno sentire un po' meglio.
* in effetti dovrei andare un po' nel luogo comodo, ma non ci riesco.
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domenica 6 giugno 2010
cose che capitano
Se avessi la disponibilità di ambo le mani, fossi seduto a una scrivania e vedessi la tastiera dall'alto, potrei anche parlare del fatto che proprio ieri mattina riflettevo sul fatto che andare in giro in bici senza casco a milano è un po' una cazzata.
Però malgrado ciò la testa è l'unica cosa che non mi si è fatta niente :-)
Però malgrado ciò la testa è l'unica cosa che non mi si è fatta niente :-)
martedì 1 giugno 2010
Combattiamo lo spam /3
Spettabile
Confederazione Generale Italiana del Lavoro
fax n. 06.XXXXXX
e p.c. Onorevole Autorità Garante per la protezione dei dati personali
fax 06.XXXXXX
Confederazione Generale Italiana del Lavoro
fax n. 06.XXXXXX
e p.c. Onorevole Autorità Garante per la protezione dei dati personali
fax 06.XXXXXX
Richiesta di accesso ai dati ex art. 7 D.Lgs. 196/2003
Egregi signori,
questa mattina, mentre godevo degli ultimi istanti di sonno prima di affrontare una giornata di duro lavoro, sono stato ridestato da un SMS recapitato sul mio terminale telefonico, apparentemente riveniente da "CGILnews" e recante il seguente testo: «2 Giugno per la Costituzione Manifestazione Nazionale ore 14 Porta Venezia a Milano con CGIL ACLI ANPI ARCI e altre associazioni, conclude G.Epifani.»
Ben potete immaginare lo stato d'ansia nel quale ora mi trovo: dovrò ricevere altrettanti messaggi anche da Acli, Anpi, Arci e, soprattutto, quante diavolo saranno quelle "altre associazioni"? E ciascuna di esse si sentirà legittimata a notiziarmi della sua presenza alla manifestazione, o forse tra di voi avete raggiunto un accordo per spartirvi le utenze nazionali, e assicurare che al povero titolare di un'utenza telefonica mobile siano rimestati i cabasisi una e una sola volta?
Più in generale, mi piacerebbe chiedere a quel sedicente comunicatore, che ha avuto la brillante idea di inviare il messaggio, quanto segue: A) pensa davvero egli che io, iscritto da quasi vent'anni alla CGIL, abbia difficoltà a rammentare che il 2 giugno si celebra la festa della Repubblica? B) crede davvero che un iscritto al sindacato non sappia che in tale occasione si svolgerà a Milano la manifestazione nazionale? C) crede egli che, qualora io, vivendo nella più abbruttente ignoranza, non fossi già a conoscenza dei due fatti sopra indicati, me ne potrebbe lontanamente fregare qualche cosa dei medesimi?
E, soprattutto: D) crede inoltre egli che qualunque anima candida abbia il diritto di svegliare un lavoratore nel pieno del suo sonno per comunicargli la prima bagattella che egli ritenga di una qual certa importanza? Perché se così fosse, allora vi intimo di comunicarmi subito i numeri personali del Segretario Generale Epifani e di tutti i componenti della segreteria. Dacché, vedete, tra poco il mio figliuolo riceverà la pagella, e i suoi voti sono per me così importanti che sento il bisogno, e il diritto, di comunicarli via SMS a tutta la Direzione del sindacato. Meglio se di notte.
Ma non credo che accondiscenderete a questa mia richiesta. E allora ai sensi dell'art. 7 D.Lgs. 196/2003 vi intimo di comunicarmi in forma intelligibile se nei vostri archivi siano presenti dati personali che mi riguardano, e in particolare se sia presente il mio numero di cellulare XXXXXXX. Ai sensi del comma 3 del medesimo articolo vi intimo di procedere senza indugio alla cancellazione del medesimo numero telefonico da qualunque base di dati, e in forza del comma 4 vi notifico formalmente la mia opposizione a qualunque ulteriore trattamento di tale dato.
Vi comunico inoltre che qualora in un futuro sia pur lontano dovessi ricevere sul mio cellulare un qualsiasi messaggio riveniente dalla Vostra organizzazione e che non abbia io preventivamente ed espressamente richiesto, avvierò presso l'Autorità Garante per la riservatezza dei dati personali il procedimento di reclamo previsto dagli artt. 142 ss. D.Lgs. 196/2003.
Distinti saluti.
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